FERMENTI CATTOLICI VIVI

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Posts Tagged ‘lode’

Porte chiuse…

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 08/08/2019

Per alcuni anni ho avuto la grazia di iniziare a lavorare alle nove e in quel periodo ero solito fermarmi a pregare in una chiesa vicina al mio ufficio. Era un appuntamento irrinunciabile per iniziare la giornata col piede giusto, fino a quando ho cominciato a timbrare alle 7:45 e trovare una chiesa aperta prima di un certo orario è diventata un’impresa ardua.

Stamattina, complice una città agostana meno affollata del solito, in dieci minuti ero davanti alla “mia” chiesa davanti a cui, un ampio parcheggio (bene raro nella mia città) mi invitava ad approfittare per una sosta, ma la chiesa era chiusa.

Un ‘irrazionale’ senso di nostalgia profonda mi invitava a fermarmi davanti a quella porta chiusa. L’ho seguito, mettendomi ad adorare la presenza delle presenze, davanti a quel portone verde, chiuso, ed è stato un momento fortissimo, vissuto nell’esperienza della presenza di Gesù che in quel momento si fermava proprio lì, proprio con me, per darmi quella pace che solo lui può dare.

Gesù davvero passa attraverso le porte chiuse, quelle propriamente dette, come quelle del cuore o dell’affettività, ma oggi ho capito che sta a noi cercarlo, seguire la sua chiamata che si serve delle nostre sensazioni, fermarci e rivolgerci a lui anche quando le circostanze sembrano sfavorevoli, o insolite, come una porta chiusa di una chiesa di città.

«La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”. Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.» (Gv 20, 19-29)

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Un essere benevolmente disposto verso di me…

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 28/10/2017

«Da bambino mi trovai di fronte ad un fenomeno che richiedeva una spiegazione. Avevo appeso alla sponda del mio letto una calza vuota, che al mattino si trasformò in una calza piena. Non avevo fatto nulla per produrre le cose che la riempivano. Non avevo lavorato per loro, né le avevo fatte o aiutato a farle. Non ero nemmeno stato buono – lungi da me!

E la spiegazione era che un certo essere che tutti chiamavano ‘Santa Claus’era benevolmente disposto verso di me… Ciò che credevamo era che una determinata agenzia benevola ci avesse davvero dato quei giocattoli per niente. E, come affermo, io ci credo ancora. Ho semplicemente esteso l’idea.

Allora mi chiedevo solo chi mettesse i giocattoli nella calza, ora mi chiedo chi mette la calza accanto al letto, e il letto nella stanza, e la stanza nella casa, e la casa nel pianeta, e il grande pianeta nel vuoto.” (Gilbert Keith Chesterton, lettera a The Tablet of London).

Chesterton si ferma qui ma io non riesco a non andare oltre nella domanda continuando a chiedermi: “chi mette il sistema solare nella galassia, chi mette la galassia nell’universo, chi mette l’universo in chissà cosa ci sarà mai dopo?”

Lo scrittore continua con un delizioso e condivisibile senso di gratitudine:

«Una volta mi limitavo a ringraziare Babbo Natale per pochi dollari e qualche biscotto. Ora, lo ringrazio per le stelle e le facce in strada, e il vino e il grande mare.

Una volta pensavo fosse piacevole e sorprendente trovare un regalo così grande da entrare solo per metà nella calza.

Ora sono felice e stupito ogni mattina di trovare un regalo così grande che ci vogliono due calze per tenerlo, e poi buona parte ne rimane fuori; è il grande e assurdo regalo di me stesso, perché all’origine di esso io non posso offrire alcun suggerimento tranne che Babbo Natale me l’ha dato in un particolare fantastico momento di buona volontà.» (Gilbert Keith Chesterton, lettera a The Tablet of London).

Dio non si offenderà se per una volta, come il grande scrittore britannico, lo chiamiamo “Babbo Natale” se, con lo stupore filiale dello scrittore, ci uniamo a lui in un costante, sentito, atteggiamento di ringraziamento per questa “agenzia benevola” che ci dà tutto per niente e che si chiama Dio.

Fermiamoci a pensare a Chi ogni mattina ci fa trovare un regalo così grande che non bastano due calze per contenerlo, pensiamo profondamente a Lui, permettiamoci di sentire nel cuore un profondo senso di meraviglia e gratitudine e poi diamogli voce. Questo dargli voce la Chiesa lo chiama preghiera di lode.

Può far miracoli e in ogni caso guarisce i brontoloni cronici.

Provatela, parola di brontolone.

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“Io ti ho fatto e messo dentro tua mamma per farti uscire in 3d”

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 28/02/2017

Una frizzante e irresistibile Debora Vezzani racconta la sua storia a TV2000.

debora

I medici avevano consigliato alla mia mamma biologica di abortire. Io ringrazio mia mamma per non avermi uccisa.

La famiglia originaria è andata male, la famiglia adottiva si è sfasciata, adesso faccio io, ottengo quello che voglio e vado.

Dopo due anni è arrivata la terza mazzata della mia vita, il fallilmento della famiglia che volevo costruirmi io.

A quel punto vovelo morire. Una voce mi diceva: “Lo vedi che fai schifo? Nasci e ti buttano via, i tuoi genitori adottivi ti prendono e si separano, tuo marito ti butta fuori casa, fai schifo, falla finita e….”

Ma…

Un’amica che si doveva sposare mi chiede di musicare il Salmo 139 per il suo matrimonio.

La Bibbia non la leggevo, ma prendo questo salmo per accontentare la mia amica e… sta a vedere chi t’aspetta lì.

Io che mi dicevo – Non appartengo a nessuno, mi faccio schifo – mi trovo scritto – Sei tu che mi hai creato e mi hai tessuto nel seno di mia madre.

No! Tu non sei di nessuno, tu sei mia, io sono tuo papà, io sono tua mamma, io ti ho fatto e messo dentro tua mamma per farti uscire in 3d.

Tu mi hai fatto come un prodigio, non come uno schifo, non carina ma come un prodigio, Dio che si gasava di me…..

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