A chi pensa che le suore di clausura vivano fuori dal mondo, immerse solo in silenzio, preghiera e contemplazione farebbe bene un avvicinamento, per quanto possibile, a un monastero, per cogliere, respirare, vivere qualcosa delle giornate delle monache e rendersi conto di persona di come queste religiose abbiano il polso del mondo, ne conoscano la temperatura.Un esempio? A Milano, nella febbrile metropoli lombarda, dove tutto è corsa, nel convento delle Carmelitane Scalze, per sottolineare i 500 anni dalla nascita di Santa Tereas d’Avila, la grande riformatrice di quest’ordine all’insegna dell’austerità, si è organizzato nientemeno che un concerto che al tempo stesso è stato un gesto di affetto e di memoria per una “carmelitana d’amore”, come si definiva Giuni Russo, una cantante speciale morta dieci anni fa.
A volere l’evento è stata la priora del monastero Madre Emanuela, che ha chiamato la cantante Dulce Pontes, icona del fado, la quale ha interpretato, tra gli altri motivi Ondeia, Ave Maria Sagrada, e soprattutto Nada te turbe su musica di Giuni Russo e testo della stessa santa di Avila.
Il concerto è stata occasione per Madre Emanuela di ripercorrere il rapporto speciale di spiritualità e amicizia che legava la cantante al monastero e alle Carmelitane che vi vivono.
A metà degli anni novanta – ha ricordato la Priora – Giuni Russo telefonò per avere il testo esatto della poesia “Desiderio del Cielo” di Santa Teresa, da cui fu poi tratto il motivo “Moro perché nun moro”, che fece ascoltare alle monache.
Giuni era una persona che cercava l’essenziale, il legame con Dio, Gesù e la Vergine ed era in perfetta sintonia con lo spirito della Santa spagnola.
Sapeva trasmettere con le canzoni il suo messaggio di speranza, sempre ad oltranza, unito alla fede e alla carità.
Le sue interpretazioni non lasciavano addosso solo emozioni ma erano permeate dal sapore della grazia, della sensibilità verso quanti fanno fatica e soffrono, della forza della serenità anche quando si vive l’angoscia di un tumore che, nel suo caso, sapeva non dare scampo.
Giuni, carmelitana dentro, nella sua interiorità, è sepolta nel cimitero delle monache.
(Articolo di Daniele Giglio pubblicato su “Frate Indovino”, Giugno 2015)
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