Quando la bonba atomica “Fat Boy” (ragazzo grasso) quel 9 agosto del 1945 devastò Nagasaki, uno degli edifici ridotti in macerie era la cattedrale della città di Urakami, una delle più grandi cattedrali dell’Asia di quel tempo.
il bagliore accecante dell’esplosione nucleare che avrebbe annientato più di 70000 vite nella città, sconquassò le vetrate della chiesa, abbatté le sue mura, bruciò il suo altare e sciolse la sua campana di ferro.
Ma avvenne ciò che i fedeli poi definirono un miracolo; rinvennero la testa di una statua lignea della vergine Maria, statua superstite tra le colonne crollate, e i detriti bruciati della chiesa romanica ridotta in macerie il 9 agosto 1945.
L’apparizione dell’icona religiosa devastata dalla guerra era inquietante; degli occhi della Madonna non erano rimaste che delle cavità nere, la guancia destra era carbonizzata, e una fessura si faceva strada come una lacrima stridente sul suo volto.
Il resto della statua trovò dimora nella nuova chiesa dedicata a Santa Maria, che venne presto ricostruita a soli cinquecento metri dal “ground zero” della bomba.
(Tradotto dall’ingelse da: https://dirkdeklein.net/)
Un segno portentoso che ci viene donato per rafforzare la nostra fede, per dirci anche nelle più assurde e crudeli tragedie della follia umana, Dio non resta a guardare dall’alto della sua infinita lontananza ma c’è dentro, soffrendo con gli innocenti.
Per ricordare, affidare, e se Dio ne concede la grazia, perdonare.
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