FERMENTI CATTOLICI VIVI

"Andate controcorrente. Di quanti messaggi, soprattutto attraverso i mass media, voi siete destinatari! Siate vigilanti! Siate critici!" Benedetto XVI

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Posts Tagged ‘riflessioni’

Affetti da lamentosi cronica…

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 17/07/2019

Ricevuto da una cara sorella, condivido con gioia!

«A volte ci si mette in un angolo, si guarda la realtà, si guardano gli altri dall’esterno senza sentirsi implicati. Si vede tutto ciò che non va, che si identifica spesso soltanto con ciò che non corrisponde ai propri desideri, alle proprie aspettative.

E sorge la critica deresponsabilizzata nella quale una sola cosa è certa: che comunque ciò che “gli altri” fanno non va bene. Non è detto che la critica sia necessariamente errata, a volte coglie nel segno; ciò che è profondamente errato è porsi quali spettatori che giudicano e condannano senza sporcarsi le mani.

“Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto” (v. 17): non si entra nella danza della vita quotidiana accordando il passo su quello del vicino; non si condivide il dolore di chi soffre o piange il proprio peccato, non ci si fa carico di “ciò che non va”

È una reazione di insoddisfazione profonda a priori, ben diversa da quel riconoscimento della mancanza che segna ogni vita, di quello scarto tra la realtà e i desideri e i sogni buoni che ci spingono a camminare, a cercare, a impegnarci in vista del Regno. Il non voler entrare nella danza della vita rende incapaci anche di gioire di ciò che vi è di bello e di buono, in un capriccioso rifiuto che, alla fin fine, altro non è se non un alibi per non rispondere alla chiamata di Gesù a seguirlo ora, in questo mondo, dentro questa storia ferita e lacerata dal peccato.

Gesù non ha avuto paura di lasciarsi giudicare “mangione e beone, amico di pubblicani e peccatori” (v. 19); di molti di costoro è stato amico a tal punto che hanno lasciato tutto per seguirlo e condividere il suo cammino. Si pensi a Levi Matteo, redattore di questo passo evangelico.

Gesù non ha avuto paura di contaminarsi con donne impure e malati di lebbra. Ha seminato il grano buono del vangelo, semi di compassione, di bontà, di misericordia; sapeva che nel campo accanto al grano cresce anche la zizzania (cf. Mt 13,24-30), sapeva che la sua fedeltà all’amore fino alla fine l’avrebbe condotto alla croce, ma questo non gli ha impedito di gioire, di godere dell’amicizia di Lazzaro, Marta, Maria e tanti altri, di vivere pasti a tavola nella condivisione, in uno spirito di ascolto e rispetto reciproco che anticipavano quell’ultimo pasto prima della sua passione e morte.

Gesù ha posto dei segni forti, potenti (in greco: dynámeis): molti non hanno voluto riconoscerli. Gesù pone dei segni forti, potenti, ora in questa nostra realtà a volte così povera, in queste nostre storie collettive e personali ferite e distorte, ma non vogliamo riconoscerli. Affetti da lamentosi cronica diventiamo incapaci di gioire dei segni del Regno che già ora possono rallegrare le nostre vite.

E Gesù paragona le città in cui ha operato molti dei suoi segni a città pagane, a Tiro e Sidone, o addirittura a Sodoma, la città inospitale per eccellenza (cf. Gen 18,17-19,29). Non accada anche a noi di non saper ospitare quei momenti belli e buoni che ci aiutano a danzare nell’amore la danza della vita.»

sorella Lisa

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Il figlio dell’uomo (…) è venuto a cercare e salvare ciò che era perduto.

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 07/11/2013

Da qualche giorno ripeto e medito il Vangelo di Domenica secondo un metodo semplice semplice che con uno zuccone come me funziona e che propongo anche qua:

Entrato in Gerico, attraversava la città. Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco. Cercava di vedere chi fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura.

Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là.

Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: “Zaccheo scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua.”

In fretta scese e lo accolse pieno di gioia.

Udendo ciò, tutti mormoravano: “È andato ad alloggiare da un peccatore!”.

Ma Zaccheo alzatosi, disse al Signore: “Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri, e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto.”

Gesù gli rispose: “Oggi, la salvezza è entrata in questa casa, perché anch’egli è figlio di Abramo;
il figlio dell’uomo, infatti è venuto a cercare e salvare ciò che era perduto. (Lc 19,1-10)

Per i commenti e le esegesi vi rimando ai miei cari fratelli sacerdoti, ma c’è una cosa che risuona tanto in me e che vorrei condividere con voi:

ZaccheoIl figlio dell’uomo (…) è venuto a cercare e salvare ciò che era perduto.

Zaccheo era ‘perduto’, ma andò dove sapeva che avrebbe trovato Gesù, magari solo per vederlo per poterlo vedere; “salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là”.

Si accontentava, voleva solo vedere chi fosse, ma Gesù va oltre, come sempre, fermandosi a casa sua, alloggiando da lui. Gesù gli dedica tempo perché vuole recuperare quel dialogo andato perduto…

Io Gesù lo trovo soprattutto a Messa. Lo trovo in tanti ‘luoghi’, ma soprattutto nell’Eucaristia. Magari ci vado solo per trovare pace e tranquillità, ma Lui, come per Zaccheo, oltrepassa sempre ogni mia aspettativa perché ciò che vuole, ciò a cui realmente tiene, è la relazione con me.

Il figlio dell’uomo (…) è venuto a cercare e salvare ciò che era perduto, ma noi andiamo dove siamo certi di poterlo trovare?

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Il problema è che queste persone non vengono da me…

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 24/10/2013

Un simpatico video leggero ma non superficiale, per riflettere un po’ in letizia…

“Se Dio esiste, perché tanto male nel mondo?”

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