FERMENTI CATTOLICI VIVI

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Posts Tagged ‘abortire o non abortire’

“Vorrei solo dire a tutte quelle mamme che si trovano in difficoltà di non arrendersi mai e di chiedere, chiedere aiuto perché c’è. Io l’ho trovato”

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 01/04/2016

Segretariato_01

Ho avuto il primo figlio molto giovane, in un’età dove tutto sembra possibile e a portata di mano e la morte è un pensiero che non ti sfiora, perché hai voglia di vivere.

Per me era dietro l’angolo. Il mio ragazzo è morto in un incidente d’auto e non avrebbe mai conosciuto suo figlio.

Dopo, ho attraversato anni bui in cui ho trovato la forza di andare avanti solo grazie a mio figlio. Per molto tempo mi è bastato solo lui, poi ho cominciato a sentire di più la solitudine, a desiderare di avere di nuovo accanto un uomo.

La mia vita è tornata a essere serena dopo aver conosciuto Davide. Anche lui, con le sue ferite ancora aperte, ci siamo aiutati e abbiamo ricominciato insieme.

Una famiglia finalmente: il mio sogno e di mio figlio. Il passato ormai era alle spalle e cercavo di fare il meglio per essere felici.

Il lavoro però era la nostra preoccupazione. Lui faceva l’operaio senza un contratto regolare, sempre con la paura che lo mandassero via. Io lavoravo ogni tanto facendo quello che capitava.

Un giorno mi accorsi di essere incinta. Non fu un “lieto evento” e non perché non desiderassi avere un figlio. Lui non voleva il bambino, perché non c’erano abbastanza soldi per mantenerlo. Temevo di perdere il mio uomo e per debolezza alla fine ho fatto l’aborto per paura di restare da sola con due figli.

Una ferita profonda, che mi ha fatto stare tanto male, e che ha permesso anche al mio compagno di capire la gravità del gesto.

Mi accorsi di aspettare un nuovo bambino. Quanto timore ho avuto nel dirglielo! Ma stavolta è stato più accogliente, felice.

La situazione certo era migliorata, perché io lavoravo in modo più regolare. Questa felicità però è durata poco. Dopo qualche settimana lui perse il lavoro.

Segretariato_02Ricordo ancora la sua espressione quando tornato a casa ha dovuto dirmelo: “E adesso che facciamo?”. Io ero rimasta senza parole, preoccupata di tutta la situazione e di quel bambino che aspettavo.

Non potevamo andare avanti solo col mio lavoro, non bastava. Lui non mi disse nulla ma tornò lo spettro dell’aborto.

Quante chiamate ad amici e conoscenti per cercare lavoro! Ma nessuna risposta sicura: “Ti faccio sapere…”, “Adesso vediamo”. E intanto a fine mese per pagare l’affitto avevamo dovuto vendere alcune cose d’oro.

Una sera poi mi ha chiesto di abortire.

Non volevo però ripetere quella brutta esperienza.

Gli chiesi ancora tempo: “Voglio cercare aiuto e se lo trovo lo teniamo vero?”. Lui acconsentì.

Ho passato la sera si internet poi ho trovato l’indirizzo e il telefono di un centro di aiuto alla maternità difficile, il Segretariato Sociale per la Vita.

Chiamai il giorno dopo e a un’operatrice spiegai che ero incinta e in difficoltà economica, ma che non volevo abortire. Mi tranquillizzò e mi disse che c’erano aiuti anche economici del Progetto Gemma, così avremmo potuto affrontare le spese per nostro figlio per 18 mesi.

Mi informarono anche di aiuti previsti dallo Stato e che avrei potuto richiedere all anascita del bambino. Mi invitarono a recarmi al centro. Accettai con grossa speranza.

Camilla grazie al loro aiuto è nata.

Vorrei solo dire a tutte quelle mamme che si trovano in difficoltà di non arrendersi mai e di chiedere, chiedere aiuto perché c’è. Io l’ho trovato.

[Fonte: rivista “Acqua&Sapone”, Novembre 2015, pag. 137, Storie di mamme]

Qua —> http://www.segretariatoperlavita.it/page/testimonianze.php più testimonianze di donne aiutate a evitare l’aborto.

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“Contraddizioni”

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 20/05/2015

Un corto dedicato a tutti i bambini non nati.

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“La mia vita appesa a un filo”

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 07/05/2015

filo_01Cari amici del blog, ho appena ricevuto questa testimonianza scritta da una parrocchiana di Cristina, carissima amica e sorella nella fede e, come me, collezionista di storie di grazia in cui Dio, con la sua pedagogia unica, interviene nella vita degli uomini e delle donne che lo accolgono.

La mia vita appesa a un filo

La mia vita per molto tempo è stata appesa ad un filo e forse lo sarà per sempre.

Questo filo, è rappresentato dall’elettrodo del peacemaker che mia figlia Serena, ha impiantato appena 4 ore dopo la sua nascita.

Ho voluto scrivere questa lettera, o meglio, questo mio doloroso sfogo, per raccontare quella che è stata l’avventura più dura e al tempo stesso più bella della mia vita, soprattutto per dare coraggio a tutte quelle mamme, a tutte quelle coppie, che devono affrontare una gravidanza difficile, che i medici potrebbero anche definire “impossibile da portare a termine”, ma io vi dico che niente è impossibile per l’amore di Dio, che ci mette di fronte a situazioni complicate, ma al tempo stesso ci fa trovare il coraggio e la luce nel nostro cuore, per affrontarle.

filo_02Era la mia prima gravidanza, una felicità immensa, tutto procedeva per il meglio, ma ad appena 21 settimane di gestazione durante una visita ginecologica di controllo, il dottore non sentì più il battito cardiaco fetale.

La corsa in ospedale per controlli più approfonditi e la dura realtà: il battito cardiaco della mia bimba era sceso a meno di settanta battiti (rispetto ai normali 140), il mondo cominciò a crollarmi addosso.

Sentii immediatamente il consulto di un cardiologo che dopo un’ecocardio fetale, mi fece capire che la situazione era molto grave: oltre alla frequenza cardiaca molto bassa, il cuoricino della mia bimba aveva un versamento causato da un blocco atrio-ventricolare di terzo grado, quindi la speranza che la gravidanza potesse giungere a termine, era molto remota.

Mi venne spiegato che anche per la mia salute, sarebbe stato opportuno valutare l’ipotesi di un aborto. Aborto è una parola che mi faceva paura anche pronunciare, avrei dovuto partorire alla ventunesima settimana di gravidanza una bambina viva, poiché la mia bimba un seppur minimo battito cardiaco lo aveva, ed aspettare, si aspettare che la sua breve vita finisse.

Per me, ma anche per mio marito, era assolutamente impensabile fare una simile scelta, e così con una grandissima emozione, ebbi la forza e il coraggio di dire no, io vado avanti, sarebbe stato il Signore ad illuminare il duro cammino che avrei dovuto percorrere come donna e come madre.

filo_03Grazie anche all’aiuto di un bravo ed umano ginecologo, che il Signore ha deciso di farci “casualmente” incontrare, siamo andati avanti per altri tre lunghi e durissimi mesi: ero continuamente sottoposta ad analisi, ecografie, ecocardio fetali, in diversi ospedali, comunque tutto procedeva, la bimba cresceva regolarmente ed il versamento cardiaco si era bloccato, anche grazie alle numerose iniezioni di cortisone a cui ero sottoposta, ma nel frattempo il battito cardiaco si era ulteriormente ridotto fino a 44 pulsazioni.

Arrivata alla 36 a settimana di gestazione, i medici decisero di intervenire con urgenza per evitare il peggio, poiché il versamento pericardico si era riaffacciato ed era aumentato.

Così un sabato, precisamente il 12 ottobre 2002 alle ore 17.40 con un parto cesareo, presso l’ospedale San Filippo Neri di Roma, è nata Serena, una bimba stupenda, che mi venne immediatamente portata via, senza avere nemmeno la possibilità di guardarla per un attimo negli occhi, con la cosiddetta “Cicogna” (una particolare ambulanza equipaggiata per il trasporto di bambini pretermine), per dirigersi all’ospedale pediatrico Bambino Gesù, dove la attendeva un’altra importante sfida: l’impianto di un peacemaker a solo quattro ore dalla nascita.

filo_04La situazione era a dir poco critica, perché la bimba era troppo piccola e fragile (pesava solamente 2,100 Kg), ma con tante difficoltà e cure, dopo un mese siamo riusciti a portarla a casa, iniziando così una nuova vita a tre: eravamo finalmente una famiglia.

Ora Serena, ha quasi tredici anni ed ha nel frattempo subito, altri 4 importanti interventi chirurgici e dovrà ancora affrontare altri momenti difficili, ma è diventata una signorina tranquilla, “serena”, piena di vita e di amore e di esempio di vita per tutti noi.

GRAZIE SERENA DI ESISTERE.

UNA MAMMA FELICE.

Io ringrazio i genitori di Serena per aver condiviso la loro storia e per averci insegnato che le sfide accolte confidando in Dio (e ovviamente nei medici) hanno spesso esiti che vanno al di là di ogni aspettativa.

Tanti auguri di cuore a loro e a Serena, e un invito a chi legge a pregare per questa famiglia affinché il Signore, per le mani di Maria, continui ad assisterli e a ricolmarli di ogni benedizione.

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“Sono la madre di 18.000 bambini destinati a morire”

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 22/07/2014

La storia di Paola Bonzi

“Io non ho la ricetta in tasca, io ascolto.”

“Il colloquio è veramente il perno di tutto il nostro lavoro, la cosa attorno cui tutto gira”

“Le persone che chiedono di abortire sono soprattutto donne con gravi problemi e difficoltà di tipo economico e si rivolgono a noi pensando di ricevere un aiuto, in fondo in fondo sperando che qualcuno dica loro fèrmati”

“Si può imparare a diventare madri, e questo, in fondo, è il nostro lavoro”

“La vita non è solo dei cattolici, la vita è senza aggettivi, la vita è vita tout-court”

Per un aiuto rivolgiti senza timore al

CAV – CENTRO AIUTO ALLA VITA

CAV Roma

CAV Milano

CAV Bergamo

Per il CAV della tua città contatta i CAV di Roma e Milano chiedendo informazioni oppure digita su Google:

CAV – CENTRO AIUTO ALLA VITA

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