
21 martiri copti inseriti nel Sinassario copto (Martirologio della Chiesa copta) e verranno festeggiati l’8 amshir ovvero il 15 febbraio
Una storia di persecuzione:
A febbraio 21 cristiani copti, tutti operai di nazionalità egiziana, sono stati decapitati in Libia dai combattenti dello Stato Islamico che li avevano rapiti alcune settimane prima. Il video dell’esecuzione, diffuso dai jihadisti, li mostra vestiti con tute arancione, inginocchiati uno accanto all’altro su una spiaggia, ciascuno con alle spalle un uomo mascherato vestito di nero.
La decapitazione è stata simultanea. Una didascalia spiegava che erano stati condannati a morte a causa della loro fede: “gente della Croce, seguaci dell’ostile Chiesa egiziana”.
Dai movimenti delle loro labbra si è capito che alcuni sono morti invocando il Signore, Gesù Cristo. “Il nome di Gesù è stata la loro ultima parola – ha detto il vescovo di Giza, Monsignor Antonios Mina – Come i primi martiri della Chiesa, si sono rimessi nelle mani di Colui che poco dopo li ha accolti. Quel nome, sussurrato negli ultimi istanti di vita, è stato il sigillo del loro martirio”.
Il governo egiziano ha disposto la costruzione di una chiesa, dedicata ai 21 martiri, a Minya, la città da cui provenivano quasi tutte le vittime.
Esponenti della comunità cattolica hanno deciso di restare in Libia nonostante la situazione: “Siamo rimasti in pochi – diceva a febbraio all’agenzia Fides Monsignor Giovanni Martinelli, vescovo di Tripoli – Per la maggior parte si tratta di infermiere filippine che hanno deciso di rimanere perchè in città c’è estremo bisogno di assistenza medica.
È per loro che resto. Come ho detto molte altre volte, finchè in Libia c’è anche un solo cristiano, io resto”
(Tratto da “Via Crucis per i cristiani perseguitati” del 3 aprile 2015 del vescovo di Ivrea, monsignor Edoardo Aldo Cerrato)
Uno dei tenti inviti di Papa Francesco (Udienza generale del 25 settembre 2013)
«Quando penso o sento dire che tanti cristiani sono perseguitati e anche danno la vita per la loro fede, tocca il mio cuore questo o non viene a me? Sono aperto a quel fratello o a quella sorella della famiglia, che sta dando la vita per Gesù Cristo? Quanti di voi pregano per i cristiani che sono perseguitati? Quanti? Ognuno si risponda nel cuore: “Io prego per quel fratello, per quella sorella, che è in difficoltà, per confessare e difendere la sua fede?”. È importante guardare fuori dal proprio recinto, sentirsi Chiesa, unica famiglia di Dio!»
Ci uniamo a lui?
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