Posts Tagged ‘Vita’
«Guarda cosa succede se prendi Gesù e lo metti al centro della tua vita.»
Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 12/12/2019
Posted in Spirito e cuore | Contrassegnato da tag: Chiesa, Chiesa Cattolica, conversione, conversioni, Gesù, Gesù al centro, pornografia, Preghiera, problema, problemi, testimonianze, Vaticano, Vita | Leave a Comment »
Le star non parlano di Alfie Evans
Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 28/04/2019
Chi sono? Giuseppe e Anita, una “marito-moglie band”.
Seguili su
⬇️⬇️⬇️
Instragram: https://www.instagram.com/mienmiuaif_…
Facebook: https://www.facebook.com/mienmiuaif/
Sito: https://mienmiuaif.wordpress.com/info/
Link alla lettera su Alfie: https://mienmiuaif.wordpress.com/2018…
Gli staccano la spina
Per il suo bene
perché la sua vita
non conviene
E prima di lui
Il piccolo Charlie
E poi Isaiah
E poi la vita tua e la mia?
Chi decide della vita e della morte a Liverpool?
Chi decide della vita e della morte a Londra?
Chi decide della vita e della morte oggi?
Chi decide della vita e della morte domani?
Le star non parlano di Alfie Evans, parlano di cani
O creme per le mani
Le star non parlano di Alfie Evans, parlano di cani
O creme per le mani
Gli staccano la spina
pieni di premure
e con discrezione
Gli prescrivono le cure
Decidono anche l’ora
Decidono anche il modo
Ma non sanno dove sei tu
Di qui a poco
Chi decide della vita e della morte a Liverpool?
Chi decide della vita e della morte a Londra?
Chi decide della vita e della morte oggi?
Chi decide della vita e della morte domani?
Le star non parlano di Alfie Evans, parlano di cani
O creme per le mani
Le star non parlano di Alfie Evans, parlano di cani
O creme per le mani…
Posted in Famiglia, Provocazioni | Contrassegnato da tag: #AlfieArmy, #AlfieEvans, #Charlie, #JeSuisCharlie, Alfie Evans, Anita e Giuseppe, difesa della vita, eutanasia, fine vita, Giuseppe e Anita, giuseppeeanita, infanticidio, Isaiah, Londra, mienmiuaif, testamento biologico, UK, Vita | 2 Comments »
«La vita va sempre tutelata e amata dal concepimento al suo naturale tramonto»
Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 07/05/2018
“L’amore per gli altri non può essere riservato a momenti eccezionali, ma deve diventare la costante della nostra esistenza”.
“Ecco perché siamo chiamati a custodire gli anziani come un tesoro prezioso e con amore, anche se creano problemi economici e disagi, dobbiamo custodirli.
Ecco perché ai malati, anche se nell’ultimo stadio, dobbiamo dare tutta l’assistenza possibile.
Ecco perché i nascituri vanno sempre accolti; ecco perché, in definitiva, la vita va sempre tutelata e amata dal concepimento al suo naturale tramonto”.
Posted in Papa Francesco | Contrassegnato da tag: #AlfieArmy, #AlfieEvans, #eutanasialegale, #finevita, #noeutanasia, Alfie Evans, Angelus, anziani, Eutanasia legale, eutanasia Svizzera, fine vita, Papa Francesco, Papa Francesco e vecchi, prolife, Regina Celi, Regina Coeli, scarti, Vita | Leave a Comment »
«(…) Andare davanti allo specchio e dire – quanto sono bella – potessi fare pure schifo. Perché? Mo ve lo spiego io!»
Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 01/03/2017
Giastin, sorriso di Dio. L’amiotrofia spinale di cui è stata affetta dalla nascita non le ha impedito di sorridere ogni giorno alla vita e al Cielo, insieme con sua sorella Rosaria (già in Cielo al momento dell’interista) e a suo fratello Cosimo, affetti dalla sua stessa malattia.
I loro genitori sono stati conquistati dal loro entusiasmo per la vita, ancora oggi felici di aver ospitato in casa tre angeli, che non hanno mai messo piede a terra, perché li avevano già messi in Cielo!
«Per iniziare una buona giornata bisogna addormentarsi prima col sorriso, poi svegliarsi la mattina, andare davanti allo specchio e dire – quanto sono bella – potessi fare pure schifo, quanto sono bella. Perché? Mo ve lo spiego io.
Nella creazione si dice che Dio ci ha creati a sua immagine, allora io penso questo, se noi diciamo che siamo brutti, offendiamo Dio che ci ha fatti a sua immagine.»
Al suo funerale (circa quattro anni dopo questa intervista) preparato da Giastin come il giornod ella sua festa più bella, in cui si sarebbe realizzato il suo desiderio più grande, quello di mettere ali per volare in Cielo, c’è stato un uomo che, sconvolto, ha visto in chiesa al momento dell’offertorio, degli angeli prendere il corpo di Giastin, consegnarlo a Maria e Maria a Gesù e Gesù lanciarla poi in alto e consegnarla al Padre.
Quando la mamma seppe di questa visione, qualche giorno dopo, impallidì: era la storia che lei si era inventata per mettere a letto i suoi figli e consolarli quando le chiedevano come sarebbe stato il giorno della loro “partenza al Cielo”.
Qui, mamma Carolina racconta e testimonia la gioia che ha ricevuto dai suoi tre angeli: Rosaria, Giastin e Cosimo.
«Dovrebbe essere il contrario, un genitore che porta i figli a Dio. Ma sono stati loro a portarmi a Dio.»
Posted in Pro-life, Spirito e cuore | Contrassegnato da tag: #noeutanasia, #siallavita, disabilità, dolce morte, eutanasia, inno alla vita, pro-life, pro-vita, resurrezione, Vita | Leave a Comment »
“Sara mi cantava: nascerà, nascerà”
Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 04/02/2017
In un post di qualche anno fa raccontavo l’incredibile morte di Sara Mariucci, tre anni e mezzo, morta folgorata da una scossa elettrica in una giostra, il 5 Agosto 2006.
Nel video la mamma raccontava di come, il luogo dove ritrovasse la figlia, fosse solo la santa Messa, l’unico luogo di vera comunione con lei e con tutti gli abitanti del cielo.
La tragedia. Il 5 agosto 2006 in uno stabilimento balneare di Villapiana, in Calabria, la piccola moriva, folgorata da una scarica elettrica. La sera prima di salire in cielo Sara aveva raccontato alla madre Anna dell’esistenza di un’altra mamma ancora più buona, mamma Morena, e del desiderio di ricongiungersi con lei. Dopo la morte della bimba, la famiglia ha saputo che proprio il 5 agosto in Bolivia a Copacabana c’è un grande santuario dove si festeggia la Madonna Morena.
Nel ricordino della bimba c’è riportata la conversazione con la madre la sera del 4 agosto: “Quando ero piccola piccola, ero in posto lontano, lontano, meraviglioso, su una nuvoletta”.
Con chi eri?
“Con Mamma Morena”.
E chi è Mamma Morena?
“L’altra mia mamma”.
Ma com’è questa Mamma Morena?
“E’ buonissima”.
Più buona di Mamma Anna?
“Sì”.
Davvero, sei sicura?
“Sì”.
E di che colore ha i capelli? E gli occhi?
“Castani come i miei”.
Ma lasceresti mamma Anna per andare da Mamma Morena? Mi ha risposto:
“Sì”.
Da allora si sono ripetuti tanti fatti inspiegabili.
Dal cimitero di Gubbio per volonta’ del vescovo Ceccobelli la salma di Sara Mariucci, dal cimitero comunale è stata trasportata nella Chiesa di San Martino in Colle. Una folla incredibile, con gente proveniente da tutta Italia e anche dall’estero, visita questa tomba sotto il controllo di padre Francesco Ferrari, il parroco, incaricato anni fa dal vescovo di raccogliere tutte le testimonianze sui “fatti strani”, tra cui guarigioni miracolose, verificatisi dopo la morte della piccola Mariucci.
La cappella dedicata alla Madonna Morena, realizzata nella sacrestia, e dove l’artista eugubino Luca Grilli ha scolpito un bellissimo sarcofago di pietra dove riposerà Sara.
Infine l’ultimo fatto strano, che è stato rivelato da Palmiro, il nonno di Sara: “Qualche settimana dopo la morte di mia nipote, eravamo alla fine di agosto, mi sono accorto che nel mio uliveto era nato uno strano fiore di colore bianco. Di una specie rara, mai visto prima. L’ho fatto analizzare all’istituto di botanica dell’università di Perugia: è risultato che era uno stramonio, fiore originaro del Sudamerica, molto comune in Bolivia dove si venera la Madonna Morena, la mamma ritenuta più buona di tutte dalla nostra Sara. Da quel giorno ogni anno il fiore bianco di Sara ritorna puntuale a fiorire in agosto”.
Tanti sono i “fatti strani” accaduti, come quello di Luana Cavazza, la donna di Latina che sostiene di essere guarita di tumore dopo aver pregato sulla tomba della piccola Sara Mariucci nel cimitero di San Martino in Colle, ha portato la sua testimonianza a “La vita in diretta” su Rai Uno. Il “caso” relativo alla guarigione dal cancro al midollo spinale della casalinga di Latina che – come hanno scritto in maniera inequivocabile i medici dopo che la risonanza magnetica che ha dato risposta negativa – non trova una spiegazione scientifica.
I “fatti strani”, intanto, gli episodi inspiegabili, quelli che alcuni chiamano “miracoli” e che altri invece etichettano come “coincidenze”, continuano a riemergere, dopo essere stati coperti per anni da una cortina di silenzio e di riservatezza voluta dalla famiglia Mariucci proprio per non correre il rischio di spettacolarizzare quel dolore così atroce.
Ecco allora che padre Francesco venerdì mattina ha rivelato due fatti molto simili, accaduti uno a Gubbio e l’altro a Padova. Entrambi vedono protagoniste due mamme malate e in stato interessante. A una donna di Gubbio con una grave malattia ai reni e costretta ad assumere farmaci molto forti, era stato quasi ordinato di effettuare l’aborto terapeutico.
La donna però non ha voluto rinunciare alla sua maternità e si è opposta fino al momento in cui ha rivelato: “Nessun aborto, ho avvertito dietro di me la presenza della piccola Sara che cantava: nascerà, nascerà”. E così ha portato a termine la gravidanza dando alla luce una bellissima bambina, sana e piena di voglia di vivere.
Fatto analogo per una coppia padovana. In questo caso la mamma era afflitta da un tumore che la stava uccidendo. Per curarsi avrebbe dovuto sottoporsi a cure con tutta probabilità fatali per il bimbo che aveva in grembo, per cui i medici l’hanno esortata a praticare l’aborto. Ma anche a lei, in un momento di profondo dolore, è accaduto di avvertire una presenza strana e più tardi dirà: “Sara mi cantava: nascerà, nascerà”. E anche in questo caso la gravidanza è giunta al termine nel modo più bello.
(Fonte di gran parte del post: http://www.lalucedimaria.it/)
Posted in Fede e ragione, Maria, Pro-life, Spirito e cuore | Contrassegnato da tag: aldilà, conversione, defunti, elaborare un lutto, intercessione di Sara, la piccola sara, lutto, Madonna Nera, Mamma Morena, miracoli, miracolo, morte, resurrezione, Sara Mariucci, sopravvivere al lutto, Vita, vita oltre la vita | 1 Comment »
Testimonianza scioccante di un ex satanista che faceva riti satanici in cliniche abortive
Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 12/03/2016
Una testimonianza non per spaventare ma per indurre a pregare per questa gente e per la difesa della vita.
Alla luce di recenti video sul traffico di organi e tessuti di bambini abortiti da Planned Parenthood, il “Lepanto Insitute” ha intervistato l’ex satanista Zachary King.
Zachary era un bambino normale di un quartiere americano, cresciuto in una famiglia battista. Comunciò a predicare la magia già a dieci anni, per unirsi a una setta satanica a tredici e a quindici anni aveva già infranto tutti e dieci i Comandamenti.
Dalla sua adolescenza all’età adulta tutti i suoi sforzi erano per arrivare alla categoria di sommo sacerdote della setta di cui era attivo divulgatore, anche della pratica degli aborti rituali.
Zachary sta ora scrivendo le sue esperienze in un libro intitolato “L’aborto à un sacrificio satanico”.
Zac, hai molto da raccontare, ci puoi dire come hai incontrato il satanismo?
Ora santa di riparazione alla chiesa di San Francesco d’Assisi a Oklahoma City, USA
King – Cominciò tutto con la forte curiosità di sapere se la magia fosse davvero reale. Iniziai a vedere alcuni film sui feticci e gli stregoni, a partire dal 1970.
Un giorno a scuola, avevamo un gioco chiamato “Bloody Mary”, o “I Hate You, Bloody Mary”; dovevi andare al bagno cantando questa frase un certo numero di volte, con tutte le luci spente.
La volta che facemmo questo gioco nel mio gruppo, vedemmo una faccia demoniaca allo specchio. Non ci rendevamo conto ma all’improvviso tutti fuggirono correndo e morendo di paura, eccetto io. Trovavo il tutto molto interessante.
All’epoca giocavo anche a un gioco chiamato “Dungeons and Dragons” tutti i fine settimana e io impersonavo sempre il mago o lo stregone. Mi chiedevo se potessi fare tali magie anche nella realtà e feci due feticci per guadagnare soldi.
Potrebbe essere una coincidenza, feci un rito per tre volte, solo, in bagno, di fronte al demonio e volevo vedere quello che sarebbe accaduto. Guadagnai 1000 dollari il giorno successivo. A partire da lì, mi ero convinto che la magia fosse reale.
A dodici anni un amico mi presentò un gruppo che giocava a “Dungeons and Dragons” e che credeva che la magia fosse reale. Venni a scoprire che quel gruppo era una setta satanica.
Mi piacevano i videogiochi e le serie fantascientifiche come Star Trek e Star Wars e quei ragazzi le avevano tutte. Avevano anche una piscina, un grande barbecue, ed era come un club di ragazzi e ragazze.
Sapevano come reclutare giovani, sapevano quello che piaceva fare ai ragazzi ed è stato così che mi sono lasciato coinvolgere.
Avevo circa diciotto anni quando entrai nella Chiesa Mondiale di Satana. La posizione che raggiunsi fu quella si Sommo Sacerdote, quelli che realizzano le magie. Ce ne erano pochi, una decina; il nostro compito era quello di viaggiare per il mondo inducendo le persone a fare quello che fai tu.
Adesso quando dico persone, mi riferisco a stelle del rock, del cinema, personaggi della politica, gente molto ricca… Sono innumerevoli le persone che chiedono un incantesimo e non c’è limite a quanto siano disposti a pagare per questo.
Allora eri un sommo sacerdote del satanismo. Brevemente come hai fatto a diventarlo?
King – Si dice che siano scelti da Satana. Io non so quale sia il criterio.
Io facevo magie da quando avevo dieci anni e divenni sommo sacerdote a 21 e fui membro della chiesa mondiale per circa tre anni. Ne avevo visto uno da bambino con un cappello alto, un bastone e il viso dipinto come un cadavere.
C’è un consiglio di amministrazione nella setta, loro dicono che tu sei il prescelto e di danno un libro coi doveri del sommo sacerdote.

Preghiera fuori dalla clinica abortiva di Planned Parenthood
Qual è il ruolo dell’aborto nei riti satanici e quando hai cominciato a esserne coinvolto?
King – Appena compii 14 anni i membri della setta mi dissero che dovevo essere coinvolto in un aborto. Mi dissero che ci sarebbe stata una festa con membri di solo sesso maschile tra i dodici e i quindici anni e una ragazza di diciotto anni con l’obbiettivo di rimanere incinta e di abortire al nono mese di gravidanza.
Quando me lo dissero io dissi a voce alta – forte! – ma non avevo idea di cosa fosse un aborto. In famiglia avevo sentito sussurrare la parola aborto qualche volta dai miei e per questo pensavo che fosse una parolaccia.
Quando chiesi ai membri della setta cosa fosse un aborto, quelli mi spiegarono che si trattava di un bambino nell’utero e che lo avremmo ucciso.
C’era un medico e un’imfermiera per aiutarmi perché si trattava di un procedimento medico. Chiesi: “E’ legale?”, e la risposta fu: “Si, perché è nell’utero. Fino a che il bambino è nella donna tu lo puoi uccidere”.
Forse non avrei mai accettato di uccidere un bambino fuori dal corpo della madre, ma nel corpo della madre… L’atto di uccidere qualcuno o la morte di qualcuno è il modo più efficace per realizzare il proprio maleficio.
Uccidere qualcuno è fare un’offerta a Satana e se puoi uccidere un bambino nel ventre materno, questo è il suo obbiettivo finale.
Raccontaci del primo aborto che hai fatto come rito satanico.
King – Il primo fu circa tre mesi prima di compiere quindici anni. Accadde in una fattoriaa che, sorprendentemente era più sterilizzata di molte cliniche abortive che poi avrei frequentato.
C’era un medico, una infermiera e una donna circondata da tredici tre i principali membri della setta, tutti sommi sacerdoti o sacerdotesse.
Io ero nel cerchio con la donna e il medico e tutti i membri adulti della setta erano là.
C’erano varie donne inginocchiate per terra, che si dondolavano avanti e indietro talvolta gridando – il nostro corpo ci appartiene – e di lato c’erano gli uomini tutti che cantavano e “pregavano”.
Il rituale iniziò alle 11:45 di notte, la magia a mezzanotte, considerata dai satanisti “ora delle streghe” e la morte reale del bambino alle tre del mattino, “ora del demonio”.
Il mio ruolo era quello di inserire il bisturi. Non dovevo necessariamente uccidere, l’importante era che mi sporcassi le mani col sangue, sangue della donna e del bambino. Alla fine il medico terminò il procedimento.
E’ stato probabilmente il più orrendo degli aborti a cui abbia partecipato; il medico prese il bambino, lo buttò per terra dove le donne si stavano dondolando, sembravano possedute, e quando il medico buttò il bambino, queste lo mangiarono.
A quanti rituali di aborto hai partecipato?
King – Prima di diventare un High Widard ne feci cinque, poi partecipai ad altri 141 aborti.
Hai mai fatto aborti in cliniche ad altro profilo?
King – Si, ne ho fatti circa venti in queste cliniche, ma non li ho mai contati. Sembravano delle case degli orrori, con sangue dappertutto, comprese alcune camere, sangue perfino sul soffitto.
Come ti invitavano a fare tali aborti?
King – La chiesa mondiale non è l’unica a fare questi rituali, ci sono altre organizzazioni di malefici e stregoneria come le wicca, che sono ugualmente coinvolte.
A volte vieni convocato dal direttode della clinica, altre volte da un altro amministratore oppure da un medico satanista ti invita a partecipare all’aborto che farà la sera.
So che ogni giorno alla fine del giorno, i gruppi satanici lo fanno, con una messa nera, generalmente intorno a mezzanotte, e dura dalle due alle tre ore, e offrono al demonio tutti i bimbi abortitiin quel giorno. Non importa per quale motivo le donne hanno deciso di abortire, tutti i bimbi abortiti vengono offerto a Satana in quel giorno.
Come sono i riti satanici di aborto?
King – Ci sono anche bambini che partecipani, ma generalmente non entrano nella sala in cui viene praticato l’aborto. Restano separati ma c’è una competizione su chi riesce a rimanere sveglio fino alle tre e chi ci riesce vince un premio.
Gli uomini che non fanno parte della top 13 della setta fanno malefici e cantano, e fanno malefici per proteggere gli altri da qualcuno che sta pregando.
Oltre a questo paghiamo persone per la nostra protezione, politica e sociale e per questo sappiamo di restare totalmente impuniti.
Una volta venne il prefetto della città per chiedere un maleficio; ci aveva cercato perché voleva che passasse un progetto di legge nella sua città e non ci era mai riuscito.
Era stato membro della setta per un certo tempo, aveva tentato tutte le volte vie legali per l’approvazione ma senza riuscirci, allora ci chiese di realizzare un aborto e un maleficio allo stesso tempo.
Occorreva trovare cliniche di alto profilo e lì ci sono medici o infermiere streghe o satanisti, non è difficile pertanto trovare persone disposte a partecipare a un rito satanico.
Dici che le cliniche di alto profilo attraggono membri dell’occultismo perché lì è più facile praticare aborti?
King – Io direi di si, è un’affermazione assolutamente veritiera. Devi sapere che ci sono molte persone che appartengono all’Organizzazione Nazionale delle Donne (NOW[Organização Nacional de Mulheres]), e molte di esse appartengono anche alla religione pagana delle Wicca e, sebbene mostrino un atteggiamento volto alla preservazione della vita, sono permissive nel “ferire” chiunque vada contro di loro in una qualche maniera, che vuol dire che autorizzano a distruggere con qualunque mezzo necessario che è, per loro, la magia.
Esse vedono la figurta femminile, la donna, come la madre Terra, o Gaia, e adorano questa figura femminile come una dea. L’aborto è un sacramento satanico, per così dire, e una clinica di aborti attrae satanisti per il sacerdozio satanico.
Hai mai sperimentato l’incapacità di portare a termine un aborto o i suoi effetti a causa di persone che pregavano fuori dalla clinica?
King – Più di una volta abbiamo avuto bambini che potevano sopravvivere all’aborto. Una volta, arrivai alla clinica e c’erano delle persone nei due lati della strada.
Da una parte persone che pregavano e protestavano contro l’aborto e dall’altra parte, gente a favore dell’aborto che gridava ogni tipo di oscenità. Quando entrai, diedi un altro sguardo alla strada, e vidi meglio alcune persone che pregavano inginocchiate.
In quel giorno, l’aborto programmato per il rituale non avvenne.
Questo mi è capitato circa tre volte, e al momento non mi resi conto che tutte e tre le volte gli aborti furono interrotti o non andarono a termine grazie alle preghiere che stavano recitando là fuori.
[Tradotto dal portoghese dal blog della Comunità Cattolica Shalom http://blog.comshalom.org/carmadelio/47507-ex-satanista-eu-realizava-rituais-satanicos-em-clinicas-de-aborto%5D
Posted in Pro-life | Contrassegnato da tag: aborto, contro l'aborto, no all'aborto, prolife, riti satanici, sacrifici umani, satanismo, si alla vita #prolife, Vita | Leave a Comment »
Il principe Michele è diventato adulto
Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 17/12/2015
Una famiglia speciale, un giornale speciale, e un miracolo di amore che si compie, che continua ancora oggi e che ha contagiato tutti coloro che sono entrati in contatto con chi lo ha reso possibile. Da Avvenire una storia per Natale, molto più della solita storia di Natale…
«Egregio direttore, il Signore si serve di “Avvenire” per fare miracoli…”. La lettera arrivata in redazione del quotidiano AVVENIRE giorni fa allegava due trafiletti ingialliti, usciti sul nostro giornale 25 anni or sono, obbligandoci a un flashback. “Michele è un bel bambino di 5 mesi ricoverato dalla nascita in ospedale e adottabile”, spiegava l’articoletto, firmato dall’allora giudice onorario del Tribunale dei minori di Milano, Silvio Barbieri (lo stesso autore della lettera odierna). Il neonato però presentava un quadro clinico grave, occorreva una famiglia speciale… Quindici giorni dopo un secondo trafiletto ripeteva l’appello: “Si cerca una coppia che accolga il piccolo con assoluto spirito di servizio… potrebbe infatti verificarsi una morte prematura”.
Fine del flashback. Genova, quartiere Sanpierdarena, ieri. Michele, il neonato destinato a morire presto, ha 25 anni e una maturità scientifica da 100 e lode. Non è guarito, non guarirà mai, perché la sua è una malattia rarissima (un caso su un milione nel mondo, 40 in tutta Italia), per cui fare ricerca non conviene. Eppure è visibilmente felice, tra mamma Paola (ex insegnante di religione) e papà Franco Cargiolli (macchinista di treni in pensione), la coppia speciale che un quarto di secolo fa il giudice di Milano cercava con il lanternino. La sindrome di Lesch-Nyhan (LND) su Michele ha infierito con cattiveria particolare: tetraparesi spastica, l’insulina fin da piccolino, poi a 9 anni il trapianto di reni seguito da una costellazione di ricoveri.
Tutto a causa di un enzima mancante che determina disturbi gravi del comportamento: notte e giorno quattro fasce tengono legati polsi e caviglie alla sedia a rotelle, come lui ci mostra sorridendo. Sa bene che senza quelle farebbe del male a se stesso e agli altri, involontariamente: «Immagina un’automobile cui abbiano invertito freno e acceleratore – spiega Paola –, tu cerchi disperatamente di frenare e invece piombi sul pedone. Questi bambini vivono con un’angoscia tremenda, il corpo fa sempre l’opposto di ciò che vorrebbero e loro arrivano a mordere se stessi, si picchiano fino a farsi molto male». Michele sorride ancora e annuisce, «il mio corpo mi comanda», dice a modo suo. Mamma e papà “traducono” per la cronista.
«Non hanno nemmeno freni inibitori nel parlare, come quando chiamò “ciccione” un professore grasso il primo giorno di scuola o disse ad alta voce il fatto suo a un conferenziere in Aula Magna, con grande sollievo dei compagni che non osavano fare altrettanto», ride anche Franco. «In casa ci siamo tutti abituati a una grande franchezza…». E sì che la sua vita è stata in salita fin dall’inizio, quando la sua mamma, una ragazzina minorenne, dopo averlo partorito alla Mangiagalli di Milano non lo volle riconoscere e lo lasciò lì, anche se della malattia non si sapeva ancora nulla.
«Così per noi arrivò la cicogna, e cioè Avvenire». Il 1° ottobre 1989 lessero quel primo trafiletto assieme ai loro tre bambini, «ma non ci passò nemmeno per la testa di accoglierlo noi. Dopo 15 giorni però è uscito il secondo appello e con i nostri bambini abbiamo detto una preghiera perché quel neonato trovasse davvero una famiglia. Fu Marco, il piccolo di 8 anni, a lasciarci di stucco dicendo: e perché non lo prendiamo noi?». Un fulmine a ciel sereno, l’impossibile che si crea un varco nel possibile, soprattutto grazie al candore del bambino: «Dai, papà, in fondo non abbiamo mai vinto niente, noi!».
Chissà cosa intendeva. Certamente che Michele era comunque un «premio». «Cosa che poi è risultata vera – assicura Franco –. All’epoca mi consultai con il pediatra che, saputo il nome della malattia, si prese la testa tra le mani e ci disse assolutamente di lasciar perdere. Andai in chiesa per meditarci su e nel Vangelo di quel giorno Gesù diceva “quello che farete al più piccolo di voi lo avrete fatto a me”. Era così lampante e non lo avevo capito!». Le notti insonni poi sono state migliaia, eppure «dopo 25 anni ci chiediamo ancora perché Dio abbia concesso a noi un tale privilegio. Michele cambia la vita a chiunque lo incontri». Dall’asilo al liceo, compagni e professori lo hanno amato in modo tangibile e quotidiano, così come tutti i medici che negli anni ha incontrato, nonostante le battaglie contro la burocrazia e per ottenere quel po’ di assistenza domiciliare… «Ma noi paghiamo volentieri le tasse, perché la Sanità gli ha sempre passato cure e operazioni», tiene a far sapere mamma Paola, che non percepisce pensione perché «per stare con lui lasciai il lavoro».
Anche quel pediatra che li aveva sconsigliati non ha mai voluto un soldo: «Volete essere solo voi a fare le cose buone?», protestava ad ogni visita, innamorato di quel neonato. Che fino ai 4 anni non pronunciava una parola, non si sapeva nemmeno quanto davvero capisse, finché a sbloccare la situazione non venne Terence Hill con i suoi film: «Non voleva vedere altro, iniziò ad esprimersi allora e ancora oggi Terence Hill è la sua passione».
Da due anni Michele scrive fiabe e due libri sono già andati a ruba. L’ispirazione è chiara: il Principe Michele, seduto sul trono (la sua sedia a rotelle?) con l’aiuto di tanti amici supera incantesimi e prove di coraggio, e il dolore alla fine è sconfitto. Metà dei proventi li ha dati all’associazione dei malati di LND, con l’altra metà un anno fa ha adottato a distanza Giulien, una bimba africana. Per la psicologa non c’è dubbio, non ha chiesto una sorellina ma una figlia, adottiva come lui. Il principe Michele è diventato adulto.
(Fonte: http://www.avvenire.it/)
Posted in Attualità, Famiglia, Testimonianze | Contrassegnato da tag: #Natale2015, accoglienza, adozione, adozione disabili, amore materno, amore paterno, famiglia accoglienza, la vita vale la pena, prolife, provita, si alla vita #prolife, sindrome di Lesch-Nyhan, storie di Natale, storie natalizie, Vita, vite eccezionali | Leave a Comment »
“Mia madre si sente orgogliosa di aver difeso la vita.”
Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 12/11/2015
Padre Antonio Vélez Alfar aveva il volto rigato dalle lacrime mentre ripeteva queste parole. Perché sono parole che lo facevano viaggiare nel tempo e, più precisamente, alla drammatica storia di sua madre che qualche anno prima gli aveva raccontato di essere stato concepito in uno stupro.
Una donna di fede.
Il sacerdote colombiano, parroco nella provincia di Chubut (Argentina), ha deciso di testimoniare la sua storia in seguito a una sentenza della Suprema Corte di Giustizia argentina che ha dichiarato l’aborto non punibile in questi casi.
“Mia madre” – ha raccontato il sacerdote – “era una donna di fede, devota e praticante. Diceva che, nonostante le terribili circostanze, portava nel suo grembo il miracolo di una nuova vita, una vita che Dio le aveva dato e che, per le sue convinzioni, non poteva abortire. E che se Dio aveva permesso tutto ciò, doveva avere un senso”
Stuprata dai colleghi.
La madre di Padre Antonio venne stuprata a ventisette anni da vari colleghi di lavoro, che le tesero una trappola durante una festa, la drogarono e abusarono di lei ripetutamente.
Nel dolore di non sapere chi fosse il padre del bambino, la donna venne obbligata dalla sua famiglia a sposare un vedovo che, dopo il matrimonoi cominciò a maltrattarla continuamente.
Essendo impossibile separarsi in quel contesto, la donna rimase col marito e col secondo figlio, in quanto Antonio era stato mandato dai nonni.
La storia della madre.
Racconta Padre Antonio: “Un giorno, siccome mia nonna mi diceva sempre di chiamare mio padre nonno, le chiesi come potesse essere che fosse al contempo mio padre e mio nonno.
Questo portò a una riunione con mia madre, che mi raccontò ciò che era successo. Mi disse che molti le dicevano di abortire; altri le suggerivano addirittura di vendermi, o di darmi in adozione, e c’era anche gente interessata a me. Fu molto duro per me sapere ciò, non avevo che dieci anni.
Perché proprio a me?
Un giorno Antonio si volle sfogare con Dio. “Andai in chiesa a protestare con Dio: ma perché questo è capitato proprio a me? E mentre gridavo, un sacerdote si avvicinò e mi disse che stavo facendo la domanda sbagliata: ‘Non chiedere perché ma per quale ragione’ (1). Proprio in tutta quella situazione, il Signore mi stava chiamando per fare grandi cose.”.
Sarai uno strumento del Signore.
Questo sacerdote disse al giovane Antonio che Dio scrive diritto sulle righe storte, e che sarebbe stato uno strumento del Signore. Poi gli lesse il passo di Geremia in cui Dio lo chiama ma lui resiste e il Signore gli dice: ‘Non ti preoccupare, farò tutto per te’.
“Quella conversazione mi segnò profondamente e quel sacerdote fu come un padre per me.” Dopo di ciò Antonio divenne catechista, per arrivare alla scelta del seminario, per servire il Signore come sacerdote.
(1) N.d.t. – In portoghese c’è un gioco di parole intraducibile: “Não pergunte porquê, mas para quê” che significa per l’appunto: non chiedere perché ma per quale ragione.
(Tradotto dal portoghese dall’originale pubblicato su: http://pt.aleteia.org/)
Posted in Preti, Pro-life | Contrassegnato da tag: #siallavita, aborto, aborto dopo uno stupro, amniocentesi, apply194, No194, prete, preti, preti santi, pro-life, pro-vita, prolife, provita, sacerdoti, Vita, Vocazione | Leave a Comment »
Gravidanza inattesa? Non sei sola, chiama il CAV…
Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 15/08/2015
Entrano insieme, giovanissimi, lei con il viso pulito, semplice, un vestitino leggero, nascosta dietro di lui. Una cosa non si riesce a coprire: un pancione in cui da 7 mesi c’è un bambino. Sono Irina e Dimitri (nomi di fantasia), 18 anni lei, 19 lui, vengono dalla Moldavia. Lei non parla l’italiano, non ha documenti, soprattutto è lontana dalla famiglia, con un figlio in arrivo. Lui racconta che qui non hanno nessuno, che la sua fidanzata non è riuscita a farsi fare nemmeno un’ecografia, tantomeno altre visite specialistiche per la gravidanza (non sanno neanche quali siano…).
Alla Asl sono stati chiari: senza documenti non possono fare nulla. È per questo che sono arrivati qui, al Cav (Centro assistenza alla vita), dove i volontari cercano di sostenere famiglie e ragazze madri. Persone che non riescono a vedere alternative all’interruzione della gravidanza trovano una mano tesa pronta a far loro considerare altre possibilità.
I due fidanzati hanno già deciso di tenere il bambino e di sposarsi appena nascerà. Ma hanno bisogno di aiuto. “Sono molte le coppie che arrivano da noi in queste condizioni – spiega Francesca, responsabile del Cav Ardeatino che si appoggia alla parrocchia di S.Giovanna Antida, a Roma – per questo siamo riusciti a procurarci una macchina per le ecografie. Così insieme a dottori volontari riusciamo a dare anche un minimo di sostegno medico a chi ne ha bisogno”.
I Centri di aiuto alla Vita sono associazioni di volontari, apartitiche, di ispirazione cattolica, considerati come il braccio operativo del Movimento per la Vita. L’obiettivo è quello di aiutare le donne alle prese con una gravidanza difficile o indesiderata, oltre che sostenere giovani madri prive di mezzi o sprovviste delle capacità necessarie per fornire le cure al figlio, in modo da scongiurare l’aborto.
Le storie che si possono ascoltare in questo centro sono davvero delle più diverse. Come quella di Celestine, dello Zimbawe, ormai a Roma da 15 anni. “Poco dopo essermi sposata sono rimasta subito incinta. Io e mio marito eravamo felicissimi, lui ha un lavoro, ce la potevamo fare”. Ma quando il piccolo ha due mesi scopre di essere di nuovo in dolce attesa. “Mi è crollata la terra sotto i piedi! Come avrei potuto fare con due bambini così piccoli? Ci sarebbero bastati i soldi? Cosa avrebbero pensato le persone intorno a noi? Non sapevo come dirlo a mio marito… I miei genitori ancora non sanno della mia gravidanza!”. Tramite un’amica è venuta a conoscenza del Cav, che le ha fornito sostegno psicologico per farle accettare il bambino come un dono, perché “un figlio lo è sempre”, dice lei. Uno schiaffo alla cultura dell’egoismo che sembra dominare la nostra società.
Francesca ci dice che spesso diventare madre non è solo un problema economico o sociale per le donne, a volte “hanno bisogno di sentire che hanno qualcuno vicino, che possono essere sostenute”. Mentre ci parla arriva una telefonata: è una ragazza che chiede aiuto, perché tutti intorno a lei, famiglia, ragazzo, amici, le fanno pressioni per farle interrompere la gravidanza. Ipotesi che lei non vuole considerare. Così fissano un primo appuntamento in cui cominceranno a darle il sostegno necessario. “E’ giusto che ogni donna possa esprimere liberamente la propria vocazione alla maternità – commenta Francesca – non è giusto che debba vivere l’esperienza traumatica dell’aborto, soprattutto contro la sua volontà”.
Alle spalle dei Cav, diffusi su tutto il territorio nazionale, non ci sono interessi economici, lobby o partiti, c’è solo la volontà di sostenere la Vita; quella del nascituro, della mamma e anche quella di chi ha bisogno di riprendersi dalle gravi conseguenze dell’aborto. Per realizzare tutto ciò è necessaria la collaborazione di tutti, dai benefattori anonimi, che donano denaro, alimenti e corredini per i bimbi, ai medici, gli psichiatri e gli psicologici. Tutti pronti a mettersi a disposizione senza chiedere nulla in cambio. Se non il sorriso di una madre e della sua creatura, felici di non aver ceduto alla tentazione della morte.
[Fonte: http://www.interris.it/ – Titolo originale: “I nemici dell’aborto”]
Posted in Attualità, Famiglia, Pro-life | Contrassegnato da tag: 15 anni e incinta, aborto, aborto confessione, aborto down, aborto perdono, amniocentesi, apply194, CAV, Centro di Aiuto alla Vita, contro l'aborto, gravidanza, gravidanza difficile, gravidanza inaspettata, gravidanza indesiderata, incinta, interruzione di gravidanza, interruzione volontaria di gravidanza, ivg, la mia ragazza è incinta, no all'aborto, No194, pregnant teenager, Pro Life, pro-life, prolife, ragazza madre, ragazzo padre, Si alla Vita, sono incinta, SOS vita, Vita | 3 Comments »
“Contraddizioni”
Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 20/05/2015
Un corto dedicato a tutti i bambini non nati.
Posted in Pro-life | Contrassegnato da tag: #DownSyndrome, #siallavita, #sindromedidown, #trisomia21, abortire o non abortire, aborto, aborto down, amniocentesi, apply194, contro l'aborto, corti, corto sulla vita, cortometraggi, No Aborto, No194, obiezione di coscienza, Persone Down, Pro Life, pro-choice, pro-life, pro-vita, prolife, Si alla Vita, Sindrome di Down, trisomia 21, Vita | 1 Comment »
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.