Come i fermenti lattici vivi sono piccoli ma operosi e dinamici e pur essendo invisibili sono indispensabili alla vita, spero che questi "fermenti cattolici vivi" contribuiscano a risvegliare la gioia di essere cristiani.
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CUORE IMMACOLATO
DI MARIA
Don Maurizio Mirilli ci spiega la virtù della temperanza.
«La virtù che ci permette di moderare le passioni. Le passioni sono cose positive, (…) ma quando non sono più libero, quando divento schiavo…
Devo passare dal “mi piace” al “mi fa bene”.
Il confine di una passione è proprio il criterio del bene. Questa cosa la sto facendo solo perché mi piace o anche perché mi fa bene e fa del bene anche agli altri?»
A giudicare da quanto si vede e si sente, sia per esperienza diretta sia, e soprattutto, per quanto si apprende dai mezzi di comunicazione di massa, sembra che di buone azioni in giro, ce ne siano veramente poche o non ce ne siano affatto.
Si parla di guerre (…), rapine e furti (…), incidenti stradali provocati dai pirati della strada (…). Il tutto condito, talvolta, da una grande e sconcertante indifferenza dei presenti, come nel caso verificatosi su alcune spiagge ove i bagnanti hanno continuato imperterriti le loro futili faccende nonostante la presenza di due persone decedute per malore o annegamento lì presenti sulla spiaggia appena coperte da un telo.
Verrebbe da chiedersi: “Ma in che mondo viviamo? Possibile che non ci sia più nessuno che faccia la buona azione quotidiana come si insegnava ai Boys Scout e ai ragazzi di Azione Cattolica? (…)”
Eppure tante persone, vedendo per la strada persone in difficoltà, anche solo per avarie meccaniche, si fermano a prestare il proprio aiuto fino alla soluzione del problema per poi sparire nell’anonimato.
Alcuni anni orsono, il 29 giugno, festa dei santi Pietro e Paolo, io e mia moglie, giunte le tanto sospirate vacanze, caricata la nostra piccola 500, partimmo per la casa al mare. Dopo alcune ore di viaggio, giunti a Lecce, si verificò un guasto al motore; era saltata una candela, danno che solo un meccanico poteva riparare.
Erano le undici di sera e quindi tutte le officine erano chiuse; ci vedemmo persi non sapendo che fare se non aspettare il giorno dopo. In quel mentre, passò di lì un distinto signore che si fermò e, dopo essersi accertato che non c’era la possibilità di riparare il danno, si offrì di accompagnarci a destinazione; non solo ma chiese di lasciargli le chiavi della macchina che avrebbe provveduto a farla riparare dal suo meccanico di fiducia.
Infatti l’indomani verso il pomeriggio venne a prendermi e mi accompagnò dal meccanico dove trovai la macchina bella riparata.
Durante il tragitto, mi disse che si era trovato lì per puro caso, in quanto aspettava alcuni amici con cui sarebbe andato a festeggiare il suo onomastico: si chiamava infatti Paolo.
Giunti a Lecce pagai il meccanico e chiesi al mio angelo custode cosa gli dovevo per il disturbo che si era preso. Mi rispose: “Se dovesse incontrare un automobilista in difficoltà, faccia la stessa cosa”.
Mi vennero spontanee alla mente le parole dette da Gesù a conclusione della parabola del Buon Samaritano: “Va e fa’ anche tu la stessa cosa.” (Lc 10, 25-37)
[Tratto da “Joseph”, periodico degli Oblati di San Giuseppe e del Movimento Giuseppino, Anno 92, n. 5]
E’ forse a ciò che si è ispirato l’autore del film “Passa il favore?”
La peggiore malattia dell’Occidente oggi non è la tubercolosi o la lebbra, ma è il non sentirsi desiderati né amati, il sentirsi abbandonati.
La medicina può guarire le malattie del corpo, ma l’unica cura per la solitudine, la disperazione e la mancanza di prospettiva è l’amore.
Vi sono molte persone al mondo che muoiono per un pezzo di pane, ma un numero ancora maggiore muore per mancanza d’amore.
E la povertà in Occidente assume forme nuove: non è solo solitudine, ma è anche povertà spirituale. Vi è fame d’amore e vi è fame di Dio.
Trova perciò il tempo di fare la carità; è la chiave del Paradiso.
Non permettere mai che qualcuno venga a te e vada via senza essere migliore e più contento.
Sii l’espressione della bontà di Dio, Bontà sul tuo volto e nei tuoi occhi, bontà nel tuo sorriso e nel tuo saluto.
Regala a qualcuno il tuo sorriso, fagli una breve visita, leggigli qualcosa, regala calore dove regna il gelo.
UNA TESTIMONIANZA
Un uomo alcolizzato giaceva sull’orlo della strada e nessuno lo toccava; allora le suore lo raccolsero e lo portarono alla “Casa della Compassione”, la nostra fondazione. Qui lo circondarono di affetto e si presero cura di lui.
Un giorno, dopo sedici lunghi anni, egli disse: “Sorelle, vado a casa e non berrò mai più. Grazie al modo con cui mi avete amato e vi siete prese cura di me, ho capito improvvisamente che Dio mi ama“.
Andò a casa, ma ritornò con il suo primo stipendio: “Sorelle – disse – ecco il mio primo stipendio. Fate ad altri ciò che avete fatto a me”.
[Tratto da: “Vivi davvero!”, da Madre Teresa parole di saggezza a cura di L. Guglielmoni e F. Negri, Ed. Paoline, Milano 2003, pag. 83, 84]
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