Viviamo in tempi in cui la debolezza fisica viene nascosta, censurata, fino al punto di eliminare i cosiddetti “anelli deboli” sin dal ventre materno.
Tra questi “deboli” le persone Down sono quelle che più mi colpiscono perché ogni volta che ho a che fare con loro (e per lavoro ne incontro tante quasi tutti i giorni), si rivela sempre un piacere interagire con questa gente con un cromosoma in più, quello della gioia secondo me.
Ed è con maggior gioia che leggo che a Napoli una ragazza Down si è appena laureata in scienze politiche con 110 e lode e bacio accademico.
Come sempre lascio le argomentazioni etico filosofiche a chi ha strumenti e competenze per maneggiarle. Mi limito a esporre il fatto e la grande gioia, edificazione e ispirazione che questa storia mi suscita, sperando che possa incoraggiare chi vive la sfida di occuparsi di queste persone speciali.
Giulia Sauro, si è laureata con 110 e lode in Scienze Politiche all’Orientale di Napoli grazie alla determinazione della famiglia che l’ha sostenuta credendo in lei e a un progetto di “tutorato alla pari” che le ha consentito di raggiungere gli stessi obbiettivi curriculari dei suoi colleghi.
Forse non tutte le persone Down hanno i numeri per laurearsi, ma d’altra parte, nemmeno tutte le persone non Down li hanno, solo che nessuno si permette di mettere in dubbio se valga o meno la pena farle nascere…
Storie come questa ma anche quelle della splendida ragazza Down che mi serve l’hamburger al Mc Donalds col sorriso e con un’energia rari, ci dicono che non solo sono vite degne di essere vissute ma che sono doni che aiutano la nostra società stanca e perennemente imbronciata a riscoprire la gioia di vivere.
Ringrazio Dio per tutte queste esistenze che sono di edificazione, come quella di Emmauel, che parla quattro lingue, o quella di Sarah con la sua normalità gioioisa, o quella dell’irresistibile Cristina Acquistapace a cui la sindrome di Down non ha tolto nulla nello scoprire la sua vocazione alla vita consacrata.
Non è sempre tutto rose e fiori, questo lo sappiamo, e ce lo conferma chi ci sta passando come Gigi De Palo, (residente del Forum delle famiglie, ex assessore alla Famiglia del Comune di Roma). De Palo, annunciando sui social la nascita del suo quinto figlio con la sindrome di Down, così commenta: «Io e Anna Chiara siamo felicissimi. Incomprensibilmente (per il mondo) felici.», e aggiunge, qualche giorno dopo:
«E’ facile raccontare la bellezza della famiglia quando va tutto bene. Adesso viene il bello. È un pensiero dominante. La fantasia della vita che supera la nostra. È tutto stranissimo. Sappiamo che ci saranno anche tante difficoltà, ma siamo inebriati dalla realtà che stiamo vedendo e vivendo. Ci sentiamo privilegiati, scelti.»
Grato per aver conosciuto la storia di queste persone meravigliose, concludo con facendo alla dottoressa Giulia Sauro le mie congratulazioni e i miei auguri per un futuro pieno di soddisfazioni, assicurando a Gigi, Anna Chiara e alla loro bella famigliona la preghiera mia e della mia famiglia.
Posts Tagged ‘Down Syndrome’
Dottoressa in scienze politiche!
Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 03/05/2018
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The Simple Interview
Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 06/04/2015
Io gli voglio già bene.
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Francesco ha cambiato il mio sguardo sul mondo
Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 21/03/2015
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“C’era un uomo che correva sempre e un bambino che poteva andare solo piano…”
Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 23/01/2015
Una bella storia, in un bel libro…
“In questo libro racconto i primi tre mesi di vita di mio figlio, fra incubatrici, fili, sonde e luci artificiali. Un bimbo prematuro e inatteso. E’ lì che si è deciso cosa sarebbe stato della sua e della mia vita. Se una disgrazia o un’avventura.
Francesco è nato con la sindrome di Down. Davanti al vetro della neonatologia ho cominciato un lungo, appassionato, rabbioso dialogo con lui, ‘colpevole’ di non corrispondere alle mie aspettative.
Prima di lui ero un uomo di ‘velocità’. Ottenevo successi facilmente. Consideravo il dolore l’espressione materiale della sconfitta e dell’infelicità. Attraverso di lui ho capito tante cose.
Le sue iniziali difficoltà mi hanno aperto il cuore e insegnato la modestia e il rispetto per ogni creatura.
Intendo dire che, se io ho messo al mondo mio figlio, lui per certo, attraverso la prova che ha accompagnato la sua nascita, mi ha rimesso nel mondo della vita. Una vita lenta ma senza paura. L’unica vita che ha senso vivere, per quanto banale questo possa apparire ai più.
E grazie a lui ho capito forse la cosa fondamentale: che la sindrome di Down non è una malattia, ma una particolare condizione genetica.
Diventare padre di una fragilità mi ha obbligato a un cambiamento. Sono stato costretto ad appropriarmi di una ricchezza d’umanità che non mi sarà mai più tolta.
Seneca sosteneva che, per quanto sottile sia un foglio, presenta sempre due facce. Mio figlio mi ha permesso di capire quanto ciò sia vero.
Quel cromosoma in più gli permette di realizzare cose che per gli altri sono complicatissime e gli rende complicate (talvolta impossibili) cose che i più considerano elementari.
Ho scritto questo libro per passare agli altri un’esperienza, quella dell‘accogliere la debolezza, la fragilità e l’imperfezione, perché si vince attraversando il mondo insieme ai deboli. Buona lettura”
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A 16 anni, parla quattro lingue, suona il violino, tiene conferenze, va a Messa: ‘doveva’ essere abortito perché Down
Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 14/10/2013
Ha 16 anni, parla inglese e spagnolo alla perfezione ma se la cava anche col francese e il latino. E’ un adolescente con un’incredibile capacità di suonare bene il violino e si è già esibito in concerti con orchestre sinfoniche. Tiene anche conferenze per gli Stati Uniti e nel resto del mondo.
Si chiama Emmaunel Joseph Bishop e guardando alla sua storia si può dire senza esagerare che è alcune spanne al di sopra degli adolescenti della sua età. Questo giovanotto talentuoso ha la sindrome di Down; in alcuni paesi la legge permette di abortirlo prima della nascita, solo perché Down.
La sua storia è così impressionante che sta girando il mondo attraverso i social network.
E’ difficile trovare un talento come quello di Emmanuel in giro per il mondo magari perché non li hanno lasciati nascere per il solo fatto di essere affetti dalla sindrome di Down; questo per il fatto di non avere i requisiti che la società occidentale afferma che si debbano avere, per essere degni di questa vita. E tutto questo protetti dalla legge.
Tuttavia, la storia di Emmanuel appare come una tempesta che distrugge tutti questi sofismi per giustificare l’aborto di decine di migliaia di bambini che non sono considerati adatti. Questo adolescente statunitense ha smontato tutti gli argomenti a favore dell’aborto dei Down, mostrando al mondo di cosa sia capace.
Un cattolico devoto.
Emmanuel è anche un cattolico molto devoto, lo afferma orgoglioso, facendo le sue preghiere anche in latino, dirigendo la preghiera del Rosario e altre preghiere comunitarie in molte occasioni.
In questo senso, questo ragazzo, intende usare il dono che Dio gli ha fatto, per un fine più grande. I suoi sforzi sono per mostrare che i disabili sono uguali agli altri, che hanno i propri doni e abilità da mostrare al mondo. I definitiva, convincere il mondo che sono utili, proprio il contrario che quotidianamente il mondo insegna.
Un talento precoce.
Emmanuel è nato il 21 Dicembre del 1996 nella città statunitense di Grafton. Coominciò subito a sorprendere tutti: a due anni già cominciava a leggere e a tre era capace di leggere parole in francese.
A soli sei anni lesse il discorso di benvenuto dell’Associazione Nazionale Sindrome di Down, e lo fece in tre lingue per una platea di più di seicento persone. A questa età cominciò ad apprendere a suonare il violino, uno dei suoi maggiori interessi.
La vita di Emmanuel prosegue a questa velocità vertiginosa. A otto anni andava in bicicletta e vinceva medaglie alle paralimpiadi degli USA, gareggiando anche nel golf e nel nuoto in cui vinse medaglie nei 200 e 400 metri in stile libero.
Il violino, la sua arma, il suo scudo.
Un anno dopo faceva il chierichetto in parrocchia e l’anno successivo riceveva il sacramento della Cresima. Nel 2010 corona un altro suo sogno, suonando alla Giornata Mondiale per la Sindrome di Down in Turchia, insieme a un’orchestra sinfonica. A 12 anni suona il violino inun recital inIrlanda in occasione del Decimo Congresso Mondiale della Sindrome di Down.
Il suo obbiettivo: aiutare altri bambini.
Emmanuel è stato educato da genitori che non hanno mai dubitato delle sue capacità. Con sforzo e perseveranza questo ragazzo ha potuto superare la sua disabilità.
Nelle sue presentazioni parla della sua vita di adolescente con Sindrome di Down, che ha interesi, che ama gli sport, la musica, che nuota, che va in bicicletta.
I suoi obbiettivi si riassumono in quattro punti:
- Evidenziare le competenze, talenti, doni e le potenzialità dei bambini con questa disabilità.
- Contrastare le basse aspettative nella sindrome di Down.
- Dimostrare che la gioia di vivere non si oppone a queste persone.
- Attenuare la prevalenza di tutto ciò detto o scritto sulla sindrome di Down proviene principalmente da persone senza questa disabilità.
Un esempio per tutti.
A Dicembre 2012, a Houston, in occasione della riunione annuale della trisomia 21, Emmanuel sorprende tutti raccontando le sue avventure e viaggi intorno al mondo, i loro studi e anche del suo violino. Parla anche un po’ in francese e delle opere d’arte che aveva visitato durante il suo soggiorno a Parigi. Risponde alle domande sulla sua vita e di dubbi che altre persone possono avere.
La sua formazione in casa ha dimostrato l’importanza dell’alfabetizzazione precoce.
La sua testimonianza, più per la sua capacità di superamento che per le sue abilità concrete, è uno stimolo e un impulso per molti bambini con Sindrome di Down e le loro famiglie. Non sono sole e sono utili molto più di quanto possano immaginare.
[Tradotto da: http://www.religionenlibertad.com/articulo.asp?idarticulo=31458%5D
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Una consacrata speciale con un’ala in più…
Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 24/07/2013
Cristina Acquistapace, consacrata dell’Ordo Virginorum, racconta la sua profonda esperienza vocazionale.
Sono stata cresciuta dai miei genitori non come se fossi normale ma come una figlia.
Ho avuto la fortuna di andare in terra di missione (…) Ho sperimentato la più grande gioia che una persona possa sperimentare. Ho sperimentato la gioia della vocazione.
Mamma, tu hai capito che io devo vivere la mia vita e non la tua? Quando Dio chiama, le mezze misure non servono.
I tempi non erano ancora maturi per la Chiesa degli uomini (…) non è stato molto facile.
La vocazione è qualcosa di unico, di personale e di… intimo (…) ma bisogna saperla vivere in mezzo alle altre persone.
Se hai seminato amore raccogli amore. Se hai seminato vento raccogli bufere. L’inferno e il Paradiso, è l’uomo che se lo decide, usando bene o male la libertà che il Signore gli ha donato.
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