«Da bambino mi trovai di fronte ad un fenomeno che richiedeva una spiegazione. Avevo appeso alla sponda del mio letto una calza vuota, che al mattino si trasformò in una calza piena. Non avevo fatto nulla per produrre le cose che la riempivano. Non avevo lavorato per loro, né le avevo fatte o aiutato a farle. Non ero nemmeno stato buono – lungi da me!
E la spiegazione era che un certo essere che tutti chiamavano ‘Santa Claus’era benevolmente disposto verso di me… Ciò che credevamo era che una determinata agenzia benevola ci avesse davvero dato quei giocattoli per niente. E, come affermo, io ci credo ancora. Ho semplicemente esteso l’idea.
Allora mi chiedevo solo chi mettesse i giocattoli nella calza, ora mi chiedo chi mette la calza accanto al letto, e il letto nella stanza, e la stanza nella casa, e la casa nel pianeta, e il grande pianeta nel vuoto.” (Gilbert Keith Chesterton, lettera a The Tablet of London).
Chesterton si ferma qui ma io non riesco a non andare oltre nella domanda continuando a chiedermi: “chi mette il sistema solare nella galassia, chi mette la galassia nell’universo, chi mette l’universo in chissà cosa ci sarà mai dopo?”
Lo scrittore continua con un delizioso e condivisibile senso di gratitudine:
«Una volta mi limitavo a ringraziare Babbo Natale per pochi dollari e qualche biscotto. Ora, lo ringrazio per le stelle e le facce in strada, e il vino e il grande mare.
Una volta pensavo fosse piacevole e sorprendente trovare un regalo così grande da entrare solo per metà nella calza.
Ora sono felice e stupito ogni mattina di trovare un regalo così grande che ci vogliono due calze per tenerlo, e poi buona parte ne rimane fuori; è il grande e assurdo regalo di me stesso, perché all’origine di esso io non posso offrire alcun suggerimento tranne che Babbo Natale me l’ha dato in un particolare fantastico momento di buona volontà.» (Gilbert Keith Chesterton, lettera a The Tablet of London).
Dio non si offenderà se per una volta, come il grande scrittore britannico, lo chiamiamo “Babbo Natale” se, con lo stupore filiale dello scrittore, ci uniamo a lui in un costante, sentito, atteggiamento di ringraziamento per questa “agenzia benevola” che ci dà tutto per niente e che si chiama Dio.
Fermiamoci a pensare a Chi ogni mattina ci fa trovare un regalo così grande che non bastano due calze per contenerlo, pensiamo profondamente a Lui, permettiamoci di sentire nel cuore un profondo senso di meraviglia e gratitudine e poi diamogli voce. Questo dargli voce la Chiesa lo chiama preghiera di lode.
Può far miracoli e in ogni caso guarisce i brontoloni cronici.
Provatela, parola di brontolone.
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