FERMENTI CATTOLICI VIVI

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Archive for the ‘Fioretti di santi’ Category

«Io voglio vedere tutti i giapponesi!»

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 20/10/2021

«Febbraio 1981: Giovanni Paolo II si reca in Giappone. Un giornalista al suo seguito, che personalmente me lo ha riferito, gli fa osservare sull’aereo: “Santo Padre, sa che in Giappone non c’è neppure l’1 per cento di cattolici; non ci saranno grandi folle ad accoglierla”. Ma lui ribatte: “Io voglio vedere tutti i giapponesi!”.

All’aeroporto, quasi a conferma dell’avvertimento del giornalista, ad accoglierlo non si presentano né il capo di Stato né alcuni ministri, come accade ovunque in altri paesi, ma solo un semplice rappresentate del Governo.

E’ questo papa che si reca in visita dall’imperatore Hirohito, già molto avanti con gli anni. L’imperatore lo riceve sulla soglia del suo palazzo, poi entrambi si appartano per venti minuti. Dopo di che l’imperatore accompagna il papa fino in giardino e quando l’automobile si avvicina facendo turbinare la neve caduta in abbondanza, Hirohito, malgrado l’età, s’inchina davanti all’ospite rimanendo in questa posizione quattro o cinque minuti: lui, considerato un dio dal suo popolo, manifesta così il suo profondo rispetto per il vicario di Cristo.

Il secondo giorno di questo viaggio, un conduttore della televisione, che dirige un programma di varietà e canzoni gli dice: “Santo Padre, la invito per domani sera alla mia trasmissione; è la più seguita da tutti i giapponesi”. Immediatamente Giovanni Paolo II chiede un cambiamento al suo programma, quantunque i vescovi lo sconsiglino: le canzoni di varietà non si addicono a un papa!

Sul palco, una cantante ha la gentilezza di accoglierlo con una canzone da lui composta. Commosso e riconoscente, egli scandisce il ritmo con la mano. Poi ne approfitta per parlare molto semplicemente di Gesù e per dire cosa significhi per lui.

Milioni di giapponesi sono sorpresi e stupiti della sua semplicità e del suo cuore di fanciullo. Dopo questi incontri innumerevoli sono state le richieste di battesimo.

Si è rivelata più efficace la sua presenza in una trasmissione televisiva che l’opera di tanti missionari nei secoli in precedenza. Ma va detto che questi avevano ben preparato il terreno.»

(Fonte: I fioretti di papa Giovanni Paolo II, Padre Daniel Ange, Elledici, Torino 2008, pagine 97 e 98)

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«Andiamo, generale, voi non farete questa sciocchezza!»

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 28/01/2020

Quando San Pio da Pietrelcina salvò il generale Cadorna dal suicidio

San Pio da Pietrelcina salvò dal suicidio il generale Luigi Cadorna, comandante supremo dell’esercito italiano nella prima guerra mondiale, che una notte di novembre 1917, dopo la disfatta di Caporetto, era in preda alla disperazione (per essere stato sostituito nel comando supremo dal Generale Armando Diaz e per vedere intaccato il proprio operato militare da indecorosi commenti) e

pensa al suicidio.

Una sera, dopo aver disposto le sentinelle attorno alla sua tenda con l’ordine perentorio di non fare entrare nessuno, si chiude nella sua tenda e prende la rivoltella per suicidarsi… Tutt’a un tratto un frate vestito di saio entra. Aveva le mani sanguinanti e uno

sguardo dolce. Si ferma un istante ed alza un dito con aria di disapprovazione. «Andiamo, generale, voi non farete questa

sciocchezza, non compirete un gesto insano da disperato!».

Il generale, che aveva severamente comandato di non essere disturbato da nessuno per qualsiasi motivo, pieno di collera si precipita fuori, ma non vede nessuno. Il Frate era sparito. Le sentinelle, interrogate giurano sulla loro testa di non aver visto, né fatto passare nessuno.

La collera cede alla meraviglia e di colpo l’ossessione del suicidio si dilegua. Il generale si impone un ripensamento:  è salvo. Nondimeno questa storia lo lascia perplesso e si accanisce per scoprirne la chiave. Chi era quel giovane francescano, abbastanza insolente per violare il suo isolamento e così potente da fargli cadere la rivoltella dalla mano?

Il generale, che non aveva mai visto Padre Pio, riferendo i particolari dell’accaduto, si sentì dire che quel Frate non poteva essere altro che lo stimmatizzato di S. Giovanni Rotondo: Padre Pio. Gli nacque il desiderio di rivederlo. Per rendersi conto di ciò che gli era accaduto, il generale Cadorna parte per S. Giovanni Rotondo.

Intanto in quell’epoca Padre Pio, per disposizione del Vaticano, era segregato e nessuno poteva parlargli. Il generale insiste. Lasciatemelo vedere, almeno! – «Va bene – replica il Padre Guardiano – resterete là nel corridoio, mentre andremo in chiesa per fare il ringraziamento dopo pranzo. Lo vedrete passare».

Messosi in un angolo, il generale aspetta. I Frati passano ed egli riconosce il suo visitatore notturno: E’ questo il Frate che è venuto da me! – Padre Pio gli sorride e leva il dito con quello stesso gesto, fra burlesco e minaccioso, come se volesse dirgli: «L’avete scampata bella quella brutta notte!».

A confermare un’altra bilocazione di Padre Pio sono stati molti piloti dell’aviazione anglo-americana, di varie nazionalità (inglese, americana, polacca, palestinese) e di diverse religioni (cattolica, protestante, musulmana, ebraica).

Durante l’ultima guerra, ogni volta che sorvolavano il Gargano per eseguire bombardamenti, vedevano in aria un frate che, protendendo le mani ferite, proibiva loro di sganciare bombe.

Foggia e quasi tutti i centri delle Puglie subirono ripetuti bombardamenti. Su San Giovanni Rotondo, la cittadella di Padre Pio, non cadde una bomba.

A guerra finita, salendo a San Giovanni Rotondo, quegli aviatori riconobbero con assoluta certezza in Padre Pio quel Frate che essi avevano incontrato e veduto nei loro voli.

(Fonte http://www.carloacutis.net/)

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Il segreto per diventare santi

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 24/10/2018

Fare la volontà di Dio è il segreto per diventare santi. Scommetto che i tuoi professori non sapevano questa chicca.

Ma vorrei esplorare un altro modo per guardare ai santi. Il mio preferito è Leopoldo Mandic. I santi sono saggi, e vediamo la loro saggezza nel modo in cui vivono. Quindi un altro modo di guardare ai santi è quello di considerare il modo in cui hanno vissuto le loro vite. Le loro scelte di vita sono piene di saggezza e possono insegnarci come vivere.

Tornando al mio santo preferito, padre Leopoldo nacque a Herceg Novi, in Montenegro. Era molto basso, solo un metro e cinquantacinque, il suo santo preferito era san Francesco, era spesso malato e aveva diversi difetti di pronuncia.

Sebbene volesse diventare missionario per convertire i suoi fratelli ortodossi, finì migliaia di chilometri lontano a Padova. Dio gli rivelò la sua missione di confessore. Ascoltava le confessioni per una decina di ore ogni giorno, ed era davvero misericordioso. Attraverso questo ministero riportava la gente a Dio, assolvendo i loro peccati.

Padre Leopoldo era noto anche per la sua devozione a Maria, come molti altri santi, e per il fatto che tutta la sua giornata ruotava attorno alla santa Messa e il resto della giornata era tutto un grande rendimento di grazia per aver potuto ricevere Gesù nella santa Comunione.

Era un uomo di preghiera, un uomo che amava Gesù e Maria, un uomo compassionevole, che perdonava, un uomo umile, un uomo pieno dell’amore di Dio!

Aveva inoltre il dono di leggere i cuori, e con lui avvenivano i miracoli. Un giorno a un amico che gli chiedeva come mai così tanta gente accorresse al suo confessionale, disse: “Non è colpa mia, hanno così tanta fede in Dio, per la loro fede, Lui ascolta le loro preghiere. Come potrei mai arrivare da solo a tutto ciò?”

Il 30 luglio 1942 mentre preparava la Messa, padre Leopoldo cadde a terra. Venne portato nella sua stanza per i riti di passaggio. I frati al suo capezzale cominciarono a cantare il Salve regina e videro che padre Leopoldo stava morendo proprio mentre cantavano “o clemente, o pia, o dolce vergine Maria!”.

Venne proclamato santo da Papa Giovanni Paolo II nel 1983.

Miracoloso e umile san Leopoldo, prega per noi affinché possiamo vivere imitando le tue grande virtù di fede, umiltà e amore per Dio.

Saggio san Leopoldo prega per noi affinché possiamo vivere imitando le tue scelte di vita di andare regolarmente a Messa, regolarmente alla Confessione e di onorare la santa Madre di Dio.

San Leopoldo, amante della volontà di Dio, prega per noi affinché possiamo vivere come te, cercando solo di fare la volontà di Dio. Amen

(Tradotto da http://www.johnthebaptistmoora.com/346443107/6671403/posting/)

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C’è un solo modo per sconfiggere la malinconia natalizia

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 19/12/2017

Sono uno di quelli, che ritrova il senso del Natale solo nella preghiera e nella celebrazione eucaristica. Da lì, ogni festeggiamento prende senso.

Molte persone vivono la tristezza natalizia, soprattutto in questi ultimi anni in cui veniamo circondati da luci, preparativi, e un turbinio di organizzazioni ed eventi per festeggiare “un qualcosa” di cui si è perso il senso.

Ho sempre pensato che fosse una ‘malattia’ della modernità, ma Santa Teresina di Lisieux ci mostra che anche ai suoi tempi qualcuno viveva la “malinconia natalizia” e che si può superare solo rimettendo Gesù al centro; in questa festa senza festeggiato, rimettere al centro il bambino per cui non si trova posto nella società liquida in cui vale tutto.

Ma lascio la parola alla dolcissima Teresina.

«Non so come io mi cullassi nel pensiero caro di entrare nel Carmelo, trovandomi ancora nelle fasce dell’infanzia! Bisognò che il buon Dio facesse un piccolo miracolo per farmi crescere in un momento, e questo miracolo lo compì nel giorno indimenticabile di Natale; in quella notte luminosa che rischiara le delizie della Trinità Santa, Gesù, il Bambino piccolo e dolce di un’ora, trasformò la notte dell’anima mia in torrenti di luce…

In quella notte nella quale egli si fece debole e sofferente per amor mio, mi rese forte e coraggiosa, mi rivesti delle sue armi, e da quella notte benedetta in poi, non fui vinta in alcuna battaglia, anzi, camminai di vittoria in vittoria, e cominciai, per così dire, una «corsa da gigante».

La sorgente delle mie lacrime fu asciugata e non si aprì se non raramente e difficilmente, e ciò giustificò la parola che mi era stata detta: «Piangi tanto nella tua infanzia, ché più tardi non avrai più lacrime da versare!».

Fu il 25 dicembre 1886 che ricevetti la grazia di uscire dall’infanzia, in una parola la grazia della mia conversione completa. Tornavamo dalla Messa di mezzanotte durante la quale avevo avuto la felicità di ricevere il Dio forte e potente. Arrivando ai Buissonnets mi rallegravo di andare a prendere le mie scarpette nel camino, quest’antica usanza ci aveva dato tante gioie nella nostra infanzia, che Celina voleva continuare a trattarmi come una piccolina, essendo io la più piccola della famiglia…

A Papà piaceva vedere la mia felicità, udire i miei gridi di gioia mentre tiravo fuori sorpresa su sorpresa dalle «scarpe incantate» e la gaiezza del mio Re caro aumentava molto la mia contentezza; ma Gesù, volendomi mostrare che dovevo liberarmi dai difetti dell’infanzia, mi tolse anche le gioie innocenti di essa; permise che Papà, stanco dalla Messa di mezzanotte, provasse un senso di noia vedendo le mie scarpe nel camino, e dicesse delle parole che mi ferirono il cuore: «Bene, per fortuna che è l’ultimo anno!…».

Io salivo in quel momento la scala per togliermi il cappello; Celina, conoscendo la mia sensibilità, e vedendo le lacrime nei miei occhi, ebbe voglia di piangere anche lei, perché mi amava molto, e capiva il mio dispiacere. «Oh, Teresa! – disse -, non discendere, ti farebbe troppa pena guardare subito nelle tue scarpe».

Ma Teresa non era più la stessa, Gesù le aveva cambiato il cuore! Reprimendo le lacrime, discesi rapidamente la scala, e comprimendo i battiti del cuore presi le scarpe, le posai dinanzi a Papà, e tirai fuori gioiosamente tutti gli oggetti, con l’aria beata di una regina.

Papà rideva, era ridiventato gaio anche lui, e Celina credeva di sognare! Fortunatamente era una dolce realtà, la piccola Teresa aveva ritrovato la forza d’animo che aveva perduta a quattro anni e mezzo, e da ora in poi l’avrebbe conservata per sempre!»

(Storia di un’anima, Manoscritto A, N. 133)

Affidiamo le tristezze natalizie all’intercessione di Santa Teresa del Bambino Gesù affinché anche i nostri cuori malinconici incontrino quel Gesù che cambia il cuore…

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“Ciò che più mi affligge è che costoro al loro indifferentismo, aggiungono il loro disprezzo, l’incredulità”

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 16/01/2017

san_pio_01San Pio da Pietrelcina, un santo che ci offre la sfida del soprannaturale vissuto con un’umiltà rara. Di seguito due episodi della sua vita che molto insegnano sull’universo invisibile che ci riguarda molto più di quanto immaginiamo.

Questo episodio venne raccontato da Padre Pio a Padre Anastasio. “Una sera, mentre, solo, ero in coro a pregare, sentii il fruscio di un abito e vidi un giovane frate trafficare all’altare maggiore, come se spolverasse i candelabri e sistemasse i portafiori. Convinto che a riordinare l’altare fosse fra Leone, poiché era l’ora della cena, mi accosto alla balaustra e gli dico: “Fra Leone, vai a cenare, non è tempo di spolverare e aggiustare l’altare”.

Ma una voce, che non era quella di Fra Leone mi risponde”: “Non sono fra Leone”, “e chi sei?”, chiedo io. “Sono un vostro confratello che qui fece il noviziato. L’ubbidienza mi dette l’incarico di tenere pulito e ordinato l’altare maggiore durante l’anno di prova. Purtroppo più volte mancai di rispetto a Gesù sacramentato passando davanti all’altare senza riverire il Santissimo conservato nel tabernacolo. Per questa grave mancanza, sono ancora in Purgatorio. Ora il Signore, nella sua infinita bontà, mi manda da voi perché siate voi a stabilire fino a quando dovrò soffrire in quelle fiamme di amore. Mi raccomando…”

“Io credendo di essere generoso verso quell’anima sofferente, esclamai: “Vi starai fino a domattina alla Messa conventuale”. Quell’anima urlò: “Crudele! Poi cacciò un grido e sparì”.

Quel grido lamento mi produsse una ferita al cuore che ho sentito e sentirò tutta la vita. Io che per delega divina avrei potuto mandare quell’anima immediatamente in Paradiso, la condannai a rimanere un’altra notte nelle fiamme del Purgatorio”. (Fonte: https://www.padrepio.catholicwebservices.com/Apparizioni.htm)

san_pio_01Lo stesso Padre Pio, confessava nelle sue lettere al suo direttore spirituale, alcune esperienze: Lettera a Padre Agostino del 7 aprile 1913:

“Mio carissimo Padre, venerdì mattina ero ancora a letto, quando mi apparve Gesù. Era tutto malconcio e sfigurato. Egli mi mostrò una grande moltitudine di sacerdoti regolari e secolari, fra i quali diversi dignitari ecclesiastici, di questi chi stava celebrando, chi si stava parando e chi si stava svestendo dalle sacre vesti.

La vista di Gesù in angustie mi dava molta pena, perciò volli domandargli perché soffrisse tanto. Nessuna risposta n’ebbi.

Però il suo sguardo mi portò verso quei sacerdoti; ma poco dopo, quasi inorridito e come se fosse stanco di guardare, ritirò lo sguardo ed allorché lo rialzò verso di me, con grande mio orrore, osservai due lagrime che gli solcavano le gote.

Si allontanò da quella turba di sacerdoti con una grande espressione di disgusto sul volto, gridando: “Macellai!” E rivolto a me disse: “Figlio mio, non credere che la mia agonia sia stata di tre ore, no; io sarò per cagione delle anime da me più beneficiate, in agonia sino alla fine del mondo. Durante il tempo dell’agonia, figlio mio, non bisogna dormire. L’anima mia va in cerca di qualche goccia di pietà umana, ma ahimè mi lasciano solo sotto il peso della indifferenza.
L’ingratitudine ed il sonno dei miei ministri mi rendono più gravosa l’agonia. Ahimè come corrispondono male al mio amore! Ciò che più mi affligge è che costoro al loro indifferentismo, aggiungono il loro disprezzo, l’incredulità. Quante volte ero lì per lì per fulminarli, se non fossi stato trattenuto dagli angioli e dalle anime di me innamorate…

Scrivi al padre tuo e narragli ciò che hai visto ed hai sentito da me questa mattina. Digli che mostrasse la tua lettera al padre provinciale… “Gesù continuò ancora, ma quello che disse non potrò giammai rivelarlo a creatura alcuna di questo mondo”.

(San Pio da Pietrelcina: Epistolario I° (1910-1922) a cura di Melchiorre da Pobladura e Alessandro da Ripabottoni – Edizioni “Padre Pio da Pietrelcina” Convento S.Maria delle Grazie San Giovanni Rotondo – FG)

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“Questo non è tutto, le resta ancora qualcosa da dire”

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 03/08/2015

Ars01Il 4 Agosto la Chiesa ricorda San Giovanni Maria Vianney, noto anche col nome di Curato d’Ars, patrono dei sacerdoti.

Patrono dei parroci, visse il suo sacerdozio in modo eccellente, ringraziando ogni giorno Dio per quel dono immeritato e “immeritabile”.

Nella sua parrocchia si attivò con ogni sforzo per far diventare tutti i fedeli degli adoratori eucaristici. L’Eucaristia era il centro della sua esistenza. Davanti a Gesù sacramentato trascorreva le ore libere, quando non glielo impedivano gli obblighi pastorali, specialmente le confessioni.

Un sacerdote abbandonato a Dio e benedetto da grazie speciali. A lui affidiamo i sacerdoti – e i parroci di cui è patrono – per cui oggi preghiamo in modo speciale.

Di seguito, un aneddoto tra i tanti del santo francese.

[Il santo Curato d’Ars] per una grazia speciale di Dio conosceva i segreti dei cuori, in particolare nei momenti della confessione. Vediamo alcuni casi concreti.

Vi sono numerosi esempi di peccatori ai quali il santo curato disse dopo la confessione: Non mi ha detto tutto, lei non mi ha detto quel tal peccato. Non ha confessato di aver ingannato fino ad oggi tutti i suoi confessori, di essere stato in tal luogo con tale persona, di avere commesso quella tale ingiustizia… Altre volte diceva semplicemente: “Questo non è tutto, le resta ancora qualcosa da dire”.

Ars02E non passava giorno senza che egli, riconoscendo tra la folla qualche peccatore particolarmente bisognoso, gli facesse segno di avvicinarsi o andasse a prenderlo per mano e lo portasse in confessionale. Le principali conversioni avvenute ad Ars erano frutto di queste chiamate dirette.

Nel 1853, un gruppo di pellegrini e si dirige ad Ars. Tra di essi c’è un anziano che ci va per curiosità. Quando tutti vanno in chiesa, lui dice agli altri che va a prenotare il pranzo. Dopo un po’ si reca in chiesa e, in quel momento, esce dal confessionale il santo curato e lo chiama da lontano. Tutti gli dicono: Sta chiamando lei. E lui, un po’ incredulo, si avvicina; padre Vianney gli stringe la mano e gli chiede:

Da molto tempo non si confessa?
Da trent’anni.
Rifletta bene, da 33.
-Ha ragione, signor curato.
-Allora, subito a confessarsi.
L’anziano si confessò e provò una felicità incredibile.
Spiegava: “La confessione è durata 20 minuti e mi ha trasformato”.

Ars03Un altro caso. Verso il 1840, un uomo chiamato Rochette andò con sua moglie e il figlio malato a chiedere al santo la guarigione del bambino. La donna si confessò e fece la comunione. Don Vianney uscì dal confessionale, cercò
l’uomo e lo chiamò. Il signor Rochette gli disse che non desiderava confessarsi e il curato gli chiese:
-È molto tempo che non si confessa?
-Circa 10 anni.
Ce ne aggiunga un po’ di più.
-12 anni.
-Sì, dal giubileo del 1826 (14 anni).
-È così, a furia di cercare si trova.

[Fonte: Vita e aneddoti del Curato d’Ars, P. Ángel Peña O. A. R. Edizioni Villadiseriane, pag. 70]

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Due malvagi tentatori

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 25/05/2015

immagine-san-filippo-neriUn aneddoto su San Filippo Neri che molto insegna su come tenere testa a chi provoca un credente… con forza ma con testimonianza e amore.

A Filippo, oramai più che ventenne, s’avvicinarono un giorno, su una via solitaria, due sconosciuti col pretesto d’intavolare un discorso.

Il santo giovane non capì, in un primo tempo, le loro cattive intenzioni e li stava ad ascoltare.

Essi incominciarono con qualche moina, poi tra una parola e l’altra, passarono a scherzi poco belli.

Allora Filippo, con gesto risoluto ed energico: – Non permetto questo – esclamò – in nessun modo!

I due operatori allibirono e rimasero muti fissandolo in volto, ma protervi nel male, invece di essere conquisi dal suo coraggio e dal suo candore, ripresero sfacciatamente a tentarlo.

Filippo oppose ai due dissoluti una più energica ripulsa.

Il viso imporporato di casto rossore, con santo sdegno rimproverò la loro perfidia, meravigliandoli colla sua franchezza ed energia.

Era il momento della grazia. Mutando tono, parlò loro di Dio, della sua bontà e del regno promesso ai mondi di cuore.

Ah, la parola dei santi! Quei tristi, cambiato atteggiamento, lo ascoltarono con profondo rispetto e chiesero scusa per lo scandalo dato.

(Fonte: S. Filippo Neri, Aneddotico, Oreste Cerri, Ed. Il Villaggio del Fanciullo di Vergiate, pagg. 36 e 38)

Di seguito condivido alcune massime e giaculatorie di San Filippo Neri, da ripetere e vivere…

  • Non è tempo di dormire, perché il Paradiso non è fatto pei poltroni.
  • La tristezza di solito ha origine nella superbia.
  • L’uomo che non fa orazione è un animale senza ragione.
  • Figliuoli, state allegri, state allegri. Voglio che non facciate peccati, ma che siate allegri.
  • Il nemico della nostra salute di nessuna cosa più si contrista, e nessuna cosa cerca più impedire che l’orazione.
  • Figliuoli, umiliate la mente, assoggettate il giudizio.
  • La confessione frequente de’ peccati è cagione di gran bene all’anima nostra.
  • Chi fa bene a Roma fa bene al mondo!

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NOVENA ALLA DIVINA MISERICORDIA – QUINTO GIORNO

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 07/04/2015

“Oggi conduciMi le anime degli eretici e degli scismatici ed immer­gile nel mare della Mia Misericordia. Nella Mia amara Passione Mi hanno lacerato le carni ed il cuore, cioè la Mia Chiesa. Quando ritorne­ranno all’unità della Chiesa, si rimargineranno le Mie ferite ed in questo modo allevieranno la Mia Passione”.

Anche per coloro che stracciarono la veste della Tua unità, sgorga dal Tuo Cuore una fonte di pietà.

L’Onnipotenza della Tua Misericordia, o Dio. Può ritrarre dall’errore anche queste anime.
Misericordiosissimo Gesù, che sei la bontà stessa, Tu non rifiuti la luce a coloro che Te la chiedono; accogli nella dimora del Tuo pieto­sissimo Cuore le anime degli eretici e le anime degli scismatici; attirali con la Tua luce all’unità della Chiesa e non lasciarli partire dalla dimora del Tuo pietosissimo Cuore, ma fa’ che anch’essi glorifichino la generosità della Tua Misericordia.

Suor Faustina Kowalska

Suor Faustina Kowalska

Eterno Padre, guarda con gli occhi della Tua Misericordia alle anime degli eretici e degli scismatici, che hanno dissipato i Tuoi beni ed hanno abusato delle Tue grazie, perdurando ostinatamente nei loro errori. Non badare ai loro errori, ma all’amore del Figlio Tuo ed alla Sua amara Passione, che ha preso su di Sé per loro, poiché anche loro sono racchiusi nel pietosissimo Cuore di Gesù. Fa’ che anche essi lodino la Tua grande Misericordia per i secoli dei secoli. Amen.
(Si reciti la Coroncina alla Divina Misericordia)

La recita della Coroncina deve essere così composta:

Si usa la Corona del Rosario.

+ Nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. 

Padre Nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la Tua Volontà come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci del male. Amen

Ave o Maria, piena di grazia, il Signore è con Te, Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori adesso e nell’ora della nostra morte. Amen

Credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente; di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.

Sui (5) grani maggiori del rosario si dice:

Eterno Padre, io Ti offro il Corpo e il Sangue, l’Anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio e Signore Nostro, Gesù Cristo, in espiazione dei nostri peccati e di quelli di tutto il mondo.

Sui (50) grani minori del rosario si dice:

Per la Sua dolorosa Passione, abbi misericordia di noi e del mondo intero.

Alla fine si dice per tre volte:

Santo Dio, Santo Forte, Santo Immortale, abbi pietà di noi e del mondo intero.

Alla fine si dice:

O Sangue ed Acqua che scaturisti dal Cuore di Gesù come sorgente di misericordia per noi, confido in te!

+ Nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

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Giovannino Bosco e il giocoliere spocchioso

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 05/06/2014

Saltimbanco01

Fra le più conosciute vicende che videro protagonista don Bosco, si ricorda quella della sfida tra il giovane Giovannino Bosco, studente, e un giocoliere prepotente ed egocentrico, che a Chieri si esibiva e si definiva imbattibile.

Si esibiva proprio al pomeriggio della domenica quando nella chiesa dei Gesuiti si tenevano lezioni di dottrina cristiana, distraendo così la gente che era intenzionata e portarsi in chiesa.

Giovanni Bosco, infastidito da tutto questo, volle sfidarlo. Se avesse vinto le prove, il giocoliere avrebbe spostato l’orario del suo spettacolo.

La prima prova consisteva in una corsa lungo il viale cittadino. Si diede inizio alla sfida e Giovanni superò l’avversario, incitato dalla folla che si era nel frattempo portata sul posto.

La seconda consisteva nel far saltare un bastone su alcuni punti del corpo, senza farlo cadere. Ancora una volta il nostro studente sconfisse il giocoliere.

Anche la sfida di saltare un fosso, più largo possibile, fu accolta da Giovanni senza nessun timore. Il giocoliere pensava di aver già vinto, ma con grande rammarico perse, perché il nostro Giovanni, ancora con grande furbizia, afferrò un bastone e durante il salto lo appoggiò nel centro del fosso, riuscendo così a darsi un’ulteriore spinta e superare abbondantemente la sponda opposta.

Una nuova posta, la più impegnativa, era quella di salire su di un olmo, più in alto possibile. Bosco, agile come uno scoiattolo, non aveva dubbi sulla vittoria e accettò la scommessa di una notevole somma.

Saltimbanco02Il saltimbanco, sicurissimo della vittoria, salì sull’albero, sino a piagare la cima e considerò che più in alto l’avversario non sarebbe potuto salire, altrimenti si sarebbe rotta la cima e sarebbe precipitato nel vuoto.

Quando fu la volta di Bosco, anch’egli raggiunse la cima, ma poi si capovolse e innalzò più in alto le gambe, oltre la punta della cima, superando così, con l’astuzia e la capacità atletica, l’avversario.

A questo punto, all’umiliazione subita, subentrò nell’animo dello sfidante la disperazione per aver perso tutti i soldi, cento lire. Ma Giovanni non volle rovinare l’avversario e si accontentò di una buona merenda offerta dal saltimbanco a lui e ai suoi amici.

Così tutto finì bene e in amicizia davanti a un pasto e a un bel bicchiere di vino.

(Tratto da “La Voce”, n. 1 “La pagina dei ragazzi”, di Di Sergio Todeschini)

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DIECI segreti di San Giovanni Paolo II…

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 29/04/2014

GPII_01La preghiera

Joaquin Navarro-Valls, direttore della sala stampa del Vaticano, racconta: Qualche anno fa avevo un appuntamento di lavoro con Papa Woytila. Il suo segretario mi dice che stava pregando nella sua cappella privata e che sarebbe stato avvisato del mio arrivo. Sono entrato anch’io nella cappella e ho aspettato in silenzio. Sono passati circa quaranta minuti senza che Giovanni Paolo II si muovesse. Poi quando all’improvviso si è reso conto che ero arrivato, ha esclamato: “Mi scusi, non mi sono accorto che il tempo passava!”. Ed era la stessa cosa tutti i giorni: la preghiera era una parte determinante della sua vita. (I fioretti di Giovanni Paolo II si Padre Daniel Ange, Elledici, pag 105)

Prudente come i serpenti e semplice come le colombe… (Mt 10,16)

Una volta riceve a colazione alcuni vescovi luterani provenienti dalla Svezia e dalla Norvegia. Questi gli chiedono: “Santo Padre, questo pranzo con lei può essere considerato un segno che il Papa riconosce il valore della nostra ordinazione?”. Replica immediata: “Questo pranzo coi vescovi luterani alla mia tavola può essere considerato come un segno che i vescovi luterani riconoscono la mia elezione a Papa?” (Op. cit. pag 93)

Amore per i poveri

Il 2 Luglio 1980 si trova a Rio de Janeiro per la prima volta. Durante una visita in una favela dove vivono migliaia di poveri, si sfila l’anello che porta al dito, dono di Paolo VI in occasione della sua nomina a Cardinale, e lo regala alla Chiesa locale. (Op. cit. pag 80)

GPII_02Ironia e buon umore

Nell’Angelus del 21 Novembre 1993, Giovanni Paolo II, per rispondere alle speculazioni della stampa sul “declino del pontificato”, quando una lussazione alla spalla destra lo obbliga a impartire la benedizione con la mano sinistra, esclama: “Vi saluta il papa CADUTO ma non SCADUTO!” (Op. cit. pag. 68)

A Mons. Jean-Pierre Cattenoz, Vescovo di Avignone di recente nomina, che lo aveva invitato a visitare la sua diocesi, raccomanda: “Però non mi trattenga come l’ultima volta!”. L’allusione è al soggiorno forzato del papa ad Avignone nel XIV secolo. (Op. cit. pag. 54)

Una grande memoria in un grande cuore

Durante un’udienza, un suo collaboratore ddi stupisce di vedere il Papa fermarsi davanti a una coppia e chiedere: “Dove sono Chiara e Francesco?”. Effettivamente essi hanno due bambini con quei nomi; il Papa li aveva incontrati tutti ei quattro insieme, una sola volta, l’anno prima a Castel Gandolfo. (Op. Cit, pag 49)

Umanità

Una famiglia amica è invitata a trascorrere qualche giorno a Castel Gandolfo. Una sera i genitori, con grande meraviglia trovano accanto ai loro bambini il Papa in pigiama. Li aveva sentiti piangere disperatamente e si era precipitato dalla sua camera raggiungendoli prima dei genitori. (Op. cit. pag. 43)

GPII_03Fedeltà alla preghiera

Il giorno dopo l’attentato, al risveglio dall’anestesia durata molte ore per la lunga operazione questa è la prima domanda rivolta a Mons. Dziwisz: “Abbiamo recitato Compieta?”. (Op. cit. pag. 116)

Contemplazione

“Per tutta la vita mi sono convinto dell’importanza primordiale della preghiera e soprattutto della preghiera contemplativa, in ogni attività connessa alla mia vocazione” (Op. cit. pag. 115)

Il coraggio della verità

“La lotta fra il regno dello spirito maligno e il Regno di Dio è entrata in una nuova fase, la fase finale. Questa lotta continua nella nostra epoca e si sviluppa contemporaneamente allo svilupparsi della storia dell’umanità, nei popoli, nelle nazioni” (Agli universitari di Milano, marzo 1981).

Amore per la Chiesa Cattolica e sereno, ironico disincanto verso lo Stato del Vaticano

Un giorno riceve un asino in dono. Se ne parla a tavola: cosa farne? Metterlo nel giardino del Vaticano? Fargli una piccola casa? Dice il Santo Padre: “No, no, Di asini al Vaticano ce ne sono già troppi!” (Op. cit. pag. 57)

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