FERMENTI CATTOLICI VIVI

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Posts Tagged ‘Don Giovanni Bosco’

«Preghi il suo Angelo Custode che la preservi da ogni male in ciò che le accadrà quest’oggi»

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 27/01/2016

Don_Bosco_03

Nel maggio-giugno 1844 si trovava ricoverata all’o­spedale di S. Giovanni una povera donna tisica all’ultimo stadio. La sua vita era stata deplorevole, e si temeva che finisse con una morte disperata.

Invischiata in mille tresche, da molto tempo non si era più accostata ai Sacramenti, e dava in alte smanie quando il cappellano o le suore l’invitavano a confessarsi. Anche don Giuseppe Cafasso era stato respinto, e questi pregò don Bosco di interessarsene lui.

Egli accorre; si mette a parlare di cose indifferenti, e infine le fa questa dichiarazione:

– A nome di Dio, vi dico che, nella sua misericor­dia, Egli vi concede ancora poche ore di vita perché possiate pensare all’anima vostra. Fate presto a confes­sarvi e ricevere gli altri sacramenti. Domani sarete all’eternità.

Queste parole riempirono di tanto terrore l’anima di quella infelice, che, richiamato il Santo, si confessò in quella stessa sera, morì rassegnata e convertita.

Erano passati pochi giorni dal fatto suddetto, quando una ricca signora, moglie dell’ambasciatore del Portogallo in Torino, dovendo mettersi in viaggio, pensò di sistemare prima le cose dell’anima sua, e si recò a tal fine nella chiesa di S. Francesco d’Assisi, dove don Bosco era vicecurato.

Ella non conosceva il Santo, e neppure don Bosco si era mai incontrato con lei. Veduto un prete che, inginoc­chiato presso un confessionale, pregava con aria molto raccolta, si presentò a confessarsi da lui.

Don Bosco l’ascoltò, e le consigliò una certa elemosi­na da farsi in quello stesso giorno.

– Padre, non posso!

– E come non può, dal momento che possiede tante ricchezze?

La signora rimase sbalordita nel sentire come quel sacerdote avesse conosciuto la sua posizione sociale, mentre era certa di non essersi data in nessun modo a conoscere, e rispose: – Padre, non posso farla questa penitenza, perché sto per mettermi in viaggio.

– Ebbene, faccia quest’altra: preghi il suo Angelo Custode che la preservi da ogni male in ciò che le accadrà quest’oggi.

La signora restò ancora più colpita. Ritornata a casa, raccontò la cosa ai familiari; fece con loro la preghiera all’Angelo Custode, e salì in vettura con la figlia e con una cameriera.

Fatta poca strada, ecco che i cavalli si adombrano e si slanciano a corsa sfrenata. Il cocchiere è sbalzato di cas­setta; la carrozza ribalta, e la signora si trova col capo a terra, mentre i cavalli continuano a precipizio.

In un attimo di lucidità, ella invoca ad alta voce il suo Angelo Custode, ed i cavalli s’arrestano nell’istante. Accorre gente a sollevare i caduti, e con meraviglia grande, trovano che nessuno s’era fatto il più piccolo male.

La nobile signora, ritornata a Torino, si recò nuova­mente alla chiesa di S. Francesco d’Assisi; volle sapere chi era quel prete, lo volle ringraziare, e da quel momen­to divenne fervente cooperatrice salesiana.

(Fonte: http://www.preghiereagesuemaria.it/)

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«È meglio essere in grazia di Dio rattoppati, che nelle mani del demonio lucidi ed attillati»

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 26/01/2016

Don_Bosco_01

Don Bosco era solito dire: «La gioventù bisogna sempre tenerla occupata, perché l’acqua stagnante imputridisce».

Egli amava le ricreazioni clamorose; e per darne l’e­sempio, era sempre il primo ai giochi e l’anima dei diver­timenti.

Sveltissimo a correre, non di rado sfidava tutti i suoi giovani a sopravanzarlo. Li allineava, e gridava: uno… due… tre!

Un nugolo di ragazzi si slanciava alla corsa; ma don Bosco era sempre il primo a raggiungere la meta. Allora, per non lasciarli mortificati, andava a riempirsi le tasche di caramelle, e ne lanciava di qua e di là in mezzo ai crocchi.

Egli a tutti sorrideva, a tutti dispensava, con la cara­mella, anche una parola dolce, arguta, incoraggiante, ve­ramente paterna.

Questi suoi modi gli accaparrarono tanto l’animo di tutti, che ognuno andava a gara per dimostrare, con l’ob­bedienza e il rispetto, quanto fosse l’amore e la ricono­scenza di cui si sentivano pervasi.

Don_Bosco_02Così voleva facessero poi tutti i suoi Salesiani e che la ricreazione fosse sempre animata e chiassosa.

Un giorno, che ne vide alcuni starsene in crocchio a chiacchierare, si fece subito in mezzo a dire: – Guardate che, mentre voi riposate, il demonio lavora.

A chi gli osservava che, a correre e a giocare, si sciu­pano le scarpe ed i vestiti, rispondeva: – Via, via! …, meglio spender in scarpe e in vestiti che in medicine. Sarti e calzolai li abbiamo in casa. È meglio essere in grazia di Dio rattoppati, che nelle mani del demonio lucidi ed attillati.

(Fonte: http://www.preghiereagesuemaria.it/)

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Il segreto di San Giovanni Bosco per vincere alla lotteria

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 16/05/2015

lotteria

Un povero, sentendo parlare delle meraviglie compiute da quest’umile prete, corse da lui per domandargli una cosa importante: “La formula per vincere alla lotteria”. Voleva che il santo gli dicesse i numeri vincenti del biglietto della lotteria, prima di comprarlo. San Giovanni Bosco rifletté un po’ e gli rispose con tono sicuro: “Ecco i numeri magici per vincere alla lotteria: 10, 7 e 14. Li puoi mettere nell’ordine che preferisci, di sicuro vincerai.”

L’uomo pieno di gioia si congedava per correre a comprare il biglietto quando il santo, prendendolo per un braccio, gli disse sorridendo: “Un momento, non ho ancora finito di spiegarti bene i numeri e non vi ho detto di quale lotteria si tratti.

DonBosco01Ascolta, ecco cosa significano questi numeri:

10 significa che devi osservare i 10 comandamanti.

7 significa che devi ricevere frequentemente i sacramenti.

14 significa che devi praticare le 14 opere di misericordia, corporale e spirituale.

Aggiunse il santo: Se realizzerai queste condizioni; osservare i comandamenti, ricevere i sacramenti come si deve e praticare le opere di misericordia, vincerete la più meravigliosa delle lotterie: la gloria eterna del Cielo.

L’uomo capì e invece di andare a comprarsi un biglietto delle lotteria, andò a portare un’elemosina all’asilo.

Investite tutto il vostro cuore in questi numeri e sarete veramente felici sulla terra e in Cielo!

(Tradotto dal francese da: http://www.aleteia.org/fr/international/article/la-formule-secrete-de-saint-jean-bosco-pour-gagner-a-la-loterie-5832392820391936)

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Giovannino Bosco e il giocoliere spocchioso

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 05/06/2014

Saltimbanco01

Fra le più conosciute vicende che videro protagonista don Bosco, si ricorda quella della sfida tra il giovane Giovannino Bosco, studente, e un giocoliere prepotente ed egocentrico, che a Chieri si esibiva e si definiva imbattibile.

Si esibiva proprio al pomeriggio della domenica quando nella chiesa dei Gesuiti si tenevano lezioni di dottrina cristiana, distraendo così la gente che era intenzionata e portarsi in chiesa.

Giovanni Bosco, infastidito da tutto questo, volle sfidarlo. Se avesse vinto le prove, il giocoliere avrebbe spostato l’orario del suo spettacolo.

La prima prova consisteva in una corsa lungo il viale cittadino. Si diede inizio alla sfida e Giovanni superò l’avversario, incitato dalla folla che si era nel frattempo portata sul posto.

La seconda consisteva nel far saltare un bastone su alcuni punti del corpo, senza farlo cadere. Ancora una volta il nostro studente sconfisse il giocoliere.

Anche la sfida di saltare un fosso, più largo possibile, fu accolta da Giovanni senza nessun timore. Il giocoliere pensava di aver già vinto, ma con grande rammarico perse, perché il nostro Giovanni, ancora con grande furbizia, afferrò un bastone e durante il salto lo appoggiò nel centro del fosso, riuscendo così a darsi un’ulteriore spinta e superare abbondantemente la sponda opposta.

Una nuova posta, la più impegnativa, era quella di salire su di un olmo, più in alto possibile. Bosco, agile come uno scoiattolo, non aveva dubbi sulla vittoria e accettò la scommessa di una notevole somma.

Saltimbanco02Il saltimbanco, sicurissimo della vittoria, salì sull’albero, sino a piagare la cima e considerò che più in alto l’avversario non sarebbe potuto salire, altrimenti si sarebbe rotta la cima e sarebbe precipitato nel vuoto.

Quando fu la volta di Bosco, anch’egli raggiunse la cima, ma poi si capovolse e innalzò più in alto le gambe, oltre la punta della cima, superando così, con l’astuzia e la capacità atletica, l’avversario.

A questo punto, all’umiliazione subita, subentrò nell’animo dello sfidante la disperazione per aver perso tutti i soldi, cento lire. Ma Giovanni non volle rovinare l’avversario e si accontentò di una buona merenda offerta dal saltimbanco a lui e ai suoi amici.

Così tutto finì bene e in amicizia davanti a un pasto e a un bel bicchiere di vino.

(Tratto da “La Voce”, n. 1 “La pagina dei ragazzi”, di Di Sergio Todeschini)

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