FERMENTI CATTOLICI VIVI

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Posts Tagged ‘RnS’

«Allora compresi che il Signore, che mi aveva fatto risalire dagli inferi»

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 09/06/2020

Sono Filippa, vedova di Salvatore, trucidato Vi 1 maggio 1981 a Palermo. Rendo questa testimonianza per glorificare Dio delle meraviglie di grazia compiute in me: “Ha mutato il mio vestito di lutto in abito di gioia”.

Ero felice con mio marito. Ci eravamo sposati giovanissimi, avevamo avuto quattro figli: una famiglia unita, una bella casa, una posizione agiata. Di punto in bianco la tragedia e il capovolgimento della mia vita. Ero seduta in casa con i miei figli quando, alle 11 del mattino, mi portarono la notizia che mio marito giaceva a terra in una pozza di sangue e mi ordinarono di non muovermi. Rimasi impietrita.

L’indomani me lo portarono cadavere in una cassa. 1 funerali furono solenni. C’era il fior fiore dell’onorata società. Da quel giorno ebbe inizio il mio calvario, un calvario lungo e tremendo, illuminato, però, verso la fine, dalla luce di Gesù Risorto. Dopo venti giorni altre due uccisioni: mio cognato, fratello di mio marito e mio zio.

Il 9 agosto, quasi a due mesi dalla morte di mio marito, una tragedia più grande: rapiscono mio figlio maggiore di 16 anni. Attesi invano due, tre giorni. Poi con audacia mi recai da chi ero sicura doveva sapere. Chiesi: “Dov’è mio figlio? Se lo hanno ucciso, ditemi almeno dove l’avete posto, dove sono le sue ossa”. Mi rispose: “Dove sono le ossa di tuo marito”. Scesi le scale barcollando. Temevo, adesso, per gli altri miei figli. L’odio, la vendetta, il desiderio di una strage scesero dentro di me. E volevo anche finirla con me stessa, perché vivere non aveva più senso.

Intanto la morte continuava a mietere vittime attorno a me. Uccidono un altro zio in America, e dopo qualche mese un altro mio cognato, fratello di mio marito. In tutto sette morti, ammazzati, in un anno e sei mesi. Una carneficina. A tutto questo si aggiunga il martirio da parte della giustizia. Continue perquisizioni in casa mia e in casa dei miei parenti. Eravamo terrorizzati: io e i miei piccoli, le mie cognate, mia sorella con i loro bambini. Eravamo donne sole.

Mentre tutto era tenebre attorno a me, la luce del buon Dio cominciò a penetrare nella mia vita. Un’amica di mia sorella mi parlò del Rinnovamento nello Spirito e delle riunioni di preghiera che si facevano alla Noce, ogni giovedì, per i sofferenti.

Questa amica mi condusse da p. Matteo il quale, appena mi vide in mezzo alla folla, si avvicinò a me, mi prese per mano, mi condusse in disparte, mi asciugò le lacrime e mi disse parole buone, di luce e di conforto che mi penetrarono nel cuore. Da allora la mia vita cominciò a cambiare. Un senso di pace era entrato nel mio cuore. Non sentivo più odio o sete di vendetta, ma bisogno di perdonare, anche quelli che mi avevano ucciso il marito e il figlio. Continuai intanto a frequentare la preghiera del gruppo di Rinnovamento alla Noce.

Un giorno il Signore mi disse: “Giona, Giona!”. lo non avevo mai letto la Bibbia e non sapevo chi fosse Giona. Mi confidai con un’amica del gruppo. Dissi: “Da parecchi giorni sento risuonare questa Parola nel cuore e non comprendo che cosa il Signore voglia dírmi”. Lei mi spiegò tutto. Allora compresi che il Signore, che mi aveva fatto risalire dagli inferi, voleva che predicassi la sua misericordia alla gente della mia borgata, che era lontana da Dio.

In breve, la mia casa divenne centro di preghiera e di evangelizzazione. Andavo anche di casa in casa con un gruppo di aevangelizzareiche e presto molta gente tornò al Signore. Nella mia borgata di Passo di Rigano si è costituito un gruppo di Rinnovamento nello Spirito di cuì sono animatrice. C’è in borgata una rifioritura di vita cristiana. Grazie, Signore, di tutto quello che hai fatto.

(Testimonianza tratta dal sito https://digilander.libero.it/rinnovamento/)

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«Cantare il nome di Gesù, fino all’ultimo respiro.»

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 05/08/2019

La storia di suor Rani Maria, la prima donna martire beatificata dell’India.

«Suor Rani Maria, dell’Ordine delle Clarisse Francescane (OCC), nacque in Kerala, dove lavorò come missionaria per la liberazione ed il recupero di persone povere e sfruttate dai proprietari terrieri della diocesi di Indore nello stato del Madhya Pradesh in India e fu beatificata ad Indore il 4 novembre del 2017.

Suor Rani Maria, mentre viaggiava in autobus, fu brutalmente attaccata e pugnalata a morte da Samandar Singh il 25 febbraio del 1995 nel complotto ordito dai proprietari terrieri della zona che disprezzavano il lavoro svolto dalla suora per liberare i poveri dalle loro grinfie.

Samandar Singh fu perdonato dalla sorella, Sr. Selmy Paul – anche lei Clarissa – e da tutta la loro famiglia. Singh presenziò la cerimonia di beatificazione del 14 febbraio.

Ciò che ha toccato molte persone è il modo in cui Sr Rani Maria, che aveva subito 40 ferite gravi e 14 lividi dovuti alle coltellate, ha continuato a cantare il nome di Gesù, nel più grande dolore fino a che non ha emesso il suo ultimo respiro; il modo in cui tutta la famiglia ha perdonato il suo assassino e la conversione che ha vissuto lo stesso assassino.

Ringraziamo e lodiamo il Signore per questo. Suor Rani Maria si dedicò con forte impegno all’assistenza sociale dopo aver vissuto l’esperienza del Battesimo nello Spirito Santo durante un seminario tenutosi per i Leader Carismatici della Regione dell’India del Nord a Indore dal 13 al 20 settembre 1993.

Il Seminario fu organizzato dall’equipe di Servizio Nazionale. Gli insegnamenti riguardarono principalmente il Rinnovamento Carismatico Cattolico, la leadership, i carismi e l’intercessione. Per noi tutti, il Seminario ed il Battesimo nello Spirito Santo furono una esperienza potente.

Suor Rani Maria fu beatificata come Beata Martire il 4 novembre del 2017 a Indore. Durante la Santa Messa S.E. Angelo Cardinale Amatho S.D.B, prefetto della Congregazione per i Santi beatificò suor Rani Maria pubblicando il decreto ufficiale di beatificazione firmato da Sua Santità Papa Francesco. Sr. Rani Maria è la prima donna Beata Martire dell’India.»

(Fonte: CHARIS Magazine N° 1 – Luglio 2019)

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«Perché Dio ti ama! Hai capito? Ti ama! Ama proprio te!»

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 29/03/2019

Un’ispirata e infuocata suor Anna Nobili racconta con coraggio con la sua incredibile storia di conversione che l’ha portata dai cubi delle discoteche al convento.


«Avevo questo vuoto d’amore enorme, ho cercato di riempire questo vuoto con tutto quello che il mondo mi prometteva al di fuori della famiglia.

La vita di tutti i giorni mi annoiava, allora ho iniziato la sera a lavorare nei pub e a frequentare discoteche tutte le notti … conoscevo tutti i PR e ho iniziato non solo a ballare ma a gettare il mio corpo, la mia sessualità, come se fossero delle caramelle.

Mi piaceva la musica e ci sapevo fare ma la danza e il corpo erano la mia arma di seduzione perché solo così potevo mendicare quell’amore che mi mancava.

Sono entrata nel mondo delle grandi luci, nel mondo dello spettacolo ma questo vuoto aumentava.

Mia madre decise di far pregare per me e dopo un paio d’anni…. Quella notte piansi tutta la notte…

Perché Dio ti ama! Hai capito? Ti ama! Ama proprio te!

Di giorno andavo in chiesa e di notte ero l’Anna della perversione…

Poi ho avuto un’effusione spontanea dello Spirito e ho sentito che Dio era dentro di me e ho iniziato a piangere…

Il mio volto era pieno di luce, non l’avevo mai visto con la luce.

Guardavo i ragazzi che mi guardavano il corpo, alcune parti del corpo, ma non volevano conoscere Anna…

Mi venivano in mente le parole di San Paolo… Tu sei tempio dello Spirito Santo…

Il Signore ha fatto un grandissimo miracolo dentro di me; io non potevo guardare negli occhi un bambino, un uomo, un giovane, una donna, perché il mio binocolo era sempre eros, possesso, non potevo mai godermela la relazione.»

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“Se Dio è con noi siamo la maggioranza!” (*)

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 10/08/2015

Capite perché allora noi difendiamo la famiglia?

Capite perché la Chiesa difende la famiglia?

Capite perché è importante la famiglia?

La famiglia l’ha inventata Dio, non l’abbiamo inventata noi.

E chi può capire più di Dio? Chi può mettersi al posto di Dio?

Vi racconto una confidenza che ho ricevuto dal Cardinale Francis George, Arcivescovo di Chicago: “Penso di morire nel mio letto ma il mio successore ho paura che morirà in prigione, e il successore ancora ho paura che morirà fucilato”. Io chiesi: “Eminenza, e perché?” – “Sa perché? Perché noi difendiamo la famiglia. Perché diciamo che la famiglia è fatta da un uomo e da una donna e la vita deve nascere da un padre e da una madre, saremo perseguitati per questo.

Ma non dobbiamo aver paura, il Signore è con noi.

E don Bosco (*) un giorno disse: “Se Dio è con noi siamo la maggioranza!”

[Cardinale Angelo Comastri alla Convocazione del Rinnovamento nello Spirito domenica 5 luglio 2015]

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Una parola, “nostalgia” un video con Papa Francesco e sempre meno voglia di protestare…

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 29/07/2014

01 Tony Palmer

Tony Palmer

 

Per i postumi di un incidente motociclistico occorso in Gran Bretagna, e dopo lunghe ore passate in sala operatoria, il 20 luglio è scomparso Anthony Joseph Palmer, vescovo della Comunione delle Chiese Evangeliche Episcopali (Ceec), fondata nel 1995 e aderente alla Comunione Anglicana. Nato nel Regno Unito, cresciuto in Sudafrica, ex assicuratore medico, sposato a un’italiana, convertito adulto, “Tony” Palmer (così era noto) è stato un grande amico di Papa Francesco. Lunedì 28 luglio avrebbe dovuto esserci anche lui all’incontro “segreto” di Caserta con il Pontefice e il pastore Giovanni Traettino della Chiesa Evangelica della Riconciliazione.

La loro non era certo un’amicizia all’insegna di un irenismo oramai senza sapore. «Io capisco Tony Palmer perché ho vissuto lo stesso percorso», ha commentato don Dwight Longenecker, americano ex protestante ed ex anglicano, oggi sacerdote cattolico, e vera e propria “personalità” del web.

02 Tony Palmer

Tony Palmer a colloquio con Papa Francesco

«Cresciuto in una famiglia evangelica nordamericana, ho cercato la Chiesa storica e sono diventato anglicano. Questo passo mi ha avvicinato al cattolicesimo e ho finito per essere accolto nella piena comunione della Chiesa cattolica. Percorrendo questa strada, ho affermato tutta la pienezza della fede nella Chiesa cattolica e tutti gli aspetti positivi delle tradizioni evangelica e anglicana allo stesso tempo. Non ho negato gli aspetti positivi della mia ma diventando cattolico li ho affermati ancor di più».

Aggiunge infatti sempre don Longenecker che «da un po’ di tempo oramai la vera divisione nel cristianesimo non è più tra cattolici e protestanti. È tra i cristiani che credono nella religione rivelata e quelli che credono in una religione relativa. La vera divisione è tra i progressisti che vogliono alterare la fede storica in base allo spirito del tempo e chi crede che lo spirito del tempo vada sfidato dalla verità eterna e immutabile del Vangelo cristiano. Coloro che credono in una forma relativa, progressiva e modernista del cristianesimo disprezzano l’elemento miracoloso della religione e pensano che la Chiesa debba adattarsi completamente ai bisogni della società moderna».

Il giovane Palmer era tra quelli che a Cristo ci credevano sul serio ed è così che ha incontrato il Papa. La Ceec di cui Palmer è stato un rappresentante di spicco è sorta all’interno del cosiddetto “movimento della convergenza”, che, a partire dagli anni 1970, ha portato un certo numero di protestanti conservatori degli Stati Uniti di tendenza evangelical, molti dei quali con uno stile di preghiera carismatico, a riscoprire la tradizione liturgica ed episcopale della Comunione Anglicana, diffondendosi poi in Europa grazie agli sforzi dell’arcivescovo missionario Robert L. Wise e in questo modo anche in Italia con la Comunità “L’Arca”, fondata a Todi proprio da Palmer.

03 - Dwight Longenecker

Don Dwight Longenecker, americano ex protestante ed ex anglicano, oggi sacerdote cattolico

Il vescovo anglicano e il Papa cattolico si conoscevano da tempo, ma per Palmer il momento forse più decisivo e incisivo è arrivato il 14 gennaio quando, in qualità di responsabile dell’International Ecumenical Officer della Ceec, lo ha ricevuto il Pontefice. Tra le molte cose di cui immaginiamo (e mai sapremo) si siano parlati, c’è stata anche la Charismatic Evangelical Leadership Conference, in programma per il febbraio successivo in Texas, sotto gli auspici di Kenneth Copeland, un famoso leader del movimento evangelical pentecostale Word of Faith. Palmer l’ha sicuramente illustrata, spiegata e commentata a Francesco; gliene avrà certamente sottolineato l’importanza, magari insistendo proprio sulla quasi unicità di un evento così. I dettagli saranno stati quel che saranno stati, ma la realtà di fatto che tutti hanno poi potuto vedere con gli occhi e ascoltare con le orecchie è che il vescovo anglicano e il Papa cattolico hanno deciso di provare a sfruttarla quell’occasione speciale. Come? Con un messaggio del Papa, la prima volta di un Papa cattolico alla grande kermesse dei protestanti pentecostali. Anzi, con un video registrato nella stanza del Papa a Santa Marta dall’iPhone di Palmer.

Un filmato casereccio, domestico, in cui il Pontefice balbetta un poco l’inglese e poi si fa sottotitolare, ma che importa? Quando l’anglicano Palmer ha preso la parola davanti agli evangelical, tutti lo hanno ascoltato come un fratello sincero. E Palmer di cos’ha parlato? Praticamente solo del cattolicesimo: dei carismatici cattolici italiani, della Chiesa Cattolica per intero, dell’antica amicizia con l’arcivescovo Jorge Mario Bergoglio, del Conclave che poi lo ha eletto al Soglio di Pietro, dell’emozione che ha provato nel vedere Papa quello che lui considera uno dei suoi tre padri spirituali, di sua moglie che ha riscoperto il cattolicesimo e dei loro figli educati in questa stessa fede. E subito dopo, quando nessuno se lo aspettava, Palmer ha annunciato l’impossibile, il video del Papa cattolico.

La sala protestante lo ha ascoltato, attonita e ammutolita; qualcuno (d’importante, d’influente) ha poi addirittura deciso di convertirsi al cattolicesimo. E Papa Francesco ha parlato di nostalgia, un sentimento forte, fortissimo: il languore più profondo, lo struggimento viscerale, la mancanza strutturale di qualcosa, il senso dell’incompiutezza, il desiderio di un compimento profondo. Ai protestanti manca il compimento autentico del cristianesimo, e tanto loro quanto i cattolici soffrono per la mancata unità del corpo di Cristo. Con una parola spesa via smartphone in Texas, “nostalgia”, Francesco ha fatto più passi avanti di mille discorsi ecumenici, di mille dialoghi interreligiosi.

L’anglicano Palmer parlava del Papa con una reverenza e con una carità che molti cattolici hanno purtroppo scordato. Avevano un piano, Palmer e Francesco, le cui radici risalgono ai tempi in cui il vescovo anglicano avvicinò la Chiesa di san Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI. Lavorare per l’unità dell’unica Chiesa. Che è la nostalgia di una cosa bellissima, perduta e da riguadagnare, non un sogno futuribile aperto a qualsiasi sperimentazione. Diceva l’anglicano Palmer, lo diceva in faccia ai protestanti: «La protesta di Martin Lutero è finita. E la vostra?»

[Fonte del testo: http://www.lanuovabq.it/it/home.htm%5D

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In carcere per un madornale errore, incontra Dio e…

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 13/02/2014

BartoloLa testimonianza di Bartolo alla XXXI convocazione nazionale del Rinnovamento nello Spirito 

«Mi trovai improvvisamente in carcere, innocente. A casa mi attendevano una moglie e due figli piccoli, senza neanche il necessario per vivere».

Nel 1989, a ritorno dalla fiera del mobile di Milano dove era andato per lavoro, Bartolo viene arrestato. Sul treno aveva incontrato un ragazzo di un paesino calabrese vicino al suo. Giunti alla stazione avevano preso lo stesso taxi. La Guardia di Finanza – racconta Bartolo – trovò nel borsone di quel ragazzo un fucile. E Bartolo fu considerato complice.

Nei due anni in cui è costretto in carcere vive una profonda conversione.

Bartolo_02«Chiedevo a Dio il perché di quella situazione e riflettevo sulla mia vita, pensando a quando ero a casa e bestemmiavo, a quando mia moglie frequentava la Messa e io mi arrabbiavo.

All’improvviso è stato come se in quella cella fosse esplosa la luce. Cominciai a piangere, a tremare, e compresi che Dio non mi aveva mai abbandonato ma era lì vicino a me. Quando mia moglie venne a trovarmi in carcere le chiesi di portarmi una Bibbia e iniziai a leggerla senza curarmi dei miei compagni di cella che mi prendevano in giro».

Uscito dal carcere, Bartolo spera di ricominciare dal suo lavoro, dal suo negozio di mobili rimasto chiuso per tutto quel tempo. E invece a causa di un guasto alle tubature il magazzino si era allagato e tutti i mobili erano da buttare:

«Non avevo più neanche una sedia sulla quale sedere! Invocai, piangendo, la Vergine Maria e le promisi che, se solo mi avesse dato la forza di ricominciare, mi sarei preso cura di ogni bisognoso incontrato sulla mia strada».

Bartolo_03Bartolo incontra un gruppo del RnS e comincia a frequentarlo insieme alla moglie e ai figli:

«Lì ho capito cosa vuol dire essere chiamati alla santità. Desideravo con tutto il cuore servire Dio e i fratelli. Il poco che avevo si raddoppiò e il doppio si triplicò.

Mi impegnai a mantenere la promessa fata alla Mamma celeste e, con l’aiuto del mio gruppo di preghiera, ho messo in piedi un centro di accoglienza per immigrati, principalmente extracomunitari, interamente sostenuto da volontari. Attualmente diamo da mangiare tre volte la settimana a più di trecento persone».

(Fonte: www.rns-italia.it/)

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