Ci sono conversioni istantanee e altre che avvengono gradualmente, nel tempo e a seguito di confronti intellettualmente onesti, come quella di Leah Libresco, una giovane americana dagli argomenti interessanti passata, dopo anni di confronto intelligente e costruttivo, dall’ateismo alla fede cattolica.
Ve la propongo sperando che possa interessare anche a voi.
«Sono cresciuta come un’atea in una famiglia non religiosa a Long Island, e non ho mai incontrato un cristiano dichiarato fino a quando non sono andata al college. Avevo visto in TV tipi come Jerry Falwell (pastore protestante americano, n.d.t.) ma la mia comunità era così isolata dalla religione che quando studiammo la riforma protestante in Europa uno studente alzò la mano per chiedere se i luterani esistessero ancora.
Al college, cominciando ad avere a che fare con dibatti di gruppo su politica e filosofia, per la prima volta incontrai dei cristiani brillanti e fu un vero shock. Pensavo che i cristiani fossero solo i creazionisti ma ora incontravo gente che non solo era convertita all’ortodossia russa ma che credeva pure che la bellezza della matematica fosse una prova di Dio.
Pensavo ancora che i miei nuovi amici si sbagliassero riguardo all’esistenza di Dio, ma dovevo riconoscere che fino ad allora mi ero sbagliata, almeno un po’, sul perché credessero in quello che facevano. Non avendo quindi realmente capito le loro discussioni in passato, sarebbe stato quantomeno prudente dar loro una seconda possibilità di ascolto.
Avevo letto Dawkins, Sagan, Harris e Shermer, ma molti di questi libri atei erano stati scritti contro cristiani noiosi e anti intellettuali, cristiani che cercavano solo un modo per non occuparsi delle grandi domande. I cristiani con cui avevo a che fare io, invece, erano fieri intellettuali e profondamente curiosi. Non sembravano proprio quel tipo di persone “bloccate nei propri errori.”
E così ho cominciato a vedermi con loro.
Sapevo che la religione avrebbe potuto essere un piccolo impedimento alle nostre relazioni, così un giorno lanciai una sfida al mio ragazzo cattolico: sarei andata a Messa con lui ogni settimana se lui fosse venuto con me a lezione di ballo da sala. Cominciammo a scambiarci reciprocamente dei libri per perorare ciascuno la sua causa.
Mi diede libri di Lewis e Chesterton e tanti altri cominciarono a riempire il mio scaffale, e avevo sempre più difficoltà a restituirglieli. Capii che molti atei si concentravano sulla ribellione degli evangelici o sulla loro minaccia politica, ma avevo sempre più problemi a trovare persone che confutassero quelle sofisticate teorie teologiche. Peggio ancora, l’ateismo impegnava la maggior parte del suo tempo a giocare in difesa, avevo enormi difficoltà a trovare libri e blog che parlassero di ciò in cui credevano invece che di ciò che rifiutavano.
Ho cominciato quindi un blog per rafforzare i miei argomenti ma anche per cercare gente che mi ponesse domande difficili e che mi incoraggiasse a consumare le ultime scorie della mia filosofia. Cominciai a parlare con diaconi, preti e religiosi domenicani e a frequentare il catechismo fino a quando non ne sono stata cacciata). Dopo due anni di appuntamenti, discussioni animate, io e il mio ragazzo cattolico andammo ognuno per la propria strada.
Nel frattempo lasciai il College; quattro anni di dibattiti non avevano poi cambiato così tanto la mia idea su Dio, ma mi ero accorta di tanti errori, che avevo corretto. Adesso ero a favore dell’alleanza matrimoniale, avevo abbandonato lo stoicismo, ed ero disposta anche ad ammettere che alcune forme di cristianesimo fossero sufficientemente coerenti, da non confutarsi da sole.
Da lì cominciai un nuovo progetto. Volevo tentare di capire come le mie credenze morali potessero armonizzarsi tutte insieme e che tipo di metafisica fosse richiesta per tale lavoro. I miei amici sia cristiani che atei, mi dicevano di non essere proprio sicuri del fatto che la mia etica delle virtù avesse un senso nel mondo ateo. Continuai a scrivere cercando di dimostrare che fossero loro in errore fino a quando mi imbattei in Tommaso d’Aquino e Sant’Agostino, per verificare se fossi davvero in torto.
Alla fine capii che il mio modello di ateismo non andava proprio bene. Il “teismo” pareva essere il ponte più plausibile per superare questo problema tra ciò che è e ciò che dovrebbe essere.
Il cristianesimo pareva essere il teismo che meglio si adattava alle leggi morali di cui al momento ero più sicura.
E il cattolicesimo pareva essere la forma più affidabile di cristianesimo.
Allora ingoiai il rospo e mi segnai di nuovo al catechismo e il 18 novembre sono stata accolta nella Chiesa Cattolica
Sono arrivata a questo punto riflettendo su come funzionasse la moralità (passando per un sacco di esperimenti e studi) e cercando di immaginarmi cosa questo funzionamento potesse implicare.
Quindi il modo migliore per capire la mia conversione potrebbe essere quello di sfogliare i miei post della categoria “moralità in pratica”.
E ricorda che la prima virtù è la curiosità.»
(Tradotto dall’originale http://www.patheos.com/blogs/unequallyyoked/my-burden-of-proof#vsCJPOYgm0ZF9EVO.99)
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