FERMENTI CATTOLICI VIVI

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Posts Tagged ‘martiri copti’

“L’anticristo si scaglia contro gli innocenti, così come si è scagliato contro Gesù”

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 10/04/2017

“I copti sono egiziani (“copto” vuol dire esattamente “egiziano”, con i passaggi fonetici avvenuti nei secoli egyptos-kyptos-coptos) e chiamano Dio “Allah” come i loro confratelli (perché “Allah” è il nome non del Dio di qualcuno, ma vuol dire semplicemente “Id-Dio”, “Il Dio”).

Pregano dicendo: “Allah mahaba”, cioè “Dio è amore”. Hanno conservato la fede cristiana che l’Egitto aveva prima dell’invasione islamica e l’hanno conservata umilmente, trasmettendola di padre in figlio.

Hanno sempre incentivato la cultura, creando scuole e centri di studio che aiutassero tutti gli egiziani, non solo quelli copti, e la loro visione più aperta della donna e della vita ha contribuito e contribuisce alla vita degli egiziani.

Sono stati uccisi mentre pregavano come Gesù. Sono stati uccisi nel giorno in cui la Chiesa ricorda l’ingresso di Gesù a Gerusalemme per essere ucciso come un innocente e salvare i peccatori con il suo sacrificio.

Chi conosce Dio, ama come Gesù ha amato. Chi non ama, non conosce Dio. L’antiCristo si scaglia contro gli innocenti, così come si è scagliato contro Gesù.

I copti sono stati ancora una volta colpiti come innocenti e noi sappiamo che Allah è dalla parte degli innocenti. Ora ci sono orfani e vedove e noi sappiamo che Allah è dalla parte degli orfani e delle vedove.

Che il loro martirio – ne siamo certi – illumini le menti e i cuori a comprendere che Dio è amore e dal cielo intercedano per l’Egitto e per tutti noi.”

Dal profilo Facebook di don Andrea Lonardo direttore dell’Ufficio catechistico e del Servizio per il catecumenato della diocesi di Roma.

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“Possa Dio salvarli aprendo i loro occhi”

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 12/08/2015

In una trasmissione di SAT7 punto di riferimento per milioni di cristiani in Medio Oriente e Nord Africa, nel corso di un programma musicale arriva una telefonata inattesa, quella di Beshir, che in quel massacro ha perso due fratelli di venticinque e ventitré anni.

Le sue parole cariche di misericordia lasciano di stucco. 

<<La gente di crede in preda alla disperazione: in verità siamo orgogliosi dei nostri martiri. I cristiani vengono perseguitati sin dal tempo degli antichi romani. La Bibbia ci dice di amare i nostri nemici e di benedire chi ci maledice.

Ringrazio l’Isis per non aver tagliato nel montaggio le voci dei martiri quando, a pochi secondi dall’esecuzione imploravano Gesù e e ribedivano la fede in Cristo, in questo modo l’Isis ha rafforzato la nostra fede.

Ho sentito oggi mia madre, le ho domandato cosa avrebbe fatto se avesse incontrato il boia dei suoi figli. Mi ha risposto che lo inviterebbe a casa nostra perché ci ha aiutato ad entrare nel Regno dei Cieli.>>

La telefonata si conclude con una preghiera, non per i suoi fratelli ma per i suoi nemici, i membri dell’Isis.

<<Possa Dio salvarli aprendo i loro occhi, facendo svanire la loro ignoranza e i cattivi insegnamenti che hanno ricevuto.>>

Come non fare nostra questa preghiera?

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“Il nome di Gesù è stata la loro ultima parola”

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 18/04/2015

cristianofobia_06_I 21 martiri copti inseriti nel Sinassario copto (Martirologio della Chiesa copta) e verranno festeggiati l’8 amshir-15 febbraio

21 martiri copti inseriti nel Sinassario copto (Martirologio della Chiesa copta) e verranno festeggiati l’8 amshir ovvero il 15 febbraio

Una storia di persecuzione:

A febbraio 21 cristiani copti, tutti operai di nazionalità egiziana, sono stati decapitati in Libia dai combattenti dello Stato Islamico che li avevano rapiti alcune settimane prima. Il video dell’esecuzione, diffuso dai jihadisti, li mostra vestiti con tute arancione, inginocchiati uno accanto all’altro su una spiaggia, ciascuno con alle spalle un uomo mascherato vestito di nero.

La decapitazione è stata simultanea. Una didascalia spiegava che erano stati condannati a morte a causa della loro fede: “gente della Croce, seguaci dell’ostile Chiesa egiziana”.

Dai movimenti delle loro labbra si è capito che alcuni sono morti invocando il Signore, Gesù Cristo. “Il nome di Gesù è stata la loro ultima parola – ha detto il vescovo di Giza, Monsignor Antonios Mina – Come i primi martiri della Chiesa, si sono rimessi nelle mani di Colui che poco dopo li ha accolti. Quel nome, sussurrato negli ultimi istanti di vita, è stato il sigillo del loro martirio”.

Il governo egiziano ha disposto la costruzione di una chiesa, dedicata ai 21 martiri, a Minya, la città da cui provenivano quasi tutte le vittime.

Esponenti della comunità cattolica hanno deciso di restare in Libia nonostante la situazione: “Siamo rimasti in pochi – diceva a febbraio all’agenzia Fides Monsignor Giovanni Martinelli, vescovo di Tripoli – Per la maggior parte si tratta di infermiere filippine che hanno deciso di rimanere perchè in città c’è estremo bisogno di assistenza medica.

È per loro che resto. Come ho detto molte altre volte, finchè in Libia c’è anche un solo cristiano, io resto”

(Tratto da “Via Crucis per i cristiani perseguitati” del 3 aprile 2015 del vescovo di Ivrea, monsignor Edoardo Aldo Cerrato)

Uno dei tenti inviti di Papa Francesco (Udienza generale del 25 settembre 2013)

«Quando penso o sento dire che tanti cristiani sono perseguitati e anche danno la vita per la loro fede, tocca il mio cuore questo o non viene a me? Sono aperto a quel fratello o a quella sorella della famiglia, che sta dando la vita per Gesù Cristo? Quanti di voi pregano per i cristiani che sono perseguitati? Quanti? Ognuno si risponda nel cuore: “Io prego per quel fratello, per quella sorella, che è in difficoltà, per confessare e difendere la sua fede?”. È importante guardare fuori dal proprio recinto, sentirsi Chiesa, unica famiglia di Dio!»

Ci uniamo a lui?

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