Voi dovete pensare a Cristo come a un uomo vivo, attualmente vivo, che è nel mondo e che, fra milioni, vi ha scelti: perché conoscerlo è già essere prescelti da lui.
Dovete pensare a Cristo come al solo amico, il cui sguardo scruta la vostra vita segreta, fino a quella parte di voi inaccessibile a ogni creatura e ignota a voi stessi.
Egli ha i suoi disegni su di voi, quali voi siate: conosce il santo, differente da tutti gli altri santi, di cui voi siete il germe e che egli creerebbe in voi se voi non resistereste al suo amore.
E questo amore è tale che basta un pensiero, uno sguardo, un sospiro, per tradirlo. Dacché Egli non reclama a voi soltanto un atteggiamento esterno, ma anche un cuore puro.
Quello che esige non è poco. Prenderà quello che gli date, ma per sé esige tutto.
Nelle circostanze minime della vita la sua amicizia fisserà il vostro contegno.
Non pensate di poter risolvere, senza di lui, alcuna questione, benché piccola.
E d’altro canto, nulla è piccolo per il Cristianesimo, perché tutto impegna l’eternità.
Egli vi darà la coscienza chiara dell’essere vostro, dell’essere voi un’anima immortale, non isolata, ma vicina a tante altre anime, su cui esercitate un potere in bene o in male, sicché, quando la grazia diminuisce in voi, diminuisce pure in tanti che su di voi si appoggiano.
Non crediate che Cristo vi condanni a dormire. Egli fa di voi, fra tutti i giovani della vostra età, dei vigilanti, perché dominiate le vostre passioni, come sbuffanti puledri domati.
Dipende da voi, giovani amici di Cristo, che la giovinezza duri in eterno. Solo il peccato annoia e meccanizza la vita. L’amicizia con Cristo rompe il triste incantesimo del male. Quello che colpisce, nel vizio, è la monotonia.
Dipende da voi, non diventare un giorno quell’uomo maturo, quel vecchio il quale riporta a Cristo un cuore, di cui il mondo non sa che fare, avanzo lasciato alle bestie.
François Mauriac, giornalista e scrittore, premio Nobel per la letteratura nel 1952
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