
Prologo del Vangelo secondo Giovanni, in Swahili
Dall’Africa, una lezione sullo Spirito Santo.
“Roho Mtakatifu uje kwetu!”
Questa espressione riecheggia sempre, anche oggi, nelle missioni del Preziosissimo Sangue in Tanzania. Quello Spirito, tante volte tralasciato o peggio sconosciuto nei nostri paesi di antica tradizione, in Africa, grazie allo sviluppo portentoso dei movimenti carismatici ha fatto presa forte nella gente perché sentito come molto vicino e presente nella vita quotidiana di ognuno.
Quanto abbiamo anche noi da imparare da questa fede semplice e genuina dei paesi di nuova evangelizzazione e quanto dovremmo essere più riconoscenti verso lo Spirito Santo che è l’espressione vera dell’Amore di Dio che si rende presente e che ci raggiunge!
A volte tutti noi – è vero – facciamo fatica a immaginare lo Spirito Santo come la terza persona della Trinità, per questo mi ha sempre affascinato come in lingua swahili il tutto sia reso in modo molto più immediato tanto da essere interiorizzabile pienamente e facilmente.
In lingua swahili il nome Roho significa “Spirito”, mentre la radice takatifu significa “santo” in senso generale. Ma nel nostro caso la parola è scritta con le “M” davanti (in Swahili le desinenze delle parole sono davanti e non a fine parola – n.d.r.), cioè diventa Mtakatifu.
Un dettaglio?

La preghiera del Padre Nostro in Swahili
Non proprio, perché la lettera “M” all’inizio indica il riferimento chiaro e inequivocabile agli esseri viventi, alle persone e non alle cose o agli oggetti.
Alcuni esempi per chiarire sommariamente: si dice in Swahili misa takatifu per “santa messa”, mentre Baba Mtakatifu per “Santo Padre” (cioè il Papa) e Mtakatifu Gaspari per San Gaspare.
E allora quel Roho così inteso non è un generico e se vogliamo panteistico spirito, ma è una “persona”… Ecco allora che diventa per la gente tutto molto intuitivo.
E’ così spontaneo invocare nei meravigliosi canti Swahili il “Roho Mtakatifu uje kwetu”, che analizzato parola per parola, alla lettera, potremmo in modo ancora più forte tradurre come: “Tu, Santo Spirito, vieni in noi”, con quel Tu-soggetto che si staglia imperioso, nascosto grammaticalmente nella forma verbale uje; un Tu che si riferisce non a un qualcosa di prettamente vago ma a un Tu personale, rendendo così benissimo l’idea che stiamo parlando di una persona, appunto di quella terza Persona della Trinità Divina che rende presente ciò che si è realizzato una volta per sempre!
(Tratto da Primavera Missionaria, mensile d’informazione degli Allievi Missionari del Preziosissimo Sangue, Anno LXI, giugno 2014)
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