FERMENTI CATTOLICI VIVI

"Andate controcorrente. Di quanti messaggi, soprattutto attraverso i mass media, voi siete destinatari! Siate vigilanti! Siate critici!" Benedetto XVI

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Posts Tagged ‘Settimana Santa’

«Se il cassiere fosse brutto io rifiuterei lo stipendio!»

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 30/03/2021

“Un giorno il Servo di Dio Don Dolindo Ruotolo, sacerdote napoletano, chiese ad un suo conoscente:

«Angioletto mio, siete stato in banca questa mattina per riscuotere lo stipendio?».

«Sì, Padre», rispose l’uomo. «E com’era il cassiere? Aveva per caso il naso storto e gli occhi strabici?».

Vedendo che il suo interlocutore era rimasto senza parole, Don Dolindo riprese: «Eh sì, perché se il cassiere fosse brutto io rifiuterei lo stipendio…».

«Padre, cosa dite mai? – chiese meravigliato il signore. – E che importa a me che il cassiere ha il naso storto? Egli mi dà lo stipendio. E a me interessa solo questo!».

Allora Don Dolindo, cogliendo l’occasione, lo ammonì dicendo:

«E allora perché quando vai a confessarti, a riscuotere la Grazia del Signore, stai a criticare il prete e dici: “se non è un santo, io dal prete non ci vado!”? Egli è l’amministratore del Sangue Redentore di Cristo.

Cosa t’importa il resto? Se il prete è buono o cattivo a te non deve interessare.

Buono o cattivo che sia, la sua consacrazione e la facoltà ricevuta dal Vescovo per la confessione a te devono bastare.

Il sacerdote attinge alla Cassa della Chiesa, ricca dei meriti di Cristo: ricordalo!».”

[Fonte: De vita Contemplativa – Giugno 2013. Preso dall’account Facebook dell’amico Pierluigi Cordova]

Perché confessare i propri peccati a un prete?

Padre Mike ci dà una risposta che vale la pena ascoltare.

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«Avevo assunto tutte le droghe possibili, ma la sensazione che provai quella notte non l’avevo mai provata prima.»

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 27/03/2018

John Pridmore era un delinquente londinese, immerso nel sottobosco della malavita, dominato dal desiderio di denaro, donne e droga.

Questo ex gangster, che ora lavora, predica il Vangelo condividendo la sua testimonianza.

Alto quasi due metri, con una corporatura che mette soggezione, questa forza della natura si trovava fuori da un nightclub di Londra quando la sua vita subì un brusco cambiamento di direzione verso Dio.

“Avevo appena colpito un ragazzo col tirapugni, quando cadde all’indietro battendo la testa allo spigolo del marciapiede”, racconta John [nella sua testimonianza].

“Vedevo sangue dappertutto e la gente intorno a me che gridava, mentre scappavo pensavo – Potrei beccarmi dieci anni per questa cosa…

John aveva quasi ammazzato un uomo.

Stavo distruggendo tutto e tutti nel mio cammino, ma quando avevo quasi ucciso un uomo, mi accadde qualcosa di incredibile e la mia vita cominciò a cambiare.

Mi inginocchiai, pregai per la prima volta e fu incredibile. Avevo assunto tutte le droghe possibili, ma la sensazione che provai quella notte non l’avevo mai provata prima.”

Ma dovevano accadere ancora molte cose prima che John potesse stare davanti a una folla e raccontare tutto, come fa ora.

Passò del tempo in prigione, lottando con la sua rabbia e la necessità di perdonare.

“Una delle persone che mi aveva ferito di più, era la mia matrigna; era stata crudele con me e, sebbene l’avessi già messa nel libro “dalla malavita alla terra promessa”, quando cominciavo a pregare per lei dicevo – Signore, benedicila ma assicùrati che soffra!

Qualche mese dopo smisi di dire – assicùrati che soffra – dicendo semplicemente – Signore benedicila!

E’ stato dopo la confessione che John è riuscito a sciogliersi dalle catene della falsa convinzione di non essere abbastanza buono per la misericordia di Dio.

“Avevo sperimentato la più grande qualità di Dio, la sua misericordia, ma una cosa era sperimentare Dio che mi perdonava, e altro perdonare me stesso e le persone che mi avevano ferito.

Ma solo quando cominciai a pregare per queste persone, cominciai davvero a sentirmi libero, e penso che questo mi abbia portato a vedermi davvero come mi vede Dio, senza condanna ma con misericordia e comprensione.”

Dice una persona che ha passato molto tempo nelle missioni di John in Irlanda: “Chi ascolta la testimonianza di quest’omone rimane colpito dalle trasformazioni che Dio ha operato nella sua vita; la gente sente la sfida di guardare alle proprie vite e di cercare nelle proprie coscienze.

La storia di John tocca il cuore dei suoi ascoltatori. Ogni volta che la ascoltano e riascoltano, ne trae qualcosa di nuovo e di buono per essere condotta nel cuore amorevole di nostro Padre”

(Tradotto da https://catholicoutlook.org/the-power-of-a-gangsters-testimony/)

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Missionari: non volontari ma testimoni di Cristo

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 20/03/2014

Lo sapevate che ci sono persone che trascorrono le vacanze in missione? Ce ne sono molte, e Daniela e Mauro sono tra questi.

Sono due tra i nostri più cari amici e fratelli, o meglio, i fratelli che il Signore mi ha donato ascoltando le mie lagne di figlio unico; non si lasciano intimidire dal fatto di avere tre figli per partecipare ogni anno alle missioni di settimana santa del Regnum Christi.

E’ una gioia, ascoltare ogni anno le loro testimonianze di quanto Dio operi in loro e tramite loro durante la missione della sSettimana Santa.

Cristiani entusiasti, famiglie, condividono col mondo la gioia di esserelo, famiglia e cristiani.

Alcuni affrontano viaggi lunghi e impegnativi…

Ma non c’è bisogno di arrivare alla fine del mondo... Molti, infatti  partecipano alle missioni italiane, come i miei amici, e come Sabina, una mamma missionaria che condivide con noi la sua esperienza.

Roma, 17 aprile 2012. Sabina parla quasi senza fermarsi e riesce a trasmettere, attraverso il telefono, l’entusiasmo di chi ha vissuto un’esperienza coinvolgente come è stata per lei e Camilla, sua figlia, quella delle Missioni di Settimana Santa con Famiglia Missionaria a Orvieto, dal 4 all’8 aprile 2012.

Sabina, come hai saputo delle missioni?

Invito-MSS-2014Tutto è cominciato grazie agli incontri che stiamo facendo a casa mia con P. Sergio Cordova. Io le chiamo “cena-conferenza”: siamo un gruppo di 8-12 persone, dipende dalla serata, ci riuniamo per la cena e poi affrontiamo un argomento accordato prima. Per esempio, in vista del pellegrinaggio a Medjugorje abbiamo parlato della Madonna. Negli incontri precedenti abbiamo parlato della Pasqua imminente.

Grazie a queste serate ho ritrovato amici d’infanzia e la mia casa è diventata un punto di riferimento tanto che volgiamo continuare a incontrarci anche il prossimo anno.

Una sera, a cena con la mia famiglia, P. Sergio ha parlato delle missioni di Settimana Santa e di quelle estive in Messico, suscitando l’interesse e l’entusiasmo di mia figlia Camilla. Ho preso la palla al balzo e siamo partite, lei ed io per Orvieto e siamo già in lista per il Messico.

Non amo viaggiare, sono pigra ma ho deciso di partire per regalare a mia figlia un’esperienza che sapevo sarebbe stata buona, lontana dalle frivolezze della vita quotidiana.

È la prima esperienza di questo genere?

In passato ho lavorato con altri gruppi. Sono una pratica, concreta, mi piace lavorare non importa cosa c’è da fare. Quando sono arrivata a Orvieto ho detto: «Ditemi cosa devo fare e obbedisco!». In missione si va per lavorare, anche in silenzio.

A differenza delle altre esperienze, però, questa mi ha lasciato un senso di nostalgia, non volevo tornare a casa. Ho tenuto il fazzoletto al collo ancora un giorno, come per ricordare a serenità di quell’ambiente, la gioia che ho provato, per sentirmi ancora un po’ missionaria!

missio_02Non credevo che la missione fosse così! In un certo senso siamo rimasti fuori dal mondo, senza televisione, internet, libri eppure non mi è mancato, non avevo bisogno di nulla. Avrei potuto continuare così per sempre.

Quali sono stati i vostri incarichi durante la missione?

Camilla di mattina era impegnata con i bambini dell’oratorio e il pomeriggio con quelli delle famiglie missionarie. Non ho sentito da parte sua nemmeno una parola di lamentela e dire che c’erano anche bambini impegnativi! Tutti la cercavano e l’ultimo giorno l’hanno voluta al tavolo con loro. Ho anche ricevuto i complimenti dei genitori!

Io ho avuto la grazia di accompagnare don Luca, il parroco di S. Andrea e Oreste, nella visita i malati e gli anziani, per portare loro la comunione. È stata un’esperienza meravigliosa sia vedere l’accoglienza delle persone che visitavamo, scoprire che per loro siamo un conforto, nella sofferenza, sia scoprire il bel lavoro di un parroco con la sua comunità.

Che cosa diresti a chi non conosce le missioni?

Vieni e vivi Cristo, vivi la fede fino in fondo perché la fede è testimonianza e anche preghiera. La meditazione del mattino era come fare colazione, era il nostro caffè prima di uscire a vivere la giornata.

Ho capito la spirito della missione quando P. Angelo, durante un incontro di formazione ci ha detto che non siamo volontari ma testimoni di Cristo. È un’altra cosa. Ho cercato di vivere tutto con molta umiltà e la missione ha assunto un’altra valenza, più profonda. Porto ancora al collo la croce che ci hanno dato in missione, come se continuassi a portare un po’ di missione con me, e soprattutto l’atmosfera di fede vissuta.

missio_03Potessi farle più spesso!

Progetti per il futuro?

Sì, le missioni in Messico! Camilla studia spagnolo a scuola, io dovrò imparare prima di partire.

E prima il pellegrinaggio a Medjugorje.

Devo dire ancora grazie a tutti per come Camilla ed io siamo state accolte e integrate nel gruppo. Ho trovato una testimonianza di vita vissuta, vera autentica, vissuta, in allegria e mia figlia ha dato il meglio di sé. Camilla che è una ribelle, avrei voluto che la potessero vedere i suoi professori.

E devo ringraziare proprio lei per avermi dato il coraggio di partire per le missioni! Dio sta agendo in lei attraverso un’altra via, la sta riavvicinando a sé.

(Fonte http://www.regnumchristi.org/)

Per avere informazioni e contattare i fratelli e le sorelle di Famiglia Missionaria clicca QUI!

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