FERMENTI CATTOLICI VIVI

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Posts Tagged ‘santi giovani’

Una giovane semplice con l’audacia di insistere per fare il bene, che non ha perso tempo…

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 22/05/2023

Domenica 21 maggio papa Francesco ha riconosciuto le virtù eroiche di otto nuovi venerabili tra cui Maria Cristina Ogier, morta l’8 gennaio 1974 a soli diciannove anni.

Nata a Firenze nel 1955, a quattro anni le viene diagnosticato un tumore al cervello. La bambina, poi la ragazza, vivrà questa malattia senza nasconderla né ostentarla, ma vivendo la sua vita con un’intensità non comune.

Nel suo traboccamento di carità, arriva persino ad allestire un battello fluviale attrezzato come medicheria e dispensario farmaceutico con funzioni di vero e proprio mini ospedale, da inviare al Rio delle Amazzoni. Per raggiungere il suo scopo sollecitò l’aiuto dei portuali di Livorno che, colpiti dalla sua determinazione e semplicità, l’aiutarono al meglio delle loro possibilità.

Si iscrive a medicina senza poter frequentare ed entrò nel Terz’Ordine Francescano. Durante un viaggio a Lourdes – dove accompagnava i malati con l’Unitalsi – si consacra a Maria.

Semplice, genuina, nel 1971 ascoltando a scuola discorsi e pensieri sull’aborto, esortò il papà Enrico, primario di Ostetricia e Ginecologia all’ospedale Careggi, a fare qualcosa in merito.

Il risultato di questa esortazione ispirò la nascita del primo Centro d’Italia di “Aiuto alla vita”, che ispirerà il Movimento per la Vita, che si batte per i diritti del concepito e del nascituro.

Muore a diciannove anni l’8 gennaio 1974

Il suo corpo giace al cimitero delle Porte Sante a San Miniato al Monte (Firenze).

Maria Cristina ha tracciato la strada a molti che oggi difendono la vita dagli attacchi che le arrivano da più fronti.

Con coraggio non ha avuto paura di esortare, di insistere, per aprire vie al bene dove sembra che non ve ne siano.

Una giovane che non ha perso tempo e che ha vissuto con intensità la sua breve vita su questa terra e che ora dal Cielo continuerà, a suo modo, l’opera iniziata qui.

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«Giulia c’insegna che non è possibile vivere una vita veramente appassionata se non spendendola per Cristo.»

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 09/12/2021

La storia della piccola Giulia Zedda, innamorata di Gesù e Maria.

«Voleva vivere a colori, e abbiamo sempre vissuto a colori.»

«Non dire – non ho tempo – il tempo si trova se vuoi, per pregare, per vivere…»

«Mamma, io ringrazio Gesù perché fino a sei anni mi ha fatto vivere sana.»

«Prima di andar via ci ha chiesto di dare tutte le sue cose ai bambini meno fortunati di lei, lei che aveva dieci metastasi cerebrali…»

«Le persone con un figlio in cielo sentiranno sempre quell’oscurità che gli altri no conosceranno.»

«Lei è in Cielo, Giulia c’è, e noi dobbiamo sostenere i genitori che hanno perso un figlio.»

Dobbiamo imparare da Giulia, c’insegna che non è possibile vivere una vita veramente appassionata se non spendendola per Cristo.»

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«Tutti nasciamo come degli originali, ma molti muoiono come fotocopie.»

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 02/10/2020

Nel 2013 vi presentavo Carlo Acutis, un ragazzo innamorato dell’Eucaristia, e dell’adorazione eucaristica, morto in odore di santità.

Tra qualche giorno sarà proclamato beato e, in questa occasione, il 1° ottobre 2020 è stata riaperta la tomba. Il suo corpo, trattato in occasione dell’esposizione, conserva tutti gli organi interni – soprattutto il cuore – incorrotti.

Ecco il momento dell’apertura della tomba.

Chi era Carlo Acutis? Un ragazzo che avrebbe potuto fare tutto nella vita ma Dio aveva per lui un piano diverso.

Lui stesso, un giorno, scrisse questa frase: «Tutti nasciamo come degli originali, ma molti muoiono come fotocopie.»

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«Se tu arrivi a questo, hai vinto!»

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 24/06/2019

Due anni fa vi presentavo la testimonianza eroica di David morto a soli sedici anni, con una serenità sovrumana.

Da dove aveva origine questa serenità e questa gioia? Don Pierangelo Pedretti ce lo spiega nell’omelia della messa in occasione del secondo anniversario della morte di David.

«…Noi siamo schiavi della paura di morire, invece se siamo disposti a perdere la vita non abbiamo più paura di nulla, neanche di morire.

Tutti sanno scappare. Tutti sanno amare in una relazione semplice. Tutti sanno vivere una vita senza esami, tensioni, pericoli. Ma qual è la perfezione che Cristo vuole regalarci? Quella degli adoratori in spirito e verità, quella di coloro che sono liberi dalla paura.

Una volta David mi ha detto: se guarisco, divento prete. Ma io gli ho risposto: Non funziona così, non è che tu gli offri di accettare la cosa che ti fa più schifo, e in cambio lui ti fa la grazia. Con Dio non funziona così, non devi farci dei patti, delle contrattazioni.

Funziona che il centro di tutto è dire sì alla volontà di Dio, che sia farti prete o fare tanti bambini o diventare suora, non decidi tu. Entra in una relazione con Cristo in cui davvero gli chiedi, seriamente, “cosa vuoi che io faccia?”, e per te va bene tutto. Digli che non hai paura di niente.

Non è la perfezione umana di chi non sbaglia più. Se accogli questa ricchezza che Dio ti dà, non sei più schiavo della paura, neanche di una malattia.

Oggi ricordiamo David, un ragazzo a cui Dio ha fatto fare un percorso accelerato in questo senso. Lo scatto profondo è stato quando ha messo in conto che nella volontà di Dio ci fosse il fatto che lui morisse a sedici anni. Se tu arrivi a questo, hai vinto.

David aveva paura di morire, diceva “io non ce la faccio”, ma ha chiesto allo Spirito Santo di aiutarlo, di accettare la volontà di Dio in quel momento, e come dirà lui in un’intervista, da quel momento ha vissuto l’anno più bello della sua vita. Ha detto: okay, accetto di morire, e offro questo per la conversione dei giovani.

Quando hai paura non vai fino in fondo in una relazione, e Gesù Cristo ha assunto questa povertà, quella in cui si ha paura. L’uomo della carne è sempre in una relazione limitata, vivi sempre in un futuro che non verrà o in un passato che rimpiangi, ma non sei mai in un adesso con Gesù.

Si è fatto uomo Gesù per mostrare a tutti che dietro a quell’amore che fa male c’è la vita. Ognuno di noi è chiamato a cercare l’Amore vero della vita. Quando in una relazione non dici più la verità, è perché hai paura. Quando non vivi più l’obbedienza, hai paura di morire.

La vita di David è stato questo: una vita che doveva essere disperata e invece riusciva a dare parole di speranza.

Perché? Ha visto Cristo.

È ciò che accade ad un’anima quando entra lo Spirito Santo, è questa la perfezione che Cristo vuole regalarci.

Non è uno sforzo. Tutto viene da Dio…»

(Don Pierangelo Pedretti,dalla sua omelia al secondo anniversario dalla morte di David, un ragazzo che frequentava la Fraternità Francescana di Betania a Roma.)

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«Sono scattato ad amare!»

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 23/02/2019

Pietro è un ragazzo come tanti, frequenta la parrocchia a fa il chierichetto, ma un chierichetto speciale, come ricorda don Giovanni D’Annunzio, suo direttore spirituale: “Pietrino l’ho conosciuto ad Ornano Piccolo quando ogni lunedì andavo a celebrare la Santa Messa, dopo aver preso in macchina le Suore. Era il mio chierichetto! A dire il vero, un po’ speciale, perché, dopo la proclamazione del Vangelo, qualche volta mi rivolgevo a lui e gli chiedevo cosa gli dicesse quella pagina. Nel 1978, al primo Campo dei ragazzi ad Atri, non poteva mancare. Infatti rinunciò alla bici per potersi pagare il suo primo campo. Non voleva avere idoletti nel suo cuore! Il cuore di Pietrino era solo per Dio, solo per amare.”
Un ragazzo normale, Pietro, che scopre un ideale e lo segue immediatamente e con slancio. Scopre la fonte dell’Amore e motiva la sua risposta con disarmante slancio giovanile: “Sono scattato ad amare!”.
Nel 1977  consegna al Vescovo di Teramo l’impegno di “incendiare” d’amore tutti i giovani della Diocesi.
Nella quotidianità, attraverso l’attenzione costante agli altri, Pietrino impara a morire a sé stesso per lasciare vivere Gesù. È l’allenamento dell’anima a dare la vita nella laicità cristiana. Dio gliela chiede il 20 Agosto 1984, mentre Pietrino è al mare, a Silvi Marina, con gli amici.
Così ricorda l’arrivo della notizia Don Giovanni D’Annunzio, suo direttore spirituale:  “Quando Stefania, sua cugina, per telefono mi comunicò la notizia della sua morte, sperimentai che da una parte vivevo l’abbandono, dall’altra che da quel momento partecipavo anch’io della sua vita in Cielo. Per alcuni mesi quando, per qualche attimo, uscivo fuori dall’amore, avvertivo che lui mi sorrideva dal Cielo, quasi a volermi dire: “Cerca di rimanere fedele a quanto mi hai insegnato!”.
Dopo pochi giorni da quel 20 Agosto del 1984 sono tornato nella sua casa. Ho trovato Adelina, sua madre, che piangeva ed ho subito detto che non ero venuto per piangere e che lei poteva imitare la Madre di Gesù, che perde il Figlio, ma si apre agli altri. E Adelina: “La Madonna è la Madonna!”. Ho risposto: “Provaci!”. Ed abbiamo pregato insieme. E dopo 32 anni tra lacrime, singhiozzi, ribellioni, ripartenze e speranze, è diventata la madre di tutti quei ragazzi e giovani che sono passati per i campi-scuola. Tutti hanno ricevuto una “carezza” da lei e da sua sorella Derna.”
La santità di questo giovane innamorato di Dio aveva trasformato il dolore in amore, un amore fecondo che porta ancora frutti. Quella che agli occhi del mondo sembra una vita spezzata, fa sì che ancora oggi giovani, ragazzi, famiglie, sacerdoti avvertano che, come il “chicco di grano che muore”, è nata una nuova comunione profonda tra Cielo e Terra, tra il Paradiso e l’Abruzzo.
Ogni anno il 20 Agosto in tantissimi, si ritrovano presso la tomba di Pietrino, in verità una cappella e una “finestra” spalancata verso il Cielo, per pregare, riflettere e riscoprire, grazie a Pietrino, la nostra comune normale chiamata alla santità.
Una frase che riassuma la breve, intensa vita di questo ragazzo normale? Era un ragazzo normale scattato ad amare, perché aveva Gesù nel cuore.
Un altro santo dei giorni nostri, un santo normale che ci mostra i “piccoli passi possibili” per la santità.

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La volontà di Dio rende tutto perfetto

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 12/02/2019

Condivido una storia di una giovane dottoressa la cui vita è stata luce, segno, esempio e incoraggiamento per tutti, mostrandoci come vivere alla luce del Vangelo e come morire nella speranza e nella gioia vera di chi ha fede nella vita eterna.

Caterina Morelli, 37 anni, laureata in Medicina e Chirurgia, il 16 giugno 2012 si sposa con Jonata (hanno già una bambina, Gaia) e una decina di giorni dopo il matrimonio scopre di essere in attesa del secondo figlio.

Solamente quattro ore più tardi ha il risultato delle analisi di un nodulo al seno: forma di tumore estesa e molto aggressiva. A Firenze le propongono l’interruzione della gravidanza per poter procedere a chemio e radio.

Caterina rifiuta e trova invece, grazie a medici del gruppo di Milano, una strada percorribile, più blanda e con più rischi, che è compatibile con la vita che porta in grembo. Si affida alle cure e subisce una prima operazione.

Nel febbraio 2013 nasce Giacomo e lei inizia da subito un ciclo più importante di chemio, sottoponendosi inoltre a nuove operazioni. Nello stesso anno si specializza in Chirurgia Pediatrica.

Dopo un periodo di tranquillità, nel 2015 si ripresentano molteplici metastasi, tanto da rendere necessari innumerevoli e pesanti cicli di chemio. Ciò non impedisce a lei e suo marito di organizzare viaggi a Lourdes e Medjugorje: inizia il periodo di coinvolgimento con i tanti ammalati e le loro famiglie incontrati sulla sua strada di sofferenza.

Diviene per loro un segno, per come affronta la malattia: affidandosi totalmente alla Madonna con letizia e l’intima certezza che Dio trasformava tutto in bene.

Gli amici, sempre più numerosi e di tutte le età, si stringono attorno a lei. Nasce così una comunicazione del suo modo pieno di vivere la circostanza attraverso diversi gruppi Whatsapp.

Nel frattempo la sua storia si spande nell’intera Chiesa fiorentina e non solo. Incontra vari senzatetto o senza lavoro, li ospita a pranzo o cena a casa sua, incontra altri che hanno perduto la fede e che si riavvicinano alla preghiera e alla Chiesa.

A Settembre del 2018 sopraggiunge un nuovo e definitivo peggioramento della malattia. Consapevole di tutto, anticipa la Prima Comunione della figlia in un clima di grande e partecipata festa (26 gennaio 2019), e subito dopo vive i suoi ultimi giorni.

La sua casa è un continuo pellegrinaggio di gente, ogni giorno vari sacerdoti si avvicendano per celebrare la santa Messa in casa sua.

Entra in coma nel pomeriggio del 7 febbraio, attorno al suo letto per tutta la sera si accalcano gli amici che pregano e che cantano, insieme ai suoi bambini presenti, in un clima di festa, come lei desiderava.

Muore alle prime ore dell’8 febbraio. Il suo funerale verrà celebrato nella Basilica della SS. Annunziata su espresso desiderio e invito dei frati che frequentando la sua casa hanno detto: “qui c’è veramente un angolo di paradiso sulla terra”.

Il Signore consoli e accompagni Gaia e Giacomo, e il suo sposo Jonata.

(Liberamente tratto da un post Facebook dell’amico Pierluigi Cordova)

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«La vita vissuta senza Dio è un passatempo, noioso o divertente, con cui giocare in attesa della morte»

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 01/11/2017

Vi presento Sandra Sabattini, una giovane contemporanea, serva di Dio.

Una ragazza come le altre, poi la morte, la scoperta del suo diario a cui aveva affidato, giorno dopo giorno, i particolari della sua relazione profonda con Dio.

«Non è mia questa vita che sta evolvendosi ritmata da un regolare respiro che non è mio, allietata da una serena giornata che non è mia, non c’è nulla a questo mondo che sia tuo, Sandra, renditene conto, è tutto un dono su cui il Donatore può intervenire quando e come vuole. Abbi cura del regalo fattoti, rendilo più bello e pieno, per quando sarà l’ora.»

Le ultime righe scritte prima di morire a 23 anni.

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Signore “smezzami” la Croce!

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 26/06/2015

La storia di Gianluca, un giovane santo dei nostri giorni.

GianlucaAlla fine ha vinto lui…

Sono prete da vent’anni… E’ l’unica persona con cui ho parlato della vita eterna e ho percepito che ci credeva.

Ho visto un santo, un giovane santo. Non ha mai fatto pesare niente, è sempre stato solare nella malattia.

Si chiedeva: “Ma davvero io sono una calamita?”

“Io faccio sempre questa preghiera, dico: Signore, “smezzami” la Croce, come dire, io la sopporto ma ho bisogno che tu ci sia.

Credo che lui sia vivo e che parli più di prima…

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Genitori, non abbiate paura di trasmettere la fede ai figli!

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 30/09/2014

genitori021° Ottobre. Santa Teresa del Bambino Gesù, ma molti la conoscono semplicemente come Santa Teresina, la suora che, morta a soli 24 anni, è stata proclamata santa e dottore della Chiesa.

La sua “via semplice” è percorribile da tutti, dotti e ignoranti, sani di mente e matti. Basta scrivere il suo nome su Google e trovate la sua vita.

Personalmente devo alla lettura di “Storia di un’anima” se la presenza di Dio è entrata nella profondità della mia, di anima, che tanti anni fa era stanca e malata… Clicca qua per scaricarla gratuitamente

Se Dio mette radici spesse e profonde nel cuore di un bambino è anche perché i suoi genitori hanno seminato bene, come i genitori di Teresa, un esempio per noi, genitori di oggi, sempre troppo distratti nel trasmettere la fede ai nostri figli…

Genitori, non abbiate paura di farlo, al massimo rischiate che siano così aperti alla grazia di diventare santi… Come Teresa…

Zelia e Luigi Guerin, beati non “malgrado il matrimonio”, ma proprio “grazie al matrimonio

genitori01Nessuno dei due, a dire il vero, pensava al matrimonio. Lui, a 22 anni, aveva deciso di consacrarsi a Dio nell’ospizio del Gran San Bernardo, ma l’ostacolo insormontabile era lo studio del latino, ed era diventato così un espertissimo orologiaio, anche se i suoi pensieri continuavano ad abitare il cielo ed il suo cuore restava costantemente orientato a Dio.

Zelia Guerin. Lei pensava proprio di poter diventare una brava Figlia della Carità, ma la Superiora di Alençon, senza mezzi termini, le aveva detto che quella non era sicuramente la volontà di Dio. Aveva così iniziato a fare la merlettaia, diventando abilissima nel raffinato “punto di Alençon”, anche se il suo capolavoro continuava ad essere il suo silenzioso intreccio di preghiera e carità.

Luigi Martin. Sul ponte di Saint Leonard, in quell’aprile 1858, sente distintamente che questo, e non altri, è l’uomo che è stato preparato per lei e ne è così convinta che lo sposa appena tre mesi dopo. Lo scorso 12 luglio, 150 anni dopo.

genitori04Cominciano a nascere i figli, addirittura nove, ma solo cinque di essi raggiungono l’età adulta. Perché Luigi e Maria conoscono le sofferenze e i lutti delle altre famiglie, soprattutto a quel tempo: la morte, in tenerissima età, di tre figli, tra cui i due maschi; l’improvvisa morte di Maria Elena a neppure sei anni; la grave malattia di Teresa, il tifo di Maria e il carattere difficile di Leonia. Tutto accettato con una grande fede e con la consapevolezza ogni volta di aver “allevato un figlio per il cielo”.

Delle altre famiglie condividono pure lo sforzo del lavoro quotidiano, Luigi nel suo laboratorio di orologiaio con annessa gioielleria, Zelia nella sua azienda di merletti: lavori che assicurano alla famiglia una certa agiatezza, di cui tuttavia non si fa sfoggio.

Perché in casa loro le figlie vengono educate “a non sprecare” e si insegna a fare del “di più” un dono agli altri. La carità concreta è quella che esse imparano, accompagnando mamma o papà di porta in porta, di povero in povero.

Messa quotidiana, confessione frequente, adorazioni notturne, attività parrocchiali, scrupolosa osservanza del riposo festivo, ma soprattutto una “liturgia domestica” di cui Luigi e Zelia sono gli indiscussi celebranti, fatta di pie pratiche sì, ma anche di esami di coscienza sulle ginocchia di mamma e di catechismo imparato in braccio a papà.

Zelia muore il 28 agosto 1877, a 45 anni, dopo 19 di matrimonio e con l’ultima nata di appena 4 anni, portata via da un cancro al seno, prima sottovalutato e poi dichiarato inoperabile. Luigi muore il 29 luglio 1894. dopo un umiliante declino e causa dell’arteriosclerosi e di una progressiva paralisi.

genitori03Prima ha, comunque, la gioia di donare tutte le 5 figlie al Signore, quattro nel Carmelo di Lisieux e una tra le Visitandone di Caen. Tra queste, Teresa, morta nel 1897 e proclamata santa nel 1925, che non ha mai avuto coscienza di essere santa, ma sempre ha detto di essere “figlia di santi”, dice spesso: “Il Signore mi ha dato due genitori più degni del cielo che della terra”.

Lei, cui la Chiesa riconosce il merito di aver indicato la “piccola via” per raggiungere la santità, confessa candidamente di aver imparato la spiritualità del suo “sentierino” sulle ginocchia di mamma. “Pensando a papà penso naturalmente al buon Dio”, sussurra, mentre alle consorelle confida: “Non avevo che da guardare mio papà per sapere come pregano i santi”.

Ora è la Chiesa a “mettere le firma” sulla santità raggiunta da questa coppia: non “malgrado il matrimonio”, ma proprio “grazie al matrimonio”.

Il miracolo che li ha portati agli onori dell’altere, l’inspiegabile guarigione, avvenuta nel 2002 a Milano, da una grave malformazione congenita., manco a farlo apposta, di un neonato.

(Fonte: http://www.santiebeati.it/dettaglio/91078)

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Dio è amore anche attraverso la sofferenza.

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 30/05/2014

La storia di Maria Chiantìa.

Maria nasce a Riesi il 27 aprile 1961, unica figlia di Gaetano e Provvidenza Chiantìa. Conduce una vita tranquilla come molte sue coetanee e, malgrado avesse tante buone qualità, non riusciva a inserirsi nel mondo del lavoro.

pro02In famiglia era sempre disponibile e sempre pronta a sopperire ai bisogni quotidiani dei suoi familiari.

Nel 1989 entra a far parte del Movimento Pro Sanctitate, condividendone subito la spiritualità, e diventando consigliera della Direzione del Centro Operativo di Riesi (Cl).

Riveste anche la carica di segretaria locale del Movimento nel 1994 e, con la sua simpatia e giovane affabilità, è parte attiva nell’organizzazione degli incontri.

A 25 anni incomincia il suo calvario che durerà sei anni. Inizia un duro cammino che affronta con il coraggio, che solo la fede in Dio può far sopportare; un cammino fatto di ricoveri ospedalieri, interventi e lunghe sedute di chemioterapie.

Non una parola di sconforto, anzi, era lei che sosteneva i genitori in particolari momenti di depressione. Aveva sempre il sorriso sulle labbra e quando si parlava del suo male non un velo di malinconia si leggeva nei suoi occhi.

La lunga malattia aveva costretto Maria a trascorrere molto tempo tra le mura domestiche e qui comincia a scriv ere le stupende poesie che ci ha lasciato. Molte raccontano la sua sofferenza fisica, altre sono rivolte al Signore per chiedere un po’ di serenità.

Nella sua grande fede “Dio è amore” anche attraverso la sofferenza. Confidando nella forza della Divina Provvidenza accettava la sua quotidianità con grande spirito di sacrificio e di fede.

Maria ci ha lasciati il 22 giugno del 2000. Grande è stata la commozione partecipata a Riesi, suo paese natio, e in chi ha avuto modo di incontrarla.

Quando le si chiese se voleva essere la segretaria del Movimento a Riesi, con semplicità ricordò il suo stato di salute e la possibilità di scri vere solo per pochi minuti (le metastasi le avevano già invaso la spalla e il braccio e i dolori si facevano sempre più forti): ma vista l’insistenza, disse subito: “Sono disponibile e prometto che darà il massimo di me stessa”.

pro01Ha mantenuto la promessa. E’ sempre stata presente e puntuale quando i dolori erano così forti che i suoi occhi si inondavano di lacrime, e tutti preoccupati volevano interrompere l’incontro, ripeteva: “Andiamo avanti, abbiamo tante cose da fare, i dolori prima o poi passeranno”.

La vita e le convinzioni di Maria erano l’opposto della diffusa mentalità consumistica ed edonistica di molti suoi coetanei.

Maria ha cercato, nella vita di ogni giorno, la gioia della fede, formandosi quella coscienza cristiana che fa star bene con se stessi e fa vivere una vita terrena in sintonia con i doni per i quali Dio l’ha creata e… ce l’ha donata.

Il suo esempio è rivolto a tutti i giovani, perché possano crescere nella speranza e si lascino guidare da Dio fidandosi di Lui sempre!

(Tratto da “Aggancio”, rivista del Movimento Pro Sanctitate del 3/4/2014. Articolo di Enrica Padovano)

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