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Posts Tagged ‘marito e moglie’

«Da che mondo è mondo, i surgelati non li trovi nella corsia dei detersivi»

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 15/07/2018

Cinque consigli (+1) per trovare l’uomo dei tuoi sogni. Di Sara Manzardo.

Molto spesso mi chiedono come abbia fatto a trovarmi un ragazzo d’oro e sposarmelo nel giro di due anni scarsi. A quasi a un anno di matrimonio, ci ho riflettuto su più volte e credo di aver capito che, oltre ad aver molto per cui ringraziare Dio per questo immenso dono d’amore, gli ultimi anni della mia vita sono stati per me una “scuola” che mi ha costretto a fare i conti prima di tutto con la ricerca della mia vocazione, e poi con la graduale e quotidiana correzione di tanti piccoli errori che avevo fatto in precedenza e che con Emanuele ho cercato in tutti i modi di non ripetere.

Ecco allora i 5 consigli (+1) che posso dare a tutte le amiche che sono in disperata ricerca di un marito!

1. Non iniziare la tua ricerca se ti senti incompleta. Sfatiamo il primo mito: tu non sei mezza mela, la tua “dolce metà” non esiste. Quella della mela o della dolce metà sono due immagini molto usate nel linguaggio comune, anche in senso molto positivo, spesso come una constatazione della perfetta riuscita di una relazione felice. Eppure sono frutto di un modo di pensare che rischia di fare degli enormi danni nel momento in cui una ragazza è effettivamente in ricerca di un amore che la completi nelle sue mancanze, e che risulta ancora più dannoso per la riuscita di una relazione.

Pensare di aver trovato la dolce metà e successivamente perderla per una qualsiasi ragione della vita, rischia di chiuderti un loop di disperazione e fatalismo che sicuramente non ti aiuta a ricomporre i pezzi e a ripartire e che anzi, ti impedisce – almeno per un bel po’ di tempo – di ricordarti che la famosa dolce metà che hai perso non è l’unica persona “compatibile” con te.

Solo nel momento in cui ci riconosciamo come esseri umani interi e completi e iniziamo a lavorare sulla nostra identità per scoprire che in realtà siamo una mela intera (sì, proprio così), possiamo comprendere che non abbiamo bisogno di qualcuno da completare e da cui farci completare, qualcuno con cui vivere in simbiosi o da salvare dalla sua solitudine. Saremo veramente felici quando staremo con un’altra persona intera, matura, felice e realizzata.

2. Cerca qualcuno che abbia i tuoi valori, senza ossessionarti di trovare l’uomo perfetto.
Ci sono altre due espressioni da cui il nostro cervello deve prendere le distanze: i famosi “opposti” – che no, non si attraggono proprio per niente – e, soprattutto, la famigerata “anima gemella”.

È chiaro che una relazione sana possa riuscire sia con due persone molto diverse tra loro, sia con due persone che hanno moltissime cose in comune, ma è altrettanto vero che se cerchi una persona identica a te in tutto, che abbia i tuoi stessi interessi, il tuo stesso carattere, il tuo stesso modo di vivere e di pensare, la tua stessa identica visione su tutto, allora puoi stare certa che non la troverai: urge mettersi il cuore in pace.

Così come è impensabile costruire sulla roccia una relazione sana, paritaria e duratura con qualcuno che è molto molto distante da te, non soltanto per quanto riguarda il modo di impegnare il tempo libero (su quello si può mediare, senza che uno si imponga sempre sull’altro trascinandolo tutti i sabati al messicano), ma anche per quanto riguarda i valori fondamentali in cui credi.

Mimmo Armiento, noto psicologo e psicoterapeuta, nei suoi corsi per i giovani, ripete spesso che il punto non è trovare la persona giusta, ma andare insieme nella direzione giusta. Credo che sia questo il punto: se stai cercando qualcuno con cui condividere il resto della tua vita, non abbassare i tuoi standard, non negare la tua fede e i tuoi valori per evitare di offendere o turbare l’altro. Si può chiudere un occhio su molte cose, scendere a compromessi su una miriade di piccole divergenze di pensiero, ma con le radici profonde della tua e della sua interiorità, prima o poi dovrete farci i conti.

3. Sii concreta. Ho diverse amiche che non hanno idea di come fare a trovare un ragazzo, un po’ perché sono rimaste deluse troppe volte, un po’ perché – questo succede spesso a noi ragazze cattoliche – pensano che i bravi ragazzi siano una specie introvabile, che abitino nella maggior parte dei casi in seminario o che siano tutti già impegnati.

In realtà nessuna ragazza sulla faccia della terra può pensare di avere a disposizione qualsiasi ragazzo che incontra, si tratta sempre di cercare nei luoghi giusti che più si avvicinano alla nostra sensibilità: di “bravi ragazzi” single, credenti, simpatici e pure belli, è pieno il mondo! Si tratta di cercare nel luogo giusto: da che mondo è mondo, i surgelati non li trovi nella corsia dei detersivi…

Ecco allora il consiglio concreto: oggi la maggior parte dei giovani conosce tantissimi suoi coetanei, e le occasioni di ritrovo anche in un contesto cristiano sono sempre più numerose e belle. Invece di girare il mondo – in senso metaforico – per trovare il principe azzurro da sempre sognato con cui sperimentare l’amore a prima vista, guardati intorno. Ci sono eterni migliori amici, ragazzo e ragazza, che stanno benissimo insieme, ma che non si fidanzano perché pensano che l’amore possa rovinare l’amicizia, o ragazze che negano ogni possibilità a un ragazzo che ha un brutto naso. A volte l’amore “a seconda vista” è quello vincente, perché si basa su un’amicizia consolidata nel tempo, sulla condivisione di un cammino di fede, o sull’innamorarsi reciprocamente dell’altro giorno dopo giorno.

4. Cura il tuo aspetto. Una mia amica mi stava quasi convincendo di una cosa: se oggi incontrassi il mio futuro marito, si innamorerebbe di me così come sono, al naturale.

Certo, mio marito mi ama in modo uguale anche la mattina presto, quando non mi vede esattamente nel fiore della mia bellezza, e non è certo l’esteriorità l’aspetto su cui si basa l’amore. Però, anche l’occhio vuole la sua parte, soprattutto per i maschietti – per i quali la vista è il primo immediato strumento per raccogliere informazioni a livello affettivo – soprattutto in un momento in cui il povero ometto in questione non ha ancora abbastanza materiale a livello caratteriale, spirituale e interiore su cui fondare il suo interesse nei tuoi confronti.

Ma attenzione: se la vista è importante, significa che spesso un ragazzo può essere poco attratto anche da una donzella che esagera nel trucco, nel colore dello smalto, in un modo di vestirsi troppo appariscente. Le parole d’ordine quindi sono bellezza e sobrietà: inizierai a piacere a te stessa – per quella che sei, giusto con un piccolo aiutino per esaltare la tua bellezza – e a piacere un po’ di più anche agli altri.

5. Ed eccoci qui con l’ultimo consiglio, fondamentale: una volta che hai trovato un ragazzo, non farlo scappare subito. Molte di noi sono abituate a lamentarsi dei propri problemi e della propria situazione appena prendiamo un po’ di confidenza con il nostro interlocutore.

È chiaro che certe cose bisogna dirle, che i problemi personali, i traumi, il carattere difficile e i propri limiti devono venire a galla in tempi non troppo lunghi, o almeno prima che la relazione sia completamente avviata verso le nozze. Il punto, però, è che non saranno certamente i primissimi mesi di frequentazione quelli in cui questo ragazzo dovrà fare i conti con i tuoi fantasmi del passato e con gli aspetti peggiori della tua interiorità.

Prima di tutto, trova un padre spirituale o qualcuno con cui risolvere queste cose (magari se sono questioni serie, risolvile prima di metterti con qualcuno!), e non scaricarle addosso al povero malcapitato appena intuisci che da parte sua c’è un interesse nei tuoi confronti, a meno che tu non voglia vederlo scappare. Allenati già dai primi incontri a mostrare la parte migliore di te, il tuo sorriso migliore, la tua simpatia, la tua capacità di affrontare la vita senza farti abbattere.

“Sii te stessa” non vuol dire “mostra il peggio di te”, ma “scopri chi sei veramente, correggi il tuo peggio ed esalta il tuo meglio”. Ne avrai due grossi benefici: l’altro si innamorerà della tua bellezza, e sarà più facile per lui aiutarti ad affrontare i tuoi problemi (che verranno fuori da soli in tempi brevi, senza che tu ti debba sforzare a specificarli tutti subito), e tu scoprirai che il tuo carattere si può correggere e che alla fine non sei proprio la brutta persona che pensavi di essere.

5+1. Se sei credente, anche solo un po’, sappi che hai due potentissimi strumenti in più nella tua ricerca e nella riuscita della tua relazione: la preghiera – Papa Francesco recentemente, scherzando con delle ragazze di Padova, ha consigliato loro di pregare sant’Antonio per trovare marito – e l’accompagnamento spirituale.

Chiedere a Dio di aiutarci a camminare, ad aprire gli occhi e a prepararci all’incontro, e chiedere ad un padre spirituale di darci una mano ad approfondire e consolidare la nostra identità e la nostra fede, e a comprendere cosa e chi davvero il nostro cuore desidera, sono i due consigli principali – validi per tutti gli aspetti della vita – per far sì che la nostra gioia si realizzi pienamente!

(Fonte: http://www.corxiii.org/)

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Eri già donna… e come tale di una cosa avevi bisogno prima di tutto: lo sguardo di due occhi che ti fissassero con amore

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 01/11/2015

Non_piu_due_01Ho appena finito di leggere “Non più due”  di Andrea Torquato Giovanoli.

Seguo con piacere Andrea sui social da un po’ ma devo confessare di aver acquistato il libro per la copertina: quel Cristo che teneva unite le due fedi era proprio l’immagine del matrimonio cristiano come lo concepisco e come, mia moglie e io cerchiamo di vivere giorno dopo giorno.

Come nella copertina, Cristo ci aiuta ad accogliere la diversità dell’altro come ricchezza, le tiene insieme e quando ci riusciamo, ad accogliere la diversità dell’altro, tutto funziona alla grande.

In quest’ottica Andrea scrive alla figlia per parlarle degli uomini, da uomo, da padre e con una scrittura gradevolissima, qua e là parla anche del Padre, quello con la “p” maiuscola.

Ma lascio (col suo permesso appena accordato) la parola a lui.

Era mezzogiorno e mi trovavo una volta tanto da solo a casa con te, che avevi solo un anno.

Così ti ho preparato la tua pappa (abbondando con il condimento, come mio standard), ti ho apparecchiata sul tuo seggiolone, ti ho messo il tuo bavaglino (quello rosa, con il tuo nome ricamato dalla tua mamma) ed ho cominciato a darti da mangiare.

Nulla: non mi aprivi neanche la bocca.

Allora ho provato a darti uno dei giochini del tuo campionario: me lo hai scaraventato a terra.

Te ne ho passato un altro: stessa fine.

Ed a quel punto ho iniziato a sentire le mie budella aggrovigliarsi, ma ho sorriso e ho cambiato strategia: magari avevi sete, così ti ho passato il biberon, dal quale effettivamente hai iniziato a sorseggiare con bramosia.

PNon_piu_due_02erciò mi son detto: “Ecco vedi: voleva bere. Adesso mangerà”.

Allora ti porto ilcucchiaio pieno di anellini stracotti nel brodo preparato la sera prima da tua madre e insaporiti con un gustoso formaggino (roba buona, insomma, per aver la quale inalcune parti del globo si arriverebbe anche ad uccidere): niente, neanche unboccone.

A quel punto stavo già per arrendermi (perché lo sai che sono uno di quelli che starebbe ore a giocare coi bimbi, ma se devo dar loro da mangiare la mia pazienza si riduce a cifre prossime allo zero) e stavo seriamente pensando di riparare su uno Yogurt alla banana: buono, nutriente, già pronto e facile da somministrare, tanto più che fresco com’è avrebbe potuto pore darti sollievo ai dentini (hai visto mai)…

Poi però ho deciso di provarci un’ultima volta: ti ho preso il visino nella mano, ti ho guardata dritto negli occhi e ti ho porto il cucchiaino col boccone.

E lì è successa una cosa straordinaria: tu mi hai sorriso, hai aperto la bocca ed hai cominciato a mangiare.

Così abbiamo iniziato una specie di gioco ripetuto: mi bastava incrociare il tuo sguardo un momento prima di darti ilboccone per ottenere il tuo sorriso e che mi aprissi la bocca per mangiare.

E’ stato in quel preciso istante che ho capito, come una sorta di illuminazione: perché tu, bambina mia, eri figlia femmina, a te non bastava (come per i pirlotti dei tuoi fratelli) darti in mano un giochino per condirti via nello sfamarti, tu esigevi di metterti in relazione, e nello specifico pretendevi l’attenzione del tuo uomo, che per allora (e spero ancora per qualche anno) ero io, interamente su di te.

Non_piu_due_03Eri già donna, non c’era nulla da fare.

E come tale di una cosa avevi bisogno prima di tutto: lo sguardo di due occhi che ti fissassero con amore, facendoti sentire parte di un rapporto esclusivo.

Oggi sono i miei, domani saranno quelli di tuo marito, ma in realtà l’unico sguardo che davvero potrà saziare questa tua innata fame di relazione è quello del Padre, di cui io ora sono rifrangenza, così come poi lo sarà (dovrà esserlo!) il tuo sposo.

Perché guarda, piccola mia, che i figli non basta nutrirli nel corpo e nella mente, ma poiché appartenenti a quell’umanità fatta a immagine di Dio, hanno la primaria necessitàd’essere saziati nello spirito, con una relazione d’amore che abbia origina, si alimenti a sua volta e abbia come scopo e meta Colui che solo è Amore.

Altrimenti, di quella fame, muoiono.

(“Non più Due” di Andrea Torquato Giovanoli, Gribaudi, Milano 2015, pag- 61-63)

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