FERMENTI CATTOLICI VIVI

"Andate controcorrente. Di quanti messaggi, soprattutto attraverso i mass media, voi siete destinatari! Siate vigilanti! Siate critici!" Benedetto XVI

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Posts Tagged ‘missionari’

«Sono i giovani che ho incontrato che mi hanno insegnato a essere un Salesiano!»

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 18/02/2019

Un altro caso di cristianofobia ignorata dai media
Padre Antonio César Fernández Fernández, 72 anni, è stato colpito mentre tornava alla sua comunità a Uagadugú.
Lo riporta il quotidiano Avvenire: «Il sacerdote è stato bersagliato con almeno tre copi di pistola nel momento in cui faceva ritorno alla sua comunità in località Uagadugú.»
«Sono i giovani che ho incontrato che mi hanno insegnato a essere un Salesiano!», ricordiamolo con le ultime parole  dette 48 ore prima di essere ucciso.
I cattolici nel mondo continuano ad essere perseguitati e a morire, nel silenzio assordante dei media che non vedono, non raccontano…
Diffondiamo per quanto possibile ma soprattutto preghiamo.

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24 marzo, preghiera e digiuno per i missionari martiri

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 22/03/2015

Missio_01Il 24 marzo è la giornata di preghiera e digiuno in memoria dei missionari martiri; è un momento favorevole per pregare per tanti fratelli e sorelle missionari come loro che portano il messaggio del Vangelo a rischio della vita.

Missio_02Ogni anno si registrano numerose uccisioni di missionari perpetrate nel nome dell’odio e della violenza e il pensiero vola automaticamente alla difficile situazione in alcuni paesi del Medio Oriente, come la Siria, dove i cristiani sono costretti a fuggire.

Le persecuzioni dei cristiani non hanno limite di nazione o di crudeltà e, come ha più volte ripetuto Papa Francesco, “Oso dire che forse ci sono tanti o più martiri adesso che nei primi tempi”.

Per questo motivo, aderiamo alla giornata di preghiera e di digiuno in memoria dei missionari martiri, mettendo, nelle nostre intenzioni, tutti i cristiani e non cristiani che in questi ultimi tempi vengono perseguitati nel mondo a motivo della loro fede.

Ti va di offrire preghiera e digiuno insieme a noi?

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Dal Giappone un piccolo cuore cattolico che pulsa… seguendo le orme di Cristo crocifisso

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 12/03/2015

Da un po’ seguo un blog molto interessante, di un sacerdote missionario in Giappone che commenta il Vangelo del giorno in una maniera che mi edifica ogni giorno di più.

Cattolici giapponesi

Cattolici giapponesi (immagine tratta dalla rete)

Ho pensato allora di condividere la sua presentazione, che trovate anche sul sito http://vangelodelgiorno.blogspot.jp/

Mi chiamo Antonello Iapicca, sono un presbitero italiano missionario in Giappone, a Takamatsu, da molti anni. Ora mi trovo in una zona di 200.000 abitanti dove non vi è presenza cattolica, annunciando il Vangelo insieme a due famiglie missionarie, una italiana e una spagnola.

La mia esperienza

Sono nato a Roma 51 anni fa. A 15 anni sono entrato nel Cammino Neocatecumenale, dove Dio si è mostrato un Padre pieno di misericordia per me; con la forza della Parola, della liturgia e della comunità, a poco a poco ha curato le mie ferite e, illuminando la mia vita come un prodigio del suo amore, mi ha riconciliato con tanti eventi che mi avevano rubato la speranza. L’esperienza della vittoria sulla morte di Gesù Cristo compiuta nella mia vita mi ha svelato la chiamata di Dio.

Il presbiterato era il frutto di un’opera che mi sorpassava e mi sorprendeva. Venti anni fa fui inviato in Giappone, seminarista del Seminario Redemptoris Mater di Takamatsu. Come seminarista ho potuto ricevere una formazione che non si esauriva nello studio ma, accanto ad una disciplina di preghiera e di intimità con il Signore attraverso la liturgia e la Parola, si sviluppava sul campo reale dell’evangelizzazione grazie al Cammino Neocatecumenale.

Attraverso la comunità di cui facevo parte sono entrato a poco poco in Giappone, iniziando a sperimentare le gioie e le difficoltà della missione, condividendo con i fratelli le nostre vite. Sono stato ordinato 14 anni fa nella Cattedrale di Takamatsu, nella quale ho trascorso come vice-parroco i primi tempi del ministero; sono stati anni bellissimi nei quali il Signore mi ha donato di vivere a stretto contatto con il Vescovo Mons. Fukahori, e il Parroco Padre Shimoda, la cui esperienza, semplicità e santità hanno segnato questi primi passi nel presbiterato.

Cattolici giapponesi 02In Parrocchia il Signore mi ha donato di annunciare il vangelo a tanti cristiani facendo esperienza delle varie realtà presenti, gruppi di studio della Bibbia, preparazione ai matrimoni, catechismo, visite ai malati e ai fedeli che si erano allontanati dalla Chiesa. Lo sguardo profetico e lo zelo per il Vangelo di Mons. Fukahori lo hanno spinto, nove anni orsono, ad aprire all’evangelizzazione una vasta zona in espansione alla periferia sud di Takamatsu, dove non vi era una presenza concreta della Chiesa Cattolica.

Qui mi ha inviato insieme a due famiglie in missione del Cammino Neocatecumenale, una spagnola ed una italiana, per iniziare una missione rivolta direttamente ai pagani. Ho affittato una casa arredandola secondo un’estetica che parlasse al cuore delle persone. Ed ho cominciato a vivere, semplicemente.

Ogni giorno è stato un’opera esclusiva della Grazia e della Misericordia di Dio che mi hanno sostenuto, rigenerato e incoraggiato laddove sperimentavo la mia estrema debolezza, la paura e, spesso, il rifiuto della solitudine e del fallimento. Il Signore mi ha concesso di sperimentare una nuova forma di esercitare il ministero presbiterale, forse la sua essenza più profonda; nulla delle tradizionali attività di una parrocchia, mentre molti sono stati i giorni di solitudine e apparente inattività.

Molte le persone conosciute che ho accolto in casa, anche se il peso della società e la fragilità hanno spesso impedito che le relazioni si traducessero in un interesse palese e costante. Accanto alle famiglie in missione ho ricevuto i doni più grandi della mia vita, sperimentando l’autenticità delle parole del Signore sulla missione della Chiesa quale sale, luce e lievito nella società.

Ho vissuto questi anni a contatto quotidiano con la fede adulta e viva di questi fratelli che hanno irradiato, umilmente e nascostamente, la luce della Pasqua nelle tenebre di solitudine, paura e disperazione di questa società. La loro presenza, in una precarietà assoluta, abbandonati alla Provvidenza e all’amore di Dio, giorno dopo giorno, sta salando la zona in cui viviamo e attirando un certo numero di persone.

Ho sperimentato così sul campo, come la “Missio ad Gentes” necessiti di un lungo tempo e di una comunità cristiana che dia i segni di una fede adulta, capaci di interrogare e chiamare chi ancora non conosce Gesù Cristo. Abbiamo fatto diverse volte catechesi e abbiamo avuto la gioia di predicare il Vangelo a tanti che non avevano mai ascoltato la Buona Notizia. Un piccolo numero di questi è entrato in comunità ed ora cammina con la comunità che regolarmente si riunisce nella mia casa.

Cattolici giapponesi 03Molti che non sono entrati in comunità, e che forse mai vi entreranno, rimangono comunque legati alle famiglie in missione, cui si rivolgono nella sofferenza e nei momenti difficili. L’opera delle famiglie in missione è insostituibile; esse giungono dove un presbitero da solo non potrebbe mai arrivare. Attraverso di loro sono entrato anch’io nelle scuole, negli ospedali, nelle case dei giapponesi, entrando in contatto con la loro vita reale. In questi anni il Signore è andato formando con noi un corpo che, attraverso scontri e riconciliazioni, sperimentasse la comunione che viene dal Cielo.

Così, vivendo semplicemente ogni giorno, sperimentiamo con stupore come lo stesso Gesù Cristo si faccia presente laddove lui desidera condurci. Così si può dire che ogni istante della nostra vita è parte della missione e tutto quel che viviamo è un’opera dell’amore di Dio per noi e per i giapponesi che incontriamo e in mezzo ai quali abitiamo. E’ per me una gioia immensa servire le famiglie in missione con cui evangelizzo; alimentare attraverso la Parola ed i Sacramenti la loro fede, mi ha svelato la bellezza e la ricchezza del presbiterato.

Ed è una consolazione che non ha prezzo sostenere i loro figli che, come in una trincea sul fronte dell’evangelizzazione, soffrono ogni giorno la propria vita nella scuola e nel lavoro, spesso rifiutati o presi in giro perché cristiani o stranieri, e vedere come la fede si traduca nelle loro vite in segni evidenti della presenza del Signore. Sono questi ragazzi le punte di lancia dell’evangelizzazione, ed è un onore per me partecipare con loro a questa missione.

Un fatto ha sigillato questi anni illuminandoli come l’esperienza del chicco gettato in terra che, se non muore, non può produrre frutto. Cinque anni fa, dopo una lunga malattia, si è spento Felix Cordero, il padre della famiglia in missione spagnola. La fede con la quale, insieme alla moglie e ai figli, ha vissuto la malattia ed il passaggio al Padre ha segnato indelebilmente la missione di questa zona, come una profezia di ciò che davvero è l’evangelizzazione.

Quaresima_02Come il Centurione sotto la Croce, molte persone hanno visto in lui e nella sua famiglia il volto del Figlio di Dio. Questa famiglia è una prova che Cristo è davvero risorto dalla morte: oggi quattro suoi figli sono sposati, una di loro è in missione con la sua famiglia in Giappone, un’altra è suora di clausura in un Carmelo, un altro figlio è in procinto di entrare in seminario e un altro è itinerante annunciando il Vangelo.

La morte di Felix ha aperto una voragine di difficoltà, ma è stata davvero come il sepolcro del signore: tutta la famiglia vi è uscita risuscitata in una vita nuova! In questa luce ogni evento, ogni sofferenza, difficoltà, tentazione, danno senso alla missione, che è soprattutto offrire gratuitamente la propria vita come il signore l’ha offerta per noi. Questo ho visto in Felix, in Maite sua moglie, nei suoi figli e così anche, in circostanze diverse, nella famiglia italiana.

Questo evento è stato per me, come uomo, come cristiano, come presbitero, una Parola chiara ed inequivocabile del Signore che mi ha indicato l’unica via autentica della missione: seguire le orme del Signore crocifisso.

 

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In Uganda… 1.100 bambini riportati a casa, grazie ai missionari

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 18/10/2014

Visitando coloro che vivono nei bassifondi della storia, dimenticati da tutto e da tutti, un video ci racconta “Periferie cuore della missione”.

VI PREGO DI GUARDARLO FINO IN FONDO!

(In particolare ai minuti 6.00 e 19.10)

“Se troviamo qualcosa possiamo comprare da mangiare (…) Ogni giorno dormiamo qui in 35 adulti, ognuno coi propri bambini. Io dormo fuori, dormo qui intorno”

“Siamo andati a chiedere l’elemosina, ma la polizia ci ha fermati, ha portato via il mio bambino e mi ha riportato qui con un camion; sono tornata indietro a cercare mio figlio ma non sono riuscita a trovarlo, poi alla fine sono dovuta tornare a casa, eravamo disperati, pensavamo anche che Adomè potesse essere morto”

I missionari glielo hanno riportato!!! (Clicca sul minuto 6.00 per vedere la gioia della mamma che riabbraccia il figlio rapito)

Come lui, 1.100 bambini riportati a casa…

Il mondo missionario non sta alla finestra a guardare il PIL che cresce a dismisura, insieme al numero dei poveri tra i più poveri…

In Uganda, i missionari costruiscono ponti tra la polizia e il popolo, questo è uno dei miracoli più grandi.

Vi suggerisco uno sguardo particolare al minuto 19.10 per capire da dove vengono gli immigrati che cercano rifugio nel nostro paese…

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Missionari: non volontari ma testimoni di Cristo

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 20/03/2014

Lo sapevate che ci sono persone che trascorrono le vacanze in missione? Ce ne sono molte, e Daniela e Mauro sono tra questi.

Sono due tra i nostri più cari amici e fratelli, o meglio, i fratelli che il Signore mi ha donato ascoltando le mie lagne di figlio unico; non si lasciano intimidire dal fatto di avere tre figli per partecipare ogni anno alle missioni di settimana santa del Regnum Christi.

E’ una gioia, ascoltare ogni anno le loro testimonianze di quanto Dio operi in loro e tramite loro durante la missione della sSettimana Santa.

Cristiani entusiasti, famiglie, condividono col mondo la gioia di esserelo, famiglia e cristiani.

Alcuni affrontano viaggi lunghi e impegnativi…

Ma non c’è bisogno di arrivare alla fine del mondo... Molti, infatti  partecipano alle missioni italiane, come i miei amici, e come Sabina, una mamma missionaria che condivide con noi la sua esperienza.

Roma, 17 aprile 2012. Sabina parla quasi senza fermarsi e riesce a trasmettere, attraverso il telefono, l’entusiasmo di chi ha vissuto un’esperienza coinvolgente come è stata per lei e Camilla, sua figlia, quella delle Missioni di Settimana Santa con Famiglia Missionaria a Orvieto, dal 4 all’8 aprile 2012.

Sabina, come hai saputo delle missioni?

Invito-MSS-2014Tutto è cominciato grazie agli incontri che stiamo facendo a casa mia con P. Sergio Cordova. Io le chiamo “cena-conferenza”: siamo un gruppo di 8-12 persone, dipende dalla serata, ci riuniamo per la cena e poi affrontiamo un argomento accordato prima. Per esempio, in vista del pellegrinaggio a Medjugorje abbiamo parlato della Madonna. Negli incontri precedenti abbiamo parlato della Pasqua imminente.

Grazie a queste serate ho ritrovato amici d’infanzia e la mia casa è diventata un punto di riferimento tanto che volgiamo continuare a incontrarci anche il prossimo anno.

Una sera, a cena con la mia famiglia, P. Sergio ha parlato delle missioni di Settimana Santa e di quelle estive in Messico, suscitando l’interesse e l’entusiasmo di mia figlia Camilla. Ho preso la palla al balzo e siamo partite, lei ed io per Orvieto e siamo già in lista per il Messico.

Non amo viaggiare, sono pigra ma ho deciso di partire per regalare a mia figlia un’esperienza che sapevo sarebbe stata buona, lontana dalle frivolezze della vita quotidiana.

È la prima esperienza di questo genere?

In passato ho lavorato con altri gruppi. Sono una pratica, concreta, mi piace lavorare non importa cosa c’è da fare. Quando sono arrivata a Orvieto ho detto: «Ditemi cosa devo fare e obbedisco!». In missione si va per lavorare, anche in silenzio.

A differenza delle altre esperienze, però, questa mi ha lasciato un senso di nostalgia, non volevo tornare a casa. Ho tenuto il fazzoletto al collo ancora un giorno, come per ricordare a serenità di quell’ambiente, la gioia che ho provato, per sentirmi ancora un po’ missionaria!

missio_02Non credevo che la missione fosse così! In un certo senso siamo rimasti fuori dal mondo, senza televisione, internet, libri eppure non mi è mancato, non avevo bisogno di nulla. Avrei potuto continuare così per sempre.

Quali sono stati i vostri incarichi durante la missione?

Camilla di mattina era impegnata con i bambini dell’oratorio e il pomeriggio con quelli delle famiglie missionarie. Non ho sentito da parte sua nemmeno una parola di lamentela e dire che c’erano anche bambini impegnativi! Tutti la cercavano e l’ultimo giorno l’hanno voluta al tavolo con loro. Ho anche ricevuto i complimenti dei genitori!

Io ho avuto la grazia di accompagnare don Luca, il parroco di S. Andrea e Oreste, nella visita i malati e gli anziani, per portare loro la comunione. È stata un’esperienza meravigliosa sia vedere l’accoglienza delle persone che visitavamo, scoprire che per loro siamo un conforto, nella sofferenza, sia scoprire il bel lavoro di un parroco con la sua comunità.

Che cosa diresti a chi non conosce le missioni?

Vieni e vivi Cristo, vivi la fede fino in fondo perché la fede è testimonianza e anche preghiera. La meditazione del mattino era come fare colazione, era il nostro caffè prima di uscire a vivere la giornata.

Ho capito la spirito della missione quando P. Angelo, durante un incontro di formazione ci ha detto che non siamo volontari ma testimoni di Cristo. È un’altra cosa. Ho cercato di vivere tutto con molta umiltà e la missione ha assunto un’altra valenza, più profonda. Porto ancora al collo la croce che ci hanno dato in missione, come se continuassi a portare un po’ di missione con me, e soprattutto l’atmosfera di fede vissuta.

missio_03Potessi farle più spesso!

Progetti per il futuro?

Sì, le missioni in Messico! Camilla studia spagnolo a scuola, io dovrò imparare prima di partire.

E prima il pellegrinaggio a Medjugorje.

Devo dire ancora grazie a tutti per come Camilla ed io siamo state accolte e integrate nel gruppo. Ho trovato una testimonianza di vita vissuta, vera autentica, vissuta, in allegria e mia figlia ha dato il meglio di sé. Camilla che è una ribelle, avrei voluto che la potessero vedere i suoi professori.

E devo ringraziare proprio lei per avermi dato il coraggio di partire per le missioni! Dio sta agendo in lei attraverso un’altra via, la sta riavvicinando a sé.

(Fonte http://www.regnumchristi.org/)

Per avere informazioni e contattare i fratelli e le sorelle di Famiglia Missionaria clicca QUI!

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«Se Maria avesse detto no, cosa sarebbe successo?» – «Sarebbe stato un monno de guera!»

Posted by fermenticattolicivivi@gmail.com su 18/01/2014

01_San_CarloGironzolando per la rete, a volte si trovano chicche come queste.

E’ il sito di una giovane fraternità sacerdotale che ha ottenuto il riconoscimento pontificio nel 1999, la “Fraternità San Carlo“. I missionari sono presenti in venti paesi del mondo; la storia che vi propongo è il racconto semplice quanto intenso di uno di questi missionari.

<<Dopo tredici anni di missione a Novosibirsk, in Siberia, i miei superiori mi hanno chiesto la disponibilità di raggiungere a Mosca il vescovo Paolo Pezzi per vivere con lui e lavorare nella sua diocesi come insegnante di religione in una scuola primaria e secondaria per italiani.

Non esagero nell’affermare che nel passaggio da Novosibirsk a Mosca ho come sperimentato l’esperienza della morte. In cuor mio mi dicevo che più grande era il sacrificio, più sorprendente sarebbe stata la scoperta di ciò che di bello Cristo mi avrebbe preparato: era sempre stato così! Eppure non nego che in quel pensiero si nascondeva un po’ di dubbio e di scetticismo.

Ciò che dominava era l’esperienza della prova, il dolore per il pensiero della lontananza da ciò a cui sono molto legato. Mosca, con i suoi quattordici milioni di abitanti e il suo ritmo di vita disumano, è una città mostruosa. La gente non cammina, corre: è impossibile frenare questo flusso tanto frenetico.

Mi mancano le splendide giornate di sole, il cielo immenso e blu di Novosibirsk, la gente che ho lasciato. Eppure, misteriosamente, ho cominciato ad amare anche Mosca.

02_San_CarloUn episodio in particolare, accaduto a scuola, è stato per me come una carezza di Cristo che mi ha dato sollievo e mi ha aiutato a capire più in profondità ciò che stavo vivendo. Non avevo mai lavorato con i bambini: in quest’avventura assolutamente nuova mi devo inventare molte cose, ma sto imparando tanto divertendomi.

Un giorno, in classe, leggevo e commentavo l’episodio dell’annunciazione dell’Angelo a Maria. Una bambina mi chiede: «Maestro, ma Maria poteva rispondere di no?».

Rilancio a tutti gli altri alunni la domanda, coinvolgendoli in un dialogo: «Voi cosa dite?». Ecco che una mano si alza: «Io penso che poteva rispondere di no». «E perché?». «Perché Dio non la obbligava». «Bellissimo», dico, «è proprio così: Dio non obbliga nessuno a fare la sua volontà».

A questo punto interviene un altro ragazzo e chiede: «Maestro, se invece Maria avesse detto no, cosa sarebbe successo?». Dopo un attimo di silenzio irrompe un compagno con il suo accento un po’ romanesco e dice: «Sarebbe stato un monno de guera!». Io ho sentito un brivido. «È proprio così», ho concluso.

03_San_Carlo«Quindi capite bambini quanto è stato decisivo e importante il piccolo sì della Madonna? Un sì piccolissimo, ma che ha completamente rivoluzionato la storia degli uomini».

Ed ecco ancora il ragazzo romano, insaziabile: «Quindi, maestro, una piccola cosa può cambiare una cosa grande?». «Certo, come un nostro sì detto per amore a Gesù… Bambini, è stata appena detta una cosa che non dovete più dimenticare!».

Così ho chiesto loro di prendere il quaderno perché scrivessero passo dopo passo le parole che loro stessi avevano detto, perché rimanessero per sempre. Sono io il primo a chiedere di non dimenticare mai ciò che quel breve dialogo in classe mi ha ricordato. Ogni mio piccolo sacrificio, ogni mio piccolo sì, detto per amore a Gesù, ha un valore infinito.>>

[Fonte: Giampiero Caruso il 15-1-2014 http://www.sancarlo.org/it/]

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