FERMENTI CATTOLICI VIVI

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Posts Tagged ‘giudizio di Dio’

«Non aspettare a convertirti (…) non rimandare di giorno in giorno perché improvvisa scoppierà l’ira del Signore!»

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 01/03/2019

Parole dure queste del Papa, parole di un padre (o di un nonno, come ama definirsi lui) che non ha paura di dire la verità ai figli, anche quando questa è scomoda. Non è questo il compito di un padre?

«Non seguire il tuo istinto, la tua forza, assecondando le passioni del tuo cuore. Tutti abbiamo passioni. Ma stai attento, domina le passioni. Prendile in mano, le passioni non sono cose cattive, sono, diciamo così, il “sangue” per portare avanti tante cose buone ma se tu non sei capace di dominare le tue passioni, saranno loro a dominarti. Fermati, fermati. (…)

Non essere così temerario, così azzardato da credere che tu te la caverai. “Ah, me la sono cavata fino a adesso, me la caverò…”. No. Te la sei cavata, sì, ma adesso non sai… Non dire: “La compassione di Dio è grande, mi perdonerà i molti peccati”, e così io vado avanti facendo quello che voglio. Non dire così.

E il consiglio ultimo di questo padre, di questo “nonno”: “Non aspettare a convertirti al Signore”, non aspettare a convertirti, a cambiare vita, a perfezionare la tua vita, a togliere da te quell’erba cattiva, tutti ne abbiamo, toglierla… “Non aspettare a convertirti al Signore e non rimandare di giorno in giorno perché improvvisa scoppierà l’ira del Signore”.

Papa Francesco, omelia di Santa Marta del 28 Febbraio 2019

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«Qual è il protocollo sul quale il giudice ci giudicherà?»

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 13/11/2018

Vi do un compito da fare a casa.

Prendete il Vangelo, quello che portate con voi… Ricordate che dovete sempre portare un piccolo Vangelo con voi, in tasca, nella borsa, sempre; quello che avete a casa.

[…] Alla fine del mondo noi saremo giudicati. E quali saranno le domande che ci faranno là? Quali saranno queste domande? Qual è il protocollo sul quale il giudice ci giudicherà?

E’ quello che troviamo nel venticinquesimo capitolo del Vangelo di Matteo. Oggi il compito è leggere il quinto capitolo del Vangelo di Matteo dove ci sono e beatitudini; e leggere il venticinquesimo, dove c’è il protocollo, le domande che ci faranno il giorno del giudizio.

Non avremo titoli, crediti o privilegi da accampare. Il Signore ci riconoscerà se a nostra volta lo avremo riconosciuto nel povero, nell’affamato, in chi è indigente ed emarginato, in chi è sofferente e solo.

E’ questo uno dei criteri fondamentali di verifica della nostra vita cristiana, sul quale Gesù ci invita a misurarci ogni giorno.

(Papa Francesco, Udienza Generale del 6 agosto 2014)

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“Ciò che più mi affligge è che costoro al loro indifferentismo, aggiungono il loro disprezzo, l’incredulità”

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 16/01/2017

san_pio_01San Pio da Pietrelcina, un santo che ci offre la sfida del soprannaturale vissuto con un’umiltà rara. Di seguito due episodi della sua vita che molto insegnano sull’universo invisibile che ci riguarda molto più di quanto immaginiamo.

Questo episodio venne raccontato da Padre Pio a Padre Anastasio. “Una sera, mentre, solo, ero in coro a pregare, sentii il fruscio di un abito e vidi un giovane frate trafficare all’altare maggiore, come se spolverasse i candelabri e sistemasse i portafiori. Convinto che a riordinare l’altare fosse fra Leone, poiché era l’ora della cena, mi accosto alla balaustra e gli dico: “Fra Leone, vai a cenare, non è tempo di spolverare e aggiustare l’altare”.

Ma una voce, che non era quella di Fra Leone mi risponde”: “Non sono fra Leone”, “e chi sei?”, chiedo io. “Sono un vostro confratello che qui fece il noviziato. L’ubbidienza mi dette l’incarico di tenere pulito e ordinato l’altare maggiore durante l’anno di prova. Purtroppo più volte mancai di rispetto a Gesù sacramentato passando davanti all’altare senza riverire il Santissimo conservato nel tabernacolo. Per questa grave mancanza, sono ancora in Purgatorio. Ora il Signore, nella sua infinita bontà, mi manda da voi perché siate voi a stabilire fino a quando dovrò soffrire in quelle fiamme di amore. Mi raccomando…”

“Io credendo di essere generoso verso quell’anima sofferente, esclamai: “Vi starai fino a domattina alla Messa conventuale”. Quell’anima urlò: “Crudele! Poi cacciò un grido e sparì”.

Quel grido lamento mi produsse una ferita al cuore che ho sentito e sentirò tutta la vita. Io che per delega divina avrei potuto mandare quell’anima immediatamente in Paradiso, la condannai a rimanere un’altra notte nelle fiamme del Purgatorio”. (Fonte: https://www.padrepio.catholicwebservices.com/Apparizioni.htm)

san_pio_01Lo stesso Padre Pio, confessava nelle sue lettere al suo direttore spirituale, alcune esperienze: Lettera a Padre Agostino del 7 aprile 1913:

“Mio carissimo Padre, venerdì mattina ero ancora a letto, quando mi apparve Gesù. Era tutto malconcio e sfigurato. Egli mi mostrò una grande moltitudine di sacerdoti regolari e secolari, fra i quali diversi dignitari ecclesiastici, di questi chi stava celebrando, chi si stava parando e chi si stava svestendo dalle sacre vesti.

La vista di Gesù in angustie mi dava molta pena, perciò volli domandargli perché soffrisse tanto. Nessuna risposta n’ebbi.

Però il suo sguardo mi portò verso quei sacerdoti; ma poco dopo, quasi inorridito e come se fosse stanco di guardare, ritirò lo sguardo ed allorché lo rialzò verso di me, con grande mio orrore, osservai due lagrime che gli solcavano le gote.

Si allontanò da quella turba di sacerdoti con una grande espressione di disgusto sul volto, gridando: “Macellai!” E rivolto a me disse: “Figlio mio, non credere che la mia agonia sia stata di tre ore, no; io sarò per cagione delle anime da me più beneficiate, in agonia sino alla fine del mondo. Durante il tempo dell’agonia, figlio mio, non bisogna dormire. L’anima mia va in cerca di qualche goccia di pietà umana, ma ahimè mi lasciano solo sotto il peso della indifferenza.
L’ingratitudine ed il sonno dei miei ministri mi rendono più gravosa l’agonia. Ahimè come corrispondono male al mio amore! Ciò che più mi affligge è che costoro al loro indifferentismo, aggiungono il loro disprezzo, l’incredulità. Quante volte ero lì per lì per fulminarli, se non fossi stato trattenuto dagli angioli e dalle anime di me innamorate…

Scrivi al padre tuo e narragli ciò che hai visto ed hai sentito da me questa mattina. Digli che mostrasse la tua lettera al padre provinciale… “Gesù continuò ancora, ma quello che disse non potrò giammai rivelarlo a creatura alcuna di questo mondo”.

(San Pio da Pietrelcina: Epistolario I° (1910-1922) a cura di Melchiorre da Pobladura e Alessandro da Ripabottoni – Edizioni “Padre Pio da Pietrelcina” Convento S.Maria delle Grazie San Giovanni Rotondo – FG)

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Il compito dei nostri angeli custodi è di portarci in Cielo

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 02/10/2015

Angeli 01Il compito dei nostri angeli custodi è di portarci in Cielo, non quello di preservare noi e i nostri cari dalla sofferenza o dalla morte. Dopottutto la sofferenza è, forse, il mezzo principale qui sulla terra per la crescita spirituale e la morte è l’ultimo portale per Dio.

Quando degli amici, o persino dei bambini muoiono in un incidente, non dovremmo vederci una sorta di malfunzionamento angelico. Il compito degli angeli è quello di prepararci per il giudizio, nel miglior modo possibile.

Gli angeli vivono alla presenza di Dio, e conoscono la mente di Dio molto meglio di noi. Essi sanno quando una ferita o una malattia ci avvicina o meno a Dio. Essi sanno anche quando ventiquattr’ore in più su questa terra ci renderebbero giusto un pio’ più vecchi e un po’ più in debito.

Dio permette le nostre sofferenze e persino la nostra morte, sempre per il bene delle anime, della nostra anima, se corrispondiamo alla grazia, per il bene degli altri, se invece non lo facciamo. Gli angeli collaborano sempre con questo piano perfetto.

Da una prospettiva umana ciò può sembrare freddo o addirittura crudele. Ma la prospettiva umana è limitata, ci vuole un particolare talento per vedere dietro a tale prospettiva.

Il novellista Muriel Spark ha scritto storie dall’umorismo macabro che disturbano alcuni lettori ma che insegnano che i cristiani non dovrebbero giocare con la sofferenza. Ha dichiarato al “The New Yorker”: “La gente dice che le mie novelle sono crudeli perché le cose crudeli accadono, e mantengo volutamente questo registro.”

Angeli 02Ma Spark cerca di rendere il punto di vista di un angelo. “L’insegnamento morale in tutto ciò è nel fatto che tutti questi eventi non sono le cose più importanti. Al netto di tutto, alla fine, non lo sono.”

La prospettiva angelica: questa vita, e i suoi dolori, accidenti, problemi e prove, assumono il loro valore ultimo dalla “vita oltre tutto ciò”.

Gli angeli vogliono che noi facciamo ciò che è giusto per le nostre anime. E se scegliamo di ignorarli, e di ignorare Dio, allora loro cercheranno di contenere il danno che facciamo agli altri.

Ciò nonostante, più tempo stiamo qui, più abbiamo bisogno di tempo per renderci sempre più vicini a Dio e preparare noi stessi al giudizio.

Questo è il motivo per cui gli angeli a volte fanno degli sforzi straordinari per tenerci al sicuro.

(Tradotto dal commento al Vangelo del giorrno della pubblicazione “Magnificat” October 2015, Vol 17, n. 8 – Il commento è di Mike Aquilina, popolare scrittore americano esperto di patristica e storia della Chiesa)

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