Non mi sopporto proprio! OK ma, ce l’ho questo diritto?
Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 10/07/2018
Alzi la mano la persona a cui non capita mai di starsi sulle scatole, di non sopportarsi, di starsi proprio antipatico.
A me capita praticamente ogni giorno, mi capita quando vorrei farmi lavare i vetri dal bengalese che mi sorride tutti i giorni ma mi fermo lasciando lo spazio per farmi avanti ed evitarlo nel momento in cui si offre di lavarmi il parabrezza sudicio della macchina.
Mi capita quando vedo il collega nei casini che ti guarda aspettandosi la parola che non arriva mai perché sono troppo impegnato a fare questo-lavoro-che-aumenta-sempre-mentre-noi-siamo-sempre-gli-stessi…
Mi sto sulle scatole quando mia figlia mi chiede di giocare con lei ma io sono troppo occupato a fare una cosa-importante-che-non-posso-proprio-procrastinare, quando dico quella frase a mia moglie e me ne pento quando sono già a metà, e…
Se volessi continuare dovrei fare un blog a parte vuvvuvvù.lemeschinitàdiFERMENTI.qualcheblog.comme che vi risparmio. In realtà era una riflessione nata dalla lettura di una poesia, una semplice poesia che mi ha fatto capire una cosa: chi sono io per non avere pazienza coi miei difetti se ce l’ha Dio?
Mi sono davvero stufato di me.
Il mio volto, il mio corpo
mi sono diventati insopportabili.
Dire che non mi amo è un eufemismo
più onesto è dire che mi aborro.
Tutto bene, nessuna obiezione.
Ma… pensiamoci un po’: ce l’ho questo diritto?
Il diritto alla noia, al rifiuto di me stesso,
il diritto di scaricarmi, di vomitarmi?
Ahimé, temo di no. E la ragione è semplice:
Tu, Dio, che pure sei perfezione assoluta
e che tanto più dovresti schifare l’imperfetto,
tu di me non ti sei mai stufato. Mai.
Tu che da sempre mi conosci e mi valuti.
Chiuso il discorso. Su, dunque, pazienza.
Se ti sopporta Lui, sopportati anche tu.
Se lui, l’Eterno, ti ama, stringi i denti,
i pugni, chiudi gli occhi e – coraggio! –
cerca anche tu di amarti.
(I. A. Chiusano)
Non ditemi che non vi ci riconoscete che non ci credo…
Come fare per convincerci di questo Amore, di questa Pazienza che ci viene dall’alto?
Non conosco che un modo, la preghiera.
Lanuvolettarosa78 (l'originale) said
Ti capisco, invece, perché ci sono giorni, tipo oggi, che siccome non sono stata caritatevole e paziente con gli altri e neanche con me stessa, stavo per mandarmi io stessa a quel paese. E, poi, invece, come dici tu, mi chiedo: se Dio è paziente e mi ama anche con le mie giornate no, perché non devo farlo io con me? Grazie per la riflessione.
fermenticattolicivivi@gmail.com said
Grazie a te per seguire il blog e per la condivisione. Siamo più o meno tutti nella stessa barca.