Ayu vive a Giava ed è una piccola schiava dell’infame mercato del lavoro minorile
Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 25/05/2018
Ayu è una ragazzina di tredici anni. Ayu vive a Giava ed è una piccola schiava dell’infame mercato del lavoro minorile.
Ayu lavora in una piantagione di tabacco dell’Indonesia. Come lei, altri bambini sfruttati come veri e propri schiavi, durante il lavoro a contatto con le piante di tabacco, attraverso la pelle indifesa assorbono la nicotina che passa nel loro sangue provocando nausea, mal di testa, vertigini.
Tutti sintomi tipici della malattia del tabacco verde che può addirittura causare ritardi nello sviluppo.
Inoltre il contatto con i pesticidi usati per mantenere rigogliose e intatte le piantagioni di tabacco, provoca nei piccoli lavoratori problemi respiratori, cancro e depressione.
Con le sue 500.000 piantagioni l’Indonesia è il quinto produttore mondiale di tabacco. Secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro oltre 1.500.000 minori di età compresa tra i 10 e i 17 anni, lavorano in quelle piantagioni.
Purtroppo questa piaga del lavoro minorile è difficile da sconfiggere perché il livello di povertà della popolazione è tale che si rende necessario anche il lavoro dei bambini. Inoltre le grandi multinazionali del tabacco sono talmente potenti che lottare con loro equivale a una battaglia pericolosa e quasi impossibile.
L’organizzazione Human Rights Watch che si occupa della difesa dei diritti umani in tutto il mondo e che ha sede a New York, ha denunciato come il lavoro minorile nelle piantagioni di tabacco esista non solo in Indonesia e negli altri paesi produttori, ma anche negli stessi Stati Uniti, patria dei diritti dell’uomo.
In USA, in fatti, a partire dai dodici anni di età i bambini col permesso dei genitori possono lavorare nelle piantagioni di tabacco per un numero illimitato di ore.
Human rights ha rivelato la contraddizione per cui mentre in USA è vietato per legge ai minori l’acquisto di sigarette, gli stessi minori possono lavorare nelle piantagioni di tabacco esposti a tutti i rischi che questo comporta.
E mentre sempre in USA, è vietato sempre per legge che i ragazzi possano lavorare prima dei 14 anni di età, nel campo dell’agricoltura invece, è possibile iniziare il lavoro a 12 anni, nelle aziende di famiglia o gestite dalla famiglia.
Human rights ha pubblicato un rapporto “Tobacco hidden children” (I bambini nascosti del tabacco) nel quale rivela queste amare verità.
Negli Stati Uniti i bambini vengono impiegati per lavorare nelle piantagioni di tabacco della cosiddetta “tobacco belt” (cintura del tabacco) e cioè: North Carolina, Kentucky, Tennesee e Virginia, dove viene prodotto il 90% del tabacco di tutto il paese.
141 tra ragazzi e bambini (soprattutto di etnia ispanica) contattati dalla Human Rights, hanno lavorato in piantagioni di tabacco senza alcuna formazione rispetto alle norme di sicurezza e alle protezioni da adottare durante il lavoro.
I piccoli hanno affermato di essersi sentiti male e di aver avuto gli stessi sintomi riscontrati nei bambini indonesiani e cioè: nausea, svenimenti, giramenti di testa. Sintomi tipici dell’avvelenamento da nicotina che si verifica con il contatto della pelle con le foglie delle piante soprattutto se sono umide. Per non parlare dei danni provocati dal contatto coi pesticidi usati senza risparmio per salvaguardare le piante di tabacco.
Gli studiosi che hanno condotto le ricerche sui piccoli lavoratori nelle piantagioni di tabacco affermano che essi possono assumere in un giorno fino a 54 milligrammi di nicotina, l’equivalente di 50 sigarette!
Inoltre molti di questi piccoli lavoratori hanno ammesso di essere stati trattenuti oltre il normale orari di lavoro e senza alcuna paga supplementare, altri di essere stati pagati col salario minimo: 7,25 $ l’ora, altri ancora, di essere stati pagati sulla base del tabacco raccolto e meno del salario minimo garantito.
Margareth Wurth, osservatrice di Human Rights, ha affermato: “Le aziende del tabacco non dovrebbero guadagnare in alcun modo dal lavoro minorile.”
In realtà le aziende produttrici del tabacco sono multinazionali estremamente potenti che non si curano minimamente di come il tabacco venga lavorato ma perseguono soltanto l’accrescimento degli enormi introiti che esse già ricavano dalla vendita della sigarette.
L’Italia purtroppo, è uno dei paesi più consumatori di sigarette al mondo nonostante tutte le campagne che sconsigliano il fumo in quanto fonte e causa di gravissime malattie.
Se i fumatori pensassero che in ogni sigaretta che portano alla bocca e che inalano, c’è forse, anche la sofferenza del piccolo schiavo che ne ha lavorato il contenuto, probabilmente capirebbero quanto il loro vizio contribuisca a incrementare un mercato che fa del bisogno dei poveri il motivo per sfruttare i loro bambini.
Adesso quindi, possiamo anche aggiungere nell’elenco dei mali provocati dall’uso del tabacco, lo sfruttamento e la sofferenza dei bambini che vengono impiegati a lavorare nelle piantagioni e che pesano sulla coscienza di ogni persona che si abbandona al vizio costoso e nocivo del fumo di sigaretta.
(Tratto da: «La voce di Lourdes», periodico quadrimestrale, n. 72-73 – Giugno – Dicembre 2016)
Cosa c’entra questo argomento con la Chiesa Cattolica?
Dice Gesù: “Qualunque cosa avete fatto ai più piccoli, lo avete fatto a me.” (Mt 25,40)
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