FERMENTI CATTOLICI VIVI

"Andate controcorrente. Di quanti messaggi, soprattutto attraverso i mass media, voi siete destinatari! Siate vigilanti! Siate critici!" Benedetto XVI

  • Follow FERMENTI CATTOLICI VIVI on WordPress.com
  • Fermenti Cattolici Vivi


    Come i fermenti lattici vivi sono piccoli ma operosi e dinamici e pur essendo invisibili sono indispensabili alla vita, spero che questi "fermenti cattolici vivi" contribuiscano a risvegliare la gioia di essere cristiani.

    Segui il blog su canale Telegram https://t.me/fermenticattolicivivi

  • Fermenti recenti

  • Fermenti divisi per mese

  • Fermenti divisi in categorie

  • Disclaimer

    Questo Blog non rappresenta una testata giornalistica, in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto essere considerato un prodotto editoriale ai sensi della Legge n. 62/2001. Immagini e foto possono essere scaricate da Internet, pertanto chi si ritenesse leso nel diritto d'autore potrà contattare il curatore del Blog, che provvederà personalmente all'immediata rimozione del materiale oggetto di controversia.

    ______________

    SE PRELIEVI MATERIALE DAL BLOG, PER FAVORE CITA LA FONTE E IL LINK. CONFIDO NELLA TUA CORRETTEZZA!
    ______________

    IL BLOG E' CONSACRATO AL
    CUORE IMMACOLATO
    DI MARIA

  • Fermenti Cattolici Vivi è stato visitato

    • 1.355.204 volte

Posts Tagged ‘San Giovanni Bosco’

Quando don Bosco affrontò l’epidemia con preghiera, prudenza e carità

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 21/03/2021

Nel 1854 una nave salpata dall’India portò il colera in Inghilterra, scoppiò così una violenta epidemia. Da Londra il contagio arrivò a Parigi e Marsiglia. La leggerezza delle autorità sanitarie locali permise lo sbarco anche di navi che avevano a bordo uomini infetti. L’epidemia arrivò al sud della Francia e così anche in Italia (…).

A Torino l’allarme fu dato il 21 luglio: un manifesto del sindaco annunciava le precauzioni igieniche da prendere nelle case, nelle officine e nei negozi. La città creò dei “lazzaretti” per isolare i contaminati. (…)

Le autorità religiose diedero istruzioni per mobilitare il clero: misure profilattiche e igieniche, strutture per l’esercizio del ministero ai malati e ai moribondi, come anche la proibizione di lasciare la città. I cristiani furono incoraggiati a implorare l’aiuto della Vergine “Consolata” protettrice della città. Bisognava anche evitare qualsiasi raduno straordinario. Fu abolita la solenne processione del Corpus Domini.

Fin dal primo allarme, don Bosco aveva allestito il suo oratorio per affrontare il contagio. Fece fare dei lavori nei dormitori, dove erano ammassati un centinaio di giovani, per distanziare le file di letti. Si indebitò per aumentare la sua fornitura di biancheria, lenzuola e coperte. Si assicurò che tutti i locali fossero puliti e igienizzati.

Ma don Bosco credeva anche nell’efficacia dei mezzi soprannaturali: la preghiera a Maria e la conversione del cuore, evitando il peccato. A quel tempo la medicina non conosceva ancora le cause e i rimedi per quella piaga; bisognava contare soprattutto con Dio.

La città di Torino registrò più di duemila morti. L’area di Valdocco fu particolarmente colpita, con la popolazione decimata. (…) Don Bosco pensava di non aver fatto abbastanza garantendo la sicurezza della sua casa. Si appellò ai suoi ragazzi con l’approvazione delle autorità. Ci fu un primo gruppo di 14 volontari. Erano giovani: 17, 16, 14 anni. Provenivano da varie “compagnie”, i gruppi educativi creati da don Bosco coi giovani per animare l’oratorio. L’obiettivo era quello di “praticare la carità”. (…)

Quei giovani dimostravano una grande forza per sopportare il vomito, la dissenteria, gli odori, il soffocamento, i volti emaciati e pallidi, i corpi torturati. I pazienti terrorizzati dovevano essere convinti a lasciarsi condurre al lazzaretto, che percepivamo come anticamera della morte. Dopo pochi giorni, una trentina di giovani si unirono alla prima squadra di volontari. Tra essi c’era anche Domenico Savio, arrivato da poco nell’oratorio.

Per i loro pazienti, prendevano in prestito dall’oratorio biancheria, lenzuola e coperte. L’aneddoto di madre Margherita che dona la tovaglia dell’altare, resto del suo corredo di nozze, come lenzuolo non è certo una leggenda.

[Don Bosco] non dimenticava mai di chiedere prudenza e rispetto per le disposizioni dell’autorità.

Il colera scomparve nel 1884. Ancora una volta don Bosco sorprese tutti con la sua certezza che le opere salesiane sarebbero state salvate, a patto che avessero fiducia in Maria Ausiliatrice.

In agosto, rivolse le sue raccomandazioni a tutte le case salesiane in Europa e in America. Si potevano riassumere in tre punti: la preghiera, la prudenza e la carità. Alla fine dell’allarme, ebbe la soddisfazione di dichiarare che nessuna casa salesiana, nessun benefattore dei giovani, nessun fedele di Maria Ausiliatrice era stato colpito.

(Fonte: Il bollettino salesiano, rivista fondata da don Bosco nel 1877, anno CXLV, , 2 febbraio 2021)

Posted in Don Bosco | Contrassegnato da tag: , , , , , , , , , , , , , , , , | 2 Comments »

«Possono togliermi tutto ma non la preghiera»

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 12/02/2018

Josef Kalinowski nasce il 1 settembre a Vilnius (attuale Lituania) da nobile famiglia polacca (all’epoca Polonia e Lituania facevano parte dell’Impero russo). Nel 1857 si laurea in ingegneria all’Accademia Militare di San Pietroburgo col grado di tenente dell’esercito. Nel 1863, scoppiata l’insurrezione in Polonia, si congeda dall’esercito russo e, seppur convinto che “la Patria ha bisogno di sudore, non di sangue”, accetta l’incarico di Ministro della Guerra del governo rivoluzionario.

Fallito il tentativo di indipendenza della Polonia, il 24 marzo 1864 viene arrestato e condannato a morte, però grazie alla sua popolarità non viene fucilato ma la pena gli è commutata con dieci anni di prigionia in Siberia. Porta con sé il Vangelo, il libro di Giobbe i Salmi, l’Imitazione di Cristo e un Crocifisso.

In carcere organizza la sua vita sul modello di quella dei religiosi. Scrive nelle sue memorie: «Mi ero fatto un orario preciso per tutte le ore; mi alzavo alle cinque del mattino. Il mio primo pensiero era quello della preghiera, poi la meditazione e, quando ottenni i libri di devozione, ebbi una grande consolazione. Potevo sentire ogni giorno la Messa, ma da lontano”.

Ai suoi scrive: «Possono togliermi tutto ma non la preghiera!».

L’esilio diventa un tempo di grazia strordinaria. Si dona con generosità ai bisognosi, prodigandosi in ogni occasione per consolare e aiutare tutti senza distinzione di religione o di nazione. Si adopera per l’evangelizzazione soprattutto dei più giovani.

Scontata la pena, nel 1874 si trasferisce a Parigi come precettore di Augusto Czartoryski, adolescente di famiglia principesca (beatificato da Giovanni Paolo II ). Grazie alla guida del suo precettore scoprirà la vocazione religiosa e nel 1887, accolto da San Giovanni Bosco, entrerà nei Salesiani.

Giuseppe Kalinowski invece nel 1877 era già entrato nell’ordine dei Carmelitani Scalzi (a Graz, in Austria) col nome di Fra’ Raffaele di San Giuseppe. Proprio accompagnando il principe Czartoryski, scopre il carisma teresiano e ne rimane conquistato.

Il 15 gennaio 1882, all’età di 47 anni, riceve l’ordinazione sacerdotale a Czerna presso Cracovia. Diveta un confessore molto apprezzato; come direttore spirituale guida le anime verso Dio, Cristo, la Madonna, la Chiesa e il prossimo.

Sempre raccolto nella preghiera, sempre unito a Dio, sempre pronto alla rinuncia, al digiuno, alla mortificazione per la salvezza dei fratelli. Lo chiameranno “il martire del confessionale”. E’ comprensivo, prudente e buono, spicca in lui un altissimo senso di umanità.

Scopre, soprattutto attraverso la lettura di “Storia di un’anima”, di Santa Teresa di Gesù Bambino, che l’amore misericordioso è l’amore del Padre che comprende la sua creatura, la ama, la solleva, la perdona come un padre il proprio figlio. La spiritualità dell’abbandono diventa sua e cerca di viverla superando la sua formazione severa e austera.

L’appartenenza a un ordine nato in oriente e trapiantato in occidente lo confermerà nel desiderio di unificazione delle chiese. Scriverà: «L’unità sacra! L’unità santa! Questa parola riempie già il cuore di dolore, ma accende anche il fuoco della speranza». Molto quindi ha fatto per l’ecumenismo, lasciando questa missione come testamento ai fratelli e sorelle carmelitane.

Era convinto che l’unione con i cristiani ortodossi sarebbe stata possibile solo in Maria. Sul letto di morte ripete incessantemente: «Padre, che tutti siano una cosa sola!».

Muore il 15 novembre 1907 nel convento carmelitano da lui fondato nella cittadina polacca di Wadowice. Qui tredici anni dopo nascerà Karol Woitila che, divenuto papa Giovanni Paolo II, lo ha beatificato nel 1983 e canonizzato nel 1991 e che, con incisive parole, ci ha offerto il ritratto spirituale di San Raffaele Kalinowski:

«Dà la vita agli altri nello svolgimento del ministero sacerdotale spingendo tutti alla perfezione, alla santità. Egli diventa preghiera e lavoro volendo essere “proprietà degli altri”». (Omelia della canonizzazione).

(Tratto dalla rivista “Aggancio” dell’11/12/2012, n. 11-12, pagg.9-11)

Posted in Santi dei giorni nostri, Testimonianze | Contrassegnato da tag: , , , , , , , , , , , , , , , , , , | Leave a Comment »

“Il mio unico desiderio è che siano felici nel tempo e nell’eternità”

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 31/01/2017

01_don_bosco

Padre Verlezza, responsabile per l’opera don Bosco a Sampierdarena (…) racconta che [Don Bosco] stava celebrando una Messa in cui erano presenti molti benefattori.

Alla fine della celebrazione, tutti passavano nella sacrestia della Cattedrale di San Siro per ricevere la benedizione del fondatore dei Salesiani. Egli era solito regalare a tutti una medaglietta della Madonna Ausiliatrice.

“Le medagliette, che stavano in una borsina, erano poche e il miracolo fu che tutti ne ricevettero una, nonostante ce ne fossero davvero poche nella borsina che il segretario aveva portato a don Bosco.”

In seguito spiegò il sacerdote che “san Giovanni Bosco guardava i suoi sogni missionari in una cartina del mondo che stava nella  cameretta in cui riposava quando soggiornava a Sampierdarena”.

02_don_bosco“Il mio unico desiderio è che siano felici nel tempo e nell’eternità”, lasciò scritto ai suoi giovani don Bosco, proclamato santo da Papa Pio XI, come “padre e maestro della gioventù”.

San Giovanno Bosco tornò alla casa del Padre il 31 gennaio 1888, dopo aver vissuto quella frase che disse al suo alunno san Domenico Savio: “In questa casa facciamo consistere la santità nell’essere sempre gioiosi”.

(Tradotto dal portoghese da: http://pt.aleteia.org/2016/09/30/a-historia-de-um-milagre-pouco-conhecido-de-dom-bosco-e-nossa-senhora-auxiliadora/)

Don Bosco è sempre stato molto devoto all’Eucaristia, e scrisse spesso sull’importanza della celebrazione della santa Messa nei suoi libretti popolari. Uno dei suoi miracoli di quando era ancora in vita è direttamente legato all’ostia santa, il pane di vita.

Nell’ostia c’è Cristo, in corpo, sangue, anima e divinità, come recita il simbolo Atanasiano, ed è attraverso l’ostia che Cristo alimenta e rafforza la nostra anima così come ha alimentato e rafforzato il corpo e l’anima delle migliaia di persone presenti alla moltiplicazione dei pani del Vangelo.

03_don_boscoDon Bosco che celebrava la Messa quotidianamente, un giorno al momento della comunione, si rese conto di avere solo 36 ostie nella pisside ma alla Messa partecipavano 360 fedeli. E’ lì che il santo fece il miracolo di moltiplicare il numero delle ostie per distribuire il Sacramento a tutti i presenti.

Il grande miracolo che fece san Giovanni Bosco è stato quello di cambiare la vita di migliaia e migliaia di giovani trasformandoli in cittadini e cristiani onesti, non solo proteggendoli dai pericoli della vita, ma rendendoli persone integre e felici che diffondevano, ovunque passassero, il buon profumo di Cristo (…).

(Tradotto dal portoghese da: http://www.blogcruzterrasanta.com.br/sao-joao-bosco-padroeiro-dos-jovens/)

Posted in Don Bosco | Contrassegnato da tag: , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , | 1 Comment »

«Preghi il suo Angelo Custode che la preservi da ogni male in ciò che le accadrà quest’oggi»

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 27/01/2016

Don_Bosco_03

Nel maggio-giugno 1844 si trovava ricoverata all’o­spedale di S. Giovanni una povera donna tisica all’ultimo stadio. La sua vita era stata deplorevole, e si temeva che finisse con una morte disperata.

Invischiata in mille tresche, da molto tempo non si era più accostata ai Sacramenti, e dava in alte smanie quando il cappellano o le suore l’invitavano a confessarsi. Anche don Giuseppe Cafasso era stato respinto, e questi pregò don Bosco di interessarsene lui.

Egli accorre; si mette a parlare di cose indifferenti, e infine le fa questa dichiarazione:

– A nome di Dio, vi dico che, nella sua misericor­dia, Egli vi concede ancora poche ore di vita perché possiate pensare all’anima vostra. Fate presto a confes­sarvi e ricevere gli altri sacramenti. Domani sarete all’eternità.

Queste parole riempirono di tanto terrore l’anima di quella infelice, che, richiamato il Santo, si confessò in quella stessa sera, morì rassegnata e convertita.

Erano passati pochi giorni dal fatto suddetto, quando una ricca signora, moglie dell’ambasciatore del Portogallo in Torino, dovendo mettersi in viaggio, pensò di sistemare prima le cose dell’anima sua, e si recò a tal fine nella chiesa di S. Francesco d’Assisi, dove don Bosco era vicecurato.

Ella non conosceva il Santo, e neppure don Bosco si era mai incontrato con lei. Veduto un prete che, inginoc­chiato presso un confessionale, pregava con aria molto raccolta, si presentò a confessarsi da lui.

Don Bosco l’ascoltò, e le consigliò una certa elemosi­na da farsi in quello stesso giorno.

– Padre, non posso!

– E come non può, dal momento che possiede tante ricchezze?

La signora rimase sbalordita nel sentire come quel sacerdote avesse conosciuto la sua posizione sociale, mentre era certa di non essersi data in nessun modo a conoscere, e rispose: – Padre, non posso farla questa penitenza, perché sto per mettermi in viaggio.

– Ebbene, faccia quest’altra: preghi il suo Angelo Custode che la preservi da ogni male in ciò che le accadrà quest’oggi.

La signora restò ancora più colpita. Ritornata a casa, raccontò la cosa ai familiari; fece con loro la preghiera all’Angelo Custode, e salì in vettura con la figlia e con una cameriera.

Fatta poca strada, ecco che i cavalli si adombrano e si slanciano a corsa sfrenata. Il cocchiere è sbalzato di cas­setta; la carrozza ribalta, e la signora si trova col capo a terra, mentre i cavalli continuano a precipizio.

In un attimo di lucidità, ella invoca ad alta voce il suo Angelo Custode, ed i cavalli s’arrestano nell’istante. Accorre gente a sollevare i caduti, e con meraviglia grande, trovano che nessuno s’era fatto il più piccolo male.

La nobile signora, ritornata a Torino, si recò nuova­mente alla chiesa di S. Francesco d’Assisi; volle sapere chi era quel prete, lo volle ringraziare, e da quel momen­to divenne fervente cooperatrice salesiana.

(Fonte: http://www.preghiereagesuemaria.it/)

Posted in Don Bosco | Contrassegnato da tag: , , , , , , , , , , , | Leave a Comment »

«È meglio essere in grazia di Dio rattoppati, che nelle mani del demonio lucidi ed attillati»

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 26/01/2016

Don_Bosco_01

Don Bosco era solito dire: «La gioventù bisogna sempre tenerla occupata, perché l’acqua stagnante imputridisce».

Egli amava le ricreazioni clamorose; e per darne l’e­sempio, era sempre il primo ai giochi e l’anima dei diver­timenti.

Sveltissimo a correre, non di rado sfidava tutti i suoi giovani a sopravanzarlo. Li allineava, e gridava: uno… due… tre!

Un nugolo di ragazzi si slanciava alla corsa; ma don Bosco era sempre il primo a raggiungere la meta. Allora, per non lasciarli mortificati, andava a riempirsi le tasche di caramelle, e ne lanciava di qua e di là in mezzo ai crocchi.

Egli a tutti sorrideva, a tutti dispensava, con la cara­mella, anche una parola dolce, arguta, incoraggiante, ve­ramente paterna.

Questi suoi modi gli accaparrarono tanto l’animo di tutti, che ognuno andava a gara per dimostrare, con l’ob­bedienza e il rispetto, quanto fosse l’amore e la ricono­scenza di cui si sentivano pervasi.

Don_Bosco_02Così voleva facessero poi tutti i suoi Salesiani e che la ricreazione fosse sempre animata e chiassosa.

Un giorno, che ne vide alcuni starsene in crocchio a chiacchierare, si fece subito in mezzo a dire: – Guardate che, mentre voi riposate, il demonio lavora.

A chi gli osservava che, a correre e a giocare, si sciu­pano le scarpe ed i vestiti, rispondeva: – Via, via! …, meglio spender in scarpe e in vestiti che in medicine. Sarti e calzolai li abbiamo in casa. È meglio essere in grazia di Dio rattoppati, che nelle mani del demonio lucidi ed attillati.

(Fonte: http://www.preghiereagesuemaria.it/)

Posted in Don Bosco | Contrassegnato da tag: , , , , , , , , , , , , , | Leave a Comment »

Il segreto di San Giovanni Bosco per vincere alla lotteria

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 16/05/2015

lotteria

Un povero, sentendo parlare delle meraviglie compiute da quest’umile prete, corse da lui per domandargli una cosa importante: “La formula per vincere alla lotteria”. Voleva che il santo gli dicesse i numeri vincenti del biglietto della lotteria, prima di comprarlo. San Giovanni Bosco rifletté un po’ e gli rispose con tono sicuro: “Ecco i numeri magici per vincere alla lotteria: 10, 7 e 14. Li puoi mettere nell’ordine che preferisci, di sicuro vincerai.”

L’uomo pieno di gioia si congedava per correre a comprare il biglietto quando il santo, prendendolo per un braccio, gli disse sorridendo: “Un momento, non ho ancora finito di spiegarti bene i numeri e non vi ho detto di quale lotteria si tratti.

DonBosco01Ascolta, ecco cosa significano questi numeri:

10 significa che devi osservare i 10 comandamanti.

7 significa che devi ricevere frequentemente i sacramenti.

14 significa che devi praticare le 14 opere di misericordia, corporale e spirituale.

Aggiunse il santo: Se realizzerai queste condizioni; osservare i comandamenti, ricevere i sacramenti come si deve e praticare le opere di misericordia, vincerete la più meravigliosa delle lotterie: la gloria eterna del Cielo.

L’uomo capì e invece di andare a comprarsi un biglietto delle lotteria, andò a portare un’elemosina all’asilo.

Investite tutto il vostro cuore in questi numeri e sarete veramente felici sulla terra e in Cielo!

(Tradotto dal francese da: http://www.aleteia.org/fr/international/article/la-formule-secrete-de-saint-jean-bosco-pour-gagner-a-la-loterie-5832392820391936)

Posted in Don Bosco | Contrassegnato da tag: , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , | Leave a Comment »

…E aspetto il “grande evento”

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 04/02/2015

mor03

Questa bella signora non è l’autrice del commento né del post…

Il 31 gennaio scorso è stato pubblicato sul blog di Costanza Miriano un post bellissimo su due questioni poco popolari, la vecchiaia e la morte.

Innocenza Laguri, autrice dello scritto e collaboratrice del noto blog, ne parlava col coraggio, la lealtà, la chiarezza e la serenità di chi si fa delle domande senza tabù, condividendo le risposte trovate nella fede in Cristo che salva.

Vi invito a leggerlo tutto, qua.

Bello vero?

Quello che mi ha toccato particolarmente il cuore, però è stato il commento di una lettrice, “Franca35”, che vi propongo senza commenti se non il pensiero che vorrei invecchiare proprio come lei.

“Sto vivendo il mio ottantesimo anno: la prima cosa da dire a questo proposito è “grazie”!

Ho appena finito il mio lavoro in parrocchia, quando il 30 novembre scorso il gruppo dei miei ragazzi hanno ricevuto la Cresima.

Ho voluto resistere per portare a termine l’impegno che avevo preso cinque anni fa.

Ora mi sto preparando a un intervento al ginocchio, la cui attesa si è protratta troppo a lungo, diventando difficile da sopportare. Non ne ho troppa voglia, ma lo devo fare.

Vivo i miei giorni facendo quello che posso, non pretendendo troppo da me stessa, godendo delle piccole cose quotidiane con la grazia del Signore nel cuore.

E aspetto il “grande evento”.

Non mi faccio più tante domande, vivo il mio tempo come ho sempre fatto, mi interesso del mondo, che è dono di Dio e del quale facciamo parte anche se non siamo “di questo mondo”.

E prego molto, la mia preghiera spesso non è fatta di parole, ma sono cosciente che tutto il mio essere prega, in qualsiasi momento del giorno e della notte.

morte01

Libro che ho letto anch’io e che consiglio di cuore

Non ho paura, almeno non mi sembra, piuttosto sono curiosa e la mia speranza è piena di gioia, di vera gioia tranquilla, serena, interiore, perché so a Chi ho dato la mia vita.

Gli errori del passato li ho gettati nel cuore dell’Agnello che mi ha perdonato, e ora capisco che niente è stato vano, mi sento circondata dall’Amore che muove il mondo e quando vengono pensieri tristi semplicemente li caccio via. Perché non è lecito essere tristi quando si è di Cristo Signore.

Il dolore fisico spesso debilita, ma dove posso ricorro alla medicina, o porto pazienza in attesa che passi. E ne faccio offerta a Dio per le sofferenze del mondo e dei miei fratelli.

Credo sia importante vivere pieni di vita e di amore sempre, insieme a sorella morte e ai tanti cari amici e parenti che mi hanno preceduta e che sono certa rivedrò nel Suo Regno.

Un grazie a tutti voi di questo blog, a Costanza e Admin e a tutti gli altri, vi seguo sempre con le mie preghiere, mi aiutate molto.

Che Dio benedica i vostri cuori, le vostre famiglie, il vostro lavoro e le belle imprese che portate avanti con entusiasmo. Ciao a tutti, vi abbraccio.”

Roba per persone anziane? Allora perché San Giovanni Bosco proponeva mensilmente ai suoi giovani il cosiddetto “esercizio della buona morte”?

Posted in Attualità | Contrassegnato da tag: , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , | 1 Comment »