Chiara Corbella testimonia la sua scelta di accogliere il dono della vita senza condizioni
Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 16/06/2012
Non me la sentivo proprio di andare contro di lei, mi sentivo semplicemente di sostenerla come potevo e di non sostituirmi alla sua vita. (Chiara Corbella parlando della figlia anencefala che aspettava)
Gerberto D'aurillac said
Roma 18 Giugno 2012-06-18
Eravamo in migliaia sabato nella Chiesa di Santa Francesca Romana all’Ardeatino.
Era una giornata splendente di fine Primavera e i colori di quell’esplosione di Luce sembravano misteriosamente e magnificamente intonarsi con le note soavi di quei canti di gioia che ancor prima di entrare nella chiesa già si udivano sulle scalinate del sagrato.
I messaggi rimbalzati in rete che i giorni precedenti si sono rincorsi per dare eco al portento di questa Vita spesa per amore, quasi mi avevano convinto….
Quasi mi avevano convinto che avrei partecipato ad un funerale.
Quasi ci ero cascato in questo tranello ed io , che ne sono da sempre allergico, a stento stavo per cedere alla tentazione di non partecipare…. limitandomi a pregare per Chiara e per la sua famiglia….
Credevo che avrei assistito ad un funerale ma la realtà, come sempre, mi ha superato, rendendomi partecipe di una festa, di una grande festa di nascita al Cielo della quale avevo il preziosissimo biglietto d’ingresso che Chiara stessa con amore, malgrado nemmeno mi conoscesse, mi aveva consegnato.
Perdere questa festa sarebbe stato come perdere un biglietto gratuito per il Cielo, per quel Paradiso sulla terra che sarebbe diventata Santa Francesca Romana in quelle 2 ore e mezzo.
Le migliaia di cuori giovani, meno giovani, conosciuti e non, che hanno riempito tutta la Chiesa fin su ai loggioni del primo e del secondo piano ( che fino a quel giorno nemmeno sapevo ci fossero e che nemmeno i predicatori più brillanti che sono passati di li erano mai riusciti a riempire) non si distinguevano più .
Già… non si potevano più distinguere le migliaia di membra diverse perchè il corpo era uno solo così come l’anima.
Tutta la messa è stato un inno all’Amore e alla felicità realizzatasi nella pienezza di una vita cristiana per una luminosa famiglia che ha saputo dire il suo SI fino all’eroismo.
Il dolore, acuto anche per chi come me nemmeno ha avuto il privilegio di conoscere Chiara, in quelle 2 ore e mezzo è sembrato trasfigurarsi in Luce pura, catapultandoci alla sommità di un Tabor, di una montagna di grazia, così eccelsa che quasi obbligava violentemente lo sguardo ad alzarsi, riducendo a dimensione piccola le pur dolorosissime vicende umane, misurate col metro di una vertigine di azzurro che le impregnava e sovrastava completamente.
Io sono finito al secondo piano in uno di quei loggioni che mai prima di allora avevo visto riempirsi.
L’acustica inevitabilmente non consentiva di comprendere che una parte di quello che il sacerdote diceva due piani più sotto ma l’amore… quello arrivava tutto e mi faceva sentire privilegiato ad essere li ….senza avanzare la pretesa di poter capire ciascuna di quelle preziosissime parole di quella testimonianza di Luce delle quali il mio spirito era così avidamente assetato.
Don Vito che con regale umiltà ci ha regalato alcune pennellate di quella luminosa vita era preoccupato di tutti e per tutti quelli che, come me,per la posizione e l’acustica non potevano comprendere tutto quello che diceva.
Don Vito sapeva che da quel banchetto di grazia nessuno doveva e poteva essere escluso perchè era stato invitato da Chiara stessa.
Così l’Amore è stato il canto con cui Enrico ha gioiosamente aperto la celebrazione regalandoci la canzone che lui stesso aveva scritto accogliendo Chiara in chiesa nel giorno del loro matrimonio, l’Amore è stato l’unico canale col quale sono state ascoltate le mie preghiere ed avrei presentato al Papà Celeste quelle degli altri, e sarebbe stato sempre l’Amore che ci avrebbe fatto piangere, gioire abbracciarci e salutare con un fragoroso applauso la nostra dolcissima sorellina che se ne andava.
Si perchè donando completamente la sua vita Chiara è finita per appartenere a tutti.
L’ultimo dono di se Chiara ce lo ha fatto nell’agonia del suo Getsemani, chiedendoci espressamente per bocca del suo sposo Enrico, di non portare fiori per la sua nascita al Cielo, ma di ricevere piuttosto da lei una delle centinaia di piantine che aveva voluto deposte ai piedi dell’altare.
Negli ultimi giorni di vita, nell’agonia della sua sofferenza e dei suoi tormenti Chiara ha pensato a fare questo dono a me che nemmeno la conoscevo.
Ho ricevuto una piantina dai fiori bianchissimi, che ho deposto accanto a quella statua della Mamma del Cielo che proprio a Medjugorje ho preso e che tengo amorosamente nella mia cameretta.
I suoi fiori cercano continuamente Maria…
Ho provato per tre volte ad allontanarli qualche centimetro dalla statuina, ma dopo un po’ di tempo per tre volte mi sono accorto che i fiori si sono spostati per “toccare” la Mamma Celeste.
Il mistero della storia d’Amore di Chiara col suo Enrico è iniziato a Medjugorje e adesso sembra sia diventato un riflesso del mistero d’Amore di Maria a Medjugorje.
Forse sorellina tanto cara se hai pensato anche per un solo momento che prima o poi mi sarei dimenticato di te ti sei sbagliata perchè ogni volta che bacero quella statuina bacerò anche i petali di questo fiore e allora il mio pensiero e la mia preghiea volerà a te, al tuo Enrico e al tuo bimbo Francesco.
Donandomi nella tua agonia tutto quello che avevi hai vinto ancora tu sorellina perchè mi hai conquistato per sempre.
Leonardo Travaglini
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