Giorgia Petrini, racconta la sua vita, il lavoro, il successo, l’autodeterminazione, prima e dopo la conversione.
«Ero molto convinta che la ricerca dell’autonomia economico finanziaria, dell’indipendenza, della lontananza dalla famiglia d’origine, fossero tutti elementi che in qualche modo determinassero l’individuo.
Questa vita lavorativa che mi portava fuori di casa dalle 15 alle 18 ore al giorno, vitata al lavoro, alla carriera…, mi sono trovata nella convinzione che la vita fosse quello.
All’apice del successo, in quell’esatto momento, è arrivata la batosta, rispetto alla quale non ho saputo cosa fare…
E mi sono trovata nella chiesa di San Marco Evangelista a seguire i dieci comandamenti di don Fabio Rosini e pensavo di avere accanto 1999 cretini…
Ho cominciato a seguire queste catechesi come uno che andava al cinema la domenica sera. Andavo, seguivo ma aspettavo sempre il momento buono per dire che nessuno ci aveva capito nulla.
Per me quella è stata la via che ha risolto, o per lo meno che risolve ogni giorno della mia esistenza.
Avere quella serenità che ti consente di vivere ogni giorno della vita secondo quello che ti succede, non con intento fatalista ma come un Dono di Dio.»