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Posts Tagged ‘perdita di un figlio’

“Sentii una voce interiore che pronunciava parole d’amore. Più che una voce era un soffio caldo, intensissimo.”

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 13/06/2014

figliincielo01E’ un po’ lunghetta, ma vale la pena leggere questa bella e intensa intervista ad Andreana Bassanetti, psicologa e psicoterapeuta di Parma

Esiste una Associazione denominata “Figli in Cielo” (www.figlincielo.it), che offre un itinerario di fede e di speranza per aiutare a superare il dolore per la perdita prematura di un figlio e ritrovarlo in Cielo, cioè nel mistero di Dio.

L’Associazione che si pone come una “Scuola di fede e di preghiera” avvia le famiglie alla Lectio divina perché siano aiutate a far risuonare la Parola nella propria vita personale. A tutt’oggi è stata contattata da più di 10.000 famiglie ed è attiva in circa 100 diocesi in Italia, in Spagna, in diversi paesi dell’America Latina e Centrale, negli Stati Uniti, in Inghilterra ed in Nuova Zelanda.

A fondare ed animare l’Associazione è Andreana Bassanetti, psicologa e psicoterapeuta di Parma, che ha vissuto sulla propria pelle una tragedia lacerante di questo tipo: il suicidio della figlia ventenne, Camilla, travolta da una infelicità interiore che non poteva più sopportare.

figliincielo02Di fronte a questo dolore, Andreana dopo sei mesi in cui non riusciva ad alzarsi dal letto uscì ed incontrò una chiesa aperta, entrò con la sensazione che qualcuno l’aspettasse da tempo e da quel giorno, attratta da una forza sconosciuta, per otto mesi, ritornò a inginocchiarsi in quei banchi.

Leggendo i Salmi – ha raccontato a ZENIT la psicologa di Parma – “sentii una voce interiore che pronunciava parole d’amore. Più che una voce era un soffio caldo, intensissimo, come una melodia, un canto dalle parole sfumate, che mi permeava e mi riempiva e mi scioglieva interiormente: riuscivo a percepire confusamente solo la parola amore”.

Nel libro “Il bene più grande – storia di Camilla” (Edizioni Paoline, 169 pagine, 9,30 Euro), la Bassanetti racconta che “il tutto durò solo una decina di secondi, ma ebbe un effetto grandioso, miracoloso, mi liberò dal pesante macigno che mi paralizzava”.

Dio mi aveva dato un cuore nuovo. Mi accorsi che stavo piangendo: silenziosamente, calde lacrime mi rigavano il volto: come si può resistere ad un amore così grande?”, aggiunge. “Quella notte fu per me una notte davvero santa, miracolosa – scrive ancora – . Ritornai a casa trasformata con il cuore colmo di gratitudine, sigillando nel profondo le parole del Salmo 39: ‘Ecco io vengo o Dio a fare la tua volontà’”.

www.zenit.org ha incontrato la dottoressa Andreana Bassanetti al Convegno Ecclesiale di Verona, e le ha rivolto alcune domande.

figliincielo03Come si fa a superare un dolore tanto forte come la morte di una figlia?

Bassanetti: Quando muore un figlio per cause accidentali o naturali, per un genitore lo strazio è indescrivibile. E’ il dolore più grande che un essere umano possa provare. Un distacco così lacerante che non si rimargina più: l’esistenza di chi resta, se riuscirà a viverla, non sarà più la stessa, ma il Signore toglie soltanto per dare un dono più grande.

Dopo mesi in cui non riuscivo a sopportare il dolore e pensavo di morire anch’io, il Signore mi fece veramente visita e mi colmò di grazie, mi avvolse tra le sue braccia materne, mi consolò, medicò le mie ferite e soprattutto ammorbidì il mio cuore, indurito dal dolore. Presi coscienza di Lui, del suo Mistero, della sua Presenza, del suo Spirito che vivifica l’ anima, accende il cuore e apre la mente al cielo. E nella luce che tutta mi avvolgeva e mi faceva rinascere all’amore e alla speranza, ritrovai Camilla. La Chiesa divenne il luogo privilegiato dei nostri incontri, un momento sublime di attesa, di dialogo, di unione perché se il corpo avvicina, lo spirito va oltre, unisce, fonde, con-fonde.

Se oggi tento di ricostruire la mia storia personale, cercando di darle un ordine cronologico, non posso più cominciare dall’infanzia, ma a cinquant’anni circa, quando un avvenimento tremendo, drammatico, luttuoso, fallimentare, crocifiggente, la morte di mia figlia Camilla a soli ventun anni, mi ha fatto incontrare Dio. O meglio, la mia vita vera è iniziata quando Dio ha fatto irruzione nella mia vita. Sconvolgendo ogni cosa, ma senza sconvolgere, capovolgendo l’ordine ed il senso di prima, ma nel contempo restituendo a ogni avvenimento un senso primordiale che mi precede, mi anticipa e mi stupisce ogni volta. Un senso che supera di gran lunga, mi sovrasta e si sottrae ad ogni analisi psicologica o psicoanalitica. Un vero e proprio miracolo che ha dato un avvio vero e autentico alla mia esistenza.

Come si fa a ringraziare Dio di fronte a un evento così drammatico?

Bassanetti: Ci sono verità che il Signore ha nascosto nel segreto del nostro cuore, che richiedono tutto un lungo cammino al buio, esigono tutta la fatica di una ricerca, fino all’incontro con Lui. Per ritrovare i figli nella Vita vera, la Verità ci dice che la Via è una sola “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Lc 9,23).

Anziché ribellarsi e costringere il figlio a tornare indietro, a una dimensione, diciamo più terrena, è il genitore che deve andare avanti, nella sua libertà di scelta e di tempi, rinnegare se stesso. Rinnegare la maternità-paternità umana per elevarsi a una maternità paternità divina, nella nuova dimensione che lo stato spirituale del proprio figlio richiede.

figliincielo04E’ importante non aver paura del dolore, anche se acuto e apparentemente incontenibile nessuna notte è così lunga da non permettere un nuovo giorno. Anche se il percorso è lungo e faticoso, è bene non lasciarsi annientare dal dolore ma rispettare i propri stati d’animo assecondando le esigenze interiori che via via si manifestano, non bisogna sfruttare i tempi saltando tappe importanti che costituiscono un fondamento importante e costruttivo per sé e per l’intera famiglia.

Questa esperienza ha cambiato anche il suo modo di lavorare, vero?

Bassanetti: Certo. L’obiettivo non è soltanto il benessere, la salute di quel ragazzo o ragazza o adulto che sono pur sempre importantissimi. Insieme cerchiamo l’incontro con Dio, la salvezza personale, pur nella libertà delle scelte e nel rispetto dei linguaggi personali. L’esperienza dolorosa che ho vissuto con Camilla, perché nessun altro soffra le sue stesse pene, e questo lo offro per la sua intercessione, a favore di tutti i giovani in qualche modo bisognosi, e sono sicura che lei insieme con i ragazzi che sono in Cielo con lei, sta intercedendo per me.

Stefano_05In alcune parti dei suoi libri lei parla del dolore di Maria di fronte alla Passione e la morte di Gesù Crocifisso, perché?

Bassanetti: Credo che bisogna riflettere sul mistero di Maria, una madre che vede la passione, la morte e la Resurrezione di suo figlio. Bisogna sostare con Maria ai piedi della Croce e come lei senza timore penetrare il mistero della morte e alla luce di colui che l’ha vinta, sa trasfigurare ogni croce, nella sua Resurrezione.

Lei, la Madre dei dolori, che ben conosce il patire, che ben comprende ogni esistenza trafitta, lei per prima nella sua purezza e trasparenza, ha reso possibile a questo mistero di grazia di rivelarsi nella sua pienezza, nella sua più alta magnificenza. Lei per prima ha tenuto aperta la porta del suo cuore umano squarciato, perché la gioia divina scaturisse in tutto il suo splendore e l’opera di Dio si manifestasse in tutta la sua bellezza.

Per questo è testimone e modello umile e fedele di un mistero che va oltre ogni avversità e ogni tragedia umana, oltre ogni vita crocifissa. Secondo me, c’è in ogni cuore una preziosità che non va trascurata, né evitata, né banalizzata, né rimossa. E’ il cuore stesso di Maria, fonte zampillante di vita nuova, causa nostrae laetitiae, che dona a noi il suo bene più grande, il suo Gesù.

Lei sostiene anche che c’è un legame tra la famiglia, il dolore e l’Eucaristia. Ci spiega il nesso?

Bassanetti: Se la famiglia è una piccola chiesa domestica, come ha sottolineato Giovanni Paolo II, una famiglia colpita da un lutto tanto grande è un piccolo “tabernacolo vivente” che custodisce gelosamente l’Ostia santa e immacolata che si dona a noi. Il dono che si fa Eucaristia bene di grazia.

Ogni volta che un papà ed una mamma, una sorella o un fratello, un “povero più povero” cioè privato del suo bene più caro mi si accosta e mi apre il suo cuore trafitto, stanco di lacrime, mi prostro in silenziosa adorazione davanti all’Ostia che da quel tabernacolo si fa visibile. E ogni volta che qualcuno ravviva la mia ferita, si ravviva anche il miracolo della sua Presenza e la ricchezza che porta con sé.

(Fonte: www.zenit.org)

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“Con loro ho fatto i primi passi verso la luce, ed intravedere qualche spiraglio di speranza”

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 28/11/2013

Genitori01Navigando per internet alla ricerca di belle testimonianze di gente che ha incontrato Dio, mi sono imbattuto in questo sito, http://www.seminariodiferrara.com/genitorincammino/ il sito di un gruppo: “Genitori in Cammino” nato nel 1995 a Ferrara da genitori che, dopo la perdita prematura dei propri figli, hanno voluto intraprendere un cammino di fede, per cercare la serenità del cuore.

Qui http://www.seminariodiferrara.com/genitorincammino/testimonianze.htm le testimonianze belle, vere, toccanti di chi, in questo cammino ha imparato a ridare un senso alla propria vita devastata dal dolore più grande che si possa vivere, la perdita di un figlio.

Genitori02Tra le tante belle testimonianze che vi invito a leggere, vi riporto, a titolo di esempio, quella di Loretta

Sono, la mamma di Marcello.

Ho atteso anni prima che arrivasse questo desideratissimo figlio, poi finalmente è arrivato, ed è una creatura biondissima e bellissima, bambino adorato e felice, ma, purtroppo, solo prestato perché dopo diciotto meravigliosi anni il Signore ha deciso di riprenderselo.

Questo è successo l’8 settembre 1990 in un incidente stradale. Tutto il bello finisce, c’è solo buio, rabbia, dolore, disperazione.

Come si fa a vivere, non ci sono altri figli per cui valga la pena di fare qualcosa, non c’è più niente, non importa più niente.

Passano quattro anni di questa disperazione, sono anni terribili, instabili, devastanti, ho messo a durissima prova il matrimonio, la salute fisica e mentale.

Genitori03Un giorno arriva una lettera nella quale mi s’invita ad una Santa Messa a Ferrara, per ricordare tutti i ragazzi prematuramente deceduti. Vado accompagnata da il mio sacerdote don Alfredo Pizzi, (che mi è sempre stato vicino e che non ringrazierò mai abbastanza), ed in questa occasione, incredibilmente, inizia la mia rinascita.

Ho conosciuto genitori con i quali potevo condividere i miei pensieri, il mio stato d’animo, la grande fatica della quotidianità, la solitudine, le paure e, parlando ed ascoltando, ho iniziato a capire che solo così insieme si poteva sopportare questo dolore tanto profondo e imparare a convivere con una prova così grande.

Questo è stato l’incontro con i “Genitori in Cammino”. Con loro ho fatto i primi passi verso la luce, ed intravedere qualche spiraglio di speranza. Una delle cose più belle di quel periodo è stata la mia prima volta in Seminario, accolta da don Mario con la sua dolcezza, la sua grandissima umanità e la sua speciale sensibilità. Poi la prima Santa Messa in Seminario, una delle emozioni più grandi che non dimenticherò mai.

Genitori04Il Seminario è una seconda casa, è quel luogo dove ognuno di noi è libero di essere sé stesso, nessuno ti critica, nessuno ti giudica, nessuno si incuriosisce, ma scatta la molla della condivisione, dell’ascolto, della solidarietà, del conforto, della consolazione.

Ecco, la consolazione!

Alla prima Santa Messa in Seminario ho pianto tanto, ma sono state le lacrime più dolci e liberatorie della mia vita. Sono tornata a casa diversa

Dopo tanta solitudine, trovare persone dalle quali ti senti capita, questa consolazione mi è rimasta appiccicata come una seconda pelle, non mi ha più abbandonata, una sensazione sconosciuta ma meravigliosa.

Potersi appoggiare a qualcuno è stata un’illuminazione, non ero più una foglia al vento, ma sapevo esattamente dove andare, come andare e con chi andare.

È iniziato così il mio cammino di fede.

Ora so che il Signore, se io voglio, non mi abbandona mai, se io tendo la mano trovo la Sua che mi aiuta e mi sostiene.

Per tutto questo, e per tanto altro, ringrazio con tantissima gratitudine e riconoscenza don Mario, il gruppo “Genitori in Cammino” ed i seminaristi perché, ognuno per la loro parte, con la loro presenza costante e sicura sono state delle ancore di salvezza che mi hanno impedito di sprofondare in un qualcosa di non ritorno.

Roberto, mio marito, dopo l’incidente di Marcello si è buttato nel lavoro. Per qualche tempo ha seguito la squadra di calcio del nostro paese, una delle sue grandi passioni, un grande attaccamento durato trentadue anni, poi ha lasciato perché tutto questo non gli dava più niente, per cui è rimasto solo il lavoro, sempre il lavoro.

Genitori05Quando gli impegni glielo consentono partecipa alle diverse attività del gruppo “Genitori in Cammino” e quando non può le vive di riflesso, perché gli racconto tutto quello al quale partecipo.

È in “cammino” anche lui, con i suoi tempi, come credo sia giusto.

Ora, a distanza di quattordici anni e mezzo vissuti con tanta fatica, ma con tanto impegno e con tutto l’affetto che c’è fra noi, abbiamo trovato un certo equilibrio e stiamo imparando a convivere in questa situazione di assenza-presenza di Marcello, siamo fiduciosi, non disperati.

L’amore di Dio Padre, ci accompagni e ci protegga insieme ai nostri figli.

[Fonte: http://www.seminariodiferrara.com/genitorincammino/]

La Sede di “Genitori in Cammino” è presso il

SEMINARIO ARCIVESCOVILE DELL’ANNUNCIAZIONE

Via Giuseppe Fabbri N° 410

F E R R A R A

Come contattarli

Fax n° 0532/204883

Indirizzo e-mail: marche21@virgilio.it

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