FERMENTI CATTOLICI VIVI

"Andate controcorrente. Di quanti messaggi, soprattutto attraverso i mass media, voi siete destinatari! Siate vigilanti! Siate critici!" Benedetto XVI

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Posts Tagged ‘paternità’

“Ti vedo io, e basta. Salta giù!”

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 19/05/2019

papa-e-bambino

Era una famigliola felice e vivace in una casetta di periferia. Ma una notte scoppiò nella cucina della casa un terribile incendio.

Mentre le fiamme divampavano, genitori e figli corsero fuori. In quel momento si accorsero con orrore che mancava il più piccolo, un bambino di cinque anni. Al momento di uscire, impaurito dal ruggito delle fiamme e dal fumo acre, era tornato indietro ed era salito al piano superiore.

Che fare? Il papà e la mamma si guardarono disperati, le due sorelline cominciarono a gridare. Avventurarsi in quella fornace era oramai impossibile, e i vigili del fuoco tardavano.

Ma ecco che lassù, in alto, s’aprì la finestra della soffitta e il bambino si affacciò urlando disperatamente: “Papà! Papà!”.

Il padre accorse e gridò: “Salta giù!”.

Sotto di sé il bambino vedeva solo fuoco e fumo nero, ma sentì la voce e rispose: “Papà, non ti vedo…”

“Ti vedo io, e basta. Salta giù!” Urlò l’uomo.

Il bambino saltò e si ritrovò sano e salvo nelle robuste braccia del papà, che lo aveva afferrato al volo.

Non vedi Dio ma Lui vede te, buttati!

(Da “C’è Qualcuno lassù?”, di Bruno Ferrero, Elledici, Torino, 1993, pag. 40)

 

tu-diciCome diceva un santo sacerdote, don Dolindo Ruotolo, “

Abbandonarsi significa chiudere placidamente gli occhi dell’anima, stornare il pensiero della tribolazione e rimettersi a me perché io solo operi, dicendo: “pensaci tu”.

Affidiamoci e affidiamo tutto al Padre che, con le sue braccia potenti saprà prenderci e prendere veramente le redini della nostra vita.

 

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«Diventi padre ma nessuno ti dà le istruzioni per l’uso…»

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 16/03/2018

Eccone 7! Sette istruzioni per l’uso per padri coraggiosi.

«Diventi padre ma nessuno ti dà le istruzioni per l’uso…», quante volte abbiamo sentito una frese del genere, e quante volte siamo stati noi stessi a pronunciarla di fronte alle sfide della vita.

Sbagliato!

Le istruzioni ci sono (ce le dà il Padre per eccellenza), basta seguirle, o per lo meno cercare di farlo con amore e buona volontà; magari non vedrai andare tutto per il verso giusto ma comincerai a vedere le cose che si muovono nell’ordine dell’amore, e pian piano comincerai anche a vederle andare per il verso giusto.

1 – Metti Dio al primo posto e tutte le altre cose si riordineranno.

«Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti dò, ti stiano fissi nel cuore» (Deuteronomio 6,5-6)

Non abbiamo forze? Attingiamone alla Fonte. Non sappiamo che pesci prendere con sfide che non capiamo? Chiediamo a Dio e a Dio solo la forza e la sapienza per affrontarle.

2 – Passa il tempo con la tua famiglia.

«Questi precetti che oggi ti dò, ti stiano fissi nel cuore; li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando sarai seduto in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai» (Deuteronomio 6,6-7).

E’ il tempo meglio speso. Passalo senza guardare l’orologio, lascia che i tuoi figli interrompano i tuoi hobby, il tuo programma preferito, dà loro il messaggio che ti piace stare con loro.

3 – Dai la tua vita.

«E voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei» (Efesini 5,25).

Date la vostra vita, morite per vostra moglie e per i vostri figli. Si può morire ogni giorno senza particolari atti eroici, morire piano piano, a fettine, semplicemente mettendosi all’ultimo posto. Può sembrare autolesionismo ma è dimenticandosi di sé che si vive e fa vivere veramente felici. Come affermava Catherine de Hueck-Doherty, “Se metto Dio al primo posto e il fratello al secondo, io sono il felice terzo.”

4 – Correggi i tuoi figli senza complessi ma…

«E voi, padri, non inasprite i vostri figli, ma allevateli nell’educazione e nella disciplina del Signore» (Efesini 6,4).

Non aver paura di correggere i figli, soprattutto in questi tempi in cui la nostra società sembra essere preda della paura di farlo. Chiedi a Dio la sapienza e il discernimento per correggerli sempre per e con amore, ma non tacere quando vedi o senti che stanno sbagliando.

5 – Dai l’esempio con le opere buone.

«Cerchiamo anche di stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone» (Ebrei 10, 24)

Fai opere buone e coinvolgi i tuoi figli nel farlo; una raccolta per i terremotati, una spesa per i poveri della parrocchia, un panino a un clochard. Vinci la pigrizia e ti sorprenderai nel vedere che saranno felici di seguirti.

6 – Sii fedele ai sacramenti e…

«…senza disertare le nostre riunioni, come alcuni hanno l’abitudine di fare, ma invece esortandoci a vicenda; tanto più che potete vedere come il giorno si avvicina.» (Ebrei 10,25).

Dai l’esempio pregando, celebrando i sacramenti con fede, invitando i tuoi figli a fare altrettanto, soprattutto nei momenti in cui le sfide della vita sembrano essere più grandi di noi. I figli non fanno tanto quello che diciamo loro quanto quello che facciamo con fede e convinzione.

7 – Impara a comunicare.

«Lo sapete, fratelli miei carissimi: sia ognuno pronto ad ascoltare, lento a parlare, lento all’ira» (Giacomo 1,19).

Presta attenzione a quello che dicono i figli, evitando reazioni esagerate; dimostrati interessato senza essere soffocante. Se si saranno davvero ascoltati si sentiranno liberi di condividere la loro vita con te.

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Disegna una piramide…

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 27/12/2016

piramide_01Per donne  troppo oberate che lavorano… (ma anche per uomini che hanno capito quanto sia bello esserci in famiglia…)

Da uno dei miei blog preferiti, tradotto per voi.

Sono arrivata a credere che uno dei segreti per mantenere la pace nella nostra vita sia imparare a discernere cosa sia urgente da cosa sia importante. Ne parlano molti esperti; si tratta di capire cosa fare quando si pensa alle incombenze del giorno.

Ma qui è il punto.

Quando sono nel bel mezzo di una settimana folle, cercando di gestire vari progetti, in mezzo al caos generato da sei figli in una casa con tre camere da letto, è davvero dura per me capire cosa sia urgente da cosa sia importante.

Ciò che conta di più.

Finire di rassettare le camere dei ragazzi o dedicarmi alla pianificazione autunnale della scuola? Occuparmi dei progetti importanti del produttore della mia radio o dell’Associazione proprietari immobiliari? Organizzare una serata coi miei figli davanti a un bel film o aprire la montagna di lettere che stanno sulla mia scrivania?

piramide_02Quando mi ritrovo a girare come una trottola nel vortice di queste decisioni, mi blocco. Inizio con un compito, poi lo abbandono per cominciarne un altro e, in un baleno mi ritrovo a rialzare lo sguardo da Instagram chiedendomi come abbia fatto ad arrivare così in fretta l’ora di cena.

Pensavo a questo mentre ero nella Cappella dell’Adorazione l’altro giorno, e mi è venuta questa idea: disegna una piramide.

Da qualche parte, nel gran caos di pensieri che affollavano la mia mente, ho capito le priorità della mia vita. Sapevo che avrei dovuto valutare alcune cose tra tutta quell’accozzaglia di impegni, ma le cose non mi erano ancora chiare perché tante cose urgenti (ma non necessariamente importanti) attiravano la mia attenzione.

Lì in cappella ho avuto l’ispirazione di afferrare una penna e qualcosa su cui scrivere – in quel caso una vecchia ricevuta pescata dalla tesca posteriore della borsa – e di disegnare una piramide che riflettesse le mie priorità.

In ordine di priorità, i livelli della piramide che ho disegnato sono:

piramide_03DIO: Trovare tempo per la preghiera, i sacramenti, la relazione con Dio.

FAMIGLIA: Tutto ciò possa essere legato al benessere di mio marito e dei miei figli, e della mia relazione con loro. Anche assicurarmi che la mia casa non sembri troppo il luogo dell’esplosione di un Toys Center.

SALUTE: Verificare che mi stia occupando dei miei bisogni fisici e mentali. Scavarsi del tempo per correre o per guardare la puntata di quello stupido telefilm che mi piace tanto, potrebbero stare bene in questa categoria. (Sarei tentata di mettere questo punto prima della famiglia visto che me ne potrei occupare meglio se fossi in forma, ma sarebe difficile trovare tempo per l’esercizio fisico mentre la mia famiglia sta cadendo a pezzi).

LAVORO: Lavoro, ufficio, e tutte le attività di volontariato o creative che comportino sfide esterne alla vita personale e familiare.

Una volta fatto questo promemoria tangibile su cosa conti davvero nella vita, ho cominciato a lavorare su quella piramide, dal basso verso l’alto, e a ogni livello mi sono posta domande come:

  • Come sto andando in questo settore?
  • Sto inserendo a questo livello della piramide le giuste quantità dei miei obbiettivi?
  • Di quali cambiamenti ho bisogno per assicurarmi che quel livello assorba la quantità di tempo ed energie che merita?

In ogni gradino, non facevo un passo nella piramide fino a quando non avevo completa pace per stare in carreggiata sul livello in cui stavo.

Uso questo sistema da alcune settimane e ha cambiato la mia vita (…) è il modo per mantenermi in carreggiata quando sono troppo oberata.

Ma la chiave di tutto è questa:

piramide_04Devo prendere una penna e disegnare una piramide ogni giorno.

Non basta pensarci. Non basta guardare alla piramide disegnata ieri. Ogni mattina, quando penso alla mia giornata, devo riscrivere la struttura delle mie priorità (…).

Riassumendo, ecco il sistema:

1. Disegna una piramide.

2. Comincia dal basso e a ogni livello poniti le seguenti domande:

Come sto andando in questo settore?
Sto inserendo a questo livello della piramide le giuste quantità dei miei obbiettivi? Troppi? Troppo pochi?
Di quali cambiamenti ho bisogno per assicurarmi che quel livello assorba la quantità di tempo ed energie che merita?

3. Non andare al livello successivo fino a quando non senti pace nel livello in cui sei.

(…) Questo semplice esercizio quotidiano ha portato molta pace nella mia vita; spero che faccia altrettanto nella vostra.

(Tradotto da http://jenniferfulwiler.com/2015/07/feeling-overwhelmed-draw-the-pyramid/)

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Così, oggi, ‘uccidono’ il padre

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 17/10/2016

Ho appena finito di leggere un libro. E’ un libro particolare, dall’andamento deliziosamente a singhiozzo, nel senso che in un capitolo sorridi, in un altro rifletti un po’, poi sorridi e poi rifletti ancora e poi ridi a crepapelle e poi ti commuovi. Mai banale, non ti annoia mai, e alla fine ne resti edificato.

Condivido qua uno dei capitoli che mi ha toccato di più.

la_sindrome_del_panda_02

<<Se fossi costretto a scegliere uno tra i quarti d’ora più brutti della mia vita, pur avendo una vasta scelta di attimi funesti, non avrei nessun dubbio, poiché tra tutti ce n’è uno che di gran lunga supera tutti gli altri per essere il peggiore.

Si tratta di un episodio particolarissimo, mimetizzato in un periodo già di per sé particolarmente buio: una di quelle mezze stagioni dell’ersistenza in cui le circostanze mordaci del vivere ti stringono d’assedio, mettendoti a dura prova, ma forse proprio per questro lasciando d’altro canto che la pellicola che separa l’immanente dal trascendente si assottigli e facendoti sbirciare in trasparenza quella Luce che illumina la Creazione e ti raggiunge, se vocata nella preghiera.

Il mio secondo figlio si trovava nella fase finale della malattia che gli ha poi aperto in via anticipata le porte del Cielo, mentre mia moglie custodiva nel grembo quello che sarebbe diventato il nostro terzogenito, e ci trovavamo in ospedale, al capezzale del nostro bimbo, nel reparto di terapia intensiva, quando ci raggiunse il giro di controllo dei medici ci turno.

la_sindrome_del_panda_01Dopo che i dottori ci ebbero aggiornati sullo stato fisico di nostro figlio, ci chiesero delucidazioni sulla sua malattia e, quando comunicammo loro che anche per il bambino in arrivo ci sarebbe stata la possibilità che avrebbe potuto essere affetto dalla medesima malattia che stava consumando il fratello maggiore, fummo testimoni di quella che, secondo gli standard mondani, viene considerata una “soluzione” per casi di questo tipo.

Con il tatto e la sensibilità di un pachiderma in carica, prese la parola la guida della combriccola in camice bianco, la quale, rivolgendosi esclusivamente a mia moglie, come se io fossi invisibile al suo fianco, le comunicò: “Signora, guardi che lei è ancora in tempo per terminare questa gravidanza…” e lo dichiarò con la naturalezza di chi, dall’alto della sua illuminata sapienza, propone la soluzione più ovvia a coloro i quali, evidentemente, ritiene essere di intelligenza inferiore.

Il nugolo di medici e specializzandi che l’attorniavano si accodarono assenzienti alla brillante uscita, mentre io guardavo la mia sposa ammutolita e subito cercai di abortire l’argomento dichiarando a mia volta che all’interno della nostra coppia non era contemplata nessuna soluzione diversa dall’accoglienza di quel bimbo così come Dio ce lo avrebbe dato.

La reazione mi disarmò: fu come se fossi stato totalmente decontestualizzato, le mie parola caddero aliene nel vuoto assoluto, nemmeno uno sguardo si voltò verso di me, che pure ero lì accanto a mia moglie, ma imperterriti i medici iniziarono a declamare alla mia consorte quelli che secondo loro sarebbero stati i “vantaggi” di quella scelta.

la_sindrome_del_panda_03In pratica le stavano proponendo di uccidere subito quel bambino che portava in grembo per evitare che potesse nascere anche lui malato e quindi morire dopo pochi mesi: come se quel quarto di probabilità nefasta giustificasse la soppressione di una vita prima ancora che venisse al mondo, così, tanto per risparmiarsi inutili perdite di tempo.

Capii in quel momento, davanti all’impassibilità dei medici ed al silenzio indecifrabile di mia moglie, che io in quell’eventuale scelta, non avevo alcuna voce in capitolo. Mi ritrovai così del tutto impotente verso quella che sarebbe stata la sorte di quel figlio che, seppur nascosto nel ventre di sua madre, era e restava comunque anche mio.

Fu questa consapevolezza che mi gettò nel panico profondo, lasciandomi preda indifesa di sconfortante frustrazione ed angoscia disperata insieme, poiché ogni fibra del mio cuore si opponeva anche solo al pensiero di sopprimere la vita di quel bimbo, eppure per la sua salvezza non potevo far nulla, poiché per un’iniqua legge, solo la madre può decidere sul destino del figlio che porta in grembo, mentre il padre, che pur ne rimane il genitore, nulla può per salvare la sua vita.

la_sindrome_del_panda_04Una volta che riuscii a rimanere solo con la mia consorte, ella mi rassicurò sulla sua ferma volontà d’impedire a chiunque di far del male a nostro figlio, tant’è che quel bambino è oggi qui con noi.

Nondimeno, ogni volta che ripenso a quell’episodio, un brivido gelido mi percorre la spina dorsale, ma subito dopo ringrazio Dio: perché in quel momento ebbi l’occasione di sperimentare un attimo di profonda comunione con quel Padre, il quale si ritrova anch’Egli col cuore straziato davanti ad ogni figlio ucciso nel grembo materno e che per quell’Amore che si autolimita nel rispetto della libertà della creatura amata, pur potendo Egli ogni cosa, si rende impotente e solo spera, fino all’ultimo istante, che una mamma non uccida il suo bambino.>>

(Tratto da “La sindrome del panda”, di Andrea Torquato Giovanoli, pagg. 109-111; titolo originale del capitolo: “La paternità negata)

SE VI E’ PIACIUTO IL CAPITOLO, COMPRATEVI IL LIBRO!

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Papà!

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 16/07/2015

papà_01Condivido con gioia la testimonianza di Gianluca, un iscritto alla mailing list “Informazioni da Medjugorje”, che dimostra come Dio ci sia vicino in tutto, anche nelle cose che a noi sembrano le più piccole.

E i bambini anche insegnano; quando sono in braccio possono sbraitare oppure cercare la posizione più comoda possibile… Se solo avessimo questo secondo atteggiamento anche noi con Dio…

Buongiorno, condivido con voi questa “coincidenza” che mi è capitata circa due anni fa ma che a me ha fatto pensare tantissimo.

Una mattina di circa due anni fa stavo solo con mia figlia che aveva appena sei mesi e la cullavo tra le mie mani per calmarla un pò perchè era nervosa.

Avvicinandomi ad una scrivania dove ho delle foto, mi avvicino ad una cartolina che avevo comprato a Manoppello, raffigurante il Volto santo di Gesù dicendo con un sorriso a mia figlia, “saluta Gesù, papà nostro!” naturalmente senza aspettarmi una risposta da parte di Miriam, vista la sua età, sono andato in salotto e appena l’ho messa seduta la prima parola che ha detto è stata “Papà!”.

Mi si è gelato il sangue perché ho associato subito questa parola con quello che avevo detto dieci secondi prima a mia figlia e non posso essermi sbagliato nel sentirla perché ho visto anche il labiale, in quanto mia figlia era di fronte a me. Miriam aveva detto il suo primo “papà” al Padre celeste, come a volerlo ringraziare di averla messa al mondo, rafforzando la mia convinzione che Miriam, e tutti noi in generale, siamo figli di Dio, cioè Dio ci ha voluti e ci ha messo al mondo ed i genitori sono custodi ed “accompagnatori” dei figli, che sono di Dio.

papà_02Miriam è venuta al mondo dopo diversi mesi e dopo che la ginecologa di mia moglie ci disse che l’unica possibilità di avere un figlio era adottarlo o tentare varie tecniche (che ho rifiutato da subito).

Oltre a questo è capitata un’altra coincidenza, cioè dopo la visita del Santo Padre, Benedetto XVI ad una parrocchia romana e dopo essere riuscito a dargli la mia mano ed incrociare i suoi occhi che infondevano pace, serenità e qualcosa che diceva: “pregherò per voi, non vi preoccupate”, il mese dopo mia moglie è rimasta incinta.

Potere delle preghiere del Santo Padre o della mia preghiera, misera, distratta, disperata, a volte sconfortata ma piena di speranza dell’aiuto di Dio, pur accettando sinceramente la Sua volontà, hanno permesso a Miriam di venire al mondo.

Dio sorprende sempre!
Non aggiungo altro.
Un saluto.

(Fonte: Mailing List Informazioni da Medjugorje, col permesso della moderazione)

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E Dio creò il padre

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 28/03/2014

padri01In questi tempi in cui la paternità è sempre più messa in disussione, mi capita sempre più spesso di essere colpito da libri, scritti, blog, che ne parlano, come queste due pagine del libro “C’è Qualcuno lassù?” di Bruno Ferrero.

<<Quando il buon Dio decise di creare il padre, cominciò con una stuttura piuttosto alta e robusta.

Allora un angelo che era lì vicino gli chiese: “Ma che razza di padre è questo? Se i bambini li farai alti come un soldo di cacio, perché hai fatto il padre cosìgrande? Non potrà giocare con le biglie senza mettersi in ginocchio, rimboccare le coperte al suo bambino senza chinarsi e nemmeno baciarlo senza quasi piegarsi in due!”.

Dio sorrise e rispose: “E’ vero, ma se lo faccio piccolo come un bambino, i bambini non avranno nessuno su cui alzare lo sguardo”.

Quando poi fece le mani del padre, Dio le modellò abbastanza grandi e muscolose.

L’angelo scosse la testa e disse: “Ma… mani così grandi non possono aprire e chiudere spille da balia, abbottonare e sbottonare bottoncini e nemmeno legare treccine o togliere la scheggia da un dito”.

Dio sorrise e disse: “Lo so, ma sono abbastanza grandi per contenere tutto quello che c’è nelle tasche di un bambino e abbastanza piccole per poter stringere nel palmo il suo visetto”.

padri02Dio stava creando i due più grossi piedi che si fossero mai visti, quando l’angelo sbottò: “Non è giusto. Credi davvero che queste due barcacce riuscirebbero a saltar fuori dal letto la mattina presto quando il bebé piange? O a passare fra un nugolo di bambini che giocano senza schiacciarne per lo meno due?”.

Dio sorrise e rispose: “Sta’ tranquillo, andranno benissimo. Vedrai: serviranno a tenere in bilico un bambino che vuol giocare a cavalluccio o a scacciare i topi nella casa di campagna oppure a sfoggiare scarpe che non andrebbero bene a nessun altro”.

Dio lavorò tutta la notte, dando al padre poche parole ma una voce ferma e autorevole, occhi che vedevano tutto, eppure rimanevano calmi e tolleranti.

Infine, dopo essere rimasto un po’ sovrappensiero, aggiunse un ultimo tocco: le lacrime. Poi si volse all’angelo e domandò: “E adesso sei convinto che un padre possa amare quanto una madre?”>>

(Erma Bombeck)

padri03

Degli studenti universitari ebbero come compito per il fine settimana un lungo caloroso abbraccio al loro papà.

“Non posso farlo” protestò uno, “mio padre morirebbe”.

E poi disse un altro, “mio padre sa che lo amo”.

“Allora è facile” replicò il professore. “Perché non lo fai?”.

Il lunedì seguente tutti parlavano, sorpresi, di come fosse stata soddisfacente l’esperienza.

“Mio padre si è messo a piangere!” diceva uno.

E un altro: “Strano. Mio padre mi ha ringraziato”.

[Fonte: “C’è Qualcuno lassù? Piccole storie dell’anima”- ELLEDICI – Pag 37 e 39]

…con un pensiero speciale al mio, di padre…

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“Era disposto a sacrificarsi per salvarci. Questa è la vera misura di un uomo e di un padre”

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 27/02/2014

BrianWood01I mass-media ci danno un’immagine distorta di virilità questo oramai lo abbiamo capito; il bello e dannato, lo sciupafemmine, il palestrato narcisista. Passato di moda l’eroe nobile senza macchia e senza paura, ci manca un modello.

Quel modello l’ho trovato nei libri di Costanza Miriano che, dopo aver scritto “Sposati e sii sottomessa“, si è superata con un compromettente (per noi uomini) “Sposala e muori per lei“.

Nei suoi libri ho imparato che il vero uomo non è “quello che non deve chiedere mai” ma colui che prende su di sé i colpi della vita per proteggere e difendere la propria famiglia, la moglie, i figli. (http://costanzamiriano.com/2013/10/14/chi-colma-il-cuore-della-donna/)

BrianWood03Scrive Costanza:

“Quanto all’uomo, il suo speciale modo di perdere la vita è morire prendendo su di sé i colpi, a scudo di quelli che gli sono consegnati. A volte morire tutto insieme, il più delle volte a fettine, a briciole anche”

Gironzolando per la rete, poi ho trovato questa notizia, di un uomo che prendendo in pochi secondi la decisione più coraggiosa, ha incarnato l’uomo che descrive Costanza nei suoi libri.

Mi ha commosso e reso fiero di appartenere al genere maschile. Sono convinto che il mondo sia pieno di storie come questa, che non facendo notizia e non indignando, non vengono diffuse come si dovrebbe.

BrianWood02Brian Wood è diventato un eroe per i suoi amici e familiari.

In un’abile manovra automobilistica che ne ha provocato la morte, egli ha salvato la moglie Erin e il figlio che portava in grembo.

Brian aveva 33 anni e lavorava come sviluppatore di videogiochi. Il 3 settembre era diretto, insieme alla moglie Erin che a novembre avrebbe partorito il loro primo figlio, verso casa loro, a Washington State, quando un furgone guidato da un tipo sotto l’effetto di droghe, ha invaso la corsia contromano dirigendosi contro di loro.

Di fronte all’imminente collisione frontale, Brian ha frenato con una manovra che ha permesso all’auto di girarsi e ricevere il colpo dalla sua parte. Brain è morto sul colpo.

La sua sposa ha ricevuto solo una botta all’occhio e il bambino non ha riportato alcun danno. Secondo la polizia con questa manovra Brian ha usato il suo corpo come scudo per la sua sposa e il suo bambino.

rosay04Erin ha dichiarato al programma Today Show del canale NBC che Brian ha agito in tempo per salvarli. “Se ci fosse stato il colpo frontale saremmo morti tutti sul colpo, compreso il nostro bambino. Brian ci ha salvati. Lui ha fatto questa scelta e io le sono grata per questo“.

Erin ha fatto notare che il sacrificio di suo marito, con cui era sposata da cinque anni, non è stato una sorpresa. “Egli era molto emozionato per il bambino, mi ha sempre trattato con amore e messo al primo posto”.

Il suo ultimo atto d’amore, “mi spezza il cuore ma contemporaneamente mi riempie di gratitudine”, ha dichiarato Erin.

“In questi momenti di dolore”, afferma: “sto cercando di trarre forza dal fatto che lui abbia preso la decisione di salvare me e il bambino. Non posso disperdere questo regalo. Sto cercando di concentrarmi in ciò che devo fare e di compiere il mio lavoro come madre”.

“Era un uomo meraviglioso. Era molto emozionato di essere padre e ha fatto quel che ha potuto per salvare il bambino. Era disposto a sacrificarsi per salvarci. Questa è la vera misura di un uomo e di un padre. Amava la vita ed era grato ad essa”.

(Tradotto da: http://testemunhosgruporenascer-rcc.blogspot.it/2011/02/marido-sacrifica-sua-vida-para-salvar.html)

Brian. Ha dato la vita per salvare la famiglia. Non ha fatto come Gesù?

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