FERMENTI CATTOLICI VIVI

"Andate controcorrente. Di quanti messaggi, soprattutto attraverso i mass media, voi siete destinatari! Siate vigilanti! Siate critici!" Benedetto XVI

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Posts Tagged ‘demonio’

«Le anime sono sbattute dal vento e non avendo le armi della fede non sanno difendersi»

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 26/10/2022

Ricevo questo video dall’amico e fratello Furio e lo condivido con voi.

Dopo mesi di “stop” del blog per motivi di aridità personale, riprendo a condividere nella speranza che Dio continui a sostenermi e a mandarmi i suoi “fermenti cattolici vivi”.

Vi prego di guardarlo fino in fondo; l’intuizione della psichiatra che ne è l’autrice, ci potrà aiutare a capire i nostri giovani e a pregare per la loro salvezza.

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Imbavagliare un prete perché che parla del demonio?

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 19/11/2020

In questi giorni ho seguito con crescente perplessità le polemiche sollevate inizialmente dai soliti giornali laicisti intorno a un commento di padre Livio Fanzaga dai microfoni di Radio Maria. Una vicenda che ormai credo conoscano tutti: padre Livio nella sua lettura cristiana della cronaca e della storia dell’11 novembre ha fatto riferimento alla pandemia da Covid parlando di progetto del demonio, «che agisce attraverso menti criminali» e che con un colpo di stato sanitario o massmediatico ha l’obiettivo «di costruire un mondo nuovo senza Dio, il mondo di Satana».

Padre Livio Fanzaga, direttore di Radio Maria

L’improvviso scandalo suscitato da questi commenti è già curioso: padre Livio va ripetendo questi concetti da mesi, e c’è quindi da chiedersi come mai si sveglino solo adesso. Ma finché a scrivere scandalizzati sono quelli della Stampa, del Corriere o di Repubblica, si capisce che fanno il loro lavoro, ovvero costruire il mondo senza Dio. Del resto, si sa che una delle migliori armi del demonio è da sempre quella di far credere che non esista.

Ma ciò che mi ha decisamente sconcertato è l’aver notato come nei giorni successivi sui giornali e sui social tanti bravi cattolici abbiano colto l’occasione per lanciare il loro sasso contro padre Livio. Per alcuni è chiaro che il fastidio viene da lontano, ma per molti altri fa problema esclusivamente il contenuto del giudizio. Parlare di progetto del demonio fa problema; e fa ancora più problema pensare che la pandemia sia stata voluta per realizzare un “mondo nuovo”. Così padre Livio è stato immediatamente iscritto all’albo dei complottisti, quelli che spiegano ogni evento con una cospirazione, e fatto oggetto di ogni tipo di accusa, compresa quella di non conoscere la dottrina cattolica (pensare che se c’è ancora un luogo nella Chiesa italiana dove si insegna la dottrina cattolica questo è Radio Maria).

Personalmente non ho alcun elemento che possa sostenere l’ipotesi di una decisione a tavolino per scatenare il coronavirus, anche se c’è abbastanza per far pensare che esso sia una costruzione di laboratorio; ma quale che sia l’origine e il modo in cui è scattata, è evidente che la crisi è stata subito colta al volo per realizzare quei cambiamenti radicali nell’economia e nella società che decenni di terrorismo climatico non erano ancora riusciti a ottenere. Da mesi c’è un bombardamento di notizie e di allarmi che ha paralizzato la vita delle persone, che ha bloccato l’attività di paesi interi malgrado le dimensioni della pandemia non giustifichino affatto questo disastro. E da subito ci si è affrettati a far passare l’idea che il mondo non sarà più lo stesso.

Al proposito, vorrei far notare che il World Economic Forum – quello che ogni anno raduna a Davos (Svizzera) le élites mondiali – ha lanciato per il 2021 il tema “The Great Reset”, il grande resettaggio, ovvero l’inizio di un nuovo sistema economico e sociale dopo la crisi provocata dal Covid-19 e in linea con l’ideologia ecologista e climatista. Dicono gli organizzatori che si tratta di «un impegno per costruire insieme e urgentemente le fondamenta del nostro sistema economico e sociale per un futuro più giusto, sostenibile e resiliente. Esso richiede un nuovo contratto sociale centrato sulla dignità umana e la giustizia sociale». In altre parole: c’è da costruire un mondo nuovo su basi pensate da queste élites e credo sia abbastanza evidente che si intenda un mondo senza Dio.
Non è forse ciò che ha detto padre Livio?

Il mondo senza Dio è il regno di Satana, e tutto ciò che vuole eliminare Dio dall’orizzonte umano è un progetto demoniaco. Come mai tanti cattolici sono scandalizzati da questa semplice verità e si scagliano contro il direttore di Radio Maria colpevole di ricordarla?

Basta leggere la risposta del direttore di Avvenire ai lettori che si stracciano le vesti per il giudizio di padre Livio, per capire la deriva di tanto mondo cattolico: la presenza del demonio sfuma in un male che aleggia nei sentimenti e nelle azioni cattive degli uomini. E «Il Covid non è un “complotto”, ma è natura e, al tempo stesso, è frutto di un’ormai lunga, egoista e scriteriata manipolazione della natura che la corrompe e incattivisce». Cioè, questi vogliono farci credere da mesi che il virus sia colpa delle nostre offese a Madre Terra e poi si scandalizzano di un prete che parla di progetto demoniaco?

Dobbiamo amaramente constatare che anche fra i cattolici è ormai realtà la negazione anche della sola ipotesi che nella storia si combatta una battaglia tra potenze del Cielo. C’è uno scivolamento inesorabile verso il paganesimo (….) ormai molto diffuso, al punto che è diventato incomprensibile un prete che ragiona secondo categorie di pensiero cattoliche che solo pochi decenni fa sarebbero state considerate ovvie.

E non è solo un problema di incomprensione. Questi bravi cattolici, che quotidianamente da ogni pulpito vogliono insegnarci la tolleranza e il dialogo, quando sentono parlare di Satana, di Giudizio di Dio diventano intolleranti e violenti e pretendono che si facciano tacere certe voci. È da costoro, più che dai media laicisti, che padre Livio e Radio Maria devono guardarsi.

(Già pubblicato col titolo “Radio Maria e i cattolici che la vogliono far tacere” Editoriale di Riccardo Cascioli, La Nuova Bussola, 19-11-2020)

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La suora che lottava contro il demonio

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 17/08/2019

“Perché preghi, tanto casa non te ne danno”

“Anche se non me ne danno, ma bisogna che prego lo stesso…”

“E per quanto preghi?”

“Fintanto che ottengo”

Se volete conoscere la suora che rispondeva così alle tentazioni del demonio, leggete il racconto interessante che ne fa Don Marcello Stanzione nell’articolo che segue.

«Paola Muzzeddu nacque ad Aggius, piccolo centro della Gallura in provincia di Sassari, quarta di undici figli, da Giovanni Battista e Serra Francesca il 26 febbraio 1913 e ricevette il Battesimo il 24 marzo, vigilia dell’Annunciazione. E’ alla scuola della mamma, semplice,  dignitosa e paziente nelle difficoltà familiari, che la piccola Paola incominciò ad apprendere lo spirito di docilità e di sacrifico. Trascorse la fanciullezza e la giovinezza nel proprio paese, ad eccezione della parentesi nel continente dall’ottobre 1926 all’estate 1931. Nel 1937 si trasferì a Sassari, dove frequentò i Corsi di taglio e cucito: qui incominciò a vivere con Maria Lepori, con la quale condivideva gli ideali religiosi e che fu la sua prima consorella, e, avviato il lavoro di sartoria, diede inizio all’accoglienza delle giovani. Nel dicembre 1943, sfollata in seguito ai bombardamenti, dapprima ad Aggius e dopo a Viddalba – Li Reni, ricevette l’ispirazione di dar vita ad una comunità religiosa, nello spirito della beatitudine “Beati i puri di cuore …

… perché vedranno Dio”.

La dimensione mariana di Paola aveva maturato alla scuola di Maria, la Madre di Gesù, inizialmente attraverso la recita del santo Rosario, preghiera mariana per eccellenza , ne diventerà l’aspetto spirituale. La domenica 5 ottobre 1947, Festa della Beata Vergine del Rosario, a Sassari diede inizio alla vita comune e il giorno 8 dicembre 1948, Festa dell’Immacolata, cinque sorelle indossarono gli abiti benedetti dall’Arcivescovo di Sassari Mons. Arcangelo Mazzotti, che, in occasione della cerimonia, paternamente sottolineò: “Da quando in qua si è visto mai, in un anno, benedire una Cappella, una Madonna e gli abiti?”.

Gli anni successivi furono ricchi di preghiera, di,lavoro e sviluppo dell’opera per l’apertura di nuove case. Madre Paola giunse, dopo due anni di consapevole sofferenza serenamente offerta per riparare ai peccati che vengono commessi, alla fine del suo pellegrinaggio terreno a soli 58 anni, io 12 agosto 1971 nel paese natio, al suono dell’Angelus, consumata dall’amore di Dio.

Il  “diario spirituale” scritto da suor Maria Paola per obbedienza al suo confessore, abbraccia le vicende degli anni tra il 1927 e il 1956, riguardo al demonio, la fondatrice delle suore chiamate popolarmente “celestine” per il colore del loro abito religioso, così scrive nel 1947:

“Un giorno non sono rimasta in chiesa per finire il rosario (mi sentivo male) ho continuato a casa. Mentre pregavo sento una voce che dice: “Perché preghi, tanto casa non te ne danno”. Voleva la casa, allora io un po’ scoraggiata mi sono sentita venir meno, però ho risposto: “Anche se non me ne danno, ma bisogna che prego lo stesso…” e la voce un po’ più debole: “E per quanto preghi?”.

“Fintanto che ottengo” ho risposto… Se ne è andato tutto tremante. Ho pensato che era il demonio che mi voleva scoraggiare dicendo menzogne, perché la casa ce l’hanno data subito.

Bisogna pregare e confidare nel Signore e non dare ascolto al disgusto che si può sentire, perché il disgusto lo fa sentire il demonio e non vuole di pregare: perché sa che se preghiamo otteniamo le grazie e lui è sconfitto…

Tanti giorni prima di andare in viale Caprera, sento il campanello della porta, vado per aprire e dalle persiane vedo questa figura nera, una testa quadrata con occhi grandi che mi guardava con odio e disprezzo.

Ho aperto subito e non c’era nessuno, perché quel mostro era sparito…Ho pensato che il demonio non poteva soffrire di iniziare l’Opera.

Questa figura lunga, nera la vedevo spesso quando andavamo in chiesa mentre scendevo le scale, vedevo però che si metteva da una parte per lasciarmi passare.”

Nel 1951 scrive sempre sul suo diario: “Un giorno, in viale Caprera, ero sola in Cappella e pregavo perché la Madonna illuminasse delle persone per darci i mezzi a costruirci la casa. Vedo entrare in Cappella una figura come un mostro in forma di pesce grande sollevato da terra, aveva la testa quadrata brutta, gli occhi grossi. Mi ha guardato con rabbia e, come in atto di picchiarmi, mi ha dato uno schiaffo…

L’indomani compare nel viso vicino all’occhio un piccolo foruncolo, questo s’ingrandisce tanto che mi copre l’occhio. Ho sofferto molto…”.»

(Fonte dell’articolo: http://www.miliziadisanmichelearcangelo.org/content/view/2681/90/lang,it/)

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“Smettila di darti il colpo di cric!”

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 05/07/2017

Anni Novanta, siamo nel cuore della regione francese di Limosino. Un uomo va di fretta, deve raggiungere sua sorella il prima possibile e ha ben quattro ore di strada davanti a sé prim di arrivare al paese. Le strade sono strette e poco frequentate in questa parte della Francia profonda, nel dipartimento della Creuse. E’ ora di partire!

L’uomo ha verificato il livello dell’olio dell’auto, ha fatto il pieno, controllato le gomme e domandato a suo figlio di sistemare nel cofano la ruota di scorta depositata nel garage.

Dopo un buon caffè preparato da sua moglie, l’uomo si lancia sulla strada e, percorso qualche chilometro, il suo animo si proietta già verso la serata che l’attende a casa di sua sorella, mentre una grande gioia pervade il suo cuore all’idea di vivere una pausa di ventiquattr’ore lontano dalle sue attività quotidiane.

Due ore dopo… Foratura della ruota anteriore sinistra. “Ah! Mi doveva capitare proprio oggi! Per fortuna mio figlio ha caricato la ruota di scorta!”.

L’uomo apre il cofano, prende la ruota di scorta e cerca il cric. Inutile! Dopo aver cercato dappertutto, si arrende all’evidenza: il figlio ha messo la ruota di scorta ma ha dimenticato il cric, era impossibile cambiare la ruota!

Cosa fare adesso? Il luogo è deserto ed è inutile sperare di trovare un garage nel raggio di qualche chilometro. L’uomo evita di perdere tempo a pensare male del figlio e alla sua testa di rapa, cerca di trovare una soluzione rapida al problema. Fare l’autostop? Forse, ma di qua non passa nessuno se non di tanto in tanto qualche mucca.

L’uomo, molto attivo ed energico, decide di camminare fino al paese di Saint-Sulpice-les-Champs, alla cui entrata ricordava ci fosse un’officina. Cammina con passo calmo fino a quando gli viene in mente un pensiero: “Un cric? Ma quanto mi verrà a costare? Forse me la caverò con 10 o 15 euro!”.

Allunga un po’ il passo, percorrendo alcuni chilometro, ed ecco un altro pensiero: “No, non bisogna sognare, non posso trovare un buon cric con 10 o 15 euro; il commesso mi vedrà arrivare senza fiato e mi chiederà almeno 30 euro! Oggigiorno funziona così nel commercio: conta solo il denaro e non si può essere sicuri di niente!”.

Il suo passo si fa più nervoso e l’uomo comincia a stancarsi. Non ha più vent’anni! Un terzo pensiero gli frulla nella mente: “Trenta euro? Ma chi mi dice che il commesso si accontenterà? E se mi chiedesse 50 euro? Che faccia tosta, non è possibile! Tipi così non dovrebbero esistere, perché ne approfittano e accumulano soldi sulle disgrazie degli altri!”.

Il passo dell’uomo si fa infina scattante, quasi militaresco. Suda il doppio e il suo viso arrabbiato sembra pronto a mordere. Annebbiato dalla scena immaginata col commesso immaginario della pseudo officina, nelle vene sente scorrere la rabbia che sale dalla gola e gli provoca schiuma alla bocca.

Nella sua ossessione parla ad alta voce e con tono perentorio. I ruminanti del luogo lo osservano con aria bovina, certi che il cric non sia un loro problema.

Egli dice tra sé e sé: “Ecco, esageriamo adesso, non più a 50 euro, ma me lo venderà a 70 euro e non vorrà neanche farmi lo sconto, già lo so! A quel punto mi sentirà! O crede che mi lascerò convincere? Vedrà, gli darò un pugno ed è tutto ciò che si guadagnerà! Quant’è bella la Francia: sempre i soliti che si riempiono le tasche!”.

All’improvviso scorge l’officina all’entrata del paese. Ignorando la sua stanchezza si mette a correre e raggiunge l’ingresso. Apre la porta con violenza e grida alla povera commessa di diciotto anni: “A quel prezzo, il cric se lo può tenere!!!”.

La ragazza capisce che c’è un problema di cric: con calma si dirige verso la vetrina e tira fuori un cric nuovo, sul quale trionfa un’etichetta giallo-fluorescente: ‘Scontato a 9 euro anziché 12,99 euro’.

Gran parte delle nostre sofferenze sono causate dall’immaginazione, chiamata da alcuni la ‘follia della logica’. Consiste nel creare nella nostra mente un film su un fatto che, se succedesse veramente, ci darebbe fastidio. Così facendo, ne anticipiamo il dolore. Un dolore vano, interamente fabbricato con le nostre mani.

Suor Emmanuel Maillard (la seconda da sinistra) con alcune consorelle della Comunità delle Beatitudini.

“Il colpo di cric” è una piccola metafora sullo spirito umano quando, di fronte a una contrarietà, il Maligno, aiutato dalla nostra immaginazione, inietta in modo crescente il veleno della rabbia, della disprezzo, della disperazione, mentre l’uomo non ne ha, al momento, alcuna coscienza.

Questo lento avvelenamento finisce per scollegarlo completamente dalla realtà che lo circonda e lo chiude nella bolla dell’illusione.

Nella mia Comunità, quando un fratello si agita lamentandosi per un malessere immaginario, che sicuramente non si avvererà, si sente dire dagli altri: “Smetti di darti il colpo di cric!”.

Con queste semplici parole il fratello apre gli occhi sul tranello nel quale potrebbe cadere e, tra i sorrisi di tutti, ritorna immediatamente alla realtà.

(Fonte: “La pace avrà l’ultima parola”, di Suor Emmanuel Maillard, SugarCo Edizioni, pagine 113-115).

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“È un sacerdote secondo il cuore di Dio”

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 11/11/2015

Candido_01
La storia di Padre Candido Amantini, un Santo Esorcista

Padre Candido Amantini nacque a Bagnalo, frazione del comune di Santa Fiora in provincia di Grosseto il 31 gennaio 1914 da Giovanni Battista e Diolinda Fratini. Il padre era fabbro e in più gestiva una rivendita di sale e tabacchi. Fu battezzato il 7 febbraio, gli fu imposto il nome di Eraldo Ulisse Mauro e ricevette la cresima l’8 settembre 1920.

Visse la prima infanzia al suo paese natale dove frequentò la scuola elementare con ottimo profitto. Frequentò anche la scuola di musica e suonava nella banda del paese. Serviva nella parrocchia come chierichetto. Eraldo conosce i Passionisti durante una missione da loro predicata a Bagnolo. A dodici anni, terminate le scuole elementari, il 26 ottobre 1926 entra nel seminario minore dei Passionisti a Nettuno, vicino Roma. Vi resterà tre anni fino al 1929 frequentando la scuola media. Il 9 ottobre 1929 nel Ritiro S. Giuseppe, sul Monte Argentario, inizia l’anno di noviziato. Era maestro dei novizi il Servo di Dio P. Nazareno Santolini. Il 23 dello stesso mese ricevette l’abito religioso e gli fu imposto il nome di religione: confratel Candido dell’Immacolata.

Il 24 ottobre 1930 emette la professione dei voti temporanei. Fu trasferito nel convento di Tavernuzze presso Firenze per completare gli studi liceali fino al 1932. Poi passò alla comunità di Vinchiana – Ponte a Moriano (Lucca) per compiere gli studi di filosofia e teologia. Il 31 gennaio 1933 emise i voti perpetui. Nel 1936 viene a Roma, alla Scala Santa, per conseguire la licenza in Teologia presso la Pontificia Università “Angelicum”. Fu ordinato sacerdote il 13 marzo 1937. Nel 1938 frequenta il Pontificio Istituto Biblico e contemporaneamente insegna Sacra Scrittura nel seminario di Tavernuzze. Conseguì la licenza in Sacra Scrittura nel 1941. Era dotato di una grande capacità di apprendere e di un’ottima conoscenza del greco, aveva imparato l’ebraico, il tedesco e il sanscrito.

Dal 1941 al 1945 insegna ebraico e Sacra Scrittura agli studenti di Vinchiano (Lucca) e di Cura di Vetralla (Viterbo). Negli anni 1945 – 1947 ritorna a Roma, alla Scala Santa, per insegnare ai seminaristi. È un insegnate molto apprezzato e ricercato, per cui dal 1947 al 1960 viene trasferito, sempre a Roma, nel convento di SS. Giovanni e Paolo per insegnare allo studentato internazionale dei Passionisti.

Candido_02Nel maggio del 1961 la sua salute ha un crollo, a questo punto deve sospendere l’insegnamento e subire un lungo ricovero ospedaliero. Si riprenderà, ma cambierà completamente attività.

Già mentre era insegnante saltuariamente affiancava il confratello P. Alessandro Coletti, già suo alunno, che era esorcista nella diocesi di Arezzo. Il P. Candido inizia a fare i primi esorcismi sotto la guida di P. Alessandro. Inizia ad avere contatti con S. Pio da Pietralcina, il quale di lui dirà: “È un sacerdote secondo il cuore di Dio“. Dal 1961 alla morte avvenuta nel 1992, resta sempre nella comunità della Scala Santa svolgendo il ministero di esorcista. Egli univa alla profonda dottrina quei carismi di cui il Signore lo arricchì abbondantemente. Padre Candido Amantini dimostrava una particolare penetrazione nel comprendere le persone e ciò di cui avevano bisogno. Spesso con le sue proprie preghiere ed il carisma di preveggenza aiutava che ricorreva a lui anche per situazioni materiali disastrose. P. Candido veniva ricercato soprattutto come guida spirituale, la sua parola tranquilla e sicura era attesa con grande avidità.

La sua preghiera, oltre a seguire le pratiche prescritte dalla sua Congregazione, andava assai al di là. Aveva preso l’abitudine di alzarsi nel cuore della notte per recarsi in cappella e fare un’ora di adorazione eucaristica. I fedeli si accalcavano per assistere alla sua messa mattutina. Il suo amore alla Madonna era quanto mai profondo e sentito, si esprimeva soprattutto con la recita del rosario e i frequenti pellegrinaggi a Lourdes. Ne è testimonianza l’unico libro che ha scritto “Il mistero di Maria” edito da Dehoniani nel 1971.

Candido per lungo periodo fu l’unico esorcista di Roma, ricorreva un gran numero di persone che facevano la coda per essere accolte, incominciando a mettersi in fila fin dalle prime ore dell’alba.

Nel fare gli esorcismi seguiva il Rituale Romano con qualche aggiunta personale. Oltre all’acqua benedetta ungeva con l’olio dei catecumeni.

Candido_03Padre Amorth, suo discepolo, nel libro “Nuovi racconti di un Esorcista” afferma che era in grado di ricevere sino a 80 persone a mattinata: questa sua abilità era dovuta ad un carisma che il Signore gli aveva donato e che si sviluppò sempre più nel tempo, per cui gli bastava mettere la mano in testa alle persone, guardarle negli occhi o anche solo da una foto e così faceva le diagnosi prontamente e riusciva a ricevere molte persone in poche ore.

Un’altra caratteristica di P. Candido, che è rimasta impressa in quanti lo hanno frequentato: il sorriso, la serenità che manteneva anche mentre esorcizzava e la inalterabile pazienza che aveva con le folle che volevano avvicinarlo.

Nel 1986, su insistenza del Cardinale Ugo Poletti, Padre Gabriele Amorth si mise alla scuola di Padre Candido per apprendere ed esercitare il ministero dell’esorcistato. Trasmise a Padre Amorth la sua lunga esperienza e lo rese idoneo a quel delicato e difficile ministero.

Padre Candido Amantini ebbe un rapporto spirituale molto intenso con Maddalena Carini, miracolata di Lourdes, mistica e posseduta; fondatrice delle “Figlie dell’Ave Maria” di Sanremo e di diverse iniziative. Era particolarmente legato a Loreto e Lourdes, perché molti suoi malati si erano liberati in quei santuari.

Negli ultimi anni della sua vita, la salute andò sempre più peggiorando e furono necessari frequenti ricoveri ospedalieri. La notte spesso era assalito da crisi di soffocamento e oppressione al cuore. Oltre che agli assalti diabolici. Sentiva la morte ormai vicina e ne parlava con serenità. Passava lunghi momenti immerso nella preghiera e assente da tutto in completa visione estatica.

In piena coscienza ricevette gli ultimi Sacramenti dal suo confessore, Padre Benigno.

Prima di spirare fù sentito più volte lottare col demonio, dicendo: “contro di me, contro di me, prenditela con me” ebbe poi una visone della Madonna a rassicuarrlo come sempre avveniva in questi casi, poi cantava sempre più forte come un bambino alternando al gregoriano canzoncine mariane e ripetendo cantando più volte un verso del famoso canto natalizio composto dal Liguori: Tu scendi dalle stelle. “Ahi quanto ti costò l’avermi amato” ripeteva col canto, e interrogato poi sul perchè cantasse, rispondeva candidamente alla sua figlia spirituale: “perchè me lo chiedi? Non senti cantare anche tu?”

Assistito dalla sua figlia spirituale prediletta morì santamente nella sua stanza, alla Scala Santa, la notte del 22 settembre 1992.

Dopo lunga attesa il suo corpo è stato traslato dal cimitero monumentale del Verano di Roma, al Pontifico Santuario della Sacala Santa, il 21 marzo 2012 alla presenza della figlia spirituale e di Padre Gabriele Amorth. Gli fù riconosciuto il titolo di Servo di Dio.

Si è aperta ufficialmente la causa di beatificazione il 13 luglio 2012, molte grazie e miracoli si attribuiscono alla sua intercessione.

Fu chiesto a Padre Candido, nel corso di un’intervista: «Lei non si sente solo? Cosa c’è nel suo animo quando esorcizza?».

E lui rispose, con tutta naturalezza: «È come quando celebro la messa, anche se sono due cose diverse. La disposizione interiore è la stessa: sto compiendo un ministero legato non alla mia persona, ma al mio sacerdozio; legato al comando di Gesù: “cacciate i demoni”. È un’azione della Chiesa, che è Chiesa militante».

(Fonte: http://www.veniteadme.org/)

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