Come i fermenti lattici vivi sono piccoli ma operosi e dinamici e pur essendo invisibili sono indispensabili alla vita, spero che questi "fermenti cattolici vivi" contribuiscano a risvegliare la gioia di essere cristiani.
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CUORE IMMACOLATO
DI MARIA
«In realtà le parole del racconto della Passione non hanno bisogno di commenti ma solo di un immenso e rispettoso silenzio. Certe cose rifuggono le spiegazioni, chiedono invece solo accoglienza.
Sarà questo il motivo del perché nel racconto della morte di Gesù non ci sono parole fuori posto, ma solo immense pause. Maria non parla. Giovanni non parla. Le donne sotto la Croce non parlano. Chi parla in quel momento lo fa per insultare, provocare, bestemmiare.
Allora anche noi senza molte parole, andiamo sotto la croce e raccogliamo le ultime sospirate parole che Gesù pronuncia: “Presso la croce di Gesù stavano Sua madre e la sorella di Sua madre, Maria di Cleopa, e Maria Maddalena. Gesù dunque, vedendo Sua madre e presso di Lei il discepolo che Egli amava, disse a Sua madre: «Donna, ecco tuo figlio!» Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!» E da quel momento, il discepolo la prese in casa sua”.
Possiamo tornarcene a casa non solo con l’immenso dolore di una morte così, ma anche con una immensa compagnia. È Maria questa compagnia che il Signore ci ha lasciato all’estremo della Sua vita. Si può affrontare la Croce solo a patto che ci sia la Madre con noi. Maria non è mai decorativa. Maria è la modalità che Gesù ha scelto perché la nostra vita non torni al solito vuoto.
La nostra vita non è una casa disabitata. La nostra vita è una casa dove c’è sicuramente Maria. Ella è lì per vocazione. Ma c’è anche un altro dettaglio che rischiara il buio di quella tragedia. È la pietà che alcuni uomini manifestano proprio in quel buio: Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo.
“Dopo queste cose, Giuseppe d’Arimatea, che era discepolo di Gesù, ma in segreto per timore dei Giudei, chiese a Pilato di poter prendere il corpo di Gesù, e Pilato glielo permise. Egli dunque venne e prese il corpo di Gesù. Nicodemo, che in precedenza era andato da Gesù di notte, venne anch’egli, portando una mistura di mirra e d’aloe di circa cento libbre”.
Non possono far altro che deporre il corpo di Gesù nel sepolcro.È il loro possibile. E lo fanno fino alla fine.»
Don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo del 15 Aprile 2022 – Gv 18, 1 -19, 42
Volgere lo sguardo al cielo e proprio in quella stella comprendere ciò che il cuore brama (de-sidera), da essa lasciarsi condurre quasi a concederle un’insolita esclusiva, fa compiere passi decisi, ben oltre l’incognita del buio.
Non importa più quanto sia impervio il cammino, né lunga la strada: ciò che conta, ormai, è il “desiderio”. E solo nell’immagine magnifica del Dio Bambino tutto si compie ed è pienezza assoluta.
Non avendo parole per fare auguri che non risultino sciocchi, ipocriti, incoscienti o farisaici, prendo in prestito la riflessione odierna che Mons. Giovanni D’Ercole, condivide sui Social, riflessione nata, come lui stesso afferma a ragione, dalla riflessione nata nell’ascolto di Dio.
Carissimi tutti, accettate il mio augurio per il nuovo anno che affido a questa riflessione natami nell’ascolto di Dio.
Si chiude un anno e si affaccia il 2021. Corre il tempo che è la moneta della nostra vita, l’unica che abbiamo e solo ciascuno di noi può decidere come impiegarla e come spenderla.
Da un mese e mezzo sono in questo monastero dove scopro sempre più che il tempo è preghiera. La preghiera ritma la giornata con scadenze orarie sempre uguali in modo da diventare struttura portante della giornata e della vita. Si chiude un anno con luci e ombre, delusioni e successi, gioie e dolori.
Mi sembra di percepire dai messaggi e notizie che ricevo la fatica e l’incertezza che segna la vita di tante persone che chiedono preghiere, cercano speranza per non cedere alla confusione e alla paura che cresce con il perdurare della pandemia che tutti vorremmo finisse presto ma occorre realisticamente prepararsi anche all’imprevisto e forse a complicazioni legate alla situazione che stiamo attraversando tutti nel mondo.
Ho pregato tanto per ciascuno di voi e capisco sempre più che questi tempi difficili sono una ”crisi di purificazione”, un processo di purificazione e sicuramente anche di guarigione che si rende necessario.
Non solo il covid19 è il problema e per questo anche se le speranze puntano sul vaccino, mi pare che come cristiani possiamo e dobbiamo preoccuparci che non manchi la vera medicina che è Gesù.
Per poter vivere l’oggi di Dio nella nostra vita è necessario accettare le ambiguità della storia. Non tutto riusciamo a capire di quello che sta succedendo ma di una cosa sono certo. Impariamo a sentirci in pace anche in mezzo alla tempesta piegando le ginocchia ed anche se non siamo capaci restiamo davanti a Gesù.
Vi lascio con un pensiero di Marshall Mc Luhan che ho colto in una sua lunga intervista sulla fede cattolica. Dice lui: “Non sono entrato nella Chiesa perché ho assimilato la dottrina cattolica. Ci sono entrato mettendomi in ginocchio e questo è l’unico modo per entrarci. Quando la gente comincia a pregare sente il bisogno di verità”.
E poi aggiunge: “La preghiera personale e la liturgia sono oggi i soli mezzi (si dovrebbe dire l’unico perché sono inseparabili) per mettersi sulla frequenza giusta per intendere (qualcosa di più che ascoltare) il Cristo e mettere in gioco tutto l’uomo”.
Fate in modo che nessuno vi rubi la gioia di gustare anche la fatica di vivere e potete farlo se vi lasciate abbracciare dalla Madre di Gesù che celebriamo proprio all’alba del primo giorno del nuovo anno.
Di Lei mi ha colpito molto questa bellissima e tenera espressione di uno dei monaci martiri a Tibhirine che chiama Maria “Madre del bacio crocifisso e del perdono offeso”.
Se ti fermi a pensare c’è tutto quello che si può esprimere quando le parole nascono da un animo invaso dallo Spirito della contemplazione e dell’Amore.
Un abbraccio a voi tutti con la sicurezza che Dio ci benedice oggi e tutti i giorni del 2021. + don Giovanni
(Dall’account Facebook di Mons. Giovanni D’Ercole))
«In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.» (Gv 1,1-3)
(…)
«Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.» (Gv 1,9)
(…)
«E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità.» (Gv 1,14)
Non mi venite a raccontare che andrà tutto bene. Non sopporto l’ottimismo stolto e luccicante fondato sul nulla dei meme carini e colorati che girano sui social. La situazione è pesante, incerta, e lo sarà probabilmente per molto. La confusione e lo scompiglio che sembrano predominare su tutto, scombussolano tutti. L’arroccarsi su estremismi e posizioni granitiche, non è forse un pietoso abbarbicarsi a uno dei tanti ruderi galleggianti sbatacchiati dalle onde durante uno tsunami? Questi tempi e questo virus ci ricordano ogni giorno quanto siamo fragili. Ci stanno sbattendo in faccia la nostra fragilità.
Come tutti ogni tanto mi faccio prendere dalla stanchezza e dallo sconforto. Permetto alla pesantezza di questi tempi di prostrarmi, di trafiggere le mie fragilità, sbagliando.
Ma quando ricorro alla Sua Parola, come quei versetti che ho condiviso all’inizio di questo post, allora le giornate si illuminano, e vedo il compiersi della promessa che Dio ci fa nel Salmo 119, e la fragilità diventa creaturalità… Comincio a vedere le cose con i Suoi occhi, con la Sua Luce.
Quando ricorro ai Sacramenti, quello della Confessione, la Comunione frequente, la stanchezza e lo sconforto si trasformano in pace, e la fragilità in abbandono confidente a Dio Padre.
Ma quand’è che mi decido a capire che la soluzione di tutto sta nel lasciare le redini delle propria vita a Dio?
Natale è un’occasione per farlo. Quest’anno abbiamo anche l’occasione per farlo nel silenzio e nell’intimità delle nostre case, senza aggiunte consumistiche. Se lo vorremo.
Questo Natale 2020 può essere un momento funesto o un momento propizio. Può essere la tragicomica giostra delle nostre fragilità, o la dolce sensazione della creatura che si abbandona all’amore del suo Creatore, come Gesù Bambino si abbandonava nelle braccia di Maria e di Giuseppe. Sta a noi decidere Chi vogliamo mettere al centro. Sta a noi decidere se accogliere quel mare di Grazia che non aspetta altro che il nostro “sì”!
Il mio augurio per tutti noi è che la Luce di Cristo illumini i nostri passi giorno dopo giorno, ora dopo ora, affinché, camminando dove ci indica il Padre, le nostre fragilità siano trasfigurate, nel Bambino del 25 dicembre, e trasformate, prima nella pace e poi nella gioia di essere figli abbandonati nelle Sue braccia.
«Senza il coraggio di parlare di purezza del corpo, a mio avviso nemmeno la festa di domani si capisce.
I dogmi mariani sono molto carnali. Tanti teologi e uomini di Chiesa hanno abbandonato questi temi, per reazione alle derive puritane e moralistiche che purtroppo hanno effettivamente snaturato uno dei tesori più belli della sapienza cristiana.
Tanti tollerano a fatica i dogmi mariani, poi, perché li hanno sostituiti col dogma del malinteso dialogo ecumenico ad ogni costo, o perché dimenticano che ciò che qui è umile, in Cielo viene esaltato.
Ma la purezza della carne, veramente capita, non ha niente a che vedere con l’astinenza sessuale fine a sé stessa, con il ludibrio pubblico, con i moralisti che ti giudicano misurando i centimetri della gonna, con la repressione della sessualità.
No. Significa che io non mi prendo il tuo corpo, non m’impossesso della tua carne, se prima non ti ho dato la mia anima, la mia volontà, tutta, se non mi sono impegnato a prendermi cura di te, corpo e anima, per sempre.
Il tuo corpo non è un passatempo di cui posso liberarmi quando mi stanco o non sento nulla.
ignifica capire la dignità del corpo, e anche vestirsi in modo non volgare viene naturale quando capisci quanto vali, senza bisogno di elenchi su cosa è lecito e cosa no.
L’Immacolata concezione allora non è solo ammirare in Maria un’opera meravigliosa di Dio, un quadro bellissimo di uno straordinario artista, ma anche un modo con cui Dio vuole insegnarci ad amare.
Buona Vigilia a tutti.»
(Dall’account Facebook dell’amico Pierluigi Cordova, col suo consenso)
«Non saremo convocati per lo straordinario più entusiasmante dell’anno pastorale, quello che prevede il superlativo assoluto del lavoro comunitario: stesura dei testi, composizione dei libretti, prove dei canti… allestimento dell’altare della Reposizione (perché quello della nostra comunità deve essere sempre il più bello del mondo…).
Nessuna Marta si lamenterá del da farsi: questa sarà la Pasqua in cui Maria, senza dover ascoltare i cari rimbrotti della laboriosa sorella, resterà seduta, in silenzio, ai piedi di Gesù, per ascoltarlo… Ma cosa sarà dei giorni in cui il Signore non sarà con noi? Ai piedi di chi potremo sederci? “…Et inclinato capite emisit spiritum…”.
Lo ascolteremo per la prima volta la Domenica delle Palme e proveremo la solita stretta al cuore, quella di sempre, quella che nessuna santa proiezione alla Pasqua di Resurrezione sa limitare quanto all’effetto. Ma non avremo intorno la comunità, né la responsabilità logistica e (comunitariamente) spirituale della Settimana Santa… saremo noi, soli, e l’ “emisit spiritum”.
Non festeggeremo in parrocchia celebrando insieme “In coena Domini” e non porteremo Gesù vivo e vero alla Reposizione. Non veglieremo con Lui, lì esposto per essere adorato, e non accorderemo le nostre chitarre perché la gioia di quel momento resti nel cuore tutto l’anno……non ci stringeremo ai fratelli di comunità celebrando “In Passione”.
E comincerà il tempo più difficile. Forse vedremo la penombra del Getsemani, proveremo la solitudine, avremo timore dei ferri delle armi e ci sentiremo soli, come non mai, proprio in quel momento. E quando il Re si sarà addormentato e farà freddo in ogni cuore del mondo, non avremo i riferimenti di sempre, le coordinate stabili e sicure dei cattolici praticanti nel Triduo Pasquale…
Non prepareremo il rito del Lucernario, né sceglieremo, per il solito zelo, la forma lunga della Liturgia della Parola. Non intoneremo, festosi, il Gloria al suono delle “nostre” campane e, soprattutto, neanche la Notte di Pasqua, quella “In Resurrectione Domini”, riceveremo, fisicamente, nelle Specie, l’Eucarestia… Eppure il Signore risorgerà – anche senza il nostro contributo – e vincerà la morte, nonostante noi si resti a casa.
La luce spezzerà ancora le tenebre… Prepariamoci allo stupore dei figli di Dio, perché il sepolcro vuoto che scopriremo sarà nel nostro cuore! Non temiamo una Pasqua minore… la Pasqua non può esserlo di per sé! Avremo la grazia dell’assoluta intimità spirituale, come non l’avremo mai vissuta prima, obbedendo alle disposizioni che non discuteremo, non vivremo come privazione, ma come opportunità.
Ciò che rimane del tempo di questa Quaresima, vissuta con strana intensità, segnata da una prova alla quale nessuno poteva essere preparato, sia occasione di silenzio e riflessione, per imparare davvero a fidarsi di Dio. Consegneremo nelle Sue mani ogni dubbio, ogni timore, ogni fragilità, perché ogni cosa si faccia nuova, anche in ciò che non comprendiamo. Ora, più che mai, accettiamo l’invito a farci amare infinitamente: non ci viene chiesto di capire, ma di credere.»
(Meditazione sul triduo pasquale dell’amica Loredana Corrao, pubblicata col gentile permesso dell’autrice)
«Quando ti fermi su qualche cosa, tralasci di slanciarti verso il tutto. E quando tu giunga ad avere il tutto, devi possederlo senza voler niente, poiché se tu vuoi possedere qualche cosa del tutto, non hai il tuo solo tesoro in Dio.»
Lascio ai teologi, ai biblisti e ai siti ufficiali della Chiesa Cattolica le argomentazioni a favore del dogma dell’Assunzione di Maria, argomentazioni (con cui ovviamente concordo appieno), ma non sapendo argomentare, mi limito a condividere il cantico della Beata Vergine Maria, pregando e meditando il quale, lo Spirito ha sempre parlato al mio cuore convincendolo della Verità.
Vi invito a trovare un luogo, un tempo e il giusto silenzio per leggerlo, rileggerlo, magari salmodiarlo, e poi restare ancora in silenzio e meditarlo e rileggerlo, aspettando che lo Spirito Santo dica al nostro cuore, da Cuore a cuore, quello che le nostre parola non sanno dire.
Se funziona con uno zuccone come me funzionerà anche con voi ;-).
Buona Assunzione di Maria!
«Allora Maria disse:
“L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il suo nome:
di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi.
Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia,
come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre”.»
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