Mi è arrivato più volte da amici differenti tra di loro, questo scritto attribuito a un sacerdote cattolico brasiliano.
Ho fatto un ricerca e non ho trovato molte fonti da cui dedurre che sia attribuibile realmente a don Gabriel Vila Verde, sacerdote esistente.
Nel rispetto di tutte le posizioni, e scusandomene se questa riflessione può urtare qualche suscettibilità, non riesco a non concordare con essa, soprattutto nella misura in cui rivela tutta l’incoerenza dei nostri tempi.
«Viviamo in un’epoca in cui vogliono che i preti si sposino e le persone sposate divorzino.
Vogliono che gli eterosessuali abbiano relazioni non vincolanti, ma che i gay si sposino in chiesa.
Perché le donne si vestano da uomini e assumano ruoli maschili e gli uomini diventino “fragili” come donne.
Un bambino con solo cinque o sei anni di vita ha il diritto di decidere se sarà un uomo o una donna per il resto della sua vita, ma un bambino sotto i diciotto anni non può rispondere dei suoi crimini.
Non ci sono posti per i pazienti negli ospedali, ma ci sono incentivi e sponsorizzazioni per chi vuole cambiare sesso.
C’è un supporto psicologico gratuito per chi vuole uscire dall’eterosessualità e vivere l’omosessualità, ma non c’è supporto da esso per chi vuole uscire dall’omosessualità e vivere la propria eterosessualità e se ci provano, è un crimine.
Essere a favore della famiglia e della religione è dittatura, ma urinare sui crocifissi è libertà di espressione.
Se non è la fine dei tempi, dev’esserne la prova…»
Ergo, preghiamo affinché la preghiera diventi pace in noi, qualunque cosa succeda intorno a noi.
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