I programmi televisivi di cucina cominciano a regalare gustose ricette alla zucca per l’incombente Halloween, i negozi di ‘cineserie’ sono pieni di maschere che in alcuni casi vorrebbero essere terrificanti senza riuscirci e in altri superano le loro stesse intenzioni come le lapidi in polistirolo con su scritto R.I.P., riposa in pace.
Non più di una settimana fa, ero alla cassa di un noto negozio danese di bellissime cose inutili da regalare; avevo comprato una cover per il cellulare e dietro a me facevano la fila una mamma con due bambine sugli otto, nove anni, una delle quali stringeva tutta soddisfatta la sua bella lapide con tanto di teschio e scritta R.I.P.
E allora dal cuore, credetemi, da lì, non dalle mie speculazioni di cattolico inguastito, ma dal cuore, è nata un’amara constatazione: ma questa gente lo sa cosa significhi piangere sulla tomba di un caro estinto? Io purtroppo si – oh se lo so – e avrei voluto dire a quella mamma – ma non ne ho avuto il coraggio – che queste cose vorrebbero esorcizzare la morte ma finiscono col banalizzarla, e che quello non era altro che l’incontro tra un’offerta e una domanda, l’offerta di chi non ha valori (se non quello del denaro) che vende di tutto – soddisfacendone la richiesta – a chi i valori li ha persi.
Come si può ridere e soprattutto speculare su una cosa così seria?
Halloween non mi è mai piaciuto; sono sempre stato tra quei cattolici-rompi-rompi che l’hanno rifiutato in toto e rimango tale, [se vi va di farvi del male coi miei vecchi post andateveli a guardare qui, qui e soprattutto qui dove un’americana intelligente ci dice come abbiamo assorbito pure male la festa a stelle e strisce], ma più passano gli anni e più mi rendo conto che il danno maggiore sta nel vedere che in questo periodo storico abbiamo perso il senso del sacro, dei simboli e dei segni; ci sta sfumando da sotto agli occhi la consapevolezza che ci sono delle realtà e dei misteri che ci trascendono a tal punto che non possiamo accostarci a loro se non con dei segni e dei simboli che li rappresentino.
La morte è uno di questi misteri più grandi.
Ma adesso vale tutto, e il contrario di tutto. Guai a ricordare che davanti a certe cose non è opportuno scherzare, buttarla in canzonetta, che si deve avere il coraggio pacato, non polemico ma fermo di dire: mi dispiace ma per me è no.
E allora mi dispiace per gli entusiasti delle moderne non-feste, con riguardo a Halloween per me è no. Relativamente ai simboli di morte, a bare e lapidi date in mano ai nostri figli, a me fanno male al cuore per cui per me è no.
Al di là e al di qua di una lapide ci sono vite, storie, rimpianti, nostalgie e drammi e dolori e pianti e preghiere. C’è una storia, un patrimonio che viene trasmesso. Tutto questo c’è e permane nonostante la rimozione di massa le stia relegando nelle cose-che-riguardano-nonna-ma-non-me.
Per chi crede nella resurrezione c’è il Segno dei segni, quel Crocifisso tanto temuto da questi tempi anche nel segno di un semplice cattolico, quel segno di cui abbiamo bisogno per rappresentare una realtà incommensurabile, arrivo a dire illogica ma meravigliosamente vera per chi l’ha sperimentata, come la resurrezione di Cristo, che sarà pure politically incorrect, ma è l’unica che sappia dare una risposta alla mia atavica fame di senso.
Halloween è uno sberleffo a ciò in cui credo, una canzonatura svalutante di segni dietro a cui c’è un meraviglioso universo, per cui non ve ne abbiate a male ma anche per quest’anno, PER ME E’ NO!
(Le foto non sono prese dalla rete ma sono state scattate da me, osservando le vetrine della mia città.)
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.