FERMENTI CATTOLICI VIVI

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Posts Tagged ‘Padre Pio da Pietrelcina’

«Padre Pio era un’istituzione di “pronto intervento”»

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 22/09/2020

Mons. Pierino Galeone, fondatore dei Servi della Sofferenza e figlio spirituale di Padre Pio racconta la sua esperienza diretta col santo del Gargano.

Padre Pio aveva il dono di sanare gli inguaribili e di convertire i peccatori, di prorogare il tempo della morte e di conoscerne perfettamente il giorno, di sapere il luogo dove si trovavano le anime dei defunti e, addirittura, di accompagnarle egli stesso in Paradiso.

Lottava con Satana e cacciava i demoni, scrutava i cuori, scrutava gli animi e illuminava le menti più con la testimonianza che con i discorsi.

Conosceva la vita di tanti, la storia della Chiesa e dell’umanità. A molti prediceva il futuro. Seguiva i buoni e i cattivi, i vicini e i lontani, i sani e i malati.

Stava a fianco dei moribondi, come è avvenuto per mia madre, e al capezzale di innumerevoli ammalati: negli ospedali, nelle case private, nei campi di concentramento e nei luoghi più impensabili.

Padre Pio era un’istituzione di “pronto intervento”. Guidava al posto di un autista addormentato, come accadde a un amico, e liberava da grossi imbarazzi l’automobilista distratto e imprudente.

Incidenti decisamente mortali, con l’intervento del Padre, si risolvevano in scontri arcanamente pilotati e senza conseguenze.

Tante volte ero presente anch’io quando gli interessati, illesi per miracolo, venivano a ringraziare il Padre che, con tanta semplicità, raccomandava: «E figlio mio, stai un poco più attento quando viaggi!».

A un impiegato di Casa Sollievo, vivo per miracolo, disse_ «Per prenderti da sotto la macchina, porto ancora le costole rotte!»

A un acerrimo comunista convertito, che veniva sabotato e minacciato dai compagni, perché ogni settimana portava, per voto, A San Giovanni Rotondo, i suoi vecchi amici, Padre Pio, con tono severo, disse: «Riferisci a chi ti minaccia che, se non la smettono, ho il potere di far ribaltare la loro macchina, anziché la tua».

Col profumo riusciva a far avvertire la sua presenza anche ai missionari di ogni continente della terra, come mi capitò di sentire da un gruppo di missionari in arrivo e in partenza per terre lontane.

«Fa tutto lui», dicevano nella veranda, davanti a padre Pio che ascoltava: «Egli ci protegge, ci conforta, ci apre le strade, ci libera dai pericoli e benedice il nostro lavoro. Senza di lui, oramai, non sapremmo vivere più».

Come i discepoli riferirono di Gesù a Giovanni, così anch’io di padre Pio alla Chiesa. Ho presentato i fatti.»

(Fonte: Mons. Pierino Galeone, Padre Pio, mio padre, San Paolo, 2005, pag. 82 e 83)

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«Andiamo, generale, voi non farete questa sciocchezza!»

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 28/01/2020

Quando San Pio da Pietrelcina salvò il generale Cadorna dal suicidio

San Pio da Pietrelcina salvò dal suicidio il generale Luigi Cadorna, comandante supremo dell’esercito italiano nella prima guerra mondiale, che una notte di novembre 1917, dopo la disfatta di Caporetto, era in preda alla disperazione (per essere stato sostituito nel comando supremo dal Generale Armando Diaz e per vedere intaccato il proprio operato militare da indecorosi commenti) e

pensa al suicidio.

Una sera, dopo aver disposto le sentinelle attorno alla sua tenda con l’ordine perentorio di non fare entrare nessuno, si chiude nella sua tenda e prende la rivoltella per suicidarsi… Tutt’a un tratto un frate vestito di saio entra. Aveva le mani sanguinanti e uno

sguardo dolce. Si ferma un istante ed alza un dito con aria di disapprovazione. «Andiamo, generale, voi non farete questa

sciocchezza, non compirete un gesto insano da disperato!».

Il generale, che aveva severamente comandato di non essere disturbato da nessuno per qualsiasi motivo, pieno di collera si precipita fuori, ma non vede nessuno. Il Frate era sparito. Le sentinelle, interrogate giurano sulla loro testa di non aver visto, né fatto passare nessuno.

La collera cede alla meraviglia e di colpo l’ossessione del suicidio si dilegua. Il generale si impone un ripensamento:  è salvo. Nondimeno questa storia lo lascia perplesso e si accanisce per scoprirne la chiave. Chi era quel giovane francescano, abbastanza insolente per violare il suo isolamento e così potente da fargli cadere la rivoltella dalla mano?

Il generale, che non aveva mai visto Padre Pio, riferendo i particolari dell’accaduto, si sentì dire che quel Frate non poteva essere altro che lo stimmatizzato di S. Giovanni Rotondo: Padre Pio. Gli nacque il desiderio di rivederlo. Per rendersi conto di ciò che gli era accaduto, il generale Cadorna parte per S. Giovanni Rotondo.

Intanto in quell’epoca Padre Pio, per disposizione del Vaticano, era segregato e nessuno poteva parlargli. Il generale insiste. Lasciatemelo vedere, almeno! – «Va bene – replica il Padre Guardiano – resterete là nel corridoio, mentre andremo in chiesa per fare il ringraziamento dopo pranzo. Lo vedrete passare».

Messosi in un angolo, il generale aspetta. I Frati passano ed egli riconosce il suo visitatore notturno: E’ questo il Frate che è venuto da me! – Padre Pio gli sorride e leva il dito con quello stesso gesto, fra burlesco e minaccioso, come se volesse dirgli: «L’avete scampata bella quella brutta notte!».

A confermare un’altra bilocazione di Padre Pio sono stati molti piloti dell’aviazione anglo-americana, di varie nazionalità (inglese, americana, polacca, palestinese) e di diverse religioni (cattolica, protestante, musulmana, ebraica).

Durante l’ultima guerra, ogni volta che sorvolavano il Gargano per eseguire bombardamenti, vedevano in aria un frate che, protendendo le mani ferite, proibiva loro di sganciare bombe.

Foggia e quasi tutti i centri delle Puglie subirono ripetuti bombardamenti. Su San Giovanni Rotondo, la cittadella di Padre Pio, non cadde una bomba.

A guerra finita, salendo a San Giovanni Rotondo, quegli aviatori riconobbero con assoluta certezza in Padre Pio quel Frate che essi avevano incontrato e veduto nei loro voli.

(Fonte http://www.carloacutis.net/)

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«Emanava…, emanava Gesù.»

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 18/03/2018

Mons. Pierino Galeone, fondatore dei Servi della Sofferenza, è un sacerdote oggi novantunenne, che incontrai una sola volta nel 1999, ma fu sufficiente affinché la mia vita spirituale, allora in pericolo, subisse una robusta inversione a U per riprendere bene il cammino di, e per la felicità, a Gesù, per Maria, sulle orme di Padre Pio.

In questo breve video racconta come incontrò il frate santo del Gargano.


 

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“Ciò che più mi affligge è che costoro al loro indifferentismo, aggiungono il loro disprezzo, l’incredulità”

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 16/01/2017

san_pio_01San Pio da Pietrelcina, un santo che ci offre la sfida del soprannaturale vissuto con un’umiltà rara. Di seguito due episodi della sua vita che molto insegnano sull’universo invisibile che ci riguarda molto più di quanto immaginiamo.

Questo episodio venne raccontato da Padre Pio a Padre Anastasio. “Una sera, mentre, solo, ero in coro a pregare, sentii il fruscio di un abito e vidi un giovane frate trafficare all’altare maggiore, come se spolverasse i candelabri e sistemasse i portafiori. Convinto che a riordinare l’altare fosse fra Leone, poiché era l’ora della cena, mi accosto alla balaustra e gli dico: “Fra Leone, vai a cenare, non è tempo di spolverare e aggiustare l’altare”.

Ma una voce, che non era quella di Fra Leone mi risponde”: “Non sono fra Leone”, “e chi sei?”, chiedo io. “Sono un vostro confratello che qui fece il noviziato. L’ubbidienza mi dette l’incarico di tenere pulito e ordinato l’altare maggiore durante l’anno di prova. Purtroppo più volte mancai di rispetto a Gesù sacramentato passando davanti all’altare senza riverire il Santissimo conservato nel tabernacolo. Per questa grave mancanza, sono ancora in Purgatorio. Ora il Signore, nella sua infinita bontà, mi manda da voi perché siate voi a stabilire fino a quando dovrò soffrire in quelle fiamme di amore. Mi raccomando…”

“Io credendo di essere generoso verso quell’anima sofferente, esclamai: “Vi starai fino a domattina alla Messa conventuale”. Quell’anima urlò: “Crudele! Poi cacciò un grido e sparì”.

Quel grido lamento mi produsse una ferita al cuore che ho sentito e sentirò tutta la vita. Io che per delega divina avrei potuto mandare quell’anima immediatamente in Paradiso, la condannai a rimanere un’altra notte nelle fiamme del Purgatorio”. (Fonte: https://www.padrepio.catholicwebservices.com/Apparizioni.htm)

san_pio_01Lo stesso Padre Pio, confessava nelle sue lettere al suo direttore spirituale, alcune esperienze: Lettera a Padre Agostino del 7 aprile 1913:

“Mio carissimo Padre, venerdì mattina ero ancora a letto, quando mi apparve Gesù. Era tutto malconcio e sfigurato. Egli mi mostrò una grande moltitudine di sacerdoti regolari e secolari, fra i quali diversi dignitari ecclesiastici, di questi chi stava celebrando, chi si stava parando e chi si stava svestendo dalle sacre vesti.

La vista di Gesù in angustie mi dava molta pena, perciò volli domandargli perché soffrisse tanto. Nessuna risposta n’ebbi.

Però il suo sguardo mi portò verso quei sacerdoti; ma poco dopo, quasi inorridito e come se fosse stanco di guardare, ritirò lo sguardo ed allorché lo rialzò verso di me, con grande mio orrore, osservai due lagrime che gli solcavano le gote.

Si allontanò da quella turba di sacerdoti con una grande espressione di disgusto sul volto, gridando: “Macellai!” E rivolto a me disse: “Figlio mio, non credere che la mia agonia sia stata di tre ore, no; io sarò per cagione delle anime da me più beneficiate, in agonia sino alla fine del mondo. Durante il tempo dell’agonia, figlio mio, non bisogna dormire. L’anima mia va in cerca di qualche goccia di pietà umana, ma ahimè mi lasciano solo sotto il peso della indifferenza.
L’ingratitudine ed il sonno dei miei ministri mi rendono più gravosa l’agonia. Ahimè come corrispondono male al mio amore! Ciò che più mi affligge è che costoro al loro indifferentismo, aggiungono il loro disprezzo, l’incredulità. Quante volte ero lì per lì per fulminarli, se non fossi stato trattenuto dagli angioli e dalle anime di me innamorate…

Scrivi al padre tuo e narragli ciò che hai visto ed hai sentito da me questa mattina. Digli che mostrasse la tua lettera al padre provinciale… “Gesù continuò ancora, ma quello che disse non potrò giammai rivelarlo a creatura alcuna di questo mondo”.

(San Pio da Pietrelcina: Epistolario I° (1910-1922) a cura di Melchiorre da Pobladura e Alessandro da Ripabottoni – Edizioni “Padre Pio da Pietrelcina” Convento S.Maria delle Grazie San Giovanni Rotondo – FG)

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“Credo in Dio come sul fatto che cinque per otto fa quaranta”

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 22/09/2015

Enrico Medi 02Il 26 settembre 1968, mentre il corteo funebre di Padre Pio raggiungeva il municipio di San Giovanni Rotondo per poi tornare in convento, il Professor Enrico Medi commentava i misteri del Rosario per i fedeli rimasti sul sagrato.

Il fisico, originario di Macerata, profondamente religioso, divenne devoto e amico del cappuccino dal 1946. Fu anche deputato dell’Assemblea Costituente.

Vedeva nel prezioso progetto dell’universo, l’assoluto disegno della mano di Dio, per nulla in contrasto con la scienza anzi, come dimostrazione palese che nulla era stato lasciato da Lui al caso.

A chi gli domandava se ci fosse contrasto tra scienza e fede lui rispondeva:

Enrico Medi 01«È come se tu mi domandassi se c’è contrasto tra i piedi e la testa. I piedi camminano, la testa li guida sulla via da percorrere. I piedi sorreggono la testa e la testa guida nella luce il cammino tentennante dell’uomo»

Ogni giorno leggeva e meditava la Sacra Scrittura e vi trovava Gesù, vivo, ogni giorno andava a Messa e l’Eucarestia quotidiana era l’Amico divino insostituibile, l’intimo della sua vita, la passione ardente della sua anima, Colui che lo spingeva ad amare e a donarsi senza tregua in posti di alta responsabilità.

Enrico Medi 03A chi osservava che forse il suo era un atteggiamento da fanatico rispondeva:

«Credo in Dio come sul fatto che cinque per otto fa quaranta. Allo stesso modo credo nella legge di Ohm: quando vedo un filo staccato, so che la corrente non passa né potrà passare mai finché non si riattacca il filo. Se questo è fanatismo religioso, sì, io sono un fanatico»

Meraviglioso il suo inno alla creazione che più che una poesia è una preghiera intrisa di sapienza frutto di una vita di preghiera:

INNO ALLA CREAZIONE

Enrico Medi 04“… Oh voi misteriose galassie, voi mandate luce ma non intendete;
voi mandate bagliori di bellezza ma bellezza non possedete;
voi avete immensità di grandezza ma grandezza non calcolata.
Io vi vedo,
vi calcolo,
vi intendo,
vi studio e vi scopro,
vi penetro e vi raccolgo.
Da voi io prendo la luce e ne faccio scienza,
prendo il moto e ne fo sapienza,
prendo lo sfavillio dei colori e ne fo poesia;
io prendo voi oh stelle nelle mie mani
e tremando nell’unità dell’essere mio
vi alzo al di sopra di voi stesse
e in preghiera vi porgo a quel Creatore
che solo per mio mezzo voi stelle potete adorare”

Se vi ha affascinato questa personalità della scienza e della fede vissute in unità e armonia, trovate maggiori informazioni sul sito dedicato alla sua causa di beatificazione: http://www.enricomedi.it/

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