Un ispirato avvocato Gianfranco Amato (Presidente nazionale dell’organizzazione Giuristi per la Vita), ci ricorda l’unica realtà che non passa, a cui volgere lo sguardo in questo tempo di pandemia e di incertezza.
«Pensavo al filosofo Gustave Thibon, il filosofo contadino, e lui diceva: “Non morire non significa vivere”. Stiamo rischiando che per paura di morire rinunciamo a vivere. In questa società postmoderna, ormai completamente liquida, dove nulla ha senso e dove tutto è assolutamente precario, è chiaro che la paura diventa il fattore determinante.
Noi abbiamo avuto nel corso della storia, epidemie, pandemie ben più gravi; pensiamo alla spagnola del 1918 o all’asiatica del ’57. Ma perché non c’era questo? Perché non hanno vissuto questa esperienza del precario che terrorizza perché ormai hai soltanto una dimensione che è la dimensione materiale?
Perché c’erano dei valori che oggi non ci sono più, a cominciare dalla fede. Se la vita non ha più un senso ma è tutto soltanto una questione biochimica, se Dio non esiste, se non c’è un aldilà, se non c’è una dimensione trascendente, beh, allora è chiaro che la morte diventa la parola ultima, e questo distrugge le relazioni sociali.
Infatti, che cosa, secondo me, ha evidenziato il Covid rispetto alle esperienze passate? Ciascuno di noi sa che la propria vita personale è precaria, tutti sappiamo che dobbiamo morire. Quello che la gente non immaginava è una precarietà collettiva della società, cioè che fosse precaria anche la scienza, la medicina, l’economia, la politica, cioè che tutti questi dei crollassero inesorabilmente.
E chiudi dicendo, anche a proposito di quel bellissimo passaggio sul Crocifisso, certo è che la Chiesa – per esempio – ha perso un’occasione pedagogica enorme. In un momento in cui c’era la possibilità di dire – Caro uomo moderno, adesso hai capito che non solo tu singolarmente sei precario, ma tutto è precario? Io ti dico che c’è qualcosa, o meglio Qualcuno che precario non lo è.
Sarebbe stato il momento di ripristinare, o ricordare, il famoso motto dei certosini – Stat crux dum volvitur orbis – tutto crolla, tutto gira, ma c’è una cosa che è incrollabile, la Croce di Cristo.»