
Una scena dei “Racconti di Padre Brown”, film del 1957
Alec Guinnes è considerato uno dei migliori attori del ventesimo secolo, per la sua abilità di interpretare un’ampia gamma di personaggi. Venne acclamato nel suo Amleto teatrale a Londra ed ebbe successo internazionale anche nel cinema.
Nel 1957 gli venne attribuito dall’accademia il premio come migliore attore per “Il ponte sul fiume Kwai; due anni dopo gli venne attribuito il titolo di Cavaliere dell’Ordine dell’Impero Britannico, dalla Regina Elisabetta. Nel 1962 era il primcipe Faiçal in Lawrence d’Arabia e nel 1977 divenne famoso per il ruolo di Ben Kenobi in Guerre Stellari.
Nella sua autobiografia Blessings in Disguise (Akadine Pr, 2001), Guinness attribuisce quasi maggiore importanza alla sua conversione alla Chiesa Cattolica che al suo successo cinematografico.
Ecco la storia della sua conversione fuori dal comune.
Guinnes nacque a Londra nel 1914 da Agnes Cuffe, una ragazza madre che si occupò di lui in modo disordinat; si rifiutò di rivelargli il nome del padre e lui per anni si chiedette il perché di quel nome, Guinness, sul suo certificato di nascita.
A sei anni spesso il bambino veniva lasciato da solo. Sua madre ebbe una relazione con un uomo brutale che Alex odiava e temeva. Il bambino vide un bagliore da quella povertà e negligenza solo con la scuola e, nell’adolescenza quando scoprì la passione per il teatro.
A sedici anni venne confermato nella fede anglicana ma in cuor suo si definiva ateo.
“Certi eventi o parole del Nuovo Testamento – scrirre più tardi – comunque mi imteressavano e, nonostante fossi ignorante di teologia, mantenevo un costante interesse per gli argomenti religiosi. Il più delle volte, però, tutto cedeva sotto al mio cinismo di adolescente”.
Scena tratta dal film “Il ponte sul fiume Kwai”
Questo “costante interesse per gli argomenti religiosi” portò il giovane Guinness a frequentare per un po’ i presbiteriani, ma non durò. Scrive nella sua autobiografia che non gli passò mai per la mente la possibilità di entrare nella Chiesa Cattolica. La sua tolleranza nei confronti dei cattolici si limitava a una visione di simpatia”.
A 18b anni lasciò la scuola per un lavoro in un’agenzia di pubblicità. Non pensava più alla religione ritenendo che era tutto sotto a una montagna di immondizia, uno schema maligno dell’establishment per mantenere il lavoratore al suo posto. Flirtò col comunismo, divulgando la letteratura marxista leninista, partecipò alle riunioni dei “quakers”, studiò il buddismo e arrivò a coinvolgersi con la tarologia.
Fallendo nella carriera di redattore tornò al teatro, realizzando un sogno che aveva fin dall’infanzia. Il successo non tardò ad arrivare.
Mentre interpretava Amleto a Londra, un prete anglicano gli fece notare come non facesse bene il segno della Croce mentre era inscena. Quell’incontro fece risvegliare in lui di nuovo l’interesse per il cristianesimo.
In una notte terribile durante la Seconda Guerra Mondiale, quando Londra si trovava sotto l’attacco della forza aerea tedesca (Deutsche Luftwaffe), Guinness si rifugiò nel vicariato del Reverendo Cyril Tomkinson. Era preoccupato per la moglie e per il figlio piccolo che si trovavano in un appartamentino affittato nella città di Stratford-upon-Avon. Tra un bicchiere di vino e un altro, il padre anglicano diede ad Alec una copia dell'”Introduzione alla vita devota” di San Francesco di Sales, avvertendolo di fare sempre una genuflessione davanti all’altare. Guinnes non aveva idea di cosa fosse quella “presenza reale” ma, tra le bombe che gli esplodevano intorno, quella non sembrava essere al momento, la conversazione più urgente da fare.
Guinness tornò alla fede anglicana e andava spesso in bicicletta, nelle buie matine invernali, per ricevere la comunione in una chiesa dell’interiore. La sua amicizia con Tomkinson fece diminuire il suo anticlericalismo, ma non la sua avversione alla Chiesa di Roma. Ma fu proprio Padre Brown a iniziare inlui questo processo.
Padre Brown è il brillante personaggio creato dallo scrittore cattolico G. K. Chesterton. Una delle più memorabili interpretazioni di Guinnes è stata proprio quella di questo umile chierico e detective, nel 1954. Il film veniva girato in un remoto paesino francese. Una notte Guinness, ancora in abito talare, stava tornando al suo alloggio. Un ragazzino, credendolo un vero prete, lo prese per mano fiducioso, facendogli compagnia.
Quell’episodio apparentemente insignificante marcò profondamente l’attore. “Continuando a camminare – disse Guinness – riflettei sul fatto che una Chiesa che riusciva a ispirare una tal fiducia in un bambino, non poteva essere tanto astuta e spaventevole come veniva spesso dipinta. I miei vecchi preconcetti cominciavano a vacillare”.
Poco tempo dopo, Matthew, il figlio undicenne di Guinness venne colpito dalla poliomielite e restò paralizzato dalla vita in giù. Il futuro del ragazzino appariva quantomeno incerto e, alla fine delle riprese quotidiane del film, Guinness cominciò a passare in una piccola chiesa cattolica che incontrava tornando a casa. Fece un patto con Dio: se lo avesse guarito, lui non si sarebbe opposto a che il figlio diventasse cattolico.
Matthew guarì completamente e Guinness e sua moglie lo iscrissero alla scuola dei Gesuiti. A 15 anni il ragazzo annunciò che voleva diventare cattolico. Mantenendo la sua promessa, il padre non si oppose.
Ma Dio voleva molto di più. Guinness cominciò a studiare la religione cattolica e faceva lunghe conversazioni con un sacerdote. Fece un ritiro in un monastero trappista e arrivò persino ad assistere a una messa cattolica con l’attrice Grace Kelly mentre giravano un film a Los Angeles. Certo argomenti come quello delle indulgenze e dell’infallibilità del Papa lo frenavano un apo’ fino a quando, un giorno, finalmente cedette.“Non ebbi nessun turbamento emotivo, nessuna grande intuizione, nessun particolare interesse alle questioni teologiche; solo un senso della storia e delle proporzioni delle cose”.
Guinness venne accolto nella Chiesa Cattolica dal Vescovo di Porthsmouth e, mentre si trovava in Sri Lanka per girare “Il ponte sul fiume Kwai”, venne piacevolmente sorpreso dalla conversione di sua moglie.
Come spesso capita coi nuovi convertiti, Guinness sperimentò periodi di pace profonda e persino piaceri fisici. Raccontava spesso di come a volte corresse come un pazzo per stare alla presenza del Santissimo Sacramento in una piccola anonima chiesa.
Riflettendo su questi episodi scrisse: “Se la religione significa qualcosa, l’uomo tutto – mente e corpo – hanno il dovere di adorare. Mi sono sentito rassicurato quando venni a sapere che il buono, brillante e acutamente sensato Ronald Knox si era ritrovato come me a correre come un pazzo e in varie occasioni, per visitare il Santissimo Sacramento.”
Sir Alec Guinness mor nel 2000, a 86 anni, ringraziando il Padre Brown di Chesterton, che lo aveva condotto per mano fino alla Chiesa, e grato per il recupero di suo figlio, terminò il suo percorso altamente proficuo come attore, una vita di grazia, preludio dell’eternità.
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