«Bimbe a scuola, una sosta al bar […] e poi al lavoro…»
Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 26/11/2018
Ieri ho ritrovato una cosetta che scrissi quattro anni fa ma siccome mi fa ancora riflettere, la condivido nel blog sperando che possa essere utile anche al lettore.
Ogni mattina accompagno a scuola mia figlia MF e l’amichetta M. Ci vuole la macchina essendo la scuola delle mitiche suore Riparatrici del Sacro Cuore a dieci chilometri da casa.
Lascio le bambine, faccio un altro paio di chilometri e, prima di recarmi in ufficio, mi concedo due tappe, una immancabile, davanti al Tabernacolo dei Santi Protomartiri, l’altra al bar di fronte, uno dei pochi a Roma abbastanza attrezzato per i celiaci.
Ieri ho incontrato la cugina di una cara amica che abita proprio in quel quartiere.
«Ué Ale, che ci fai qui?»
«Ci vengo tutte le mattine, dopo aver accompagnato le bimbe faccio sosta al bar e poi al lavoro.»
«Anch’io scappo al lavoro. Ciao, e salutami tanto la famiglia.»
Notate niente di strano in questa conversazione apparentemente banale?
Io me ne sono accorto solo dopo quando, come una luce improvvisa ti fa notare particolari che prima non vedevi, mi sono improvvisamente reso conto di non essere per niente esente dal politically correct che fa mettere da parte, celare, camuffare, diluire tutto ciò che ha a che fare con la Chiesa e con Dio, per non disturbare.
Dice Gesù: «Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno.» (Mt 5,37).
Invece per me è stato più comodo: faccio sosta al bar e poi al lavoro.
Ho solo omesso un “piccolo” particolare, che prima del bar, mi fermo davanti al Tabernacolo dove sperimento la Presenza più vera e viva di ogni incontro che possa fare nella giornata, la presenza di Gesù.
Ho omesso di dire che se manco quell’appuntamento non riesco a raccogliere le forze per affrontare le sfide del lavoro, della famiglia, della gestione di una zia con l’Alzheimer che dipende da me, e molte altre conservando la gioia nel cuore e facendo traboccare ciò che lì ricevo nell’apostolato e in un blog che viene seguito al di là di ogni mia aspettativa. Nasce tutto lì…
Ho omesso di dire che ogni mattina vado davanti a Colui che, in diversi momenti della mia vita, lì, a partire da lì, mi ha liberato dalla noia, ha riempito i vuoti della mia affettività ferita, ha dato risposte alla mia cronica mancanza di senso, mi ha consolato e mi consola quando il dolore è forte, trasformando il mio lutto, i miei molti lutti… in pace e persino in gioia…
Per quanto buono possa essere il caffè delle sorelle Verdolini, quello che faccio davanti al Tabernacolo sarà qualcosina di più, qualcosina che merita di non essere omessa?
Che faccio davanti al Tabernacolo? Prego, medito ma soprattutto, come disse un giorno un vecchio, io guardo Lui e Lui guarda me. Se non lo faccio e, quando non lo faccio, sono solo in grado di combinare pasticci…
E ieri, a Raffaella, sono stato solo capace di dirle che parcheggio lì per fare colazione, stop.
Non è una questione di senso di colpa, quello non viene da Dio, ma immaginate di aver incontrato la persona che ha deciso di pagarvi il mutuo di casa senza chiedervi i soldi indietro e aver fatto finta di non conoscerla.
Così mi sono sentito ieri… Ho capito che nessuno di noi è esente da uno dei mali del secolo, il “politically correct”. Quanti cristiani si imbavagliano da soli con l’autocensura?
OK Signore, ho capito la lezione. Imparerò anch’io a perdere la faccia per amore della Verità…
Porte chiuse… « FERMENTI CATTOLICI VIVI said
[…] alle nove, e in quel periodo ero solito fermarmi a pregare in una chiesa vicina al mio ufficio. Era un appuntamento irrinunciabile per iniziare la giornata col piede giusto, fino a quando ho cominciato a timbrare alle 7:45 e trovare una chiesa aperta prima di un certo […]