Si sentono sempre più frasi del tipo: «Ti giro il messaggio che mi ha mandato» – oppure – «Ti faccio ascoltare il vocale che gli ho inviato» – quando dobbiamo condividere qualche indicazione e così perdiamo gli ultimi scampoli di memoria che ci erano rimasti.
Un nostro familiare ci manda l’indirizzo di dove dobbiamo andare, e perdiamo la capacità di ricordarlo. Il passo successivo verso la perdita di capacità di ricordare quel titolo, quella citazione, quell’articolo letto pochi giorni prima è presto fatto.
E finiamo in questo modo per leggere tutto e il contrario di tutto, perdendo l’abilità di confrontarlo con ciò che abbiamo metabolizzato e fatto nostro. Leggiamo qualunque cosa e il suo contrario, senza venirne nemmeno scalfiti, senza riuscire più a ragionarci sopra. E non resta che l’insulto di pancia sui social…
Quanto era bello quando la parola aveva tutta la sua capacità di costruire e di distruggere, di toccare il cuore al punto di restare nella mente persino dopo anni.
Ricordo ancora le lettere di carta, scritte con la penna, che ci scambiavamo con mia moglie, quando da ragazza studiava in Canada. Quante frasi, a distanza di 25 anni, sono ancora scolpite nella mia mente e nel mio cuore. Possono affermare la stessa cosa i ragazzi che oggi si mandano bellissimi messaggi su Instagram che adesso ci sono e poi svaniscono come la rugiada al sole del mattino?
Allo stesso modo, mi torna in mente quella parola che mi impedì di cadere nella disperazione quando mi dissero 24 anni fa, che potevo avere un male incurabile. «Figlio, non avvilirti nella malattia, ma prega il Signore ed egli ti guarirà. Fa’ poi passare il medico – il Signore ha creato anche lui – non stia lontano da te, poiché ne hai bisogno.» (Sir 38,9.12).
Ho impresse nel cuore le parole del passo che mi fece realizzare quanto profondo è l’amore di Dio per me, amore personale, amore diretto, amore struggente, l’amore più grande di tutti. «Noi amiamo, perché egli ci ha amati per primo.» (1 Gv 4,19-20)
E adesso? Con la comunicazione rapida, hanno svuotato la parola dalla sua potenzialità di senso, hanno fiaccato, indebolito, la parola, tanto che articoli o post troppo lunghi non li legge più nessuno ormai.
L’atto più sovversivo che potremmo fare? Riappropriarci della parola. Trattiamola con la riverenza che le si deve e che le permette di parlarci in profondità.
Torniamo a scriverla e riscriverla e leggerla e rileggerla, stando in silenzio, e magari impararne qualcuna a memoria, e tornerà a parlarci.
Anche quando usiamo i social e le app di messaggistica, scriviamo lentamente e rileggiamo con cura il messaggio prima di mandarlo. Lo possiamo fare.
E possiamo anche chiedere a Dio che i potenti che decidono e guidano e tengono le redini della tecnologia, riconoscano che non c’è Dio al di fuori di Lui.
«Mostrando la sua potenza e la sua fedeltà nell’amore, Egli (il Dio della Bibbia, n.d.r) può generare anche nella coscienza del malvagio un fremito che porti alla conversione. “Ti riconoscano, come noi abbiamo riconosciuto, che non c’è Dio fuori di te, Signore.” (Sir 36,4)» (San Giovanni Paolo II)
Voglio pregare, oggi, e credere che Dio possa e generare nella coscienza dei malvagi che ci hanno messo in questo incantesimo multimediale, un fremito che porti alla loro conversione.
Posts Tagged ‘silenzio’
Osiamo chiedere a Dio di rivelarci chi siamo
Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 01/01/2020
In questo periodo stiamo vivendo una rinnovata consapevolezza della necessità di curare di più l’ambiente in cui viviamo.
Stiamo attenti a non inquinare, ad acquistare in maniera consapevole, a far bene la differenziata e a smettere di usare la plastica. È giusto, doveroso direi, per fare la nostra parte e cercare di mantenere il pianeta più pulito e bello possibile.
Ma abbiamo la stessa attenzione per l’inquinamento acustico che ogni giorno intasa le nostre orecchie e per l’overdose di immagini che tengono il nostro sguardo perennemente rapito da uno schermo da cinque pollici?
Dobbiamo essere costantemente intrattenuti e distratti da qualcosa. Dalla tv perennemente accesa, da musica, radio, cuffie tre alle orecchie mentre magari controlliamo le notifiche di Whatsapp, Instagram, Facebook, Twitter, e gli status e… E se Dio parlasse nel silenzio?
Dio, che ci ha pensati per primo, che ci ha amati prima ancora di tesserci nel grembo di nostra madre, è l’unico che conosce la verità di noi stessi, e il senso vero della nostra vita. Ed è l’unico che possa comunicarcela nel silenzio della preghiera e della meditazione.
Le poche volte che sono riuscito a far tacere le distrazioni e a mettermi in silenzio alla presenza di Dio, ho sperimentato questa meravigliosa realtà.
Anche il profeta Elia fece questa esperienza.
“Gli fu detto: «Esci e fermati sul monte alla presenza del Signore». Ecco, il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento ci fu un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto ci fu un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco ci fu il mormorio di un vento leggero. Come l’udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all’ingresso della caverna. Ed ecco, sentì una voce che gli diceva: «Che fai qui, Elia?».” (1 Re 19,11-13)
Pensate a quanto ci perdiamo per colpa di questi aggeggi che ci fanno vivere perennemente distratti, perennemente intrattenuti a fare aria fritta che percepiamo come urgente e improcrastinabile. Ma lo è davvero?
Chi sta dietro tutto ciò ha l’unico interesse di guadagnare con la pubblicità che ci arriva – mirata in base a come usiamo le app – e che non aspetta altro che un nostro click o uno sguardo distratto di due o tre secondi. Ma il danno vero è proprio quello di non permetterci di pensare e di curare quell’unica dimensione in cui possiamo davvero trovare noi stessi, il silenzio.
Dio sussurra in un mormorio di vento leggero. Dio ha oggi, per me, per te che leggi, un messaggio che può arrivare dritto al cuore, dare alla tua giornata quel senso che cerchiamo invano sui social.
Dio, oggi, può sussurrarci la verità su noi stessi e se ci mettiamo alla sua presenza in silenzio, vero silenzio, con cellulare e tv spenti, (si, proprio spenti) può vincere quell’angoscia che sembra non andarsene mai, quella solitudine che non sarà mai riempita da una storia di Instagram o da uno status di Whatsapp.
Oggi è il primo giorno dell’anno, molti di noi avranno fatto i soliti buoni propositi che verranno disattesi subito dopo l’Epifania. Se proprio dobbiamo farne uno, osiamo spegnere le moderne distrazioni di massa, osiamo prenderci dei minuti di silenzio (magari che ne so… nella trasgressiva location di una chiesa…) e chiediamo a Dio di rivelarci veramente chi siamo.
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«Il silenzio è dovunque, è presente dovunque, se lo si accoglie e lo si sa custodire.»
Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 07/05/2019
In un bel video, la vita dei fratelli certosini, moderni “guardiani del silenzio”, presenza profetica in questi tempi chiassosi in cui tutto sembra predisposto per scappare dal silenzio, quel silenzio in cui la voce di Dio sussurra al cuore di ogni uomo.
«E’ una vita di preghiera, tutto è a servizio della preghiera.
(…) Qui è molto più facile raccogliersi, restare in silenzio – e subito si sente la presenza di Dio, più o meno secondo i carismi.
(…) Il silenzio è dovunque, è presente dovunque, se lo si accoglie e lo si sa custodire.»
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«Come posso essere certo di trovarmi alla presenza di Dio?»
Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 23/03/2019
«Un giorno un monaco chiese al suo abate, da tutti considerato un uomo di grande santità: “Come posso essere certo di trovarmi alla presenza di Dio?”.
L’abate rispose: “Hai tanto controllo su di essa quanto è il potere che hai di far sorgere il sole”.
Esasperato, il giovane esclamò: “Ma allora a cosa servono tutti i nostri esercizi spirituali e le nostre preghiere?”
“Queste cose servono per essere certi di essere svegli quando il sole sorge.”»
(Dai Detti dei Padri del deserto)
Da questo capisco che sì, dobbiamo cercare tempi e spazi per la preghiera, e dobbiamo custodirli come la cosa più preziosa, ma una volta lì, possiamo solo stare in silenzio e cercare l’incontro con l’Onnipotente.
Mi viene in mente il mio vecchio direttore spirituale che mi raccontava di un vecchio che ogni giorno passava ore in chiesa davanti al Santissimo Sacramento senza fare niente di speciale.
Quando gli chiedevano cosa facesse tutte quelle ore lì lui rispondeva candidamente: “Niente, io guardo Lui e Lui guarda me.”
In ogni chiesa abbiamo la grazia di avere questo “Sole che sorge”, quanto ne approfittiamo?
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«Una mano che ci dice: fermati!»
Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 12/11/2018
La storia tutta particolare di una Madonna che invita a tacere (l’icona della Madonna del silenzio), raccontata dal frate cappuccino Frate Emiliano Antenucci.
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«Il posto in cui noi cerchiamo il nostro io quando non si trova oggi.»
Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 22/04/2018
Questa volta vi chiedo di fidarvi di me.
Prendetevi quindici minuti.
Mettete le cuffiette.
Fatto?
OK, mettetele per davvero ora.
Fatto?
Ascoltate bene queste parole:
Fatto?
Adesso è il momento di iniziare a pregare; correremo il rischio di far incontrare il nostro vero io con Dio, tutto quello che abbiamo per essere unici, con Colui che ci ha pensati per primi e che non vede l’ora di incontrarci perché…, perché è proprio lì che ci aspetta.
Sarà bellissimo.
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«Più il silenzio è profondo e più il tempo rallenta…»
Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 24/02/2018
Ho scoperto da poco su Twitter fra’ Lorenzo, francescano e il suo blog personale “Parabole di vita – La parabolica vita di un frate” (che invito a seguire); in particolare un suo post, tanto breve quanto intenso, vissuto, spesso, ha attirato la mia attenzione e curiosità.
E’ da questa mattina che lo leggo e rileggo e più lo leggo, più aumenta il mio desiderio di silenzio e di preghiera. Se i frutti sono buoni, deve essere buono anche l’albero; come non condividerlo quindi con voi?
«Nei periodi di meditazione e preghiera, ho notato una connessione tra il silenzio ed il tempo che non è del tutto scontata. Mi sono accorto, infatti, che più il silenzio è profondo e più il tempo rallenta, fino a sembrare che si fermi e si condensi in quella che in inglese è chiamata”stillness” e che si potrebbe tradurre con “immobilità”.
L’immobilità del corpo corrisponde all’immobilità del tempo, entrambi immersi nelle profondità del silenzio. Il respiro ritmico e rilassato sembra un orologio che scandisce sempre lo stesso istante; il tempo non ha più altre declinazioni che il presente: passato e futuro non hanno più senso in questa immobilità generale.
A volte sembra che tutto potrebbe risolversi lì, che nessuna discontinuità possa ormai alterare quello stato; e forse avviene proprio così: forse quella stasi, quella pace, invade tutta la vita ed anche se apparentemente si emerge da quello stato, il modo di essere non è più lo stesso.
Il silenzio, dunque, contribuisce a rallentare il tempo facendolo espandere, e questo crea una modificazione anche nello spazio interiore: questo si allarga, diventa ampio e pronto ad accogliere la presenza di chi non è contenibile in un luogo stretto e pieno di rumori.
L’assenza totale di tutto può essere abitata dal Tutto. Nel profondo dell’esistenza si scopre un mondo che sa di eternità e di cui non si conosce niente perché tutto, in esso, sembra essere eternamente nuovo.
Soprattutto, questo mondo, ha in sé la sicurezza di essere reale, più reale di quello in cui solitamente ci si muove. E’ come se l’essere sapesse di appartenere a quel silenzio e a quella pace piena di infinite sonorità.
Nonostante questa sensazione originaria, si percepisce, forte, la tendenza a ripiombare nella lontananza, nella discontinuità, nel rumore temporale delle proprie faccende.
Ma una nuova nostalgia anima l’intimo della quotidianità; una nuova consapevolezza di essere non più solo, non mai solo.»
(Fonte: Blog Parabole di vita – La parabolica vita di un frate)
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Chiuso per silenzio
Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 17/08/2017
Per un paio di settimane il blog resterà chiuso per…
…per recuperare il silenzio, per ascoltare la voce di Dio che sussurra piano piano.
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Oggi voglio essere sovversivo: custodirò il SILENZIO!
Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 25/02/2017
Can. 603 del Codice di Diritto Canonico – §1. “Oltre agli istituti di vita consacrata, la Chiesa riconosce la vita eremitica o anacoretica con la quale i fedeli, in una più rigorosa separazione dal mondo, nel silenzio della solitudine, nella assidua preghiera e penitenza, dedicano la propria vita alla lode di Dio e alla salvezza del mondo.”
Potrà sembrare strano ma nella nostra società fondata sull’efficienza sempre e a tutti i costi, ci sono ancora persone che dedicano la vita alla preghiera, pur senza l’obbligo di una clausura stretta, ma vivendo una vita comunque riservata.
Ho la grazia di conoscerne una (che, a dispetto degli stereotipi è una persona incredibilmente gioiosa) che condivide in un blog le sue riflessioni, una persona col coraggio sovversivo di riuscire a fare silenzio nella società del rumore, di riuscire a fermarsi nella società del corri-corri, e questo per mettere al centro l’Essenziale.
Oggi, per esempio, nel suo blog ha fatto questo post in cui mi ci ritrovo proprio tutto.
dio Elettrodomestico labora pro nobis
Gesti serali convenzionali:
– perlustrazione attenta del frigorifero per pianificare, stando a quanto lo si riempie, i pasti dei prossimi 20 anni, con relativa lista di quanto dobbiamo ricomperare e spesso anche buttare. Di solito sono vittime sacrificali del dio frigo le carote, i sedani, può capitare lo yogurt.
– la stragrande maggioranza di noi va a dormire subito dopo aver visto, un programma del dio televisione. Qualcuno si addormenta con il dio acceso avendolo in camera da letto, oppure crollando sul divano.
– sguardo al display del dio cellulare, per cogliere un ultimo messaggio, un ultimo anelito di qualcuno che ti manda fiori, verdure, mani giunte, barzellette e tutto il repertorio che ci spacca il cervello.
Tanto per accennare a qualcuna delle nostre divinità moderne che sostituiscono abilmente alcune sane consuetudini e lavorano indefessamente per annacquare e rendere le coscienze come le spugne usa e getta dei lavelli di cucina.
Il dio Elettrodomestico lavora per il suo padrone ed i suoi sgherri grazie a questo sistema geniale ed attraente, Elettrodomestico labora pro nobis, padrone e sgherri fanno metà della fatica per distrarci.
Il bello sta nel fatto che ci chiediamo la ragione di tutto il chiasso che abbiamo in testa, sulle labbra, nelle nostre giornate.
Poveri noi!
p.s. Ti ricordo che i primi post di questo blog blog si ponevano un interrogativo specifico che riguarda la difficoltà di entrare nel silenzio.
- Se ti ci ritrovi anche tu, segui Canone 603 http://canone603.blogspot.it/!
- Lo trovi anche su Twitter col nick @lazzarobetania.
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