Chi ci “rimette al nostro posto”…
Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 27/07/2017
Oggi ho capito che quello di cui abbiamo più bisogno in questi tempi è il silenzio, quel silenzio pieno, in cui imparare di nuovo a stare con noi stessi e a partire da lì, incontrare anche quel gentile Creatore che è solito non urlare.
Ho avuto chiara questa percezione oggi, osservando un’adolescente durante il mio lavoro in cui sono quotidianamente a contatto con turisti da tutto il mondo.
Una ragazza sui quindici anni, capelli mesciati, unghie lunghissime e laccate da leonessa, scollatura mozzafiato, atteggiamento apparentemente disinvolto, era alla febbrile ricerca del segnale col suo cellulare straniero e, ovviamente, non lo trovava.
Al mio – Sorry, we don’t have Wi-Fi – ha messo via il telefonino con un grugnito di rabbia, per cominciare a giocherellare in maniera compulsiva con un fidget spinner, quelle rotelle che vanno tanto di moda adesso, e mentre faceva ruotare il gadget dell’estate come se non aspettasse altro da ore, cercava con lo sguardo e cercava e cercava intorno a sé Dio-solo-sa-cosa, ma più che cercare, sembrava che scappasse da qualcosa.
Era forse un caso limite di una ragazza con problemi a gestire l’ansia dei momenti d’attesa, ma non stiamo un po’ diventando tutti come lei?
Non c’è una fila, una fermata del bus, una sala d’attesa, una pubblicità alla TV, addirittura un semaforo in cui non approfittiamo per controllare le notifiche di qualche cosa che percepiamo come urgente ma di cui possiamo tranquillamente fare a meno.
Per quanto mi riguarda mi sto accorgendo che nella misura in cui permetto a questo atteggiamento “controlla-notifiche” di avere voce tutto il giorno, mi scappano vie intere giornate in cui ho perso la feconda opportunità di parlare, di leggere e – perché no? – di pregare.
Oggi leggevo una riflessione del Cardinal Betori in cui affermava “(…)la salvezza non è la soppressione, bensì il ristabilimento della frontiera tra Dio e gli uomini. L’uomo redento è messo al suo vero posto“.
Quella ragazza inquieta non era forse un’anima che si sentiva fuori posto? Quando spippoliamo di continuo il nostro smartphone, non stiamo forse cercando qualcosa che ci distragga dal disagio di non sentirci al nostro posto?
Dio ci rimette al nostro posto, ma non come farebbero gli uomini, Dio lo fa nella verità e nell’amore.
Pregare, per me, è stare alla presenza di Dio, quel Dio che ci rimette al nostro posto nel senso migliore del termine: Lui il Creatore, io la creatura, Lui che ama per primo, io che devo solo lasciarmi amare, solo Lui che avendomi pensato sin dall’eternità, è l’Unico che possa dirmi realmente chi sono.
L’ansia passa e non abbiamo più bisogno di cercarci “fidget spinner” con cui intrattenerci o sfogarci perché inadeguati o fuori posto.
(Una riflessione personale estiva)
«E’ segno che non l’ha trovato.» « FERMENTI CATTOLICI VIVI said
[…] risposto: è segno che non lo ha trovato. – Hai ragione cara la mia piccina. Proprio così. Sto cercandolo e, finora non l’ho trovato. Tu che sei buona, innocente, prega per me, perché salga a Dio […]
«Noi non siamo la somma delle nostre debolezze e dei nostri fallimenti; al contrario, siamo la somma dell’amore del Padre per noi e della nostra reale capacità di divenire l’immagine del Figlio suo» « FERMENTI CATTOLICI VIVI said
[…] – Affronta lo strumento che ti porta a peccare. Se accedi alla pornografia dal tuo smart phone, chiedi al tuo gestore di chiuderti il pacchetto […]