Ho avuto il primo figlio molto giovane, in un’età dove tutto sembra possibile e a portata di mano e la morte è un pensiero che non ti sfiora, perché hai voglia di vivere.
Per me era dietro l’angolo. Il mio ragazzo è morto in un incidente d’auto e non avrebbe mai conosciuto suo figlio.
Dopo, ho attraversato anni bui in cui ho trovato la forza di andare avanti solo grazie a mio figlio. Per molto tempo mi è bastato solo lui, poi ho cominciato a sentire di più la solitudine, a desiderare di avere di nuovo accanto un uomo.
La mia vita è tornata a essere serena dopo aver conosciuto Davide. Anche lui, con le sue ferite ancora aperte, ci siamo aiutati e abbiamo ricominciato insieme.
Una famiglia finalmente: il mio sogno e di mio figlio. Il passato ormai era alle spalle e cercavo di fare il meglio per essere felici.
Il lavoro però era la nostra preoccupazione. Lui faceva l’operaio senza un contratto regolare, sempre con la paura che lo mandassero via. Io lavoravo ogni tanto facendo quello che capitava.
Un giorno mi accorsi di essere incinta. Non fu un “lieto evento” e non perché non desiderassi avere un figlio. Lui non voleva il bambino, perché non c’erano abbastanza soldi per mantenerlo. Temevo di perdere il mio uomo e per debolezza alla fine ho fatto l’aborto per paura di restare da sola con due figli.
Una ferita profonda, che mi ha fatto stare tanto male, e che ha permesso anche al mio compagno di capire la gravità del gesto.
Mi accorsi di aspettare un nuovo bambino. Quanto timore ho avuto nel dirglielo! Ma stavolta è stato più accogliente, felice.
La situazione certo era migliorata, perché io lavoravo in modo più regolare. Questa felicità però è durata poco. Dopo qualche settimana lui perse il lavoro.
Ricordo ancora la sua espressione quando tornato a casa ha dovuto dirmelo: “E adesso che facciamo?”. Io ero rimasta senza parole, preoccupata di tutta la situazione e di quel bambino che aspettavo.
Non potevamo andare avanti solo col mio lavoro, non bastava. Lui non mi disse nulla ma tornò lo spettro dell’aborto.
Quante chiamate ad amici e conoscenti per cercare lavoro! Ma nessuna risposta sicura: “Ti faccio sapere…”, “Adesso vediamo”. E intanto a fine mese per pagare l’affitto avevamo dovuto vendere alcune cose d’oro.
Una sera poi mi ha chiesto di abortire.
Non volevo però ripetere quella brutta esperienza.
Gli chiesi ancora tempo: “Voglio cercare aiuto e se lo trovo lo teniamo vero?”. Lui acconsentì.
Ho passato la sera si internet poi ho trovato l’indirizzo e il telefono di un centro di aiuto alla maternità difficile, il Segretariato Sociale per la Vita.
Chiamai il giorno dopo e a un’operatrice spiegai che ero incinta e in difficoltà economica, ma che non volevo abortire. Mi tranquillizzò e mi disse che c’erano aiuti anche economici del Progetto Gemma, così avremmo potuto affrontare le spese per nostro figlio per 18 mesi.
Mi informarono anche di aiuti previsti dallo Stato e che avrei potuto richiedere all anascita del bambino. Mi invitarono a recarmi al centro. Accettai con grossa speranza.
Camilla grazie al loro aiuto è nata.
Vorrei solo dire a tutte quelle mamme che si trovano in difficoltà di non arrendersi mai e di chiedere, chiedere aiuto perché c’è. Io l’ho trovato.
[Fonte: rivista “Acqua&Sapone”, Novembre 2015, pag. 137, Storie di mamme]
Qua —> http://www.segretariatoperlavita.it/page/testimonianze.php più testimonianze di donne aiutate a evitare l’aborto.
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