«In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.» (Gv 1,1-3)
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«Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.» (Gv 1,9)
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«E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità.» (Gv 1,14)
Non mi venite a raccontare che andrà tutto bene. Non sopporto l’ottimismo stolto e luccicante fondato sul nulla dei meme carini e colorati che girano sui social. La situazione è pesante, incerta, e lo sarà probabilmente per molto. La confusione e lo scompiglio che sembrano predominare su tutto, scombussolano tutti. L’arroccarsi su estremismi e posizioni granitiche, non è forse un pietoso abbarbicarsi a uno dei tanti ruderi galleggianti sbatacchiati dalle onde durante uno tsunami? Questi tempi e questo virus ci ricordano ogni giorno quanto siamo fragili. Ci stanno sbattendo in faccia la nostra fragilità.
Come tutti ogni tanto mi faccio prendere dalla stanchezza e dallo sconforto. Permetto alla pesantezza di questi tempi di prostrarmi, di trafiggere le mie fragilità, sbagliando.
Ma quando ricorro alla Sua Parola, come quei versetti che ho condiviso all’inizio di questo post, allora le giornate si illuminano, e vedo il compiersi della promessa che Dio ci fa nel Salmo 119, e la fragilità diventa creaturalità… Comincio a vedere le cose con i Suoi occhi, con la Sua Luce.
Quando ricorro ai Sacramenti, quello della Confessione, la Comunione frequente, la stanchezza e lo sconforto si trasformano in pace, e la fragilità in abbandono confidente a Dio Padre.
Quando mi lascio cullare dalla dolcezza delle Avemarie del Santo Rosario smetto di essere musone.
Ma quand’è che mi decido a capire che la soluzione di tutto sta nel lasciare le redini delle propria vita a Dio?
Natale è un’occasione per farlo. Quest’anno abbiamo anche l’occasione per farlo nel silenzio e nell’intimità delle nostre case, senza aggiunte consumistiche. Se lo vorremo.
Questo Natale 2020 può essere un momento funesto o un momento propizio. Può essere la tragicomica giostra delle nostre fragilità, o la dolce sensazione della creatura che si abbandona all’amore del suo Creatore, come Gesù Bambino si abbandonava nelle braccia di Maria e di Giuseppe. Sta a noi decidere Chi vogliamo mettere al centro. Sta a noi decidere se accogliere quel mare di Grazia che non aspetta altro che il nostro “sì”!
Il mio augurio per tutti noi è che la Luce di Cristo illumini i nostri passi giorno dopo giorno, ora dopo ora, affinché, camminando dove ci indica il Padre, le nostre fragilità siano trasfigurate, nel Bambino del 25 dicembre, e trasformate, prima nella pace e poi nella gioia di essere figli abbandonati nelle Sue braccia.
Buon Natale!
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