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La gente semplice, quando si trova di fronte a problemi insolubili, si avvicina ai suoi santi e ai suoi eremiti

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 04/08/2015

monaci_01…e ne trova anche in città, oggi.

Un articolo sui nuovi eremiti metropolitani, fenomeno in silenziosa ma continua espansione.

C’è ancora posto per gli eremiti nel nostro mondo sovraffollato? Esistono ancora i singles dello spirito che si ritirano in baite solitarie e in “grotte monolocali” per soli anacoreti? O si stanno estinguendo come i panda? La risposta che ci viene dagli Usa è sorprendente.Sulla base di una indagine conoscitiva effettuata dai gesuiti d’America sul loro quadrimestrale per consacrati, Review for Religious, si rileva che non solo sopravvivono ma sono addirittura in crescita. E in tutto il mondo il fatto nuovo è che questi eremiti non si rifugiano più nelle grotte ma scendono in città e si inseriscono nella realtà metropolitana senza tuttavia abbandonare la loro scelta di vita solitaria.

Non sappiamo cosa possano rispondere alle domande del Censimento perché la “professione eremita” non è ancora contemplata. Ma è altrettanto certo che aumentano ogni anno, trascorrono la vita in preghiera, non temono la povertà e rifiutano qualsiasi gerarchia. La loro forza sta nel contraddire lo spirito del tempo. E la Chiesa ha deciso di reintegrarli nel Diritto canonico.

La notizia ci riporta ad una esperienza di alcuni anni fa, durante un viaggio nell’Isère, dove vari eremiti popolavano una vallata, ben distanziati tra loro. L’insediamento era noto solo agli “addetti ai lavori” in contatto con questi atleti della solitudine. La cosa ci aveva stupito, convinti come tutti, che gli anacoreti non esistessero più. Forse si trattava degli ultimi esemplari. Invece ci veniva detto che gli insediamenti erano in aumento, tanto da allertare il demanio francese, interessato a ricavare soldi anche da questo utilizzo del suolo pubblico.

monaci_02Questa impressione di un movimento in espansione ci viene ora confermata dalla ricerca dei gesuiti americani su un fenomeno che, per le sue dimensioni e la sua dinamica, sta prendendo in contropiede anche le autorità religiose che lo avevano archiviato come estinto nel 1917 lasciandolo fuori dal nuovo Codice ecclesiale.

Invece bisogna ricominciare a parlarne, a chiedersi perché tornano, quanti sono oggi, quanti potrebbero diventare domani e che ruolo hanno nella ripresa del senso del sacro. Ecco alcuni numeri.La categoria, stando a valutazioni attendibili, conterebbe nel mondo almeno ventimila anacoreti doc, ma è una stima forse inferiore alla realtà. Duemila vivono in Italia. E sono equamente divisi tra uomini e donne.

Per gran parte sono cattolici, ma non mancano altre confessioni cristiane e altre religioni. L’inchiesta americana, ha rilevato che il maggior numero di eremiti, oggi, è “metropolitano” e soltanto un due per cento segue la tradizione che li vuole in grotte, baite o vecchi cascinali.

L’eremitaggio moderno si fa anche in scantinati o sotto i ponti. Meglio ancora nei casermoni o nei condomini delle città. La metropoli di oggi è il luogo vero della solitudine, dove tutti ti ignorano, e dove il combattimento contro i nuovi demoni è ancora più intenso.

Come si mantengono gli eremiti? Nel Medio Evo trovavano “lavoro” custodendo cimiteri, ponti, passi montani, fari, santuari, e questo è possibile anche oggi. Ma è più difficile per gli eremiti metropolitani. Perché il “deserto” di cemento è meno fertile del deserto di sabbia, dove almeno le locuste e le radici non mancano come ci ha insegnato Giovanni il Battista. Scartati i lavori nelle aziende, ambienti troppo dispersivi e più adatti ai preti operai, restano i lavoretti che si possono fare tra le pareti domestiche come la pittura o il restauro di icone, la confezione di rosari e di ostie per la messa.

monaci_03Oppure scrivere e collaborare con editori, come fa Adriana Zarri che abbiamo intervistato. Condividono l’abitazione con sorella povertà; per pregare e meditare ricavano un angolo che arredano con un gusto ispirato, dove non c’è l’idea della miseria ma di una povertà luminosa.

E l’assenza di gadget dispersivi come la tv o il telefono consente loro di non essere assillati dalle bollette. I più “benestanti” hanno una pensioncina minima o trovano una casa di campagna con un fazzoletto di terra per ricavarne i prodotti dell’orto.

La diffidenza iniziale dei vicini si trasforma, poco a poco, in stupefatta accettazione di questi esseri “asociali” e, ben presto, in una richiesta di preghiere o intercessioni. L’eremita è solo in apparenza un isolato, ma risiede “al centro” della società. E questo il popolo lo sente. La gente semplice, quando si trova di fronte a problemi insolubili, si avvicina ai suoi santi e ai suoi eremiti.

(Titolo originale: L’eremita della porta accanto. Arrivano gli anacoreti del Medioevo prossimo venturo di Rodolfo Signifredi. Fonte: http://www.auraweb.it)

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Un eremita in città

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 20/07/2015

nuovi_eremiti_01

Mi ero fermato nella cappella del Santissimo. Tra gli altri c’era un uomo sui settant’anni, che, in un mio momento di distrazione, mi incuriosì. Guardava fisso l’ostensorio, poi abbassava la testa e faceva dei lievi cenni di diniego, che sarebbero potuti sembrare tremiti di Parkinson se non fossero stati tutti e solo legati a quei momenti.

Ritornai alla mia interrotta adorazione. Quando mi alzai per andarmene il mio sguardo incontrò il suo, per qualche attimo. Fuori della chiesa mi raggiunse, Permette una parola? Certo. Nel suo sguardo ho visto che lei ama Dio. Ci provo, replicai un po’ vergognandomi. Io riconosco chi ama Dio, disse, e da quel momento cominciò uno strano colloquio, che mi permetto di riferire avendo solennemente promesso di non rendere riconoscibili lui e i luoghi.

Mario, lo chiamerò, così, è un direttore postale da poco in pensione, e fa l’eremita in città. Io diffido sempre un po’ di queste cose, e allora mi sono messo in cauto ascolto. Sembrava autentico.

Non si era mai sposato, non sapendo bene perché, finché gli era venuto in mente che forse poteva essere una vocazione. Ma su questo, disse, si era tormentato parecchio, chiedendosi (stavo per chiederglielo io) se vivere da solo in un appartamento minuscolo ma confortevole non poteva infine essere un bell’alibi per non prendersi responsabilità e vivere un quieto vivere. Sì, visitava i malati all’ospedale, portava la comunione come ministro straordinario, ma questo lo assolveva dal non essersi preso altre croci, di quelle pesanti che ti bloccano e non ti lasciano scampo?

nuovi_eremiti_02È intelligente Mario, ha letto che nelle vite di molti santi c’è stato il momento della tentazione più insidiosa, quello di ritirarsi da soli con Dio, stornata da Dio stesso a suon di fatti. E una notte che pregava più intensamente del solito perché aveva tentazioni di ogni genere, da quelle sessuali al timore, crescente con l’età, della solitudine, proprio quando si era sentito un illuso, uno straccio falso, disse, aveva capito che quella era la sua vocazione, perché non c’era niente da divertirsi, ma solo una pace, quasi sempre senza consolazione, più alta di ogni sconquasso. Se ti reggi a un treno, vai dove vuole il treno. Se stai dentro un’auto, pure. Se ti attacchi anche con una mano sola a Dio, ma a lui solo, non sei più sballottato, è tutto il resto intorno a te, che corre smarrito.

E quando viene la tentazione di non credere? gli chiesi senza alcun riguardo. Sorrise come un compagno di scuola trionfante che ti ha fatto goal nel campetto parrocchiale, poi serio spiegò: Ho imparato a spese di ogni mio nervo che c’è qualcosa di molto più grande della fede, che può oscurarsi del tutto, ed è l’amore, anzi, sai che ti dico? Allora la fede esce da sé stessa e diventa amore.

A quel punto volle insistentemente che vedessi il suo eremo. Ma che fai, ora che sei in pensione?, gli chiesi con la stessa precedente mancanza di riguardo. Oltre le cose che ti ho detto, la preghiera: è inesauribile . I suoi meno di quaranta metri quadrati, devo dire, mi hanno colpito: cucinino, salottino, camera da letto fratesca, col letto lindo, povero, essenziale come un letto di morte.

nuovi_eremiti_03Un tavolino, una sedia, un lume, una piccola radio, uno scaffaletto di libri, forse duecento, in cui feci in tempo a riconoscere, oltre la bibbia in diverse edizioni, la Liturgia delle ore, alcune vite di santi, le edizioni carmelitane delle opere di santa Teresa, san Giovanni della Croce e santa Teresina, di Lisieux. E I fratelli Karamazov. Perché I fratelli Karamazov?. È la bibbia dell’uomo moderno, di tutte le sue debolezze, mi serve a tenere i piedi per terra. Dalla finestra della camera una lista di cielo slavato. Mi vennero i brividi, a pensarlo lì solo. Solo?, mi lesse nel pensiero. Siamo almeno in sei: La Trinità, la Madonna, il mio angelo, io il poveretto.

E poi ci pensi, la Chiesa? Noi ci riferiamo sempre a questa qui visibile, di gente che nasce e muore continuamente. Ma questa, importantissima per noi, è il meno!, si infervorava. I tantissimi del purgatorio, gli innumerevoli del paradiso, altro che soli. E poi ancora – continuò – io compro il giornale ogni mattina, non per curiosità. C’è da, pregare tutto il giorno e non si arriva mai. Ecco perché non ho la televisione: non ho tempo, ho già tutti i dolori che mi vengono dal giornale e dalla radio, che parlano anche della televisione.

Mario, perché mi hai fatto venire qui, e non vuoi che dica niente a nessuno? Perché chi deve venire alla fine viene, lo porta Dio. Ti ho fatto venire perché ho visto che ami Dio, e con chi ama Dio si condivide tutto. Mario…. Adesso devi andare, perché io devo andare in ospedale ad aiutare a mangiare persone che non ce la fanno. Ciao. Ciao. Se si vive sempre in punto di morte, tutto va a posto.

(Fonte: http://nuovieremiti.blogspot.it/)

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