FERMENTI CATTOLICI VIVI

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Posts Tagged ‘cristiani nel mondo’

Vi presento Maria Zhu-Wu, donna, cinese, cattolica, martire

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 02/09/2015

Cristianofobia_01

Zhujiahe è un piccolo villaggio situato nella vasta pianura grigia della Cina settentrionale, al confine tra le province di Zhili e Shandong. Tradotto, il nome significa “fiume della famiglia Zhu”. Diversi membri di quella famiglia si erano convertiti al cattolicesimo durante il XVIII secolo, quando i gesuiti da Beijing si erano inoltrati nella provincia di Zhili. All’inizio del XIX secolo la famiglia Zhu si era stabilita vicino al fiume, dandogli il suo nome. Nel 1900 il villaggio aveva circa 300 abitanti, che vivevano in basse casette di argilla, annidate tra irregolari distese di sorgo e dominate da una chiesa semplice, con il tetto piatto e un’alta facciata; dalla cima di quest’ultima, la croce sovrastava la campagna.

Pastore della comunità cattolica di Zhujiahe era il gesuita francese Léon-Ignace Mangin, quarantaduenne e missionario in Cina sin dal 1882. Nel villaggio era assistito da un saggio di mezz’età, Zhu Dianxuan, abile amministratore e molto versato anche nell’arte della guerra. Sua moglie cinquantenne, Maria Zhu-Wu, era molto stimata dagli abitanti del villaggio: donna gentile di grande fede, nel suo servizio a Dio dava la priorità all’assistenza ai poveri. Senza mai cercare fama né gloria, queste tre persone si sarebbero trovate al centro del massacro di cristiani più violento avvenuto durante la rivolta dei boxer.

Non occorre spiegare qui la storia della rivolta, né le macchinazioni politiche e la guerra che l’avevano innescata. Avevano poca importanza per gli abitanti di Zhujiahe quando, nell’estate del 1900, avevano accolto migliaia di rifugiati cattolici dai villaggi vicini. Ciò aveva portato la popolazione a 3000 abitanti, vale a dire dieci volte più di quelli abituali, quando il 17 luglio furono attaccati da 4500 uomini ben armati, le forze congiunte dei boxer e dell’esercito imperiale. Pochi giorni prima, gli abitanti del villaggio, protetti dalle fortificazioni costruite da Zhu Dianxuan, erano ancora riusciti a respingere gli attacchi e perfino a conquistare un cannone del nemico.

Padre Mangin e il suo confratello gesuita Paul Denn, anche lui rifugiato a Zhujiahe, avevano celebrato la messa ogni mattina e ascoltato confessioni per tutto il giorno; la sera avevano dato il cambio alle guardie sui bastioni. Il giorno seguente, Zhu Dianxuan, l’unico leader esperto tra i mille e più uomini in grado di difendere il villaggio, si arrampicò sui bastioni per usare il cannone contro le forze nemiche. Ma quella sera stessa, quando ormai oltre la metà dei suoi uomini era morta in battaglia, il cannone esplose sul petto di Zhu Dianxuan. Mangin, che si trovava lì vicino, corse dall’uomo morente e gli diede l’estrema unzione. Il terzo giorno, quando la situazione ormai apparve senza speranza, quanti potevano fuggire lo fecero, lasciando indietro chi era troppo debole per farlo, specialmente donne e bambini.

Quando la mattina presto del 20 luglio i soldati presero il villaggio, le prime persone che uccisero furono un gruppo di vergini della parrocchia e di catechiste. Colti dal panico, ottantacinque tra donne e bambini fuggirono verso l’orfanotrofio, dove saltarono nel pozzo, morendovi affogati o soffocati. Pare che il loro pianto e le loro grida si siano sentiti per due giorni.

La maggior parte degli abitanti del villaggio, circa mille, si era rifugiata nella chiesa, assistita spiritualmente dai due sacerdoti gesuiti. Troppo pressati per celebrare un’ultima messa, Mangin e Denn si sedettero sui gradini dinanzi all’altare ad ascoltare confessioni, mentre la maggior parte delle persone era inginocchiata in preghiera o semplicemente attendeva. Maria Zhu-Wu, presumibilmente in lutto per il marito, rimase però calma, esortando tutti a confidare in Dio e a pregare la Madre celeste. Verso le nove del mattino, gli aggressori sfondarono la porta e iniziarono a sparare a caso all’interno della chiesa, fino a quando non fu piena di fumo. Si diffuse il panico mentre la gente veniva uccisa, ma i sacerdoti riuscirono a unirla in preghiera, recitando insieme il Confiteor e l’atto di contrizione, poi diedero l’assoluzione generale mentre le armi continuavano a sparare sulla gente.

Qui Maria Zhu-Wu assurse a particolare grandezza: si alzò e si mise con le braccia tese davanti a padre Mangin per fargli scudo con il proprio corpo. Non molto tempo dopo, una pallottola la colpì ed ella cadde davanti alla balaustra dell’altare. Anche Mangin, sgranando il rosario con una mano e afferrando un crocifisso con l’altra, ben presto cadde vittima degli uomini armati. Poi i boxer sprangarono la chiesa e le diedero fuoco. La maggior parte di quanti si erano rifugiati al suo interno morì a causa del fumo inalato, gli ultimi — tra loro Mangin e Denn — finirono arsi quando, alla fine, il tetto della chiesa crollò. Solo 500 cattolici riuscirono a sopravvivere al massacro fuggendo o apostatando; pochi altri, principalmente donne, furono venduti come schiavi o condotti come prigionieri a Beijing, dove probabilmente finirono in qualche postribolo.

Ma Maria Zhu-Wu continua a vivere a Zhujiahe, il fiume della famiglia Zhu, trasformato in un fiume di sangue. Mentre suo marito aveva difeso il villaggio contro il nemico esterno, lei aveva rafforzato la fede e il coraggio interiore delle persone, sacrificando addirittura la propria vita per salvare il loro pastore. Nel 1955 Pio XII la proclamò beata, insieme ai due gesuiti e ad altri 53 martiri; tutti sono stati canonizzati nel 2000 da Giovanni Paolo II

 

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Kapolavori a Karakosh

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 18/06/2014

papa_francesco_angelus--400x300Il Papa all’Angelus di domenica 15 Giugno ha invitato tutti a pregare per l’Irak con parole semplici quanto toccanti:

“Cari fratelli e sorelle, sto seguendo con viva preoccupazione gli avvenimenti di questi ultimi giorni in Iraq. Invito tutti voi ad unirvi alla mia preghiera per la cara nazione irachena, soprattutto per le vittime e per chi soffre maggiormente le conseguenze dell’accrescersi della violenza, in particolare per le molte persone, tra cui tanti cristiani, che hanno dovuto lasciare la propria casa. Auspico per tutta la popolazione la sicurezza e la pace ed un futuro di riconciliazione e di giustizia dove tutti gli iracheni, qualunque sia la loro appartenenza religiosa, possano costruire insieme la loro patria, facendone un modello di convivenza. Preghiamo la Madonna, tutti insieme per il popolo iracheno.

Ave Maria, piena di Grazia, il Signore è con te, tu sei benedetta tra le donne, e benedetto è il frutto del tuo seno Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi, peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte.

A te che leggi, adesso, chiedo di unirti alla mia preghiera con un’Ave Maria, un Padre Nostro, se non sei Cattolico, con la preghiera che ti viene dal cuore, ma ti chiedo di farlo ora, per la nazione irachena e per tutte le terre devastate dalla guerra.

Se sei di Roma, o se passi per la Capitale, ti segnalo Kapolavori a Karakosh una bella mostra al Centro Culturale JPII, vicolo del Grottino, 3B (Roma Centro Storico) dal 17 al 20 giugno 2014.

Mostra la vita difficile e pericolosa dei nostri fratelli cristiani in Irak che rischiano la vita per una Messa e che vivono con un fervore e un coraggio che può venire solo dalla grazia di Dio accolta da cuori generosi.

Mostra una comunità di vecchi, giovani e bambini, che hanno perso i propri cari sotto le bombe dei terroristi, senza aver perso la fede e la capacità di perdonare.

Ecco un breve video di presentazione che vale la pena vedere. Accogliamo l’accorata richiesta del Vescovo di Karakosh che confida nelle preghiere di noi cristiani d’Occidente.

Vivere la vita ogni giorno tenendo fra le mani la croce con lo sguardo fisso alla risurrezione. Questo dicono al mondo i cristiani dell’Iraq, minoranza fra fazioni in lotta.

In primo piano ci stanno le croci o le macerie della guerra, ma sullo sfondo si delinea la vita che rinasce dal desiderio profondo di pace e collaborazione fra popoli, culture e religioni diverse.

Questo è il messaggio che i cristiani di Karakosh, dal quartiere ghetto di Shikak, comunicano a tutti gli uomini e donne di buona volontà, perché non lasciandosi vivere ma prendendo nelle mani la propria vita, si decidano di farne “un autentico e personale capolavoro”. (Fonte di quanto riportato nel video e nel riquadro dopo il video: http://www.oltreilnaso.it/mostraIRAQ.php)

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“Abitano ciascuno la loro patria, ma come forestieri…”

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 19/02/2014

Diogeneto_01Qualche giorno fa mi sono imbattuto in uno scritto interessante, la lettera a Diogeneto. E’ un breve scritto in greco (appartenente all’antica letteratura cristiana del “Padri apostolici”) che, un ignoto cristiano della prima metà del II secolo rivolge a un amico per spiegare e difendere la nuova fede cristiana.

Non sono del tutto certo sulle fonti di tale scritto (trovato in rete), ma il contenuto è interessante e mi ci sono riconosciuto. Leggendolo e rileggendolo, come una luce che illumina un ambiente buio un po’ trascurato, mi ha permesso di vedere chiaramente i punti in cui sono lontano dai cristiani che descrive.

Viviamo tempi difficili, tempi in cui, secondo me, solo i cristiani innamorati e ferventi potranno resistere agli attacchi di chi odia Cristo e la Chiesa e attrarre i lontani.

Diogeneto_02Questa lettera – che sia di Diogeneto o meno – è per certi versi illuminante. A me ha fatto bene e ogni volta che la leggo e rileggo, illumina una parte di me che ha bisogno di conversione. La propongo, ai cristiani di oggi convinto che sarà di aiuto a molti, indicando ciò che siamo, o quantomeno ciò che dobbiamo puntare ad essere.

Lettera a Diogeneto

Da un’antica lettera del II secolo

I cristiani non si differenziano dal resto degli uomini, né per territorio, né per lingua, né per consuetudini di vita. Infatti non abitano città particolari, né usano qualche strano linguaggio, né conducono uno speciale genere di vita.

La loro dottrina non fu inventata per riflessione e indagini di uomini amanti delle novità, né essi si appoggiano, come taluni, sopra un sistema filosofico umano.

La dottina di un Dio è la loro filosofia.

Diogeneto_03Dimorano in città sia civili che barbare, come capita. E pur seguendo nel vestito, nel vitto e nel resto della vita le usanze del luogo, si propongono una forma di vita meravigliosa e per ammissione di tutti incredibile.

Abitano ciascuno la loro patria, ma come forestieri.

Partecipano a tutte le attività di buoni cittadini e accettano tutti gli oneri come ospiti di passaggio.

Ogni terra straniera è patria per loro, mentre ogni patria è per essi terra straniera.

Come tutti gli altri si sposano e hanno figli, ma non mettono in pericolo i loro bambini.

Amano fare comunione fra loro e sono fedeli al matrimonio.

Vivono nel corpo ma non secondo il corpo.

Diogeneto_04Obbediscono alle leggi stabilite, ma con il loro modo di vivere sono superiori alle leggi.

Trascorrono la loro vita sulla terra, ma la loro cittadinanza è quella del cielo.

Amano tutti e da tutti sono perseguitati.

Sono sconosciuti eppure condannati.

Sono mandati a morte ma con questo ricevono la vita.

Mancano di ogni cosa ma trovano tutto in sovrabbondanza.Sono poveri ma arricchiscono molti.

Sono disprezzati, ma nel disprezzo trovano la loro gloria.

Sono colpiti nella fama e intanto si rende testimonianza alla loro giustizia.

Sono ingiuriati e benedicono, sono trattati con disprezzo e ricambiano con l’onore.

Pur facendo il bene sono puniti come malfattori e quando sono puniti si rallegrano, quasi si desse loro la vita.

Gli eretici fanno loro guerra come a gente straniera e i pagani li perseguitano, ma quanti li odiano non sanno dire il motivo della loro inimicizia.

In una parola, i cristiani sono nel mondo quello che è l’anima per il corpo.

Diogeneto_05L’anima si trova in tutte le membra del corpo; anche i cristiani sono sparsi nelle città del mondo.

L’anima abita nel corpo, ma non proviene dal corpo; anche i cristiani abitano in questo mondo, ma non sono del mondo.

Il corpo, pur non avendo ricevuto ingiustizia alcuna, si accanisce con odio e muove guerra all’anima perché gli impedisce di godere dei piaceri sensuali; così anche il mondo odia i cristiani, pur non avendo ricevuto nessuna ingiuria da loro, solo perché si oppongono al male.

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