FERMENTI CATTOLICI VIVI

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Posts Tagged ‘San Francesco’

«Gesù è la gioia! E tu me parle de resurrezione e staie accussì?»

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 08/02/2019

«Se avessimo avuto una vita diversa ci saremmo persi la parte migliore: Dio!»

Fulvio, Claudio e Aldo Festa, tre fratelli accomunati dal sangue e dalla stessa vocazione, raccontano con gioia e letizia irresistibili ma con intensità, la loro storia.

Un video che vale la pena guardare fino in fondo.

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Assisi… un prete, un vescovo, un ciclista e un nazista

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 05/10/2017

Dopo la festa di San Francesco, ieri 4 ottobre, oggi restiamo ancora un pò ad Assisi per scoprire una storia.

Don Aldo Brunacci è iscritto allo Yad Vashem (Israele) tra i Giusti delle Nazioni per la sua opera a favore degli ebrei durante la Shoah.

Nota: chi è iscritto allo Yad Vashem non lo è per “sentito dire” ma solamente dopo accurate ed incontrovertibili prove storiche delle azioni compiute.

Ad Assisi, con padre Rufino Niccacci, don Aldo collabora con il vescovo Giuseppe Placido Nicolini, il quale si trova a fronteggiare l’emergenza al momento dell’occupazione tedesca. Ad Assisi si affollano i profughi, tra i quali oltre 300 ebrei.

Travestiti da frati e da suore, nascosti nei sotterranei, mimetizzati tra gli sfollati, provvisti di documenti falsi, gli ebrei sono protetti da una vasta rete cattolica di solidarietà che si estende anche ad altre zone dell’Umbria ed ha contatti, anche attraverso il celebre ciclista Gino Bartali, con le centrali di resistenza e finanziamento della DELASEM in Liguria e Toscana.

Tra i rifugiati ci sono donne, bambini, vecchi, ammalati, che necessitano di cura e assistenza quotidiana.
Don Brunacci organizza anche una scuola dove i bambini ebrei possano ricevere istruzione religiosa ebraica. Grazie anche alla complicità dell’ufficiale tedesco Valentin Müller, che dichiarerà Assisi una zona franca ospedaliera, nessun ebreo sarà deportato da Assisi.

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Per chi volesse saperne di più sulla DELASEM e sulle relazioni con la Chiesa Cattolica, alcune informazioni di base le potete trovare su wiki: https://it.m.wikipedia.org/wiki/DELASEM

Fonte: http://credolachiesauna.blogspot.it un blog appena scoperto che vale la pena di seguire.

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O alto e glorioso Dio

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 04/10/2017

Un rimedio contro ansia, angoscia, stress, ma anche semplici paturnie?

Imparatela a memoria e recitatela come una giaculatoria durante il giorno, imbastiteci gli strappi della giornata, calatela nei luoghi, negli stati d’animo e con le persone che ci stancano o sfidano…

E’ efficace e senza controindicazioni. Provate per credere…

PREGHIERA DAVANTI AL CROCIFISSO

O alto e glorioso Dio,
illumina le tenebre de lo core mio.
Et dame fede dricta,
speranza certa
e carità perfecta,
senno e cognoscemento,
Signore, che faccia
lo tuo santo e verace comandamento.
Amen.

San Francesco d’Assisi

E poi, chi canta prega due volte…

 

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“Il mio fidanzato si è inginocchiato sulla tomba di San Francesco dicendo – PER FAVORE AIUTALA!”

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 12/11/2016

Alessandra, un’educazione permissiva, due aborti, la depressione, il tentativo di suicidio…

Una Bibbia regalata, un viaggio ad Assisi, la confessione a Medjugorje…. Il perdono, la rinascita e adesso tanto aiuto nei CAV a chi come lei aiuto non ne ha avuto.

Mia madre mi lasciava tutta la libertà che lei non aveva potuto avere. Mia mamma mi permetteva di fare tutto quello che agli altri era proibito.

Questa libertà ha portato a rimanere incinta a 18 anni. Mia madre mi spinse drasticamente ad abortire, quasi senza lasciarmi scelta. Ho passato 20 anni ad avere rimorsi.

Il ginecologo non mi ha permesso di fare TUTTI i colloqui obbligatori per legge, quando gli dissi – Mi sembra di uccidere una vita – mi rispose – Fino a tre mesi non è vita. Poco prima cambiai idea dicendo di voler andar via ma mi disse che la mattina mi avevano messo un ovulo per cui avrei comunque abortito.

La seconda volta ho abortito di nuovo nascondendomi dietro a pensieri di altruismo. Non ero più io. Mi ero trasfigurata, mi sono convinta che la prima volta avevo fatto la cosa giusta.

Tempo un anno mi sono messa a letto, mi sentivo svuotata, senza senso e non capivo perché. Mi sono messa a letto e non mi sono più alzata per sei mesi.

Da lì è iniziato il mio calvario di 13 anni di depressione, psicologi, psichiatri, psicofarmaci, tentativo di riempire quel vuoto con corsi di buddismo, newage, yoga… Stavo a letto col costante pensiero di togliermi la vita.

Era un problema di perdono.

Dalla tomba di san Francesco parte una lenta ma incessante conversione…

Quello che ha fatto precipitare la mia situazione è stato quando col mio fidanzato abbiamo cercato di avere un bambino. Proviamo per due anni ma questo bambino non arriva. Vado sempre più giù fino a che tento il suicidio…

Il mio fidanzato mi ha detto – Perché non chiedi aiuto a Dio? – Lui che non era praticante mi ha regalato una Bibbia e mi ha fatto vedere i film di San Francesco…

Ho cominciato a leggere la Bibbia, poi un viaggio ad Assisi dove ero fredda e distaccata; il mio fidanzato però si è inginocchiato sulla tomba di San Francesco dicendo – Per favore aiutala! – Non mi disse niente.

Mesi dopo questo perdono è arrivato naturalmente in un viaggio a Medjugorje. Ho sentito un amore dal Cielo, un abbraccio così forte che la prima cosa che ho voluto fare tornando da quel viaggio è stato abbracciare mia madre e sperare che anche lei un giorno trovi quella luce.

Adesso cerco di parlare alle persone, mi piacerebbe parlare agli studenti, quelle persone com’ero io a 18 anni…

I Centri Aiuto per la Vita sono dei centri in cui chiedere aiuto anche per curare le ferite post aborto, ci sono volontari che stanno lì a braccia aperte per aiutare.

Nella fede ho trovato braccia aperte.

Ogni volta che arriva un bambino arriva col cestino; la Provvidenza permette sempre in qualche modo di aiutare la vita; il Cielo è per la vita, siamo noi che chiudiamo il nostor cuore con le nostre paure. Direi di non avere paura.

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Fra’ Giuseppe, il “tallonatore” di Dio

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 04/10/2014

Fra_Giuseppe_01Giuseppe, il frate che gioca a rugby e confessa in spogliatoio. 26 anni, gioca nel Clan Catanzaro Rugby e sostiene vivamente San Paolo “Lo sport è un esercizio sia fisico sia spirituale. La chiesa non può che appoggiare questo tipo di cammino”

In campo placca e tallona, nello spogliatoio consiglia e unisce. E’ la storia di Giuseppe Laganà 26 anni, giovane frate dell’Ordine dei Minimi di San Francesco di Paola, riportata su ilLamentino.it del 28 maggio.

Oltre alla vocazione religiosa, Giuseppe, ha la passione per il rugby infatti è un giocatore del Clan Catanzaro Rugby, team che milita in serie C1. Da diversi anni è anche frate e chierico-studente presso la Comunità Parrocchiale di Santa Croce. Dopo la messa domenicale fra Giuseppe ripone l’abito religioso buttandosi (con il ruolo di “tallonatore”) nelle violente mischie con i colori del suo Catanzaro.

Fra Giuseppe ha iniziato a giocare a rugby a 13 anni quando è rientrato a Milazzo dalla Germania. E’ stato lo zio Massimo ad avvicinarlo alla palla ovale. “Nel corso della mia carriera – spiega fra Giuseppe – ho preso parte alla rappresentativa regionale di rugby, al torneo Aldo Milani di Rovigo, sono stato convocato in serie B. Poi, però, è maturata la scelta vocazionale”.

Fra un allenamento e una meta, ha sentito una voce interiore. “La prima persona con cui mi sono confidato – rivela – è stato un sacerdote milazzese, padre Giuseppe Currò. Poi l’ho detto al mio compagno di banco Giovanni Buda una persona con cui ci siamo sempre sostenuti a vicenda specialmente nei momenti più difficili, e al mio amico Sergio Scibilia. In famiglia l’ho detto la sera prima della prova scritta della maturità. Mia madre era titubante, si è rassicurata quando è venuta al santuario dove mi ero trasferito”.

Fra_Giuseppe_02Negli spogliatoi Fra Giuseppe dispensa aiuti tattici sia ai più giovani che ai più esperti della squadra. Ma capita anche che diventi il confessore dello spogliatoio. Fra Giuseppe gioca solo le partite interne perché nelle trasferte, la domenica in parrocchia, ci sono impegni di comunità. “Quando gioco per gli avversari sono uno dei tanti, non mi presento con l’abito. Ma quando i miei compagni mi chiamano “fra Giuseppe” si stupiscono e nel corso del “terzo tempo” mi domandano della mia esperienza vocazionale.

Nel campo, però, mi faccio rispettare come giocatore di rugby. Non rispondo mai alle provocazioni. Nel rugby il segreto è quello di replicare con i fatti, o una meta o un placcaggio fatto bene”.

Lo scorso 9 aprile fra Giuseppe Laganà ha presenziato a una conferenza dedicata alle scuole con tema “Sport, Chiesa e Legalità”. “Lo sport, come sosteneva San Paolo, è un esercizio sia fisico sia spirituale. La chiesa non può che appoggiare quando si fa questo tipo di cammino”.

“Non sono mai stato dietro a questioni di categorie, classifiche o punteggi – continua – ho sempre giocato facendo del mio meglio per essere utile alla squadra. Del rugby mi piacciono valori e principi sani.”

(Fonte: http://www.aleteia.org)

 

frate-rugbista_allUMG_locandina

Fra Giuseppe sarà ospite dell’Università degli Studi “Magna Graecia” di Catanzaro, lunedì 6 Ottobre. Prenderà parte all’incontro: “Sport, Etica e Fede” (Sala Riunioni dell’Area Giuridica – ore 12.00. Successivamente il frate-rugbista sarà ospite negli studi dell’UMG WEB RADIO nel corso della trasmissione “18 e Lode

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Da medico a frate, la storia di Francesco

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 29/03/2014

La vocazione non è uno “scelgo di vivere in questo modo” ma è rispondere a una chiamata, a una vocazione che il Signore fa.

sanfrancescoIn realtà la vocazione è un incontro tra il desiderio che l’uomo porta dentro e il desiderio di Dio sull’uomo, e quando c’è questo incontro, questa comunione, non può che nascere gioia, amore e desiderio di rispondere alla chiamata. Questo per ogni tipo di vocazione, non solo per la vocazione religiosa.

E’ un qualcosa che è scritto, stabilito da prima o da sempre. La vocazione non è soltanto l’istante o il momento in cui uno sente la chiamata ma è tutta la vita, quindi è come se il signore mi abbia accompagnato all’incontro con i frati, con san Francesco…

Quello che mi ha fatto cambiare la prospettiva è che non solo posso amare ma che sono amato… perché quando l’amore lo voglio offrire io è come se tutto partisse solo da me, ma la mia esperienza con la preghiera e una catechesi sull’amore crocifisso di Gesù è che quell’amore di Gesù in Croce era anche per me, ho sentito forte un sussurro: “Io sono morto e sono risorto anche per te”, e da quel momento (…) è cambiata la prospettiva, non sono soltanto io ad amare ma la fonte dell’amore è qualcun altro, non sono io, è Gesù che ama me e io posso diventare strumento nelle sue mani…

 

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