Se volete capire questa affermazione prendetevi del tempo e gustatevi questo video interessante del Professor Antonino Zichichi in cui controbatte con rara eleganza, le critiche che gli vengono mosse per essere scienziato e credente e per dirlo in pubblico senza complessi.
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«Quando mangiate la pizza state masticando un concentrato di spazio-tempo, ecco perché il “materialismo scientifico” fa a pugni con la scienza.»
Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 04/04/2018
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«Più il silenzio è profondo e più il tempo rallenta…»
Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 24/02/2018
Ho scoperto da poco su Twitter fra’ Lorenzo, francescano e il suo blog personale “Parabole di vita – La parabolica vita di un frate” (che invito a seguire); in particolare un suo post, tanto breve quanto intenso, vissuto, spesso, ha attirato la mia attenzione e curiosità.
E’ da questa mattina che lo leggo e rileggo e più lo leggo, più aumenta il mio desiderio di silenzio e di preghiera. Se i frutti sono buoni, deve essere buono anche l’albero; come non condividerlo quindi con voi?
«Nei periodi di meditazione e preghiera, ho notato una connessione tra il silenzio ed il tempo che non è del tutto scontata. Mi sono accorto, infatti, che più il silenzio è profondo e più il tempo rallenta, fino a sembrare che si fermi e si condensi in quella che in inglese è chiamata”stillness” e che si potrebbe tradurre con “immobilità”.
L’immobilità del corpo corrisponde all’immobilità del tempo, entrambi immersi nelle profondità del silenzio. Il respiro ritmico e rilassato sembra un orologio che scandisce sempre lo stesso istante; il tempo non ha più altre declinazioni che il presente: passato e futuro non hanno più senso in questa immobilità generale.
A volte sembra che tutto potrebbe risolversi lì, che nessuna discontinuità possa ormai alterare quello stato; e forse avviene proprio così: forse quella stasi, quella pace, invade tutta la vita ed anche se apparentemente si emerge da quello stato, il modo di essere non è più lo stesso.
Il silenzio, dunque, contribuisce a rallentare il tempo facendolo espandere, e questo crea una modificazione anche nello spazio interiore: questo si allarga, diventa ampio e pronto ad accogliere la presenza di chi non è contenibile in un luogo stretto e pieno di rumori.
L’assenza totale di tutto può essere abitata dal Tutto. Nel profondo dell’esistenza si scopre un mondo che sa di eternità e di cui non si conosce niente perché tutto, in esso, sembra essere eternamente nuovo.
Soprattutto, questo mondo, ha in sé la sicurezza di essere reale, più reale di quello in cui solitamente ci si muove. E’ come se l’essere sapesse di appartenere a quel silenzio e a quella pace piena di infinite sonorità.
Nonostante questa sensazione originaria, si percepisce, forte, la tendenza a ripiombare nella lontananza, nella discontinuità, nel rumore temporale delle proprie faccende.
Ma una nuova nostalgia anima l’intimo della quotidianità; una nuova consapevolezza di essere non più solo, non mai solo.»
(Fonte: Blog Parabole di vita – La parabolica vita di un frate)
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Chi ci “rimette al nostro posto”…
Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 27/07/2017
Oggi ho capito che quello di cui abbiamo più bisogno in questi tempi è il silenzio, quel silenzio pieno, in cui imparare di nuovo a stare con noi stessi e a partire da lì, incontrare anche quel gentile Creatore che è solito non urlare.
Ho avuto chiara questa percezione oggi, osservando un’adolescente durante il mio lavoro in cui sono quotidianamente a contatto con turisti da tutto il mondo.
Una ragazza sui quindici anni, capelli mesciati, unghie lunghissime e laccate da leonessa, scollatura mozzafiato, atteggiamento apparentemente disinvolto, era alla febbrile ricerca del segnale col suo cellulare straniero e, ovviamente, non lo trovava.
Al mio – Sorry, we don’t have Wi-Fi – ha messo via il telefonino con un grugnito di rabbia, per cominciare a giocherellare in maniera compulsiva con un fidget spinner, quelle rotelle che vanno tanto di moda adesso, e mentre faceva ruotare il gadget dell’estate come se non aspettasse altro da ore, cercava con lo sguardo e cercava e cercava intorno a sé Dio-solo-sa-cosa, ma più che cercare, sembrava che scappasse da qualcosa.
Era forse un caso limite di una ragazza con problemi a gestire l’ansia dei momenti d’attesa, ma non stiamo un po’ diventando tutti come lei?
Non c’è una fila, una fermata del bus, una sala d’attesa, una pubblicità alla TV, addirittura un semaforo in cui non approfittiamo per controllare le notifiche di qualche cosa che percepiamo come urgente ma di cui possiamo tranquillamente fare a meno.
Per quanto mi riguarda mi sto accorgendo che nella misura in cui permetto a questo atteggiamento “controlla-notifiche” di avere voce tutto il giorno, mi scappano vie intere giornate in cui ho perso la feconda opportunità di parlare, di leggere e – perché no? – di pregare.
Oggi leggevo una riflessione del Cardinal Betori in cui affermava “(…)la salvezza non è la soppressione, bensì il ristabilimento della frontiera tra Dio e gli uomini. L’uomo redento è messo al suo vero posto“.
Quella ragazza inquieta non era forse un’anima che si sentiva fuori posto? Quando spippoliamo di continuo il nostro smartphone, non stiamo forse cercando qualcosa che ci distragga dal disagio di non sentirci al nostro posto?
Dio ci rimette al nostro posto, ma non come farebbero gli uomini, Dio lo fa nella verità e nell’amore.
Pregare, per me, è stare alla presenza di Dio, quel Dio che ci rimette al nostro posto nel senso migliore del termine: Lui il Creatore, io la creatura, Lui che ama per primo, io che devo solo lasciarmi amare, solo Lui che avendomi pensato sin dall’eternità, è l’Unico che possa dirmi realmente chi sono.
L’ansia passa e non abbiamo più bisogno di cercarci “fidget spinner” con cui intrattenerci o sfogarci perché inadeguati o fuori posto.
(Una riflessione personale estiva)
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Signore, insegnami a usare bene il tempo
Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 12/01/2017
Signore…
Insegnami, o Dio, a usare bene il tempo che tu mi regali.
Insegnami a prevedere senza tormentarmi e a sognare l’avvenire sapendo che non sarà come lo immagino oggi.
Insegnami ad agire senza lasciarmi soffocare dall’ansia e dalla fretta.
Insegnami a unire la serenità all’impegno, lo zelo alla pace.
Aiutami quando inizio perché è allora che sono debole.
Vigila sulla mia attenzione quando lavoro.
E, soprattutto, completa tu ciò che manca alle mie opere.
(Jean Guitton http://www.santiebeati.it/dettaglio/94661)
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“Papà, quanti soldi guadagni in un’ora?”
Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 09/05/2015
Figlio: “Papà, posso farti una domanda?”
Papà: “Certo, di cosa si tratta?”
Figlio: “Papà, quanti soldi guadagni in un’ora?”
Papà: “Non sono affari tuoi, perché mi fa una domanda del genere?”
Figlio: “Volevo solo saperlo. Per favore dimmelo, quanti soldi guadagno in un’ora?”
Papà: “Se proprio lo vuoi sapere, guadagno 50€ in un’ora.”
Figlio: “Oh!”, con la testa rivolta verso il basso, “Papà, mi presteresti 24€?”
Il padre si infuriò.
Papà: “La sola ragione per cui me lo hai chiesto era per chiedermi in prestito dei soldi per comprare uno stupido giocattolo o qualche altra cosa senza senso, adesso tu fili dritto nella tua stanza e vai a letto. Pensa al perché stai diventando così egoista. Io lavoro duto ogni giorno per questo atteggiamento infantile!”
Il bambino andò in silenzio nella sua stanza e chiuse la porta.
L’uomo si sedette e divenne ancora più arrabbiato pensando alla domanda del ragazzo: “Ma come ha avuto il coraggio di farmi una domanda simile solo per avere dei soldi?”
Dopo un’oretta l’uomo si calmò e cominciò a pensare: “Forse c’era qualcosa di cui aveva davvero bisogno di comprare con 25€, non chiede soldi così spesso…”
L’uomo andò nella stanza del figlio e aprì la porta.
Papà: “Stai dormendo figlio?”
Figlio: “No papà, sono sveglio.”
Papà: “Stavo pensando: forse sono stato troppo duro con te prima. E’ stato un giorno faticoso per me oggi e mi sono scaricato su di te. Questi sono i 25€ che mi hai chiesto.”
Il bambino si sedette subito e cominciò a sorridere dicendo: “Oh! Grazie papà!”
Dopo, da sotto il cuscino tirò via delle banconote stropicciate. L’uomo vide che il bambino aveva già dei soldi e iniziò a infuriarsi di nuovo. Il bambino iniziò lentamente a contare i suoi soldi dopodiché guardò il padre.
Papà: “Perché vuoi degli altri soldi se già ne hai?”
Figlio: “Perché non ne avevo abbastanza ma adesso si. Papà, adesso ho 50€. posso comprare un’ora del tuo tempo? Per favore vieni prima domani, mi piacerebbe cenare con te.”
Il padre rimase impietrito. Abbracciò il bambino e lo implorò di perdonarlo.
(Author unknown)
Posted in Famiglia, Spirito e cuore | Contrassegnato da tag: dedicare tempo ai figli, essere presenti in famiglia, famiglia, fattore famiglia, padri, padri assenti, padri e figli, panta rei, Papa, superlavoro, tempo, tempo che passa, tempo coi figli, tempus fugit, tutto passa, tutto scorre | 2 Comments »
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