FERMENTI CATTOLICI VIVI

"Andate controcorrente. Di quanti messaggi, soprattutto attraverso i mass media, voi siete destinatari! Siate vigilanti! Siate critici!" Benedetto XVI

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Archive for the ‘Preti’ Category

«Una crisi di purificazione»

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 31/12/2020

Non avendo parole per fare auguri che non risultino sciocchi, ipocriti, incoscienti o farisaici, prendo in prestito la riflessione odierna che Mons. Giovanni D’Ercole, condivide sui Social, riflessione nata, come lui stesso afferma a ragione, dalla riflessione nata nell’ascolto di Dio.

Carissimi tutti, accettate il mio augurio per il nuovo anno che affido a questa riflessione natami nell’ascolto di Dio.

Si chiude un anno e si affaccia il 2021. Corre il tempo che è la moneta della nostra vita, l’unica che abbiamo e solo ciascuno di noi può decidere come impiegarla e come spenderla.

Da un mese e mezzo sono in questo monastero dove scopro sempre più che il tempo è preghiera. La preghiera ritma la giornata con scadenze orarie sempre uguali in modo da diventare struttura portante della giornata e della vita. Si chiude un anno con luci e ombre, delusioni e successi, gioie e dolori.

Mi sembra di percepire dai messaggi e notizie che ricevo la fatica e l’incertezza che segna la vita di tante persone che chiedono preghiere, cercano speranza per non cedere alla confusione e alla paura che cresce con il perdurare della pandemia che tutti vorremmo finisse presto ma occorre realisticamente prepararsi anche all’imprevisto e forse a complicazioni legate alla situazione che stiamo attraversando tutti nel mondo.

Ho pregato tanto per ciascuno di voi e capisco sempre più che questi tempi difficili sono una ”crisi di purificazione”, un processo di purificazione e sicuramente anche di guarigione che si rende necessario.

Non solo il covid19  è il problema e per questo anche se le speranze puntano sul vaccino, mi pare che come cristiani possiamo e dobbiamo preoccuparci che non manchi la vera medicina che è Gesù.

Per poter vivere l’oggi di Dio nella nostra vita è necessario accettare le ambiguità della storia. Non tutto riusciamo a capire di quello che sta succedendo ma di una cosa sono certo. Impariamo a sentirci in pace anche in mezzo alla tempesta piegando le ginocchia ed anche se non siamo capaci restiamo davanti a Gesù.

Vi lascio con un pensiero di Marshall Mc Luhan che ho colto in una sua lunga intervista sulla fede cattolica. Dice lui: “Non sono entrato nella Chiesa perché ho assimilato la dottrina cattolica. Ci sono entrato mettendomi in ginocchio e questo è l’unico modo per entrarci. Quando la gente comincia a pregare sente il bisogno di verità”.

E poi aggiunge: “La preghiera personale e la liturgia sono oggi i soli mezzi (si dovrebbe dire l’unico perché sono inseparabili) per mettersi sulla frequenza giusta per intendere (qualcosa di più che ascoltare) il Cristo e mettere in gioco tutto l’uomo”.

Fate in modo che nessuno vi rubi la gioia di gustare anche la fatica di vivere e potete farlo se vi lasciate abbracciare dalla Madre di Gesù che celebriamo proprio all’alba del primo giorno del nuovo anno.

Di Lei mi ha colpito molto questa bellissima e tenera espressione di uno dei monaci martiri a Tibhirine che chiama Maria “Madre del bacio crocifisso e del perdono offeso”.

Se ti fermi a pensare c’è tutto quello che si può esprimere quando le parole nascono da un animo invaso dallo Spirito della contemplazione e dell’Amore.

Un abbraccio a voi tutti con la sicurezza che Dio ci benedice oggi e tutti i giorni del 2021. + don Giovanni

(Dall’account Facebook di Mons. Giovanni D’Ercole))

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Imbavagliare un prete perché che parla del demonio?

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 19/11/2020

In questi giorni ho seguito con crescente perplessità le polemiche sollevate inizialmente dai soliti giornali laicisti intorno a un commento di padre Livio Fanzaga dai microfoni di Radio Maria. Una vicenda che ormai credo conoscano tutti: padre Livio nella sua lettura cristiana della cronaca e della storia dell’11 novembre ha fatto riferimento alla pandemia da Covid parlando di progetto del demonio, «che agisce attraverso menti criminali» e che con un colpo di stato sanitario o massmediatico ha l’obiettivo «di costruire un mondo nuovo senza Dio, il mondo di Satana».

Padre Livio Fanzaga, direttore di Radio Maria

L’improvviso scandalo suscitato da questi commenti è già curioso: padre Livio va ripetendo questi concetti da mesi, e c’è quindi da chiedersi come mai si sveglino solo adesso. Ma finché a scrivere scandalizzati sono quelli della Stampa, del Corriere o di Repubblica, si capisce che fanno il loro lavoro, ovvero costruire il mondo senza Dio. Del resto, si sa che una delle migliori armi del demonio è da sempre quella di far credere che non esista.

Ma ciò che mi ha decisamente sconcertato è l’aver notato come nei giorni successivi sui giornali e sui social tanti bravi cattolici abbiano colto l’occasione per lanciare il loro sasso contro padre Livio. Per alcuni è chiaro che il fastidio viene da lontano, ma per molti altri fa problema esclusivamente il contenuto del giudizio. Parlare di progetto del demonio fa problema; e fa ancora più problema pensare che la pandemia sia stata voluta per realizzare un “mondo nuovo”. Così padre Livio è stato immediatamente iscritto all’albo dei complottisti, quelli che spiegano ogni evento con una cospirazione, e fatto oggetto di ogni tipo di accusa, compresa quella di non conoscere la dottrina cattolica (pensare che se c’è ancora un luogo nella Chiesa italiana dove si insegna la dottrina cattolica questo è Radio Maria).

Personalmente non ho alcun elemento che possa sostenere l’ipotesi di una decisione a tavolino per scatenare il coronavirus, anche se c’è abbastanza per far pensare che esso sia una costruzione di laboratorio; ma quale che sia l’origine e il modo in cui è scattata, è evidente che la crisi è stata subito colta al volo per realizzare quei cambiamenti radicali nell’economia e nella società che decenni di terrorismo climatico non erano ancora riusciti a ottenere. Da mesi c’è un bombardamento di notizie e di allarmi che ha paralizzato la vita delle persone, che ha bloccato l’attività di paesi interi malgrado le dimensioni della pandemia non giustifichino affatto questo disastro. E da subito ci si è affrettati a far passare l’idea che il mondo non sarà più lo stesso.

Al proposito, vorrei far notare che il World Economic Forum – quello che ogni anno raduna a Davos (Svizzera) le élites mondiali – ha lanciato per il 2021 il tema “The Great Reset”, il grande resettaggio, ovvero l’inizio di un nuovo sistema economico e sociale dopo la crisi provocata dal Covid-19 e in linea con l’ideologia ecologista e climatista. Dicono gli organizzatori che si tratta di «un impegno per costruire insieme e urgentemente le fondamenta del nostro sistema economico e sociale per un futuro più giusto, sostenibile e resiliente. Esso richiede un nuovo contratto sociale centrato sulla dignità umana e la giustizia sociale». In altre parole: c’è da costruire un mondo nuovo su basi pensate da queste élites e credo sia abbastanza evidente che si intenda un mondo senza Dio.
Non è forse ciò che ha detto padre Livio?

Il mondo senza Dio è il regno di Satana, e tutto ciò che vuole eliminare Dio dall’orizzonte umano è un progetto demoniaco. Come mai tanti cattolici sono scandalizzati da questa semplice verità e si scagliano contro il direttore di Radio Maria colpevole di ricordarla?

Basta leggere la risposta del direttore di Avvenire ai lettori che si stracciano le vesti per il giudizio di padre Livio, per capire la deriva di tanto mondo cattolico: la presenza del demonio sfuma in un male che aleggia nei sentimenti e nelle azioni cattive degli uomini. E «Il Covid non è un “complotto”, ma è natura e, al tempo stesso, è frutto di un’ormai lunga, egoista e scriteriata manipolazione della natura che la corrompe e incattivisce». Cioè, questi vogliono farci credere da mesi che il virus sia colpa delle nostre offese a Madre Terra e poi si scandalizzano di un prete che parla di progetto demoniaco?

Dobbiamo amaramente constatare che anche fra i cattolici è ormai realtà la negazione anche della sola ipotesi che nella storia si combatta una battaglia tra potenze del Cielo. C’è uno scivolamento inesorabile verso il paganesimo (….) ormai molto diffuso, al punto che è diventato incomprensibile un prete che ragiona secondo categorie di pensiero cattoliche che solo pochi decenni fa sarebbero state considerate ovvie.

E non è solo un problema di incomprensione. Questi bravi cattolici, che quotidianamente da ogni pulpito vogliono insegnarci la tolleranza e il dialogo, quando sentono parlare di Satana, di Giudizio di Dio diventano intolleranti e violenti e pretendono che si facciano tacere certe voci. È da costoro, più che dai media laicisti, che padre Livio e Radio Maria devono guardarsi.

(Già pubblicato col titolo “Radio Maria e i cattolici che la vogliono far tacere” Editoriale di Riccardo Cascioli, La Nuova Bussola, 19-11-2020)

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«E’ facile seguire un dio che io m’invento…»

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 20/09/2018


 

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«Il seminarista gli offrì conforto e gli propose un aiuto concreto»

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 18/09/2018

Non è che una delle tante ordinarie storia di quotidiana carità che migliaia di preti e seminaristi vivono ogni giorno, ma non facendo notizia come gli scandali (che giustamente vanno raccontati e condannati) mi chiedo se verrà diffusa con la stessa rapidità a tutti i propri contatti…

In queste settimane si parla molto di scandali legati alla condotta di vita di persone consacrate, anche di alto livello all’interno della gerarchia ecclesiastica. Sono notizie che fanno male alla Chiesa e che feriscono la nostra umanità, sulle quali è necessario fare chiarezza quanto prima e comminare le giuste sanzioni.

In tutto questo non va tuttavia dimenticato che tanti preti la vita delle persone la salvano, sia in senso spirituale, sia talvolta in senso fisico.

Ed è proprio questo il caso del giovane seminarista inglese David Donaghue che, con i suoi compagni, era solito partecipare alle iniziative di 40 Days for Life davanti alla clinica Marie Stopes a Birmingham. E così ha salvato una piccola vita dall’aborto.

La voce del buon senso  Riporta LifeSiteNews che l’autunno scorso, durante uno di questi momenti, David vide un uomo fuori dalla clinica e gli si avvicinò. L’uomo gli spiegò che sua moglie era all’interno della clinica per abortire: avevano già altri figli e finanziariamente avevano valutato di non potersi farsi carico di un’altra creatura. Il seminarista gli offrì quindi conforto e gli propose un aiuto concreto, grazie al prezioso del coordinatore locale di 40 Days for Life e delle donazioni raccolte da Good Counsel Network. La famiglia ha così potuto scegliere per la vita e accogliere un altro figlio.

Una volta nato il bambino, la famiglia ha continuato a essere seguita e supportata e David ha anche avuto modo di incontrare il piccolo che, grazie alla sua intercessione fuori dalla clinica, è scampato all’aborto. «La sua vita è preziosa», ha affermato David a LifeSiteNews.

Quando sarà grande probabilmente a quel bambino verrà raccontata la sua storia: la tua vita è stata salvata da un seminarista, che a sua volta è stato “salvato” da una vita dissoluta da un evento che lo ha segnato molto e che lo ha portato a riavvicinarsi a quel Dio che aveva conosciuto grazie alla nonna durante l’infanzia, fino alla decisione di donarGli tutta l’esistenza.

Tutto un caso o un’azione della Provvidenza? Ognuno può rispondere…

Teresa Moro

(Fonte: https://www.notizieprovita.it/)

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«Non ha risonanza mediatica il fatto che, insieme ad altri sacerdoti, io…»

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 29/08/2018

Lettera di un sacerdote cattolico al NEW YORK TIMES

«Caro fratello e sorella giornalista:

Sono un semplice sacerdote cattolico. Sono felice ed orgoglioso della mia vocazione. Da vent’anni vivo in Angola come missionario.

Vedo in molti mezzi di informazione, soprattutto nel vostro giornale, l’ampliamento del tema dei sacerdoti pedofili, con indagini condotte in modo morboso sulla vita di alcuni sacerdoti. Così si parla di uno di una città negli Stati Uniti negli anni ‘70, di un altro nell’Australia degli anni ‘80, e cosi a seguire di altri casi recenti…

Certamente questo è da condannare!

Si vedono alcuni articoli giornalistici misurati ed equilibrati, ma anche altri pieni di preconcetti e persino di odio.

Il fatto che persone, che dovrebbero essere manifestazioni dell’amore di Dio, siano come un pugnale nella vita di innocenti, mi provoca un immenso dolore. Non esistono parole che possano giustificare tali azioni. E non c’è dubbio che la Chiesa non può che schierarsi a fianco dei più deboli e dei più indifesi. Pertanto ogni misura che venga presa per la protezione e la prevenzione della dignità dei bambini sarà sempre una priorità assoluta.

Tuttavia, incuriosisce la disinformazione e il disinteresse per migliaia e migliaia di sacerdoti che si spendono per milioni di bambini, per tantissimi adolescenti e per i più svantaggiati in ogni parte del mondo! Ritengo che al vostro mezzo di informazione non interessi che io nel 2002, passando per zone minate, abbia dovuto trasferire molti bambini denutriti da Cangumbe a Lwena (in Angola), poiché né se ne occupava il governo, nè le ONG erano autorizzate.

E neanche vi importa che io abbia dovuto seppellire decine di piccoli, morti nel tentativo di fuggire dalle zone di guerra o cercando di ritornare, né che abbiamo salvato la vita a migliaia di persone in Messico grazie all’unica postazione medica in 90.000 Km2, e grazie anche alla distribuzione di alimenti e sementi. Non vi interessa neppure che negli ultimi dieci anni abbiamo dato l’opportunità di ricevere educazione ed istruzione a più di 110.000 bambini…

Non ha risonanza mediatica il fatto che, insieme ad altri sacerdoti, io abbia dovuto far fronte alla crisi umanitaria di quasi 15.000 persone tra le guarnigioni della guerriglia, dopo la loro resa, perché non arrivavano alimenti nè dal Governo, nè dall’ONU.

Non fa notizia che un sacerdote di 75 anni, Padre Roberto, ogni notte percorra la città di Luanda e curi i bambini di strada, li porti in una casa di accoglienza nel tentativo di farli disintossicare dalla benzina e che in centinaia vengano alfabetizzati.

Non fa rumore che altri sacerdoti, come Padre Stefano, si occupino di accogliere e dare protezione a ragazzi picchiati, maltrattati e persino violentati.

E non interessa che Frate Maiato, malgrado i suoi 80 anni, vada di casa in casa confortando persone malate e senza speranza.

Non fa notizia che oltre 60.000, tra i 400.000 sacerdoti e religiosi, abbiano lasciato la propria terra e la propria famiglia per servire i loro fratelli in un lebbrosario, negli ospedali, nei campi profughi, negli istituti per bambini accusati di stregoneria o orfani di genitori morti di AIDS, nelle scuole per i più poveri, nei centri di formazione professionale, nei centri di assistenza ai sieropositivi…o, soprattutto, nelle parrocchie e nelle missioni, incoraggiando la gente a vivere e ad amare.

Non fa notizia che il mio amico, Padre Marco Aurelio, per salvare alcuni giovani durante la guerra in Angola li abbia condotti da Kalulo a Dondo e sulla strada di ritorno alla sua missione sia stato trivellato di colpi; non interessa che frate Francesco e cinque catechiste, per andare ad aiutare nelle aree rurali più isolate, siano morti per strada in un incidente; non importa a nessuno che decine di missionari in Angola siano morti per mancanza di assistenza sanitaria, per una semplice malaria; che altri siano saltati in aria a causa di una mina mentre andavano a far visita alla loro gente.

Nel cimitero di Kalulo si trovano le tombe dei primi sacerdoti giunti nella regione…nessuno è arrivato ai 40 anni!

Non fa notizia accompagnare la vita di un sacerdote “normale” nella sua quotidianità, tra le sue gioie e le sue difficoltà, mentre spende la propria vita, senza far rumore, a favore della comunità di cui è al servizio.

La verità è che non cerchiamo di fare notizia, bensì semplicemente cerchiamo di portare la Buona Notizia, quella che senza rumore inizió nella notte di Pasqua. Fa più rumore un albero che cade, che non un bosco che cresce.

Non è mia intenzione fare un’apologia della Chiesa e dei sacerdoti. Il sacerdote non è nè un eroe, né un nevrotico. È un semplice uomo che, con la sua umanità, cerca di seguire Gesù e di servire i suoi fratelli. In lui ci sono miserie, povertà e fragilità come in ogni essere umano; ma ci sono anche bellezza e bontà come in ogni creatura…

Insistere in modo ossessivo e persecutorio su un tema, perdendo la visione di insieme, crea realmente caricature offensive del sacerdozio cattolico e di questo mi sento offeso.

Giornalista: cerchi la Verità, il Bene e la Bellezza. Tutto ciò la renderà nobile nella sua professione.

Amico… le chiedo solo questo…

In Cristo,

Padre Martín Lasarte sdb

“Il mio passato, Signore, lo affido alla tua Misericordia; il mio presente al tuo Amore; il mio futuro alla tua Provvidenza”.»

 

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Amen si, amen no?

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 25/07/2018

Se è corretto terminare le preghiere con “amen”, perché dopo il Padre Nostro nella Messa non si dice?

La parola “amen” è uno dei vocaboli più usati dai cristiani ed è difficilmente traducibile nel suo senso più profondo, per questo è stata mantenuta la forma ebraica originaria, che è quella usata nella relazione con Dio.

Pronunciare questa parola significa che si ritiene vero ciò che si è appena detto, con l’obbiettivo di ratificare una proposta, di unirsi ad essa o a una preghiera.

Per questo, esprimere in gruppo nell’ambito del servizio divino o dell’ufficio religioso, significa “essere d’accordo” con quanto appena detto.

La parola “amen” conclude le preghiere, anche quella del Padre Nostro, ma non il Padre Nostro recitato durante la Messa. (…)

E’ semplice, non si dice “amen” perché la preghiera non è ancora terminata.

Dopo aver pregato il Padre Nostro, alle parole “…ma liberaci dal male”, al posto di “amen”, il sacerdote continua a pregare da solo.

La liturgia definisce questa cosa “embolismo” ovvero la preghiera che il celebrante fa da solo raccoglie e consegna la preghiera precedente.

Il sacerdote sviluppa l’ultima petizione del Padre Nostro (“liberaci dal male”) dicendo:

Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l’aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell’attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo.”

E il popolo risponde:

“Tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli.”

Così il Padre Nostro è totalmente integrato nella liturgia eucaristica, non come un’aggiunta ma come una sua parte fondamentale.

(Tradotto dall’originale portoghese: http://cleofas.com.br/por-que-na-missa-nao-se-diz-amem-no-final-do-pai-nosso/)

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Il tavolo

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 19/01/2018

Condivido con gioia un racconto che hai risvegliato in me il desiderio di pregare per i nostri sacerdoti e per le sfide che il loro ministero comporta.

Dal libro di Suor Emmanuel Maillard – “La pace avrà l’ultima parola” – condivido con gioia la storia di padre Robert invitandovi a pregare sempre per i nostir pastori.

Padre Robert non fa eccezione alla regola. Come ogni sacerdote, anche lui conosce l’asprezza del combattimento spirituale, e sa per esperienza che il nemico del genere umano sarebbe contento di distruggere il sacerdozio, oggi più che mai.

Il sacerdote è molto prezioso nel piano di Dio, per questo la Madonna ci invita non soltanto a pregare per i nostri pastori ma anche a vegliare su di loro. Le pecore devono vegliare sui loro pastori?Non è forse il segno che il mondo vada al contrario?

Padre Robert ci ha permesso di esplorare un po’ di ciò che un sacerdote può vivere e soffrire nell’esercizio del suo sacerdozio, e quali precipizi deve a volte sfiorare. Questo anziano sacerdote americano in confessione compie meraviglie nel cuore dei pellegrini a Medjugorje. Ma col suo permesso, diamo un’occhiata al suo passato e facciamioglielo raccontare…

«Quando fui ordinato sacerdote, feci al Signore una promessa, in accordo col mio padre spirituale: al fine di proteggermi, mi impegnai a mettere sempre tra me e i fedeli, che venivano a trovarmi, un tavolo. A volte fu difficile mantenere tale promessa ma con la grazia di Dio ci sono sempre riuscito e ciò mi ha salvato!

Un giorno una donna mi venne a trovare, perché aveva bisogno di parlare con un sacerdote della sua situazione familiare molto complessa. Non appena ci incontrammo, provai per lei una forte attrazione. Ci incontravamo spesso a causa della gravità del suo problema, sperava di trovare in me, a suo dire, quel conforto che nessuno le dava.

Improvvisamente mi innamorai di lei: provavo tutti i sintomi tipici di un uomo invaghito di una donna, e cominciai a pensarla sempre. Tutto il mio essere era invaso della sua presenza e non riuscivo a controllare il cuore: ogni volta che veniva a trovarmi, sentivo il desiderio di stringerla tra le braccia e svelarle i miei sentimenti.

Ma tra noi c’era il tavolo, che durante quegli incontri detestavo e avrei tanto voluto togliere, tuttavia esso era lì e non si muoveva!

Questa tortura durò tre anni, fino a quando un giorno, durante un nostro ennesimo incontro, tutto d’un tratto mi resi conto di non provare più nulla per lei; l’attrazione scomparve con la stessa velocità con cui si era manifestata. Non mi riconoscevo più e non riuscivo più a vedere ciò che in precedenza mi avesse attirato in quella donna. Che sollievo!

Continuai dunque, ad aiutare questa parrocchiana con la grande libertà interiore che un fratello prova verso una sorella in Cristo. Capii allora che il sentimento provato verso quella donna era stata una trappola tesa dal nemico per distruggere il mio sacerdozio.

Ma la grazia previdente di Gesù, durante l’ordinazione sacerdotale, mi aveva suggerito di farGli la promessa del tavolo e in quel momento non potevo lontanamente immaginare che questo oggetto avrebbe salvato la mia vocazione o, piuttosto, che Gesù stesso, attraverso la mia fedeltà a mantenere la promessa, mi avrebbe salvato dal disastro!»

In seguito padre Robert esercitò un carisma particolare verso le persone tormentate: ricevette, cioè, il dono di «vedere» ciò che non andava nelle loro vite e di sradicare il male attraverso la sua preghiera.

Quanti cuori avrà aiutato, quante vite avrà salvato pregando e testimoniando sulla misericordia di Dio? Quale perdita avrebbe potuto causare la sua caduta per tantissime anime sofferenti! Oggi padre Robert è un sacerdote felice, che si prepara a raggiungere il Signore, ricolmo di gioia per avere umilmente servito la Chiesa ed essere rimasto sacerdote anche nelle tempeste, grazie a quel benedetto tavolo!

Se padre Robert nel giorno della sua ordinazione previde il modo con cui proteggersi nel futuro, anche noi possiamo piazzare dei «tavoli», per custodire e proteggere i nostri sacerdoti ed evitare situazioni che potrebbero farli cadere. Non è forse questo un modo per vegliare su di loro come ci chiede insistentemente la Madonna?

Alcune persone sono specializzate nel far cadere i sacerdoti, a volte servendosi di mezzi occulti. Non possiamo fare altro che pregare e digiunare, per questi sciagurati. La Parola di Dio, infatti, ci dice: «Non toccate i miei consacrati, non fate alcun male ai miei profeti”» (Sal 104,15). «Non toccate i miei consacrati, non maltrattate i miei profeti!» (1Cor 16,22)

(Fonte: Suor Emmanuel Maillardi, “La pace avrà l’ultima parola”, Sugarco Edizioni, Milano 2014, pag. 179-181)

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Dov’era Dio mentre affondava il Titanic? Era a bordo…

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 28/03/2017

Padre Thomas Byles ha avuto due possibilità di mettersi in salvo ma ha preferito restare a bordo ascoltando le confessioni e dando rifugio spirituale ai passeggeri della terza classe.

Era il 15 aprile del 1912, mentre l'”inaffondabile” Titanic colava a picco, padre Thomas Byles rinunciava a ben due opportunità di imbarcarsi nella scialuppa di salvataggio.

Preferì rimanere a bordo, così come riferito dai passeggeri superstiti, per ascoltare le confessioni e offrire rifugio spirituale a chi non aveva alcuna chance di scampare al naufragio.

Morirono circa millecinquecento persone nella tragedia del transatlantico che non aveva abbastanza scialuppe di salvataggio per tutti i passeggeri.

Il sacertode, britannico di quarantadue anni, era stato ordinato a Roma dieci anni prima e viaggiava per celebrare il matrimonio di suo fratello a New York.

Le testimonianze dei passeggeri relativamente all’atteggiamento sacerdotale a bordo della nave, sono state riunite nel sito http://www.fatherbyles.com.

Tra queste Agnes McCoy, passeggera di terza classe, sopravvissuta al naufragio, testimonia che il padre restò a bordo per confessare, pregare coi passeggeri, dando loro la sua benedizione negli ultimi minuti.

Un’altra passeggera di terza classe, Helen Mocklare, racconta:

Fummo letteralmente catapultati fuori dai nostri posti; vedemmo padre Byles davanti a noi correndo per i corridoi con la mano alzata. Lo conoscevamo perché era venuto a trovarci alcune volte a bordo e perché aveva celebrato la messa per noi proprio in quella mattina.

‘Mantenete la calma’, chiedeva, continuando per la terza classe dove passò il tempo assolvendo e benedicendo. Alcuni andavano nel panico ed era in quel momento che il sacerdote imponeva loro le mani e tornava la calma.

Tutti i passeggeri erano estremamente sorpresi vedendo l’assoluto autocontrollo che il padre riusciva a mantenere.”

La testimone Helen afferma che un marinaio “avvisò il sacerdote del pericolo supplicandolo di imbarcarsi su una scialuppa”, ma il padre rifiutò per ben due volte. “Padre Byles si poteva salvare, ma non avrebbe lasciato la nave se ci fosse rimasto anche un solo passeggero. E le suppliche del marinaio non vennero ascoltate.

Quando entrai nell’ultima scialuppa disponibile, mentre ci allontanavamo piano piano dalla nave, potevamo ancora udire distintamente la voce del sacerdote e le risposte alle sue preghiere“.

Causa di beatificazione.

Più di un secolo dopo, il connazionale padre Graham Smith, parroco della stessa parrocchia di padre Byles, è il responsabile dell’apertura della causa per la sua beatificazione. Egli dichiara che l’eroico prete fu “un uomo straordinario che diede la vita per gli altri. Aspettiamo e preghiamo affinché sia riconosciuto come santo.”

(…) “Speriamo che da tutto il mondo la gente chieda l’intercessione di padre Thomas Byles per le loro difficoltà e, se si verificherà un miracolo, la beatificazione e la canonizzazione potrà andare avanti”, afferma e invita padre Smith.

(Tradotto dall’originale portoghese: http://pt.aleteia.org/2017/03/27/havia-um-santo-a-bordo-do-titanic/)

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Preti

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 26/01/2017

pretiQualche ora fa un amico mi ha girato un link con una notizia, datata, di un prete invischiato in giri di prostituzione. Il commento dell’amico era: “poi dice che la gente si allontana dalla Chiesa.”

Essendo ovvia anche da parte mia l’indignazione e la condanna per il prelato traviato, non ho ribattuto se non con questo link:

https://fermenticattolicivivi.wordpress.com/2012/05/17/don-roberto-dichiera-in-un-centro-sociale-di-roma-per-evangelizzare-nella-notte-servizio-andato-in-onda-nella-puntata-di-matrix-del-6-4-2012/

Ho aggiunto solo: “Preferisco questo, di prete”.

La risposta è stata: “Eh… Ma questi sono una minoranza. La Chiesa è tutta corrotta.”

Ho risposto con tre domande.

1) Premesso che che questi criminali vadano rimossi e condannati, hai per caso delle statistiche che ti dimostrino che siano la maggioranza o forse fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce?

2) Perché leggendo la notizia del primo link la gente pensa che la Chiesa sia tutta corrotta, mentre leggendo il secondo non pensa – “Ma quanto è preziosa questa Chiesa che si occupa di questi ultimi.”?

3) Un’ultima domanda, il link che ti ho appena mandato verrà girato e rigirato a tutta la rubrica e febbrilmente spammato su tutti i social come hanno fatto col primo link?

Non c’è stata risposta.

Il male c’è sempre stato, anche nella Chiesa che, sopravvissuta due millenni a ogni evento storico, sopravviverà anche a questi tempi, come promesso da Gesù (“portae inferi non praevalebunt”).

Prima di diffondere un link pero, facciamoci queste tre domande. Interroghiamoci prima di condividere con leggerezza qualsiasi cosa e chiediamoci se siamo disposti a condividere link di preti virtuosi con la stessa facilità con cui condividiamo le brutte notizie che non fanno loro onore.

E poi chiediamoci, noi credenti, quanto preghiamo per i nostri sacerdoti?

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“Facciamo di noi stessi un cuore attento a tutti”

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 26/07/2016

Jacques_Hamel_02Padre Jacques Hamel, martire cristiano, crudelmente assassinato in odium fidei, il 26 luglio 2016 nella sua chiesa di Saint Etienne Du Rouvray a Rouen, Francia.

Solo pochi giorni fa, nel giornalino parrocchiale scriveva alcune righe tanto semplici quanto vere per vivere le vacanze in maniera davvero significativa.

Rispondiamo all’odio con l’Amore, quello con la A maiuscola, che viene da Dio. Leggiamo e rileggiamo questa parole semplici e sante di Padre Jacques e viviamole, come unico, vero, e rivoluzionario smacco all’odio che sta imperversando nel mondo in questi ultimi tempi.

Ma lasciamo la parola a questo santo ordinario dei giorni nostri…

«La primavera è stata piuttosto fresca. Se stiamo un po’ giù di morale, pazienza, l’estate finirà con l’arrivare, e con essa le vacanze.

Le vacanze sono un tempo per prendere le distanze dalle nostre occupazioni abituali. Ma non sono una semplice parentesi; sono un tempo di relax, ma anche di ritorno alle origini, di incontri, di condivisione, di convivialità.

Un tempo di ritorno alle origini: qualcuno si prenderà qualche giorno per un ritiro o un pellegrinaggio. Altri rileggeranno il Vangelo, soli o insieme ad altri, come una Parola che fa vivere l’oggi.

Altri potranno ritrovarsi nel grande libro della creazione ammirando paesaggi così differenti e talmente magnifici che ci elevano e che ci parlano di Dio.

Possiamo sentire, in quei momenti, l’invito di Dio a prenderci cura di questo mondo, a farne, proprio là dove viviamo, un mondo più caloroso, più umano, più fraterno.

Un tempo di incontro, col prossimo, con gli amici: un momento per prenderci del tempo da vivere qualcosa insieme. Un momento per essere attento all’altro, chiunque esso sia.

Un tempo di condivisione: condivisione della nostra amicizia, della nostra gioia. Condivisione del nostro sostegno ai bambini, mostrando loro che sono importanti per noi.

Jacques_Hamel_01Un tempo che sia anche tempo di preghiera, attenti a quello che accade nel nostro mondo in quel momento. Preghiamo per coloro che ne hanno più bisogno, per la pace, per un vivere insieme migliore.

Questo sarà ancora l’anno della misericordia. Facciamo di noi stessi un cuore attento alle belle cose, a tutti, soprattutto a coloro che rischiano di sentirsi un po’ più soli.

Che le vacanze ci permettano di fare il pieno di gioia, d’amicizia e di ritorno alle origini. Allora potremo, meglio attrezzati, riprendere insieme il cammino.

Buone vacanze a tutti!»

Père Jacques Hamel, Juin 2016

Tradotto dall’originale francese: http://www.lavie.fr/actualite/documents/ce-que-le-pere-jacques-hamel-ecrivait-en-juin-dernier-dans-la-lettre-paroissiale-26-07-2016-75077_496.php)

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